Probabilmente questa fic non brilla in originalità, forse non è neanche gran che
nel resto.
Ma
mi piace. E' il sequel di "Nothing at all" che prima si chiamava Niente (di cui si consiglia la lettura), che ho deciso di continuare, infatti la
cosa mi sta sfuggendo di mano e temo per voi che questa AU diventerà una
raccolta XD
Grazie Serena per il contest
stupendo e del giudizio meraviglioso.
E poi… Tanti auguri
a me! Yattaaaa! XD
Everything
You're all I
want
You're all I need
Everything, everything
Sasuke attendeva taciturno, seduto
composto sul legno consumato della panchina, il gomito
appoggiato distrattamente sul bracciolo in ferro battuto.
Il sole filtrava tra le
foglie dorate degli alberi, ormai morte, che presto avrebbero raggiunto le
altre già accatastate sul selciato, e il riverbero contro le pupille gli dava abbastanza fastidio da obbligarlo a serrare le
palpebre.
Si stava alzando una
leggera brezza, e poteva sentire il pulviscolo entrargli fastidiosamente nelle
narici.
Ma non gli importava.
Per quella volta, quella indimenticabile
serata di pugni e di baci, Sai non aveva mostrato il minimo rancore.
Aveva anzi continuato, imperterrito, nel seguire alla lettera la sua
routine, tanto che Naruto cominciò
seriamente a pensare che Sai, nel tragitto verso casa sua, facesse ogni giorno
lo stesso numero di passi.
Non amava i cambiamenti, l’aveva intuito.
Ma che non provasse proprio niente…
Non poteva crederlo.
Finché, una sera, Naruto
fu tradito da quegli stessi sampietrini scivolosi che un tempo aveva creduto di
conoscere tanto bene. Mise il
piede nella posizione sbagliata e cadde rovinosamente a terra, riuscendo
inoltre, nella sua incontenibile goffaggine, a piegare irreparabilmente il suo
ombrello arancione.
Sai lo guardava dall’alto, la pioggia che si
infrangeva ticchettando contro il suo ampio ombrello nero. Osservava il
cappotto del biondo bagnarsi velocemente, i capelli arrendersi contro la nuca,
le labbra piegarsi disegnando bestemmie.
E qualcosa cominciò a formicolargli nel petto, le labbra si arricciarono
lievemente ai lati, qualcosa brillò viva negli occhi scuri.
- Stai ridendo, idiota? - L’apostrofò Naruto,
ormai zuppo. -Dammi una mano, no?-
Sai l’aiutò a rialzarsi con un sorriso sempre
più vistoso sulle labbra. - Ti sei fatto male? -
- No, no - Lo tranquillizzò sospirando - Sto bene -
Sai lo afferrò all’improvviso per un braccio,
probabilmente senza neanche accorgersi di quanto forte lo stesse stringendo. E lo fissò negli occhi, inaspettatamente serio. - Voglio
stare bene anch’io, Naruto-kun -
E Naruto, da allora, ebbe la certezza che Sai non provasse
solo qualcosa, ma sentisse proprio tutto,
mentre gli stringeva forte le braccia attorno alla vita e cercava audace le sue
labbra.
L’ombrello nero rotolò abbandonato a terra, inutile.
Non avevano bisogno di nulla, tranne che dell’altro.
Naruto
varcò la soglia di casa con in volto uno di quei sorrisi
difficili da dimenticare; il televisore acceso ronzava notizie di cronaca nera
e Sasuke, le gambe puntellate contro il tavolino del
salotto, si voltò crucciato nella sua direzione.
- Perché
ci hai messo tanto? Sto morendo di fame - domandò con
indifferenza.
Naruto
posò l’ombrello nero vicino all’ingresso - Ho rotto il mio -
rispose sfilandosi il cappotto grondante. - Potevi
ordinare qualcosa, teme -
- E’ di Sai? - indagò,
dissimulando fastidio.
- Mh
mh - annuì, sedendosi accanto a lui, bagnando la
fodera del divano con gli abiti ancora fradici.
- Casa sua è lontana.
Si prenderà come minimo la polmonite - proferì, quasi compiaciuto, prima di
avvolgere le spalle del biondo con le sue braccia.
- Oh beh, tanto ci eravamo già bagnati entrambi - rispose, nascondendo
l’ansia che provava dietro un sorriso di falso candore.
Sasuke colse lo scalpiticcio
dei suoi passi cadenzati ancora prima del suo profilo
all’orizzonte.
Gli piaceva il rumore
delle foglie secche che si infrangevano sotto il suo
peso, lo rilassava. Ma non c’era proprio nient’altro che gli piacesse,
in quella situazione, e l’essere suo malgrado a conoscenza della realtà dei
fatti lo mandava in bestia.
- Buongiorno, Sasuke-kun - Lo salutò Sai con la solita impersonale
cortesia.
- Hn
- rispose, indicandogli di prendere posto di fianco a lui.
Sai si sedette,
la schiena perfettamente dritta contro lo schienale della panchina.
La luce dorata creava
strani bagliori sulla sua pelle innaturalmente bianca, simili a quelli che
disegnava nelle iridi ossidiana dell’altro.
- Saresti così gentile da
spiegarmi il motivo di questo incontro? - commentò
incolore.
- Lo sai - Soffiò l’Uchiha.
E se Sai fosse stato una persona solo vagamente nei canoni, il suo
sguardo l’avrebbe quanto meno pietrificato.
- No, non lo so. Noi non
ci conosciamo. Non abbiamo proprio niente in comune. - annotò sicuro.
- Ti sbagli
- ringhiò, - C’è Naruto. Noi abbiamo proprio tutto, in comune -