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Autore: Tony Stark    24/09/2015    1 recensioni
Solo tre anni sono passati da quand Chris Redfield è stato fermato, ma una società che sembra apparsa dal nulla lo risveglia dal suo sonno. La battaglia ricomincia...
[[Attenzione!! Per capire questo racconto dovrete aver già letto You are Infected 2: Il ritorno dell'Incubo]]
Genere: Angst, Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Chris Redfield, Claire Redfield, Nuovo Personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'You are Infected Series'
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You are Infected 3: La fine di un Incubo

    Capitolo 13: Dentro la G.A.A.B. (Colorado, Racoon City)

 
        “Il più delle volte le nostre virtù sono soltanto vizi mascherati.” François de La Rochefoucauld, Massime, 1678
 
Era passato quasi un mese da quando i Figli del Drago erano finalmente stati distrutti e Chris era tornato sé stesso.
 
Non c’era traccia del mostro in Chris, beh, tranne per gli artigli e i tentacoli, che però preferiva non mostrare.
 
Claire era tornata la ragazza solare che Barry, Rebecca, Brad e Leon conoscevano. La presenza del suo fratellone sembrava averla riportata al suo carattere originario.
 
Anche Chris dal canto suo sembrava essere tornato sé stesso, un uomo buono, determinato e che non sopportava le ingiustizie. Anche se alle volte il mostro tornava a presentarsi costringendo Leon, Claire, Barry e Rebecca ad agire per farlo tornare in sé.
 
Rebecca ancora non era del tutto sicura che Chris fosse davvero tornato in se ma credeva in un elaborato piano del Supreme Tyrant.
 
-Appartamento di Chris, Ivy Street, Racoon City
 
L’appartamento del Tyrant era controllato continuamente da agenti della G.A.A.B., ma fino ad ora Chris si era dimostrato tranquillo.
 
Claire era con suo fratello in quel momento, Chris e lei parlavano tranquilli, gli occhi grigio-blu di Chris che brillavano di rosso per qualche istante, un istante troppo breve per far notare a Claire la sua presenza.
 
-Qualche settimana dopo
 
Chris era pian piano riuscito a convincere tutti della sua stabilità e del fatto che fosse tornato in sé.
 
La G.A.A.B. aveva in fine accordato al fatto che lui potesse tornare ad essere il capitano di una squadra.
 
E la sua squadra si fidava di lui, sarebbe stato un sublime piacere spezzare quella fiducia, ma per il momento Chris continuava a fingere di non essere più il Tyrant.
 
La G.A.A.B. aveva inviato lui e la Delta la sua squadra, in missione in un laboratorio Nikadori in cui i sigilli per il biohazard si erano disattivati lasciando che le creature e il loro morbo raggiungessero il piccolo paesino francese di “Pont du l’homme mort”, una situazione ironica per un paesino con un nome simile.
 
La situazione, quando arrivarono, non era così tragica, gli avevano fatto presupporre peggio dalle informazioni fornite loro da Howard, il coordinatore della loro missione.
 
C’era silenzio, ma non un silenzio di tomba, c’era un silenzio carico di paura. Chris lo sentiva, poteva sentire l’odore della paura nell’aria. Gli abitanti di Pont du l’homme mort erano ancora vivi, una gran parte almeno, e avevano paura.
 
Fece cenno alla sua squadra di avanzare con cautela, non che a lui importasse davvero delle loro vite ma loro dovevano credere che la sua menzogna fosse reale. Dovevano vedere verità dove non vi era che menzogna, inganno e falsità.
 
Poi sentì anche gli esseri, sentì la loro presenza ancor prima di vederli.  Erano orribili creature, un disgustoso mix di tecnologia e carne. Il metallo dei loro esoscheletri era rugginoso, mangiato dal tempo in più parti.
 
I corpi organici al loro interno non erano messi meglio, sembravano come se fossero stati usati come puntaspilli vi erano fori ovunque, più o meno visibili. Piccole aste metalliche o tubicini plastici consumati affondavano in quelle carni marcite.
 
Dovevano essere il risultato del Progetto Iron Bug della Nikadori. Il Progetto Iron Bug consisteva nel fornire ad un umano infettato un esoscheletro metallico e impiantargli una sorta di radiocomando, in modo da non dover creare un vero e proprio robot ma sfruttare la forza motoria del non-morto per muovere il rivestimento di metallo. Peccato che il progetto fu un totale fallimento e quelli dovevano essere i “sopravvissuti” dell’Iron Bug.
 
Gli esseri non gemevano come normali zombie ma solo perché erano state loro rimosse le corde vocali, non un lamento doveva essere udibile dall’esterno della corazza.
 
Gli agenti erano scioccati alla vista di quelle cose, Chris poteva sentire la loro ansia, la paura e il terrore che cominciavano a provare. Li riportò alla realtà, costringendoli a lasciare le loro emozioni per dopo la battaglia, con un ordine.
 
Uno degli Iron Bug, che aveva la piastra frontale del esoscheletro bucherellata come un colapasta, si diresse verso di lui. Chris con freddezza, che però venne scambiata dagli agenti come determinazione, afferrò il braccio dell’essere e stringendo, fino al punto di sentire il metallo arrugginito scricchiolare sotto la sua presa, tirò l’essere verso di se. Lasciandolo andare con rapidità, in modo tale da far crollare a terra la creatura. Afferrò il casco metallico danneggiato e lo tirò via, strappando così il radiocomando e il tronco encefalico del non morto.
 
Che finalmente smise di agitarsi. Anche gli agenti della sua squadra lo imitarono, non necessariamente tirando i non morti verso di loro, ma ferendoli in modo che cadessero a terra e che potessero levare loro i caschi.
 
Non impiegarono molto ad eliminare tutti gli Iron Bug, ma sapevano che se non avessero bloccato il laboratorio qualunque altro essere sarebbe potuto liberarsi.
 
-Racoon City
 
<< Claire, sei certa che sia stato un bene mandare quei cinque da soli con Chris? >> chiese Rebecca
 
<< Certissima. Saranno più al sicuro e poi Chris non farebbe loro del male >> rispose Claire.
 
<< Ma non puoi essere certa che Chris sia sincero. >> disse Rebecca
 
<< Io invece ne posso essere certa, Becca. Solo Chris ha quegli occhi, così buoni e sinceri, i suoi occhi non nascondono nulla. Fidati di me, Becca >> ribatté la Redfield. Rebecca semplicemente annuì prima di salutare la sua amica e pensare che forse lei aveva ragione, forse semplicemente l’esistenza di quel mostro l’aveva resa troppo paranoica.
 
-Pont du l’homme mort, laboratorio abbandonato della Nikadori Corporation
 
Dopo essersi assicurati che non ci fossero più B.O.W. nel paesino, lui e la squadra entrarono nel laboratorio.
 
Chris non pensava che in otto anni la natura potesse ridurre ad un tal stato di degrado un laboratorio che era stato all’avanguardia.
 
Le radici degli alberi avevano sfondato il soffitto rinforzato e ora pendevano da esso come scheletriche dita nerastre pronte a ghermire la preda. Un leggero strato di muffa aveva cominciato, a partire dal soffitto, a coprire le pareti tingendo il bianco ingrigito di un verde muschioso.
 
La vernice bianca era ora crepata e giaceva in piccoli cumuli sul pavimento sotto forma di scaglie grandi quanto il palmo di una mano. Il pavimento composto originariamente da lastre di cemento colato era percorso da lunghe e profonde fratture che in alcuni punti permettevano di vedere lo scheletro metallico della struttura sotterranea.
 
Non sembrava che la struttura potesse ospitare un qualche genere di creatura vivente o meno, ma il loro compito era rendere sicuro il laboratorio in modo che gli abitanti di Pont du l’homme mort potessero vivere in tranquillità.
 
Dividersi per esplorare la struttura non era l’idea migliore, ma era l’unica attuabile per ampliare l’area esplorata e completare di controllare la struttura in poco tempo.
 
I sei agenti si divisero prendendo ognuno una zona diversa da controllare. Il primo piano del laboratorio risultò vuoto di creature ma non di macchinari, centrifughe, fiale, fialette e altri strumenti abbandonati e rovinati anch’essi dal tempo e dalla natura.
 
Neanche al secondo e al terzo piano vi era nulla, se non il livello di pericolosità della struttura che diventava, piano dopo piano, sempre più rovinata e soggetta all’erosione ad opera del suolo. C’erano punti in cui sembrava quasi che le travi portanti in cemento rinforzato stessero per crollare tanto erano assottigliate e crepate.
 
Man mano la squadra si era riunita, l’unico che mancava ancora era il capitano Redfield, stesso, che doveva trovarsi nell’ultimo piano della struttura sotterranea, quindi nel punto più pericoloso a livello strutturale. Nonché il luogo in cui si trovavano normalmente le camere di stasi delle creature.
 
Videro il Tyrant, il loro capitano uscire dall’ombra del corridoio che conduceva alle scale. I suoi occhi brillavano debolmente e in modo innaturale.
 
I cinque agenti si chiesero se per caso il Tyrant avesse ripreso il controllo, rendendolo un pericolo sia per loro che per gli abitanti di Pont du l’homme mort. Non sapevano se dovessero puntare le loro armi contro il loro capitano o se Chris si sarebbe ripreso da sé.
 
<< L’edificio è pulito. >> disse con un tono basso quasi sibilante << Andiamo >> continuò. E la Delta si allontanò con il suo capitano, ora che quel piccolo pezzo di Francia era salvo.
 
-Racoon City
 
Quando l’elicottero atterrò, la Delta scese da esso. Claire Redfield aveva atteso con impazienza che la prima missione di suo fratello per la G.A.A.B. terminasse.
 
Era una prova, per essere certi che il semplice fatto di combattere non desse al Tyrant un modo per riprendere il controllo.
 
Tutti e cinque gli agenti stavano bene, quindi Chris non aveva perso in alcun modo il controllo. E Chris stesso sembrava essere tranquillo, ma questa non era un indicazione, quel Tyrant era un mostro geniale.
 
I suoi occhi non brillavano nell’ombra della sera, non avevano bagliori rossastri di alcun genere. Chris non aveva perso il controllo del Tyrant.
 
Chris, dal canto suo, voleva dare un taglio a questa sua recita. Era stanco di fingere, di nuovo, di voler bene alla sua sorellina, e di dover rimanere calmo come un animale addomesticato. E soprattutto di dover passare tanto tempo con persone che considerava più che altro soggetti per le sue torture o ancora cibo.
 
Soprattutto l’ultima cosa, da quant’era che non divorava qualcuno solo per il gusto di farlo? Quant’era passato da Vincent?
 
Sicuramente Claire era felice che lui non fosse “tornato” ad essere il Tyrant, come se avesse mai smesso di esserlo.
 
Le sorrise come a tranquillizzarla, Claire gli sorrise in risposta, non si rendeva conto che quello di Chris era un sorriso falso, che non raggiungeva i suoi occhi anche se riusciva a mimare anche lo scintillio in essi. Quel sorriso era reale quanto quello di una maschera.
 
Il freddo Tyrant riusciva però ad ingannare tutti era abile e non causava alcun sospetto verso ciò che era davvero. Gli era bastato recuperare maschere che non usava da anni e riadattarle al suo viso sempre giovane.
 
Claire gli diede le spalle e la maschera di Chris si frantumò come porcellana mentre un ghignò ben più naturale e crudele gli segnava il viso.
 
Lei era così stupida, si fidava tanto da dargli le spalle tranquilla che lui non l’avrebbe uccisa.
 
Poi quell’attimo passò e li ghigno venne, nuovamente, sostituito da un calmo sorriso, mentre seguiva la sua sorellina.
 
Era forse crudele per lui continuare a mantenere quell’inganno solo per giocare col cuore di Claire? No, avrebbe continuato a giocare, a riempirla nuovamente d’affetto e quando le avrebbe mostrato la verità sotto le menzogne Claire stessa sarebbe crollata, distrutta da ciò a cui adesso si stava aggrappando ciecamente.
 
-Qualche sera più tardi, Racoon Forest
 
Claire e Chris erano nel punto più alto della collina che costeggiava i monti, Barry e sua moglie assieme alle sue due figlie erano alle pendici di quella stessa collina assieme a Leon, Piers, Rebecca e il suo ragazzo Billy Koen. Oltre loro c’erano un paio di amici di Claire.
 
Visto che il giorno dopo sarebbe stato Natale, e nessuno di loro avrebbe lavorato, avevano deciso di organizzare una serata da passare assieme come ai vecchi tempi. Prima dei morti viventi, prima del virus.
 
Chris e Claire guardavano assieme le stelle, come facevano da bambini, sdraiati sull’erba verde e rigogliosa che ricopriva la collina come un morbido tappeto.
 
Claire di tanto in tanto lanciava un’occhiata verso suo fratello, convinta di non essere notata, e sorrideva nel vederlo così calmo e rilassato, con un’espressione altrettanto rilassata. Poi tornava a fissare le stelle luminose.
 
Leon era felice di vedere Claire così contenta, sembrava che fosse sbocciata di nuovo. Era felice e sempre sorridente da quando Chris era tornato.
 
Piers nonostante tentasse di godersi la serata era preoccupato per Jen, Birkin gli aveva detto che non era ancora sicuro lasciarlo uscire dal laboratorio. Birkin e Jen, stesso, gli avevano assicurato che non doveva preoccuparsi… Dovevano solo essere certi che Jen non fosse un potenziale vettore.
 
Poly e Moira stavano assieme, chiacchierando e ridacchiando di tanto in tanto a qualche battutina fatta o da una o dall’altra.
 
Poi i due Redfield scesero dalla collina, raggiungendo i loro amici.
 
Il resto della serata passò tranquillo e leggero senza che nessuno di loro pensasse minimamente ai problemi che li avevano convolti in quegli ultimi anni.
 
<< Quest’anno dobbiamo aspettarci una festa natalizia alla Redfield? >> chiese Rebecca sorridendo.
 
Claire pensò che forse era ancora troppo presto, non voleva che Chris si sentisse “soffocare”, ma fu lui stesso a stupirla.
 
<< Certo, non è così Claire? >> rispose Chris. Claire sorrise
 
<< Certo! >>gli rispose la ragazza. Erano anni che non c’era una festa alla Redfield, l’ultima c’era stata prima dell’apocalisse. Dopo Claire non era mai stata veramente in vena di fare una festa in grande stile, perché tutto le avrebbe ricordato Chris.
 
-L’indomani, Giorno di Natale, mattino
 
Claire, Chris e Leon cominciarono a sistemare le decorazioni collegate alla festa che ci sarebbe stata quella sera. Ovvero aggiunsero altre decorazioni natalizie a quelle già presenti, rosso, bianco, oro e verde riempivano l’intero appartamento.
 
Un grande albero di natale con gli aghi imbiancati da qualche spruzzata di neve sintetica, vari ninnoli natalizi decoravano i rami. E il puntale era un bellissimo angelo con le ali dorate e una piccola aureola di metallo dorato.
 
Stavano aggiustando le ultime decorazioni, quando Claire scoppiò a ridere mentre guardava suo fratello.
 
<< Che c’è Claire? >> chiese Chris, confuso, la ragazza tentò di smettere di ridere
 
<< H-H-hai una pigna di plastica fra i capelli >> rispose la ragazza, continuando a ridere per qualche altro minuto.
 
Chris nel frattempo scosse un poco la testa facendo cadere così la pigna a terra, che rotolò sul pavimento con il semplice rumore di rotolio. E prese un’espressione fintamente seccata, mentre recuperava la pigna e la appendeva nella ghirlanda di aghi di pino di plastica.
 
Dentro di sé il Tyrant ringhiava, mostrando i denti aguzzi come un cane da combattimento pronto alla battaglia, voleva solo tagliarle la gola con i suoi artigli e assaporare il suo sangue, divorarla e far trovare a Leon solo il suo corpo morto… Invece ciò che fece era sorriderle dopo un po’ e vendicarsi lanciandole contro una ghirlanda di frange di plastica dorata.
 
Leon si avvicinò piano a loro, Chris l’aveva già percepito e approfittò del momento per far capire a Claire che lui era ancora pericoloso.
 
Leon stava per dire qualcosa, quando Chris gli si lanciò contro bloccandolo a terra, una mano artigliata vicino alla gola e i tentacoli che vibravano in aria, frementi e pronti ad attaccare, gli occhi che scintillavano di rosso, le pupille che cominciavano ad allungarsi e assottigliarsi, mostrando nuovamente il mostro.
 
Claire gli si avvicinò piano,
 
<< Chris >> lo chiamò << Sta tranquillo >> disse poi, quando lui la fissò con i suoi occhi nuovamente rossi.
 
<< Chris, sei più forte del Tyrant >> sussurrò Leon. I due parlavano al Tyrant col tono che si usa con le bestie inselvatichite per tranquillizzarle.
 
E Chris re-indossò la sua maschera di fratello buono, le pupille ripresero la forma circolare mentre l’iride tornava grigio-blu e Chris si allontanava di scatto, con un’espressione scioccata sul viso che lasciò il posto ad una dispiaciuta.
 
<< Io… Io non volevo. Scusami Leon, io non volevo davvero >> disse senza guardarlo negli occhi, mentre anche i tentacoli si ritiravano
 
<< Non preoccuparti, Chris, so che è il Tyrant e non tu. Non devi scusarti >> lo rassicurò Leon, sorridendogli. Chris mantenne comunque quell’espressione dispiaciuta per un bel po’ di tempo, mentre Claire tentava nuovamente di sollevargli il morale.
 
Qualche minuto più tardi, Chris stava passeggiando per Racoon City da solo, Claire aveva pensato che forse si sarebbe sentito meglio se fosse andato a fare quattro passi. La G.A.A.B. non gli mandava più agenti dietro perché “Chris Redfield ha superato tutti i testi psicofisici a cui l’abbiamo sottoposto, dimostrandosi idoneo al reintegro nella società” così avevano detto.
 
E Chris si era dimostrato felice di ciò, in parte era interpretazione in parte era reale… Anche perché se lo avessero seguito non avrebbe più avuto modo di divorare qualcuno e il Tyrant sapeva che la sua fame lo rendeva più pericoloso e gli impediva di controllarsi.
 
E quindi in quel momento passeggiava tranquillo per la Jack Street, l’aria fresca della sera che si avvicinava e che nonostante lo smog aveva un vago sentore di bosco, proveniente dalla foresta che circondava la città. Le persone camminavano tranquille senza sapere che un mostro camminava in mezzo a loro.
 
Chris camminò fino ad arrivare al Jack’s Bar, quando entrò nonostante la confusione, un uomo lo individuò immediatamente
 
<< Ehi, Chris! Da quanto tempo non ci vediamo >> esclamò l’uomo ad alta voce in modo da farsi sentire oltre tutto quel parlottio;
 
L’uomo che aveva parlato era un tipo non molto alto e corpulento, con dei radi capelli castani e gli occhi di un chiaro castano-nocciola, indossava una camicia beige a quadretti color crema e dei pantaloni beige e nonostante il caldo che regnava dentro il locale, aveva una scarpa a righe blu e verdi, ogni riga separata da una piccola linea color crema, che gli avvolgeva il collo.
 
Chris si avvicinò all’uomo sorridendo
 
<< Robert! E’ davvero una bella sorpresa >> disse. Riconoscendolo, infatti il nome dell’uomo era Robert “Black Jack” Thorson il proprietario del Jack’s Bar… In realtà era il figlio ma aveva ereditato il bar alla morte del padre.
 
-Appartamento di Leon e Claire, Fisson Street, Racoon City
 
Claire e Leon avevano completato di preparare tutto, Claire voleva essere completamente contenta del fatto che questo era il primo Natale che passava con Chris da quando era successo tutto quel disastro, ma dopo aver visto Chris tornare quel mostro qualche ora prima aveva dubitato che tutto andasse bene… Le era sembrato quasi che Chris fingesse, che quando quel mostro era tornato avesse semplicemente smesso di fingere.
 
Claire scacciò via quel pensiero, no, non doveva essere paranoica o avrebbe semplicemente rovinato il precario equilibrio che Chris era riuscito a creare, per controllare quella bestia creata dal virus che Wesker gli aveva somministrato.
 
-Jack’s Bar, Jack Street, Racoon City
 
Dopo aver parlato un po’ con Robert era finalmente riuscito a sbrogliarsi da quella conversazione così da poter continuare col suo piano iniziale.
 
Anche se nel mentre ci aveva guadagnato due drink offerti dalla casa, due drink a tema natalizio ovviamente, ovvero il Candy Cane Cocktail e il White Christmas Dream. Chris doveva ammettere che se prima, da umano, poteva godersi un buon cocktail adesso davvero non poteva, i suoi ipersviluppati sensi da Tyrant gli impedivano di farlo, visto che tendevano a fargli sentire ogni singola nota del sapore di ogni componente del drink, rendendolo davvero fastidioso.
 
Va beh, non aveva certo intenzione di passare la serata a bere al Jack’s Bar, quello che voleva fare davvero era trovare qualcuno di così stupido, o disperato, da seguirlo senza sentir motivo in modo da poterselo mangiare.
E poi lo trovò, un ragazzo seduto nel tavolo più isolato dell’intero bar, era il classico ragazzo scapestrato che pensava solo a sé stesso… e che probabilmente non aveva nemmeno una famiglia.
 
Riuscì ad attirarlo fuori e poi lo portò via nella foresta, scattando con la sua ipervelocità. Non gli importava che fosse morto, voleva solo mantenere il controllo necessario a continuare la sua recita.
 
Divorò quel ragazzo con una velocità incredibile, mentre il sapore del sangue non faceva altro che alimentare la sua fame insaziabile, trattenuta per troppo tempo.
 
Quando tornò da Claire era tornato perfettamente in sé e pronto a proseguire la recita.
 
E la festa natalizia passò in fretta, in un atmosfera familiare che mancava da molto, molto tempo.
 
-1° Gennaio 2016, Racoon City
 
Era il momento, la fiducia che la G.A.A.B. aveva riposto in lui era abbastanza.
 
<< Buongiorno, Capitano Redfield >> lo salutò Robert Orvolson, uno degli agenti della sua squadra. Il suo preferito perché per lui sarebbe arrivato a farsi uccidere.
 
Si sarebbe divertito enormemente da lì a poche ore a vedere quello sguardo di fiducia riempirsi di shock. Mentre soffriva per il tradimento.
 
Era il momento…
 
Gli attori erano sul palco e i ruoli erano stati appena assegnati senza che gli stessi attori ne fossero a conoscenza.
 
E quindi il sipario si alzava…
 
Era il momento…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il mostro era pronto ma gli altri lo sarebbero stati? Il suo inganno era stato perfetto e adesso era il momento di levare la maschera e mostrare l’attore dietro il personaggio.
 
 
   
 
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