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Autore: BluePhantomhive    24/09/2015    1 recensioni
[PRIMI CAPITOLI IN FASE DI RISCRITTURA]
Salve a tutto il Fandom Pokèmon!
Rieccomi tornata con una fic sempre dedicata a dei Pokèmon Leggendari (Ma dai .-. ndTutti).
Questi due Pokèmon sono Reshiram e Zekrom.
Allora... La storia è ambientata nel 1832 quando Unima era divisa in due schieramenti: lo schieramento degli Harmonia e quello dei Phoenix, due casati che sono sempre stati in conflitto. C'era stato un periodo di pace, ma poi tra loro scoppia una guerra che coinvolgerà, non solo gli esseri umani, ma anche i Pokèmon.
Dal Capitolo 1:
La festa era ormai incominciata. Ero pronto a chiudere le porte, visto che tutti gli invitati erano arrivati, ma qualcuno mi fermò. Io aprii la porta abbastanza per vedere chi fosse e fu allora che la vidi. Era una ragazza bellissima vestita con un lungo abito bianco che le lasciavano le spalle nude e un'apertura vertiginosa le scopriva quasi tutta la schiena. I capelli bianchi, quasi sull'argento, sciolti che le cadevano sulle spalle, il rossetto rosso le valorizzava le belle labbra carnose e la maschera bianca e argentata metteva in risalto il color rosso rubino dei suoi occhi.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Capitolo 28: Addio
 
-Rhue
Avevo freddo. Intorno a me non sentivo altro che vento freddo che mi accarezzava la pelle. Non sentivo più il tiepido calore del sole primaverile. Non sentivo nulla. C’era il vuoto, non si sentiva nemmeno il fischio del vento. Riaprii gli occhi, ma di fronte a me solo una terra terra e odore di bruciato. Il fresco profumo delle primule non c’era più, ma solo quello bruciante del fuoco, che ogni volta che inspiravo mi mandava a fuoco i polmoni, facendomi soffocare.
Provai a fare qualche passo, ma sentii il tintinnio delle catene. Mi guardai i polsi. Ero incatenata a qualcosa che non riuscivo a scorgere in tutta quella solitudine.
Era quello il mio destino? Rimane per sempre incatena al mio destino? Non potevo liberare le ali ed essere me stessa?
Volevo la libertà, quella che mi era stata portata via da piccola. Ho cercato con tutta me stessa di liberarmi delle catene che mi aveva messo la mia madre adottiva. Proprio come un bel uccellino, diverso dagli altri e dalla voce melodiosa, ero stata strappata dal mio luogo naturale e chiusa in gabbia. In tutto quel tempo lì dentro, l’uccellino aveva ben presto dimenticato a volare e dimenticò la sua vera natura.
Io, però, ero diversa. Volevo riacquistarla. Volevo di nuovo volare e cantare felice. Tutta quella forza, me l’aveva data l’unica persona che credeva in me e mi aveva aiutata a scoprire la vera me stessa. Solo lui, in quel momento, poteva salvarmi.
Ero più che sicura che sarebbe tornata da me e mi avrebbe riportata a casa. Proprio come l’uccellino, che, dopo tanti anni di speranza, era riuscito a volare via, verso il sole, perché qualcuno gli aveva aperto la gabbia che lo teneva incatenato. Solo allora sarei potuta rinascere a vita nuova.
 
-Rose
Arrivò il giorno della battaglia finale. L’esercito Phoenix era avanzato molto, fino ad arrivare a Spiraia. Aveva sterminato tutti i villaggi e le città che incontrava sul suo cammino, senza fare esclusione. C’era bisogno di un intervento armato e in fretta, prima che riuscisse ad avvicinarsi al palazzo e, senza Kaito che ci aiutava, avremmo mostrato la nostra poca difesa.
Così vennero istruiti tutti i soldati per la battaglia, tranne un piccolo gruppo nel caso in venissi assalita mentre ero a palazzo, e due giorni dopo sarebbero partiti.
Sarebbe stata la prima volta, dopo quasi due anni di matrimonio, che Kai mi lasciasse sola a palazzo, senza la sua presenza costante accanto a me. Inoltre ero incinta e avevo bisogno di lui più che mai. Solo l’idea di rimanere da sola, mentre lui era fuori a combattere mi terrorizzava.
Non volevo che lui mi lasciasse. Lo volevo accanto a me. Non mi piaceva l’idea che lui era lì fuori a rischiare la sua vita per una guerra che non avrebbe mai voluto.
Per la prima volta, dopo tanto tempo, sentii la mancanza di mia madre. Quando ero piccola e spaventata, soprattutto durante un temporale, mi abbracciava forte a sé e mi sussurrava che sarebbe andato tutto bene.
Come avrei voluto averla accanto a me in quel momento. Sentivo un peso sul cuore, come se qualcosa di brutto sarebbe capitato. Volevo che quella sensazione se ne andasse, ma mi seguiva come un’ombra, senza lasciarmi mai.
Ero così agitata, che non riuscii a dormire la sera prima della sua partenza. Non riuscii nemmeno a mangiare un solo boccone, talmente mi si era chiuso lo stomaco e nelle mie condizioni non era molto salutare.
-Che cos’hai?-
Ci eravamo coricati da un po’, ma io non riuscivo a dormire. Continuavo a rigirarmi nel letto, pensierosa. I suoi occhi verde acqua brillavano nella stanza buia.
-Sono solo agitata per domani.-
Sorrise.
-Non è la prima volta che combatto una guerra.-
-Ma è la prima che io l’affronto insieme a te.-
Mi strinse a sé e mi diede un bacio sulla testa. Come era bello essere tra le sua braccia e sentire il suo calore.
-Non sarà diversa dalle altre. Tornerò il prima possibile da te.-
Quello era il momento adatto che dirgli che aspettavo un figlio, ma non riuscii a trovare le parole giuste per dirglielo.
-Kai…-
-Si?-
-Quando avremo dei figli…- esordii, cercando di pesare le parole. –Che nome vorresti dargli?-
Rimase in silenzio per un po’. Forse l’avevo turbato.
-Se non vuoi rispondere non importa…-
-Alicia.-
Lo guardai. Aveva un’espressione malinconica.
-Alicia?- ripetei, sorridendo. Era un bel nome per una bambina.
-Era il nome di mia madre.-
-E se dovessimo avere un figlio maschio?-
Rise.
-Non ne ho la più pallida idea.-
Scoppiai a ridere insieme a lui, ma i miei pensieri negativi tornarono in fretta.
-Tornerai da me, vero?-
-Certo. Non ti lascerò mai da sola, te lo prometto.-
 
-Josh
Come avevamo deciso, partimmo con il nostro esercito all’alba, alla volta di Spiraia, per fermare le truppe nemiche che, misteriosamente, si erano triplicate.
Johnny, quando voleva, aveva un’ottima capacità di persuasione.
Io e Cobalion preferivamo partire quella notte, in modo da prenderli di sorpresa, ma mio fratello non era uno sprovveduto, avrebbe saputo in ogni caso del nostro attacco, quindi acconsentimmo quando Kai propose di partire all’alba.
Sakura mi chiese di partire con me e non ebbi il coraggio di rifiutare. Inoltre una mano in più non ci avrebbe fatto del male, però non ero molto contento. Sapendo che lei era con me, Johnny avrebbe potuto usarla contro di me, conoscendo i miei sentimenti per lei.
Lei, però, era una guerriera e non si sarebbe di certo tirata indietro. Uno dei motivi per cui mi ero innamorato follemente di lei.
Quando tutti noi eravamo pronti, soldati e Pokèmon compresi, salii in sella al mio Rapidash e dietro di me, con le braccia intorno al mio petto, Sakura.
-Sicura di voler venire con noi?- le chiesi, per l’ennesima volta.
-Certo! Non voglio che tu combatta questa guerra senza di me!-
Le stesse parole le disse anche quando combattei affianco dei rivoluzionari, durante la Rivoluzione francese. Era solo grazie al suo intervento che eravamo riusciti ad espugnare e conquistare la Bastiglia. Grazie a lei e ai suoi poteri molto più utili dei miei.
Iniziammo a cavalcare, fino ad arrivare ad una altura, da cui si vedeva tutta Spiraia e la fossa dove Azula mi aveva nascosto. I villaggi e l’intera cittadina di Spiraia erano andati distrutti. Si vedevano gli accampamenti, il fumo dei falò appena spenti e le bandiere con lo stemma dei Phoenix volteggiare.
Erano veramente tantissimi. Con il nostro misero eserciti non saremmo mai riusciti a sconfiggerli.
Scendemmo dall’altura, pronti a fermare le barbarie dell’esercito nemico. Perché gli umani avevano una propensione così forte per la guerra? La guerra non portava altro che morte. Lo facevano per divertimento, per passare il tempo? Sono stato io a creare gli uomini e a dare loro il potere della procreazione, ma ciò che gli avevo dato, lo stavano usando nel modo sbagliato. Si credevano i signori del mondo, ma non avevano fatto i conti con me.
Avevamo preso la carica, pronti ad attaccare i nemici. La battaglia si infuriò in men che non si dica. Scesi da Rapidash, con la spada in una mano e la redini nell’altra.
Attaccai un soldato, uccidendolo con un solo colpo ed evitai l’attacco di un Haxorus. Presi la sua spada e la diedi a Sakura che scese dalla sella. Le avevo insegnato le basi, quindi si sapeva difendere.
-Cerca di rimanermi vicino.-
Lei annuì ed iniziammo a combattere. Sebbene avessi davanti a me tanti nemici da abbattere, con lo sguardo cercavo disperatamente Johnny, per ucciderlo definitivamente. Avevo avuto varie occasioni per farlo, ma mi era sempre sfuggito. Questa volta sarebbe stato diverso.
All’improvviso Cobalion mi corse incontro, seguito dal fratello. Stavano combattevano un po’ più al nord, insieme ad un piccolo gruppetto di soldati e Pokèmon.
-Stanno arrivando i rinforzi.- disse, ed io lo guardai sorpreso.
-In che senso? Non sono solo questi?-
Scosse la testa e corremmo al nord. Proprio come aveva detto, stavano arrivando altri soldati ed erano molti. Johnny e Azula dove avevano trovato tutte quelle persone disposte a combattere per loro, se nel regno si erano tutti ribellati contro di loro? Cosa avevano promesso in cambio?
-Dobbiamo fermarli, prima che raggiungano gli altri. Altrimenti, anche con i nostri poteri, non riusciremmo mai a sconfiggerli.-
Annuii, pensando ad un modo per fermare la loro corsa. Guardai Sakura.
-Te la sentiresti?- le chiesi, con un po’ di esitazione.
Sorrise.
-Certo.-
Mi diede la spada e camminò verso il flusso di soldati che si stava rapidamente avvicinando. Iniziò a ballare, a volteggiare come una farfalla nell’aria. Ad ogni suo movimento, elegante e aggraziato, i soldati cadevano uno ad uno, inermi.
I soldati in prima fila si fermarono, confusi. Non capivano come fosse successo che alcuni dei loro compagni erano caduti a terra senza aver subito un colpo. Si voltarono e fissarono Sakura che, nel frattempo, si era fermata e dava loro le spalle.
-Tu, donna! Spostati!- gli urlò quello che doveva essere la guida di quella truppa improvvisata.
Sakura non rispose e non si voltò nemmeno. I suoi capelli mossi erano sciolti lungo la schiena e il leggero venticello li faceva ondeggiare. I suoi occhi divennero rossi e sorrisi. Si stava per scatenare una tempesta e lei era pronta ad affrontarla. Io ero pronto in ogni caso ad aiutarla, ma sapevo che se la sarebbe cavata da sola.
Il capo dell’esercito fece segno di aspettare, mentre lui si avvicinò alla mia controparte.
-Ti ho detto di spostarti!- le urlò, prendendola per il polso.
Senza girarsi, con la sola forza della sua mente, creò un’arma che volteggiava nell’aria che tagliò la testa dell’uomo con un colpo secco. Il suo sangue schizzò, andandole sui splendidi capelli. Quella scia color rosso rubino risaltava sui ricci rosa, facendoli risultare più belli.
I soldati rimasero impietriti, mentre lei si voltò, sfidandoli con un sorriso. Era bella come un angelo, ma pericolosa come il diavolo in persona. Loro caddero nel suo tranello e caricarono contro di lei, pronti a vendicare il loro compagno.
Sakura, con un gesto elegante della mano, creò centinai di armi che trapassarono i loro corpi, uccidendoli. In pochi secondi erano già dimezzati, ma quelli rimasti non si arrendevano. Continuavano a colpirla, ma senza successo. Lei non si faceva nemmeno un graffio, mentre loro morivano come formiche.
Proprio in quel preciso istante lo vidi.
Johnny era dietro a quegli uomini, guardandoli con disprezzo, completamente nascosto tra gli alberi. A differenza dei suoi soldati, era visto con dei semplici vestiti neri, senza alcuna armatura, e il suo gigantesco arco messo sulla schiena, insieme alla faretra. Era l’arco che aveva rubato al Re Arceus e che aveva usato per ucciderlo.
I suoi occhi incontrarono i miei e sorrise, entrando sempre di più nella foresta. Mi stava invitando a seguirlo e quella era una battaglia. Non mi sarei di certo tirato indietro.
Misi la spada che avevo dato a Sakura vicino alla mia ed iniziai a correre. A lei non sarebbe servita, mentre io né avevo più che bisogno. Avere due spade contro di lui, mi rendeva sicuro.
Lui era mio fratello, conoscevo benissimo il suo modo di combattere, ma era anche molto subdolo e sleale.
Sakura si voltò verso di me e mi fermò.
-Vendica la morte del nostro Re.-
Sorrisi.
-Augurami buona fortuna.-
Mi diede un bacio sulle labbra. Era il suo modo per dirmi che era sempre con me e che potevo contare su di lei. Avrei dato la vita per lei.
Tornai a correre verso la foresta, pronto a combattere contro la persona che una volta era il mio amato fratellino. Ma qualcosa mi bloccò. Il mio istinto mi disse di fermarmi un attimo. Stava succedendo qualcosa e lo aveva percepito anche Johnny che si era fermato dietro un albero ad osservare in alto, verso le montagne dietro le nostre spalle. Mi voltai e sorrisi per quello che vidi. Il Re Arceus non ci aveva abbandonato. Lo stemma dei Ribelli di Ponentopoli volteggiava nell’aria e un esercito di quasi mille uomini si stava avvicinando sempre di più verso il campo di battaglia dove la guerra era ormai infuriata. Mentre l’esercito continuava la sua marcia, Landorus e i gemelli al suo fianco, con la bandiera di Unima in mano, si fermò e guardò verso il campo di battaglia. Alzò la bandiera in alto.
-Per Unima! Per i Pokèmon! Non seguiremo più nessun Re fasullo, non saremo più costretti a combattere tra noi!-
Landorus aveva ragione. Quella battaglia era diversa dalle altre. Non era solo la battaglia per il dominio di Unima. Era la guerra dei Pokèmon. Mi voltai e guardai Johnny, lontano da me pochi metri.
-Miei cari compagni Pokèmon, ascoltatemi! La soluzione è una soltanto! Combattiamo per la nostra casa! Difendiamola e vendichiamo la morte del nostro vero Re, avvenuta per mano di una persona che non si merita di essere uno di noi! Avvenuta per mano di una persona che una volta era mio fratello… Per il Re Arceus!-
Johnny sorrise e applaudì.
-Che discorso toccante. Peccato che ti sbagli di grosso. Non abbiamo più un Re. Non c’è più!-
-Sei tu quello che si sbaglia.- si intromise Sakura. I suoi occhi brillavano. –Un Re c’è. Non né Kai e né Azula. Il Re Arceus non c’è più, ma i Pokèmon hanno ancora un Re ed è di fronte a te. E’ di fronte a tutti noi.-
Il cuore incominciò a battermi all’impazzata e lei, proprio come fece il giorno della marcia verso Versailles, prese fiato e con un sorriso incitò tutti i presenti.
-Per il Re Dialga! Per il nuovo Re dei Pokèmon!-
Anche se erano distanti da noi, riuscii a vedere Cobalion, Virizion e Terrakion levarono le spade al cielo, facendo sfiorare appena le lame. Mentre terra, cielo e vento si scatenarono e capii che anche Landorus e i fratelli erano dalla mia parte. Tutti i Pokèmon erano dalla mia parte.
 
-Kaito
Per quei due giorni che anticiparono la battaglia finale, dormii nella casa nei pressi di Spiraia in cui avevamo vissuto io e Rhue per due anni interi.
Non avevo ancora sbollito la rabbia nei confronti di Kai, ma mi sentivo anche in colpa, per avergli detto quello cose e aver urlato contro di lui. Non avevamo mai litigato prima d’ora e non avevo mai alzato la voce contro il mio migliore amico, contro la persona che io consideravo un fratello.
Inoltre gli avevo tolto il mio aiuto nel momento del bisogno. Quella era l’ultima battaglia, dove si sarebbe deciso il destino di Unima, ma anche il suo. Un Pokèmon Leggendario che non aiutava la regione che doveva proteggere era considerato tradimento ed io mi sentivo malissimo per questo.
In più doveva salvare mia moglie, la donna che amavo, quindi non potevo stare con le mani in mano, però avevo preso una punteria e, anche se volevo fare qualcosa, il mio corpo non voleva sentire ragione. Il mio istinto, per l’ennesima volta, vinceva su tutto, anche sui sensi di colpa. Chiusi gli occhi, pensando a qualcosa da fare e come liberare Rhue.
Improvvisamente sentii un urlo. Era l’urlo di una donna, ma riconobbi subito chi era. Rhue mi stava chiedendo aiuto. Cosa potevo fare? Non sapevo dove fosse.
Proprio come a Mistralopoli, quando trovammo Rhue priva di sensi in cima la torre dopo che era fuggita, iniziai a sentire quella strana melodia. Mi stava indicando la via per tornare da lei e liberarla.
Senza alcuna esitazione, la seguii. Mi trasformai in Zekrom e iniziai a volare alto nel cielo. Mi stava conducendo nel regno di Kai. Molto probabilmente Azula la voleva usare per vincere definitivamente e diventare l’unica sovrana di Unima.
Volai senza sosta, fino a quando la melodia non mi condusse nei pressi di Spiraia. L’esercito dei Phoenix e quello degli Harmonia si stavano scontrando.
Come sempre le truppe nemiche erano in vantaggio. Inoltre stavano arrivando altri rinforzi da Boreduopoli. Azula era più che determinata a combattere e schiacciare Kai.
Promisi a me stesso che sarei andato ad aiutare Kai più tardi. In quel momento, il mio unico pensiero era salvare mia moglie.
Continuai a seguire la melodia, fino a quando non divenne più forte. Proveniva da un tempio abbandonato nel cuore della foresta. Immediatamente mi precipitai ad aprire la porta.
Era un vecchio tempio risalente alla prima guerra di Unima, quella combattuta dai principi gemelli. Aveva una lunga navata e in fondo, perfettamente al centro, c’era una grande  vetrata, da cui entrava la luce solare, illuminando l’intero abitacolo. Davanti alla vetrata c’era una grande sedia su cui era seduta Azula.
-Libera immediatamente Rhue.-
Azula sorrise. Era vestita con un’armatura rossa e argento, proprio i colori del casato. La spada le scendeva dalla cintura e tintinnava ad ogni passo che faceva. Era come se non avesse mai passato un anno chiuso nelle segrete degli Harmonia.
-Non riuscirai mai a liberarla, Kaito.-
-Invece ce la farò e la porterò via da te.- ringhiai, avvicinandomi a lei.
Rise.
-Mi dispiace, ma non sarà così. Lei è tornata da me, Eroe della Verità.-
-Tu non sei il suo eroe! Non sei l’Eroe della leggenda! Sei solo una manipolatrice che, per avere Reshiram dalla sua parte, ha usati subdoli trucchetti, risvegliando un Pokèmon che dormiva da più di trecento anni!-
Urlai così forte che feci tremare la terra, ma la Regina Phoenix non si spostò nemmeno di un millimetro. Non abbassò nemmeno lo sguardo.
-Avrò usato anche Kyurem per averla dalla mia parte, ma vincerò io la guerra. Come ho già detto, sono nata per regnare. Diventerò Regina di Unima, sconfiggendo Kai con l’aiuto di Reshiram, come dice la leggenda. Non mi importa se non sono l’Eroe, basta che io vinca.-
Strinsi le mani a pugno talmente forte che mi conficcai le unghie nella pelle. Il sangue incominciò a gocciolare sul pavimento.
Azula non poteva essere così meschina! Come poteva essere una persona così cieca? Non vedeva il male che aveva fatto nel suo stesso regno? Come pensava di governare una regione intera, se non aveva saputo governarne una piccola parte?
Gli uomini erano delle creature talmente ambiziose che non si rendevano conto dei loro stessi sbagli. Non si rendevano nemmeno conto che facevano soffrire i loro stessi simili.
Non si meritavano di vivere.
Aprii bocca per ribattere, ma le porte vennero spalancate, facendomi accecare.
Kai, seguito da una decina di uomini, entrò nel tempio. Rimase sorpreso quando mi vide.
-Kai! Che piacere rivederti!- esclamò Azula, mentre il mio amico, senza separarsi dai soldati, entrò e percorse la navata, raggiungendoci.
-Dalla tua faccia, capisco che la mia felicità non è ricambiata.- ironizzò Azula, aggiustandosi i capelli color mogano.
-Io non capisco perché tu vuoi tutto questo.- disse il mio amico, scuotendo leggermente la testa.
La Regina Phoenix alzò le spalle.
-Voglio Unima. Ecco cosa voglio.-
-Per forza combattendo una guerra che la uccide e la logora sempre di più? Vuoi governare una regione che non si può più salvare?-
Azula abbassò lo sguardo e sorrise.
-A questo punto… Non mi importa di Unima.-
Tirò fuori una pistola e la puntò contro Kai, premendo il grilletto.
Il colpo partì, ma riuscii appena in tempo a difendere Kai. Il colpo mi ferì la spalla, ma essendo Zekrom, il mio corpo riusciva a ringenerarsi più in fretta e non risentii della ferita.
I soldati iniziarono ad attaccare Azula, ma lei riuscì ad allontanarli e a difendersi dai suoi attacchi. Si girò di scatto verso la vetrata.
-Kyurem bianco!-
Pochi secondi dopo, la vetrata iniziò a ricoprirsi di ghiaccio e un’ombra si avvicinò sempre di più. Un boato molto acuto spaccò in mille pezzi la vetrata mostrando l’aspetto di un Pokèmon che non avevo mai visto, però riuscivo a riconoscere i lineamenti di Reshiram. Rose e Josh avevano ragione… Rhue era stata assorbita d Kyurem e forse l’altro obiettivo di Azula era quello di ottenere anche me e ricostruire il Pokèmon originale. Kyurem bianco generò una folata di vento gelido che ci fece indietreggiare. Immediatamente, prima che noi lo fermassimo, volò via, all’esterno del tempio. Azula la seguì, ma prima di uscire si voltò verso me e Kai, sorridendo.
-Se tenete davvero tanto alla vostra regione, seguitemi e fermati con le vostre mani.-
Per la prima volta vidi nei suoi occhi il desiderio di essere fermata.
 
-Josh
Corsi nel cuore della foresta alla ricerca di Johnny, ma non lo trovai. Mi fermai a riprendere fiato. Era incredibile come era cambiato. Quando era piccolo era una persona solare, dall’intuito spiccato, sveglio e molto abile con l’arco. La sua abilità in battaglia non l’aveva persa, ma l’aveva usata nel modo sbagliato.
Amavo Johnny, gli volevo un mondo di bene, prima di incominciare ad odiare il Re Arceus e ucciderlo, solo per farci un torto per una cosa banale.
Voleva il potere, ma il Re Arceus aveva preferito me a lui. E’ un po’ come la storia dei due gemelli, principi di Unima. Solo che c’era una differenza, lui aveva preferito vendicarsi, piuttosto che combattere contro di me per avere il trono.
Ricordo ancora le parole che disse, il giorno in cui uccise il Re Arceus.
Se non mi volete, allora vi renderò la vita un inferno!
Aveva mantenuto la sua promessa. In ogni cosa, in qualunque occasione, anche quando credevo non ci fosse, lo vedevo spuntare e rovinava i miei piani. Inizialmente non comprendevo il suo odio nei miei confronti e desideravo solo farlo tornare in sé, a quella persona che era un tempo e che io stimavo.
Poi le cose sono cambiate. Aveva ucciso il mio migliore amico, nonché nostro re. Inoltre aveva fatto piangere Sakura! Doveva pagare per tutto quello.
-Sei già stanco? Eppure non abbiamo ancora cominciato!-
Mi voltai. Johnny era seduto sul ramo di una quercia, le gambe a penzoloni.
-Ti sbagli. Sono stanco delle tue azioni.-
-Quindi tu saresti il principe buono che salva tutti, mentre io sono il cattivo? Questa non è una favola.-
-Se questa fosse una favola, sarebbe la più brutta che avessi mai letto! Questa si può più definire una tragedia greca.-
Rise e scese dall’albero.
-Allora alziamo il sipario e diamo il via a questa tragedia.-
 
-Kaito
Io e Kai uscimmo il corsa dal tempio e ci precipitammo ad inseguire Azula, senza però togliere lo sguardo da Reshiram che volava alta nel cielo. Kai mi prese per un braccio, interrompendo per un momento la nostra corsa.
-Non ti preoccupare per me! Segui Rhue e fermala!-
-Ma…- provai a ribattere, ma lui mi fece capire dallo sguardo che era un ordine.
Feci un inchino frettoloso e mi precipitai ad inseguire Kyurem bianco. Volavo dietro di lui, ma era distante da me più di duecento metri. Volava molto più velocemente di me.
Cercai di volare più forte, per raggiungerla il prima possibile, in modo da non attaccare il luogo in cui si stava consumando l’ultima battaglia. Però, Kyurem bianco si fermò improvvisamente. Inizialmente non capii cosa stesse facendo, ma poi iniziò ad attaccarmi. Un suo attacco mi colpì un’ala, facendo perdere momentaneamente l’equilibrio.
Approfittò dell’occasione per colpirmi di nuovo, ma schivai l’attacco e lo colpii a mia volta con un fulmine. Le sue ali, per la scossa, si paralizzarono e cadde al suolo.
Scesi in picchiata, per vedere come stesse e se il mio attacco le avesse fatto molti danni. Non volevo attaccarla, era pur sempre mia moglie, anche se era stata assorbita dall’involucro vuoto che un tempo ci teneva uniti in un unico essere.
Si rialzò, più arrabbiato di prima. Levò in alto un boato e le fiamme incominciarono ad avvolgerla, come un vestito, per poi colpirmi con il vortice. Non riuscii ad evitarlo in tempo che le mie ali si bruciarono.
Incominciai ad urlare per il dolore. Tornai umano e mi stesi per terra, cercando di calmare il bruciore, ma era allucinante. Si stava estendendo per tutta la pelle. Non riuscivo a muovere nemmeno un muscolo.
Kyurem bianco si avvicinò a me, pronto ad assorbimi.
Chiusi gli occhi, pronto a morire. Sarebbe stata una morte dolce, visto che mi avrebbe ucciso la donna che amavo. Con mia grande meraviglia, non successe nulla. Riaprii gli occhi e vidi Kyurem bianco che si stava dimenando.
Aveva le mani intorno alla testa e urlava per il dolore. Non so cosa gli fosse preso improvvisamente. Forse Rhue, dentro di lui, si stava ribellando e stava combattendo per non farla uscire allo scoperto. Gemendo ancora per il dolore, ricominciò a volare, diretta verso Spiraia.
Con le ali ormai fuori gioco, dovetti correre con tutte le mie forze verso il campo, almeno per avvisare Cobalion e Josh del pericolo imminente.
Mi bruciava ancora la schiena e per il dolore a tutto il corpo caddi un paio di volte. Non so come, riuscii ad arrivare a Spiraia. Mi feci largo tra i soldati che combattevano tra le vie della piccola cittadina. Intravidi Kai e Azula che stavano combattendo nella piazza. Alzai gli occhi al cielo, per vedere dove fosse finito Kyurem bianco. Stava volando in tondo sopra le teste dei due sovrani rivali. Azula, notandolo sopra di loro e in assetto di attacco, diede un ultimo colpo a Kai, facendolo indietreggiare. Lei fece qualche passo indietro, mentre il mio amico era ignaro di tutto quello che stava per succedere.
Facendo uno sforzo immane, caricai tutte le mie energie e colpii, a malincuore, Kyurem bianco, ma non riuscii a fermare il suo attacco che stava precipitando verso Kai.
-Kai!- urlai, per avvisarlo del pericolo incombente.
Lui si voltò e notò la palla di fuoco dritta verso di lui.
Mi precipitai da lui per salvarlo, ma non feci in tempo che lo vidi investito dalle fiamme. Caddi a terra, a pochi metri da dove era Kai.
Battei i pugni sul terreno, frustato. Non ero riuscito a fermarla in tempo e non ero riuscito ad evitare che il mio amico venisse ferito. Iniziai a sentire le lacrime pizzicarmi gli occhi. Ero sul punto di piangere, quando sentii tossire.
Alzai gli occhi e vidi Kai dietro la nuvole di fumo.
-Kai! Sei salvo!- esclamai, felice come un bambino.
Sorrise, anche lui felice di essere ancora vivo. Azula era a pochi metri di distanza da noi e ci guardava con una strana espressione sul viso. Ci stavamo alzando, quando venimmo di nuovo attaccati da Kyurem bianco. Era sceso a terra e continuava a dimenarsi come un forsennato.
Incominciai ad avvicinarmi lentamente.
-Stai calmo. Cerca di calmarti, non ti voglio attaccare.-
Kyurem bianco non mi ascoltava. Mi attaccava con dei flebili attacchi, ma nessuno di essi andava a segno.
-Ti prego, ascoltami! Lo so che non vuoi fare del male! Fermati.
Urlò così forte che sprigionò delle fiamme altissime, che diedero fuoco alle case vicine. Dato che volevo porre fine a tutto quello, corsi verso di lei. Non mi importava che le fiamme mi bruciassero, quello che più desideravo era che Rhue tornasse da me.
-Ti prego! Guardami! Non sono Zekrom, sono Kaito. Il tuo Kaito! Ti prego, torna da me! Ti porterò via da qui, te lo prometto.-
Kyurem bianco incominciò a piangere e si calmò.
-Kaito…- sussurrò e potè giurare che era la voce di Rhue. Era riuscita a sentirmi. Kyurem emanò un respiro gelido, facendo alzare una leggera nebbia e, quando si diradò, vidi davanti a me Rhue che, barcollando, cercava di raggiungermi.
Le andai incontro e, quando la raggiunsi, iniziai a piangere e la strinsi forte a me per la felicità.
-Finalmente sei tornata! Mi dispiace tanto non aver impedito che Azula e Johnny ti portassero via.-
Sciolse l’abbraccio e mi guardò negli occhi.
-Non è colpa tua. Nessuno avrebbe potuto fermarli. Hai fatto tutto ciò che potevi e, purtroppo, sei costretto a continuarlo a farlo. Non sono in grado di aiutarti…-
La guardai, confuso, fino a quando non svenne tra le mie braccia.
-Rhue!- esclamai, cercando di risvegliarla, ma il suo corpo si illuminò e, prima che potessi fare qualcosa, divenne una sorta di piccolo meteorite bianco, dalla superficie liscia e lucida. Si era trasformata nel Chiarolite, proprio come diceva la leggenda. Kyurem doveva aver prosciugato tutte le sue energie. Stava perfettamente nelle mie mani, ma feci una mossa brusca e scivolò a terra. Cercai di recuperarla, ma Azula fece prima di me, bloccando il Chiarolite con il piede.
-Se io non avrò Reshiram, non l’avrà nessun altro.-
Fece pressione sul Chiarolite e, come se fosse fatta di un materiale fragile, si ruppe in mille pezzi. Rimasi lì, a guardare i cocci, mantenendo il respiro. Non poteva essere vero… Rhue non poteva essersene andata in quel modo. Con le dita tremanti presi ciò che era rimasto del Chiarolite.
-Come hai potuto fare una cosa del genere?!- urlai contro Azula, ma non rispose, stringendo ancora nella mano la spada.
Perché doveva sempre andare così? Avevamo faticato tanto per poter vivere una vita felice, lontano dalla guerra, e proprio lei ci aveva separato, per la seconda volta. Solo che questa volta sarebbe stata per sempre.
Reshiram, l’Essere della Verità, la mia bellissima Rhue, che amavo più della mia vita, era morta tra le mie braccia. In quel preciso istante, il mio cuore si ruppe in mille pezzi.
 
-Josh
Io e Johnny stavamo combattendo senza sosta nella foresta e nessuno dei due sentiva i segni della stanchezza e non si voleva arrendere. Più lo guardavo, più pensavo che era migliorato tanto nel combattere.
Era diventato furbo e scaltro. Fin da piccolo aveva mostrato un’ottima propensione per la strategia, cosa che l’ha sempre portato avanti a me di un passo. Però l’aveva raffinata e, devo ammettere, la cosa non mi dispiaceva affatto.
L’unica persona con cui mi ero divertito combattere era Cobalion, ma Johnny era completamente diverso da lui. Era istinto puro. Era una vera sfida lottare contro di lui.
Improvvisamente, mentre stavo per schivare un suo colpo, venne percosso da uno strano brivido. Lo stesso brivido che sentii quando morì il Re Arceus.
Rhue aveva appena perso la vita. Un’altra vittima innocente dello stupido scherzo che Johnny, come regista della tragedia, aveva inferto a noi poveri attori. Tutto stava andando secondo i suoi piani.
-A quando pare, Reshiram se n’è andata via…- disse, con finto dispiacere.
Lo guardai.
-Qual è il tuo piano? Credevo che miravi ad uccidere me!-
-Non sono stato io ad uccidere Rhue, bensì Azula. Io cosa c’entro?-
-Se tu non ti fossi messo in mezzo, tutto questo non sarebbe successo.-
Rise.
-Certe volte, in una tragedia, l’attore improvvisa, per tenere alta l’attenzione del pubblico. Seguendo semplicemente il copione, si tende ad annoiare lo spettatore. Io sono semplicemente l’elemento che inizialmente non doveva esserci. Proprio questo rende la tragedia memorabile.-
Prese dalla tasca dei pantaloni un fiammifero e lo accese.
-Cosa vuoi fare?- chiesi.
-Ebbene… Ci vuole un altro colpo di scena, per non annoiare lo spettatore nello spettacolo finale.-
Lasciò cadere il fiammifero, dando fuoco ad un cespuglio. Saltò su un albero e sorrise.
-Ci si rivede, fratellino. Spero che non passi troppo tempo. Mi diverto troppo con te.-
-Aspetta!- urlai, ma lui scomparve tra i rami.
Il fuoco divampò per tutta la foresta con una velocità impressionante. Incominciai a correre per trovare una via d’uscita, ma trovavo sempre la strada sbarrata dalle fiamme. I pokèmon correvano via spaventati, in cerca di un riparo ed io non sapevo cosa fare.
Ormai in trappola e con i polmoni in fiamme, decisi di attraversare le fiamme. Non sarebbe stata la prima volta che l’avessi fatto, ma era lo stesso rischioso. Le fiamme iniziarono ad abbracciare il mio corpo, fino a quando non vidi una luce. Iniziai a correre verso di essa, ma per scansare il ramo di un albero, presi una storta alla caviglia che mi fece cadere. Per il dolore, non riuscii a rialzarmi. Forse era davvero arrivata la mia ora, anche se la mia morte me l’ero sempre immaginata per mano di Sakura, della donna che amavo, ma in quel modo era assolutamente patetico. Cercai di trascinarmi quanto potevo all’uscita, ma le fiamme, lentamente, mi stavano per divorare. I Pokèmon, spinti dal senso di sopravvivenza, mi passavano sopra, come se fossero ignari della mia presenza. Improvvisamente un Haxorus, spaventato, colpì con Dragartigli un albero, il cui tronco stava quasi cadendo su di me. Mi girai, in modo da scansarlo, ma qualcuno fece prima di me. Un Pokèmon dal manto color cobalto colpì il tronco con un potente colpo di Metaltestata, salvandomi. Lo guardai e sorrisi. Cobalion aveva riottenuto la sua parte Pokèmon.
Con i suoi penetranti occhi dorati, mi guardò, poi si voltò verso l’Haxorus che continuava a colpire gli alberi ancora in preda al panico. Il Pokèmon selvatico incrociò il suo sguardo e cercò di colpirlo, ma Cobalion mantenne una calma glaciale e Haxorus si calmò di colpo.
Per quanto mi fosse possibile, mi alzai più velocemente possibile e salii sulla sua groppa.
-Ci conviene andare, prima che l’incendio divampi ancora di più!-
Cobalion si girò, verso l’uscita della foresta, correndo verso l’unica uscita che c’era e che era stata presa di mira da tutti i Pokèmon che fuggivano dalle fiamme. La corsa incominciò a rallentarsi, visto che il fuoco si faceva sempre più alto e minaccioso, ma, improvvisamente un fortissimo vento si scatenò e, per un po’, le fiamme si calmarono, concedendoci di uscire velocemente dalla foresta. Credevo che la situazione si fosse calmata, ma fuori la situazione era ben peggiore. C’erano centinai di soldati rivalsi a terra, senza vita, mentre molti altri combatteva furiosamente. Ad un primo impatto i Ribelli, capitanati da Landorus che combatteva poco distante, sembravano avere la meglio, anche se i soldati Phoenix erano in maggioranza. Scesi a terra e incominciai a guardarmi intorno, alla ricerca di Sakura. Era parecchio distante e un uomo si stava avvinghiando su di lei. Allarmato incomincia a correre e gridai il suo nome, ma Virizion, con elegantissimo colpo di spada centrò la fronte del soldato, uccidendolo in un sol colpo e, grazie al suo gesto eroico, aveva riottenuto la sua parte Pokèmon. Anche Terrakion si era liberato della punizione che affliggeva i tre fratelli e con la sua enorme forza scaraventò via una decina di soldati, difendendo dei Ribelli. I tre cavalieri di Unima, figli del Cavaliere d’Argento, erano tornati ad essere loro stessi. Ero felice per loro.
Ma tornai alla realtà quando il vento, per la seconda volta, tornò a farsi sentire, ma non era un semplice vento. Un uragano era pronto ad abbattersi su di noi, seguito da minacciose nubi temporalesche. In meno di pochi secondi, saette, fulmini ed uragano si riversarono nel campo di battaglia uccidendo i soldati avversari, visto che i Ribelli e i soldati Harmonia, conoscendo la strategia e avvisati, avevano cercato un riparo.
Tornadus e Thundurus, sprigionando la loro forza, mostrarono il loro vero aspetto e come due fulmini raggiunsero velocemente il fratello maggiore che li aspettava. Landorus, con il mantello che volteggiava nell’aria, mostrando la scintillante armatura argentata con inserti rossi, fece un salto, si trasformò in Pokèmon e, con un colpo di coda, fece tremare la terra. I pochi soldati rimasti caddero nel dirupo che si venne a creare, decretando così la vittoria per gli Harmonia e per Unima.
Ma la mia guerra non era finita. I Pokèmon non avevano vinto.
Per l’ennesima volta, Johnny era riuscito a fuggire via.
 
-Kaito
Stavo stringendo tra le dite i frammenti del Chiarolite, piangendo a dirotto. L’unica cosa a cui riuscivo a pensare erano i bei giorni passati con lei, quei quattro anni indimenticabili, baciare le sue labbra, sentire la sua risata, tenerla stretta la mie braccia tutta la notte.
Sentii Kai mettermi una mano sulla spalle, per confortarmi, ma non lo guardai. Non volevo farmi vedere con gli occhi lucidi.
-Ti rendi conto di quello che hai fatto?- disse, rivolgendosi ad Azula.
-Non ho fatto che uccidere una Pokèmon che non serviva.-
Venni percorso da uno scatto d’ira, ma il mio corpo non si mosse di un solo millimetro.
-Nessuna persona è inutile! Non era importante per te, ma per Kaito sì! Come ti sentiresti tu se ti uccidessero la persona a cui tieni di più?-
Kai era indignato dalle sue parole.
-Io non ho persona care. Gli affetti non sono altro che distrazioni, ostacoli che non permettono di realizzare ciò che vuoi. Rhue si è presentata varie volte come un ostacolo, quindi era arrivato il momento di eliminarla.-
-Quindi tu, ragionando in questo modo, pensi di poter governare Unima? Sinceramente sarebbe meglio lasciarla ad un incapace, piuttosto che ad una come te!- urlò il mio amico, colpendola con la spada, ma lei parò il colpo.
-Ti sbagli! Un Re, per governare al meglio, deve abbandonare ogni tipo di sentimento!-
-Ma questo non significa che devi uccidere tutte le persone sul tuo cammino! Un Re deve essere duro, quanto saggio e comprensivo! Questo mi hanno insegnato mio padre e mio nonno e questo metto in pratica!-
Kai colpì Azula all’altezza del stomaco. Per il colpo, la Regina Phoenix si piegò in due e vomitò sangue, ma questo non gli impedì di parlare.
-Sei solo uno sciocco!-
-La sciocca sei tu. Non sei degna di essere la Regina di Unima.-
Gli occhi di Azula si ridussero in due fessure. Cercò di colpire il mio amico, ma lui parò il colpo, facendola indietreggiare.
-Io sono nata per regnare!-
Kai scosse la testa.
-Ti sbagli. Sei solo una spina del fianco! Questa guerra non ha alcun senso! E’ colpa tua se tutti noi stiamo soffrendo. Stai soffrendo anche tu. Credi che non l’abbia capito? Ti sei sempre sentita sola, disprezzata da tutti. Ti sentivi amata dai tuoi genitori, che invece riservavano il loro affetto solo per Rhue. Per questo motivo hai sempre intrapreso la strada della vendetta. Unima non è altro che un pretesto. Sei solo invidiosa di Rhue, che ha sempre avuto l’amore di tutti, e di me, che ho l’affetto dei sudditi e ho saputo conquistare il popolo del tuo regno.-
Azula scosse la testa.
-Tu non hai conquistato il mio regno.-
Kai sorrise e aprì le braccia.
-Guardati intorno. Se fosse davvero così, i Ribelli di Ponentopoli non si sarebbero mai presi la briga di combattere dalla mia parte! Se eri amata dal tuo popolo, esso non si sarebbe mai ribellato ed ora vinceresti questa guerra ad occhi chiusi. Avresti avuto anche l’affetto di Reshiram.-
Per la prima volta, vidi Azula per quella che era realmente. Il volto divenne completamente bianco, gli occhi lucidi e sgranati e le labbra le tremavano. Kai era riuscita a capirla e questo l’aveva lasciata sorpresa.
-Io volevo solo essere rispettata per quello che ero. Volevo l’affetto di mia madre. Renderla fiera di me. Ma aveva solo occhi per Rhue, che è sempre stata più bella di me. A me non importa la bellezza. Volevo solo un complimento da lei. Forse, pensai, che quando sarei diventata una brava Regina, lei mi avrebbe finalmente degnata di uno sguardo. Quando seppi che aveva fatto in modo di togliermi ciò che era mio di diritto per darlo ad una bambina che non aveva sangue reale mi sentii tradita. Allora capii che la cosa che veramente mi importava era governare. Non puoi fermarmi proprio quando sono vicina al traguardo!-
Corse verso Kai e ritornarono a combattere. Rimasi fermo, a guardare il combattimento, senz avere la forza di aiutare Kai, ma i miei occhi caddero su qualcosa alle loro spalle, qualcosa di grigio.
Kyurem era tornato ed era pronto a colpire Azula e Kai che erano ignari della sua presenza. Presi tutti i frammenti del Chiarolite, li misi in tasca e lentamente mi alzai, in modo da andare contro Kyurem, ma fece prima di me.
Spiccò il volo e cercò di colpire i due.
-Kai!- urlai, precipitandomi dal mio amico per salvarlo dall’attacco.
Azula, con un rapido spostamento, evitò il colpo ed io riuscii a salvare Kai.
-Stai bene, vero?- chiesi e lui mi sorrise.
Aprì bocca per ringraziarmi, ma Azula colpì senza pietà Kai alle spalle, ferendolo mortalmente. Il tempo intorno a noi sembrò fermarsi un attimo, come se il mio amico e Azula fossero il centro di tutto e, con quei colpi, avessero interrotto il flusso della vicenda.
Kai lasciò la presa sulla spada e lo stesso fece Azula, solo che lei indietreggiò e si tolse la spada conficcata dell’addome, mentre lui si accasciò per terra.
Almeno lui lo volevo salvare. Non volevo che Rose soffrisse per la sua perdita, come io stavo soffrendo per quella di Rhue. Inoltre perdere Kai, per me, era come perdere tutto. Non volevo che anche lui mi lasciasse.
Gli tolsi la spalla e, come avevo fatto con Rhue, cercai di fermare il sangue. Ad un primo impatto, riuscii a fermare quella esterna, ma era stato colpito all’altezza del cuore. Non sapevo quante probabilità aveva di sopravvivere.
-Non lasciarmi anche tu, intesi?- lo ammonii, cercando di accennare ad un sorriso, sebbene le lacrime continuavano a scendere.
Rise.
-Non ho alcuna intenzione di andarmene proprio adesso.-
Tra noi cadde il silenzio, ma poi riprese a parlare.
-Scusa.-
-Per cosa?-
-Per tutto quello che ho fatto. Avevi ragione. Se avessi preso una decisione in fretta, tutto questo non sarebbe successo e tu avresti ancora Rhue con te. E’ solo colpa mia.-
Scossi la testa.
-E’ anche colpa mia. Dovevo proteggere meglio Rhue e consigliarti meglio. Sono io il Dio, sono io quello che non doveva sbagliare.-
-Ebbene io sono il Re. Non dovevo fare nulla, altro che prendere una decisione per il bene di Unima e non ci sono riuscito. Anche io non sono degno di essere sovrano di Unima.-
Si aggrappò alla mia spalla e si drizzò, sussurrandomi qualcosa nell’orecchio.
-Prenditi cura di Tommy e di Rose. Soprattutto, chiedile scusa da parte mia. Non sono riuscito a tornare da lei.-
Lasciò la presa e si accasciò per terra. Anche lui, il mio più grande amico, era morto. Era morto per salvare Unima. Proprio come suo padre era morto per salvare lui.
Il corpo fu percosso da una scarica d’ira. Il cielo si oscurò all’improvviso e i fulmini incominciarono a rombare. Iniziai a tremare. Azula non si era portata via solo mia moglie, la donna che tanto amavo, anche Kai, l’unica persona veramente degna di governare al meglio Unima.
Mi alzai e raccolsi la spada di Kai, con lo stemma del casato Harmonia. Azula si era appoggiata su un muretto poco distante da me.
Incominciai a correre verso di lei, tenendo la spada alta, pronto a colpire. I fulmini urlavano insieme a me.
-Per Unima!-
Mi avventai su di lei e le tagliai la testa, decretando così la fine della lotta e la libertà per Unima.
Dopo la battaglia finale non tornai a palazzo. Non avevo alcuna voglia di tornare nel luogo che mi ricordavano Kai e Rhue, o almeno per il momento. In più volevo dare una degna sepoltura a Rhue. Affidai il corpo di Kai a Cobalion e a Josh, che lo avrebbero portato a palazzo e organizzato i suoi funerali.
Però, ogni volta che osservavo i frammenti di Chiarolite nelle mie mani, pensavo che non poteva finire in quel modo. Come poteva essere successo? Avevo fatto di tutto per proteggere il mio bellissimo fiore, per farlo tornare puro come era prima, proteggerlo dalle intemperie e da tutto ciò che lo avrebbe logorato sempre di più. Come avevo potuto non proteggerla come dovevo? Era colpa mia se ora non c’era più… Se non c’era più la mia Rhue. Dovevo essere io quello che doveva perdere la propria vita, non lei.
E Kai… Aveva tutta la vita davanti e anche lui era morto per causa mia. Non ero riuscito a proteggere nemmeno lui che era il mio eroe. Come avrebbe reagito Rose?
Però, ero sicuramente un egoista. In quel momento non riuscii a pensare a Rose e a come sarebbe stata una volta venuta a conoscenza della morte del marito. Desideravo una sola cosa. Che Rhue tornasse. Che Reshiram tornasse da me, Zekrom.
Lei si era trasformata in Chiarolite perche Kyurem aveva prosciugato le sue forze, quindi se il Chiarolite tornava come prima, anche lei sarebbe tornata. Solo una persona poteva fare una cosa del genere: Josh. Sarebbe stato l’ultimo favore che gli avrei chiesto.
Era passato un mese dalla battaglia e Unima, piano piano, stava tornando in vita dalle ceneri. Ero felice vedere la gente che si sentiva finalmente libera e che l’ideale di Kai si era finalmente compiuto, ma non riuscivo ad esserlo totalmente.
Scrissi una lettera e, proprio come lui scrisse nella risposta, mi vidi con lui nel porto di Sciroccopoli. Dovevano prendere la nave che li avrebbe riportati a Sinnoh e poi sarebbero ripartiti per l’Inghilterra. Ci incontrammo nel punto prestabilito, un luogo isolato. Non gli avevo detto molto, ma aveva intuito cosa volessi chiedergli.
Quando lo incontrai, in un sudicio bar in un vicolo, era seduto su una sgabello, vestito di tutto punto con abiti inglesi. Mi venne in mente la prima volta che lo vidi nell’atrio del palazzo. Mi sedetti accanto a lui. Quel bar era talmente minuscolo e abbandonato a se stesso che non c’era nessuno. Eravamo gli unici clienti.
-Ciao.- disse, rivolgendomi un sorriso mesto.
-Ciao. Sakura non è con te?-
-E’ già sulla nave. Ho impiegato più di mezz’ora per convincerla che non sarebbe partita per la seconda volta senza di me. Quindi, vieni al dunque.-
Mi girai verso di lui e lo guardai negli occhi. Cacciai le mani in tasca e presi i frammenti del Chiarolite.
-Voglio che lo ripari.-
I suoi occhi blu passarono da me al Chiarolite.
-Non è una questione semplice come sembra.-
Mi avvicinai di più e d’istinto gli strinsi il braccio con la mano libera. Dovevo sembrare disperato.
-Ti prego! Tu sei il Signore del Tempo! L’essere che controlla vita e morte!-
Josh abbassò lo sguardo ed io sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi.
-Per favore… Riporta Rhue da me!- esclamai e una lacrima di rigò la guancia.
Mi guardò negli occhi e sospirò. Strinse con entrambi le mani quella in cui stringevo il Chiarolite.
-Ti devo dire una cosa importante e ricordala bene. Lei non sarà la stessa Rhue che conoscevi e che era tua moglie quando si risveglierà. Dovrai portare pazienza.-
Uno strano calore si sprigionò nel palmo della mano e la presa di Josh si allentò, fino a lasciarmi del tutto la mano. Mi rivolse un sorriso e se ne andò, lasciandomi da solo nel bar abbandonato.
Lentamente aprii la mano. Il Chiarolite era lì, intatto nella mia mano, che emanava calore. Un calore tanto forte quanto rassicurante. Mi strinsi il piccolo meteorite bianco al petto e piansi.
 
Un paio di ore dopo ero diretto verso il Deserto della Quiete, dove, secondo ciò che Kai mi aveva detto quando eravamo bambini, era sepolto sopra un cumulo di sabbia il castello del Re di Unima.
Sarebbe stato il posto adatto dove nascondere il Chiarolite, almeno fino a quando l’Eroe della verità non sarebbe rinato e lei sarebbe tornata. Era difficile per me separarmi da lei, dalla persona che era stata tanto importante per me, ma era giusto così.
Trovai l’entrata e mi addentrai nel castello fino a raggiungere la sala del trono che, come l’esterno, era ricoperta di sabbia. Era diventata ormai la casa di molti Pokèmon e lo sarebbe diventata anche di Rhue.
Posai il Chiarolite sul trono e lo guardai per un’ultima volta. Avevo tanta voglia di piangere e sul punto di cambiare idea, ma ricacciai indietro le lacrime e mi sforzai di sorridere.
-Addio, amore mio. Ti aspetterò per sempre.- dissi con un filo di voce e me ne andai, sforzandomi di non voltarmi indietro. Fino a quando Rhue non sarebbe tornata da me, io avrei protetto la regione, rendendola un posto migliore in cui lei avrebbe potuto vivere finalmente felice e onorato il mio migliore amico.
 
 
Caro fratello,
 
Sono passati ormai vent’anni da quando ti sei sacrificato per la regione di Unima e sembrava mio dovere scriverti questa lettera, anche se non potrai leggerla. Non immagini quanto tu mi manchi. Ora che ho raggiunto la maggiore età e sono ufficialmente salito al potere dell’ormai repubblica di Unima, sento che manchi qualcosa e quello sei tu. Dalla tua morte ho avuto molte persone intorno a me che hanno voluto bene sia me che Rose e la piccola Alicia, che ora ha diciassette anni ed è una bellissima donna. Rose mi è sempre stata vicina e mi ha sempre consigliato nel migliore dei modi, ma nessuno dei gesti dolci che ricevevo dagli altri sono paragonabili ai tuoi, ai tuoi sorrisi, i tuoi gentili rimproveri e le volte in cui dormivi con me. A volte sentivo la mancanza di mamma e papà, ma tu colmavi la loro assenza. Quando te ne sei andato mi è caduto il mondo addosso e con la crescita credevo di non poter mai raggiungere il tuo livello. Proprio in questi momenti mi ricordavo delle tue parole: bisogna sempre credere in se stessi, perché solo così i propri sogni possono avverarsi e un Re non bisogna mai arrendersi, altrimenti il popolo non può più affidarsi a lui.
Lo so, sono parole che mi dicevi quando avevo a stento quattro anni, però me le ricordo come se fosse ieri. Quindi voglio ringraziarti. Ringraziarti di tutto quello che hai fatto per me e, soprattutto, per Unima. Per averla resa ciò che è adesso: una regione finalmente libera e felice.
Il tuo fratellino, ora Re di Unima,
Tommy.
   
 
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