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Autore: The black angel    12/02/2009    6 recensioni
Saphira è morta nel combattimento contro Castigo ed Eragon giura vendetta promettendo di uccidere Murthag e Galbatorix in persona
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arya, Eragon, Galbatorix, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quando

Quando Eragon si destò la luna era ancora alta nel cielo, ma all’orizzonte si iniziava ad intravedere il sole che rischiarava il firmamento. Si rese conto di non essere più accanto a Saphira, ma non capì immediatamente in quale tenda fosse finito. Allora si guardò intorno, ma non riuscì a distinguere alcuni elementi con la stessa precisione e con la stessa dettagliata vista che aveva fino alla morte della sua dragonessa. Al momento non se ne preoccupò, credendo di essere ancora stanco per il combattimento del giorno precedente, ma poi qualcosa lo fece sobbalzare.

Si ricordò che erano stati i draghi a farlo somigliare ad un elfo, a renderlo atleticamente perfetto, a dargli una forza fuori dal comune. Ma come Cavaliere dei Draghi. Cosa che ormai non era più, per colpa di Galbatorix. Quindi era tornato umano, si disse, e iniziò a pensare a tutti i momenti passati con la sua dragonessa. Lacrime di sconforto iniziarono a scendere lungo il profilo del suo viso, inesorabilmente umano, e lui si sfogò completamente prima di riuscire a controllarsi.

Si alzò, si fece un bagno freddo, indossò una delle sue tuniche elfiche ed uscì, diretto al padiglione di Nasuada, il comandante dei Varden. Le strade dell’accampamento erano ancora deserte, visto l’orario, eccezion fatta per le sentinelle in ronda. I pochi passanti che incontrò lo fecero sentire ancora più inutile, visto che abbassavano la testa al suo passaggio. Come biasimarli? Dopotutto lui e Saphira erano le uniche speranze di vittoria contro l’Impero, gli unici in grado di fermare il re crudele ed il suo fido braccio destro Murthag.

Giunse al rosso padiglione di Nasuada e notò che lei era sulla soglia, intenta a tessere un pizzetto. Lui la salutò così: << Salve Lady furia nera. Passata una buona notte? Dobbiamo parlare. >> 

<< Un momento solo, Eragon Ammazzaspettri. Lo vedi, sono impegnata. >>

Così passarono circa due ore, dopo le quali Eragon si alzò di scatto per protestare, ma prima che avesse il tempo di farlo Nasuada lo fermò esclamando: << Calma Eragon. Andiamo dentro, anche io devo comunicarti qualcosa di importante >>. E così fecero. Quando il ragazzo scostò il lembo della tenda che fungeva da porta vide che all’interno il padiglione era stato riempito di armi, armature e scudi. Eragon si chiese il perché, ma non riuscì a darsi una risposta convincente. Devo, devo dirglielo, ma come farò a trovare il coraggio per ammettere questo errore, fatale per i Varden? Non lo so, ma lei deve sapere, pensò l’ex Cavaliere. Meglio che venga a conoscenza del fatto da me, piuttosto che da Galbatorix. Anche perché l’ora è tarda, lui conosce il mio nome.

Iniziò a parlarne con Nasuada, quando un tonfo assordante rimbombò di fianco alla tenda e i Falchineri stramazzarono a terra, contorcendosi dal dolore. Troppo tardi, si disse Eragon, e si preparò alla battaglia. Quando

  
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