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Autore: Kano_chan    25/09/2015    1 recensioni
Dal primo capitolo:
Occhi scuri, capelli biondi, un bel viso… per dirla tutta, un viso famigliare.
Il ragazzo si chinò verso di me mettendomi una mano calda sulla spalla.
- Ehi, tutto bene? -
La sua voce me lo rese ancora più conosciuto…
Alzai un braccio tremante e appoggiai il palmo della mano sulla sua guancia.
Un’immagine si era formata nella mia mente, troppo sfocata perché riuscissi a decifrarla, troppo sfuggente perché la potessi afferrare. Ma d'altronde, si possono afferrare i sogni?
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Newt, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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3.

3. Cicerone



Senza alcuna possibilità di fuga, mi scontrai contro la figura uscita dal folto delle pannocchie. Questa mi afferrò saldamente per i polsi vanificando così ogni mio tentativo di divincolarmi.

-    Ehi, ehi, tranquilla! -


Se non avessi riconosciuto subito il tono di voce, probabilmente avrei attuato quello che stavo pensando, ovvero di assestare un calcio come si deve negli attributi di chi avevo di fronte. Invece di perpetuare il mio piano, mi bloccai sollevando lo sguardo.
Lo stesso ragazzo che avevo visto la prima volta mi squadrava, cercando probabilmente di capire le mie intenzioni.


-    Sei più tranquilla o appena ti lascio mi prendi a calci? – domandò, quasi leggendomi nel pensiero.

Senza rispondergli mi volta indietro, notando che i suoi amici si stavano di nuovo avvicinando.

-    Ah non ti preoccupare per quei rincaspiati, non ti faranno niente. Penso che tu abbia visto una scena poco gradevole per una fagio appena arrivata e che non sa chi è, o cosa ci fa qui, ma prima di prendere posizione in merito
ti prego di lasciarmi spiegare  - disse leggendomi di nuovo nel pensiero – ragazzi lasciate pure, mi occupo io di lei! - gridò poi al loro indirizzo senza aspettare una mia risposta.

Quelli si fermarono e, scuotendo la testa come se non credessero che fosse successo di nuovo un simile episodio, tornarono sui propri passi.
 
-    Posso lasciarti allora? - mi chiese di nuovo il ragazzo che mi stava ancora trattenendo per i polsi.

C’era qualcosa nel suo tranquillo modo di fare di rassicurante... senza contare che non riuscivo a togliermi dalla testa l’idea che mi fosse maledettamente famigliare.
Per cui annuii e lui mollò la presa.


-    Ma sai parlare anche? - domandò, leggermente irritato dal mio prolungato silenzio.
-    Sì.. certo, scusa.. è che... sono un po’ frastornata… - replicai sbattendo le palpebre.
-    È comprensibile.. io sono Newt - si presentò allungandomi una mano dalle dita sottili.
-    Carys - mi presentai di riflesso, stringendogliela e rimanendo di stucco nel constatare di ricordare il mio nome. Solo quello ovviamente...

Anche Newt mi guardò decisamente sorpreso.

-    Non… non dovrei ricordarmelo? - chiesi ancor più confusa di prima.

Lui ritrasse la mano – In realtà sì, ma non così presto... – rispose dubbioso.

-    Anche le altre... -
-    No. E' l’unica cosa che ti ricorderai - mi bloccò lui immediatamente - senti, vieni e sediamoci a parlarne - aggiunse vedendo la mia espressione spaesata.

Mi prese delicatamente una mano tirandomi dietro di lui. Nonostante l’immane confusione che regnava nella mia testa, registrai quasi subito che zoppicava leggermente.
Aveva una fisionomia quanto mai esile, quasi femminile, accentuata dal viso affilato. Però, nella sua stretta di poco prima, avevo percepito qualcosa di molto forte...
Mi era parso che non stesse cercando di calmare soltanto me, ma anche sè stesso. 
Ci avvicinammo così ad una serie di tronchi abbattuti, lì, Newt si sedette, appoggiando la schiena contro uno di essi e invitandomi a fare altrettanto.


-    Preferisci bombardarmi di domande o vuoi che parli io? – chiese prendendo la parola.
-    Meglio se parli tu.. al momento non riesco nemmeno ad organizzare mentalmente quello che vorrei chiederti – risposi sinceramente, strappandogli un sorriso che gli illuminò i tratti del volto.
-    Il luogo in cui ci troviamo viene chiamato Radura. Viviamo qui tutti insieme, lavoriamo, cooperiamo, ci aiutiamo a vicenda etc… Ognuno di noi si è svegliato in quell’ascensore proprio come hai fatto tu e nessuno di noi si ricorda nulla a parte il proprio nome. È cominciato tutto tre anni fa, io sono giunto qui per secondo. Ogni mese la scatola arriva quassù e porta un nuovo membro e dei rifornimenti. Non abbiamo idea di chi caspio ci abbia rinchiuso qui dentro o del perché. Siamo confinati in questa radura e basta. – spiegò sinteticamente, e dal tono che usò per raccontarlo, fui certa che non fosse la prima volta che faceva da cicerone ai nuovi arrivati.
-    Hai detto "confinati", giusto? – domandai elaborando le informazioni appena ricevute.
-    Sì - assentì lui, poi con l’indice fece un gesto circolare per indicare la Radura – tutto questo è delimitato dalle mura del Labirinto
-    Labirinto? – se prima qualcosa poteva essermi chiaro, adesso non lo era più.
-    La Radura è protetta da spesse mura di cemento, di giorno restano aperti dei passaggi che danno su un intricato labirinto. Da quando siamo qui un gruppo di ragazzi, detti Velocisti, si addentra all’interno per esplorarlo e trovare una via di fuga... sempre che esista ovviamente.  – mi informò.
-    Ma cosa diamine siamo? Topi da laboratorio?! – esclamai frustrata non trovando un senso a tutto quello che mi era stato detto.
Per tutta risposta Newt alzò le spalle – per quanto ne sappiamo potrebbe essere –

Irritata dalla sua calma, mi passai le mani sul viso inspirando profondamente.

-    Quel ragazzo di prima? Perché lo avete trattato così? – domandai a bruciapelo.
-    Si chiamava Ben, era uno dei Velocisti ma… si è ammalato ed è impazzito.. ha cercato di uccidere uno di noi. Abbiamo delle regole in questo posto e se vengono infrante per ognuna c’è una conseguenza.. Ben è stato bandito dalla Radura per quello che ha fatto e lasciato fuori, nel Labirinto – mi spiegò.
-    Però tu mi hai detto che ogni giorno si riaprono le porte.. quel ragazzo non può semplicemente tornare domattina? – chiesi confusa.

Newt restò per un attimo in silenzio fissandosi le dita delle mani intrecciate tra di loro.

-    No… non può - rispose alla fine -  ma per adesso ti risparmio di saperne il motivo – replicò Newt serio e senza alcuna voglia di scherzare o di continuare l’argomento.


Nell’istante in cui calò di nuovo il silenzio tra di noi, tornai a dare un’occhiata intorno a me. Gli altri ragazzi si erano messi ad occuparsi delle proprie mansioni e solo in quel momento, osservandoli, mi accorsi di una cosa che in realtà avevo già notato in precedenza.

-    Ma… siete davvero tutti maschi? – chiesi stupita.
-    Lo eravamo fino a qualche giorno fa, finchè tu e la tua amica non…-
-    Quale amica?! – esclamai sconcertata.

Newt mi guardò – c’era un’altra ragazza, assieme a te, nella scatola. Vi siete svegliate per una manciata di secondi prima di ricadere addormentate. Lei non si è ancora ripresa, la stiamo curando come abbiamo fatto con te – mi disse indicando la struttura da dove ero uscita io.

-    Un’altra ragazza… non ricordo niente… - mormorai aggrottando le sopracciglia.
-    Già, lo immaginavo. In mano aveva un biglietto sul quale c’era scritto che voi eravate le ultime – aggiunse.

"Non basta essermi svegliata in un posto sconosciuto, ora devo anche scoprire che sono arrivata assieme ad un'altra ragazza che non so chi sia. Ma allora.. quel braccio che ho toccato nell'ascensore era il suo... " Mossa dal ricordo rabbrividii impercettibilmente " Qualcuno ci ha spedite qui... ma perchè? Non ci capisco più niente.. E per di più siamo le ultime.. le ultime..."
 

-    Newt - mi risvegliai dai miei pensieri richiamando l'attezione del ragazzo, rimasto in silenzio probabilmente per permettermi di ragionare - Ma se noi siamo le ultime… hai appena detto che con i nuovi arrivati venivate riforniti di provviste.. se non ce ne saranno altri… - lasciai la frase in sospeso, la faccia cupa di Newt raccontava già tutto.
-    Per quanto mi riguarda la tua amica potrebbe anche chiamarsi catastrofe – esalò con tono sprezzante.
-    Teresa non è mia amica! Nemmeno la co... – replicai bloccandomi a metà della frase.

Io e Newt ci guardammo.

-    Hai appena detto che si chiama Teresa? – domandò lui sorpreso.
-    Io… non.. non so chi sia.. conosco il suo nome, ma non so chi lei sia..- risposi tenendomi la testa con una mano – mi sembra di scoppiare, cosa sta succedendo?- mormorai.
-    Ehi, stai tranquilla – mi rassicurò Newt appoggiandomi una mano sul braccio – si risolverà tutto. Da quando è arrivato Thomas le cose stanno cambiando, pare che lui si ricordi di com’erano le cose prima. E adesso siete arrivate voi due fagio, qualcosa si muove. Magari è l’occasione giusta per uscire di qui – disse con tono rassicurante.

Nonostante tutto alle sue parole mi sentii davvero più sicura. Quel ragazzo riusciva a trasmettermi una sensazione di tranquillità quasi innaturale e più lo guardavo, più mi sembrava che la sua faccia non fosse nuova per me.

-    Ti sei incantata? –

La sua voce mi riscosse dai miei pensieri e mi accorsi di starlo davvero fissando.

-    Scusami! – mi affrettai a dirgli sentendomi arrossire.
-    Nessun problema, devi ancora metabolizzare tutto, è normale – replicò lui con un sorriso – ora scusami, ma devo andare a controllare la situazione. Resti qui? – aggiunse alzandosi da terra e spazzolandosi i pantaloni dalla polvere.
-    Sì.. penso di aver bisogno di stare un po’ da sola – risposi sorridendogli per fargli capire che avevo comunque apprezzato la sua compagnia.
-    Ok allora. A dopo – assentì lui allontanandosi.
-    Newt! – lo fermai.

Il ragazzo si voltò, inarcando le sopracciglia per esortarmi a parlare.

-    Hai detto che le porte del labirinto si chiudono alla sera… lo fanno per lasciare fuori qualcosa, vero? È per questo che Ben non tornerà domattina – domandai.
-    Sì, ed è per questo che la prima regola, qui, è di non entrare in quella splof di Labirinto – rispose.

Io per tutta risposta feci un cenno col capo e mentre guardavo la sua figura allontanarsi, pensai che l’unica cosa di famigliare e di non confuso in mezzo a tutto quel groviglio di avvenimenti, era un ragazzo che non avevo mai conosciuto.


La stanza delle mappe:

Buon pomeriggio a Todos!
Dopo molte riflessioni e un buon numero di siti visitati, ho scelto il nome della protagonista! E se ve lo state chiedendo, no, non appartiene a nessuna scienziata di nessun tipo ^^"
Mi sembrava troppo forzato volerle mettere il nome di qualche luminare di cui io, personalmente, so bene poco.. così ho preferito sceglierne uno con un significato che mi piacesse ed è uscito Carys, che in Gallese significa "amare".
Passando a parlare di Newt vi prometto che farò tutto il possibile per mantenerlo nel personaggio originale, per adesso litigo ancora con i termini dei Radurai (nel senso che mi devo ricordare di inserirli ogni tanto nella parlata).. questo perchè, anche leggendo libro, avevo fatto una fatica immane ad abituarmici ^^"
Sperando che la storia sia di vostro gradimento, vi saluto e rinnovo il nostro incontro a venerdì prossimo!

Con affetto,
Marta
  
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