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Autore: Tony Stark    25/09/2015    3 recensioni
Preferiva la solitudine agli altri.
E tutto per una leggenda che lui nemmeno conosceva e che gli aveva distrutto la vita e continuava a farlo
Genere: Angst, Avventura, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Herobrine, Notch, Steve
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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   Un-justified Hate
Prologo



Il giovane Steve era appena giunto in quel luogo, un naufragio l'aveva fatto giungere nelle coste basse e sabbiose, l'acqua salata dell'oceano l'aveva spinto con alte e forti onde verso la terra ferma.

Era lì, fermo sulla spiaggia bagnata da mare e pioggia, la sabbia umidiccia gli si era appiccicata ai vestiti e alla pelle.

Era stanco, aveva nuotato per quelle che gli erano sembrate miglia, e l'acqua bruciava su ogni taglio.

Soprattutto sul fianco dov'era stato colpito dalla spada di un orribile mostro, uno scheletro nero.

Gli occhi violetti socchiusi, non riusciva più a combattere. Era solo, non aveva nulla per cui lottare, non l'aveva mai avuto.

Sentì dei passi soffocati dalla sabbia bagnata.

<< Ester, vieni qui presto! Questo ragazzo ha bisogno d'aiuto >>gridò qualcuno e queste furono le ultime parole che Steve sentì prima di perdere i sensi.


Mi dispiaccio per i due che portarono il povero ragazzo al villaggio, perché finché era ferito nessuno vide in Steve Lui.


L'Anziano del villaggio curò con dedizione e attenzione il giovane che gli era stato affidato.
Notò sul suo corpo molte cicatrici causate forse da battaglie o da persone senza scrupoli non sapeva dirlo.
Era solo certo che quel ragazzo avesse sofferto molto e per molto.

Eppure mentre lo guardava sentiva qualcosa dirgli che stava facendo un errore.




Perché miei cari l'Anziano aveva già collegato quella maglia ciano e quei pantaloni indaco a qualcuno, un mostro per la loro gente, un demone che andava ucciso.



Steve aprì gli occhi, non ricordando, immediatamente, cosa fosse successo.

Ricordò mentre il tepore del fuoco lo riscaldava, mentre sentiva dei passi avvicinarsi, passi lievi attutiti ancor di più dal variopinto tappeto che nascondeva il pavimento.

<< Devi ritenerti fortunato, ragazzo >> disse la voce dell'Anziano, mentr'egli teneva fra le mani una boccetta di vetro contenente un liquido rossastro che brillava leggermente quasi di luce propria.

<< Se non fosse stato per Ester e Joel, saresti potuto morire >> continuò, mentre gli si avvicinava.

Steve non disse nulla, sarebbe stato grato a quei due se non fosse che sapeva già cosa lo aspettava.
Dovevano solo guardarlo bene e il timore avrebbe riempito i loro occhi.

E poi sarebbe arrivato l'odio e la cattiveria. E lui non sapeva neanche perché.

Eppure quell'uomo non era spaventato e nemmeno lo odiava, gli sorrideva quieto mentre parlava.
<< Qual è il tuo nome, ragazzo? >> gli chiese.

E Steve pensò che questa era la prima volta che qualcuno gli chiedeva il suo nome da quando i suoi genitori erano morti (uccisi dai loro amici, perché avevano ospitato Lui!)

<< S-Steve. >> rispose con voce tremante << S-Steve Stonewall >> disse poi con un po' più di convinzione, mentre i suoi occhi viola cercavano quelli dell'anziano uomo che l'aveva salvato e che non lo aveva considerato un mostro.


Ma questo era solo perché l'Anziano non voleva credere a ciò che il suo cuore diceva. E, ahimè, amici miei non era qualcosa di buono.


L'Anziano ascoltò, ma non disse nulla. E mentre si allontanava disse al ragazzo che presto sarebbero arrivati sia Ester che Joel per conoscerlo.

E la paura attanagliò nuovamente il cuore di Steve. Non di nuovo, non voleva che qualcuno gli urlasse contro parole orribili, che tentassero di ucciderlo... Il più lentamente possibile.

Ma prima che pensasse di andarsene i due erano già lì, sulla soglia della stanza che parlavano col vecchio.
Joel fu il primo ad entrare accompagnato subitamente da Ester e Steve tentò di rimanere il più in ombra possibile, non voleva che lo vedessero.

Finché rimaneva una sagoma d'ombra nessuno l'avrebbe chiamato mostro.

<< Come ti senti, Steve? >> chiese Joel con tono preoccupato

<< B-Bene >> rispose il ragazzo, prima di mormorare un credo.

<< Siamo felici di sentirtelo dire >> disse Ester, mentre anch'ella sorrideva allo stesso modo del vecchio.

Passò un'altra notte e un altro giorno, prima che l'Anziano lo dichiarasse guarito. E quella stessa notte Steve decise di partire, di allontanarsi dal villaggio prima che anche loro lo considerassero un mostro.
Prese il suo "zaino" e dopo aver preso da esso una maglia identica a quella che indossava prima del naufragio e averla indossata, si allontanò dal minuscolo villaggio.
Fortunatamente solo la maglia era stata danneggiata... o sarebbe stato un guaio.

Ringraziò il vecchio, prima di andare, forse avrebbe dovuto ringraziare anche Joel e Ester... No meglio di no, pensò più tempo restava più era in pericolo.

E poi sentì un grido, il grido di una ragazza, e Steve agì ancor prima di pensare sfoderando la spada di pietra (che fortunatamente non era andata persa nel naufragio) e andò alla ricerca della ragazza.

La trovò circondata da mostri, creature che sembravano zombie e scheletri.

E con più coraggio di quello che aveva con le persone gridò:

<< Ehi! Sono qui! >>
I mostri si voltarono verso di lui e lasciarono la ragazza per avvicinarsi a lui e Steve si voltò correndo inseguito dai mostri.




Ora vi chiedo, amici miei, può un mostro essere così generoso, quando le persone gli hanno sempre mostrato solo odio e crudeltà?





E il sole sorse, i mostri bruciarono e Steve era lì a guardarli, bruciare sconvolto. Non aveva mai visto qualcosa di simile.

Vide due figure avvicinarsi a cavallo e Steve rabbrividì... Che fossero venuti per ucciderlo?
Il primo a scendere da cavallo era Joel, l'altro, Steve, non sapeva chi fosse.

E il sole purtroppo cominciava a illuminarlo.

<< Steve! >> lo chiamò Joel e Steve si fermò, invece di voltarsi e correre. E il sole brillò illuminandolo.

Steve guardò Joel con la speranza negli occhi, sperava che qualcuno non lo considerasse un mostro.

E Joel lo guardò, i suoi occhi felici si rabbuiavano, mentre la sua mano si preparava a tendere l'arco.

<< Tu! >> ringhiò.

E Steve capì che anche lui aveva visto il mostro.

Steve non provò a fargli capire che lui era Steve, ogni volta che tentava permetteva alle persone di catturarlo e di torturarlo, di chiamarlo mostro ed essere del Nether.

Così corse, corse verso l'inizio della giungla che confinava, per quanto strano, con il deserto. Si allontanò prima che Joel potesse colpirlo, prima che quell'altro sfoderasse la spada e lo costringesse a combattere.

Si rifugiò in una vecchia torre ormai coperta di edere e piante infestanti.

Si nascose nel punto più in ombra, stringendo entrambe le mani sull'elsa della spada di pietra.

E pregò Notch che quei due non lo trovassero. Joel e l'uomo entrarono nella torre e nonostante gli passarono di fronte due volte non notarono quello spaurito ragazzo che tremante rimaneva accucciato contro la viscida parete di fredda pietra muschiosa.

I due uscirono dalla torre dopo averla perlustrata in ogni angolo, tranne quello dove si trovava il giovane Steve.
Notch aveva esaudito le sue preghiere, eppure se lo ascoltava perché non gli spiegava il perché di quel destino?


Il giovane ragazzo non sapeva certo che neanche il potente Notch poteva nulla per cambiare il suo destino. Mentre un essere mille volte più potente se pur confinato in una dimensione al Limite del creato tesseva il destino del ragazzo dagli occhi di Ender.

***

Il giovane Steve passò un giorno e una notte in quella torre sopravvivendo, grazie alla foresta che lo circondava e al riparo che aveva trovato.

Sorrise, il ragazzo pensando che se fosse rimasto nella giungla forse nessuno lo avrebbe mai più minacciato.
La notte giunse presto, ma Steve era tranquillo i mostri per lui non erano un problema... le persone lo erano.
Accese un piccolo e fioco fuocherello per riscaldarsi e per tenere lontane le belve selvatiche.
E lentamente si addormentò nascosto in quell'angolo muschioso che era stato reso più confortevole da un cumulo di foglie coperte da una coperta di lana rossa.

"Sentiva un rumore, lento e costante, un gocciolio.

Le mura fredde e grigie della sua cella erano umide di condensa.

Le catene strette attorno ai suoi polsi erano vecchie e rugginose e sferragliavano ad ogni suo tentativo di muoversi.

Si sentiva strano... in mancanza di termini migliori, aveva la vista sfocata e non riusciva a muoversi correttamente... l'avevano forse drogato?

Oltre al gocciolio sentiva, anche, dei passi pesanti metallici come quelli delle sentinelle d'argento del castello.
Il forte bagliore di una torcia lo accecò tanto i suoi occhi si erano abituati al buio totale.

Due uomini protetti da pesanti armature di ferro lucido e scintillante come argento giunsero di fronte alla sua cella. Lo guardavano con occhi pieni d'odio.

Un terzo uomo arrivò con un passo più felpato rispetto alle sentinelle d'argento.

Indossava una lunga tunica viola, con gli orli delle maniche bordati di oro e intricate decorazioni dello stesso metallo percorrevano le intere maniche.

Anche i suoi occhi erano pieni d'odio

<< Finalmente ti abbiamo preso, maledetto demonio >> sibilò << Presto verrai purificato nella luce del grande Notch. E il tuo immondo spirito tornerà a marcire nel Nether >> terminò. Mentre agitava un qualcosa, un liquido argenteo bagnò le sbarre di ferro scuro e qualche goccia di quella sostanza gli arrivarono addosso.

Bruciavano come acido, si lamentò con un sibilo. Mentre quel liquido gli bruciava la pelle colando verso il pavimento di roccia.

<< Essere immondo e infernale accetta la tua punizione >> cominciò il sacerdote continuando ad agitare quella boccetta di vetro << Accetta la purificatrice luce di Notch e ogni tuo peccato sarà perdonato. >>
Le sentinelle d'argento aprirono la cella e lo tirarono giù dalla parete senza delicatezza.

Cadde in ginocchio, mentre quel sacerdote si avvicinava con quella boccetta piena per metà di quel acido argenteo.

<< Accetta la luce di Notch, che ci è stata affidata dalle sue valchirie. E permettigli di bruciare ogni tuo peccato >> disse.

E quell'acido venne versato sul suo collo, su due tagli che gli erano stati causati da quelle sentinelle.
E lui gridò, un tono che parve bestiale agli uomini che lo odiavano
"

Si svegliò gridando, mentre ricordava. E automaticamente la sua mano andò a sfiorare le cicatrici lasciate da quei tagli e da quell'acido argenteo.

Era ancora fiducioso verso gli altri, prima di quello che gli era successo quel giorno.

La "Luce purificatrice di Notch" la chiamavano, Steve l'avrebbe volentieri rinominata.

Sperò che nessuno avesse udito le sue grida, che nessuno venisse lì distruggendo la sua pace.

L'odore della cenere saturava l'aria così come quello del muschio e quello del sottobosco.

Sentì il gemito basso di uno zombie che bruciava al sole, ma finché non erano dentro la torre non si preoccupava.

Prese la sua spada e un'ascia di pietra che aveva creato recentemente e uscì dalla torre con passo felpato e controllando ogni angolo della zona per assicurasi che non ci fosse qualcuno.

Fatto questo si avventurò un po' nella giungla raccogliendo qualche unità di legno, senza intaccare troppo l'ambiente... o qualcuno si sarebbe reso conto della sua presenza, e qualche fungo commestibile assieme ad un paio di bacche di cacao che aveva scoperto attirare facilmente i polli di passaggio (anche se ancora si chiedeva che ci facessero dei polli in una giungla).

Si ritirò nel suo rifugio e cominciò a intagliare una ciotola, da un blocco di legno, in cui preparare una buona zuppa di funghi... in modo da non dover mangiare solo funghi mal cucinati sulla fiamma.

Forse una fornace l'avrebbe aiutato... ma avrebbe fatto troppa luce e lui non voleva attirare l'attenzione.
Anche quella giornata si accontentò di un paio di funghi mal cucinati e che sapevano un tantino di muschio.



Povero ragazzo che aveva passato una vita di stenti e che continuava a farlo, preferendo la solitudine agli altri che l'avrebbero solo ferito.




E un'altro giorno  passò così fra i sussurri del vento e il gocciolio costante delle pareti umide che gli ricordavano quella maledetta cella.

Si addormentò senza volerlo, quando ciò che voleva fare era rimanere sveglio a osservare quei due globi bianchi che aveva visto nel buio.

" Lo avevano trascinato da qualche parte.

Quelle morse gli stringevano ancora i polsi tagliandogli la pelle e lasciando profondi solchi da cui il sangue continuava a colare senza che qualcuno si degnasse di aiutarlo.

Qualcuno lo afferrò per i capelli, tirandogli la testa all'indietro in modo che lo guardasse.

Era un'altra sentinella d'argento, aveva i capelli rossi e gli occhi verdi,una lunga cicatrice gli sfigurava il viso. E anche lui lo guardava con odio.

<< Meriti ogni secondo di ciò che ti capiterà, mostro! >> ringhiò la sentinella.

<< Hai distrutto le nostre vite e ora noi tormenteremo la tua >> finì, lasciandolo andare.

Un altra sentinella, col volto coperto dall'elmo, si avvicinò.

E poi gli sferrò un calcio contro il fianco, facendolo finire contro il pavimento di roccia.

Lo stivale di metallo che causò, col suo peso, un ulteriore dolore. E poi anche l'altra sentinella cominciò a colpirlo.

Gridava, anche se ancora non supplicava pietà e loro ridevano.

<< Dov'è il tuo immenso potere, ora? >> chiese sarcastica una delle sentinelle, che continuava a prenderlo a calci.

<< Ci hai fatto passare un inferno, maledetto demone. E ora la pagherai! >> gridò l'altro, sicuro.

<< Sei un mostro. Dovrebbero permetterci di torturarti sul serio. >> disse la sentinella con l'elmo.

Un altro entrò nella sala di pietra, il sacerdote. Le sentinelle si fermarono e il sacerdote si avvicinò con un brutto ghigno crudele sul viso.

Ma non lo degnò di uno sguardo e guardò invece le due sentinelle.

<< Vi è stato concesso di portare l'espiazione a quest'essere infernale con qualunque mezzo. >> riferì consegnando loro una pergamena.

Perse i sensi per il dolore che lo rendeva cieco e sordo a qualunque altra cosa che non fosse la sua presenza.
E quando riprese i sensi era nuovamente nella sua cella e la sentinella senza elmo era di fronte a lui, gli occhi colmi di odio e un pugnale di ferro in mano.

<< E' il momento di cominciare a scontare la tua pena, essere infernale >>
"

I suoi occhi violetti si aprirono di scatto, impedendogli, fortunatamente, di continuare a rivivere quel ricordo.
E poi sentì delle voci, si affrettò a spegnere le ultime lingue di fuoco che ancora bruciavano e tirò via la coperta dal cumulo di foglie rimettendola nello zaino... Pronto ad andarsene.

E quando quei tipi entrarono, Steve era già sparito. Nascosto nella fitta rete di rami e rampicanti.
Non l'avrebbero preso, non avrebbe sopportato altre torture. Nessuno l'avrebbe trovato, nessuno.



Ora miei cari amici, già sapete che così non andò o io non avrei certo potuto narrarvi questa triste storia. Quindi se volete continuate ad ascoltare... questa storia è solo all'inizio






Note dell'Autore

Salve a voi, Fandom di Minecraft!

Spero che questa storia vi piaccia e voglio specificare che nonostante tenterò di mantenermi il più possibile nel mondo di MC, questa versione sarà più gotica e dark del mondo che conosciamo.

Spero che vi piaccia (Di nuovo)

-Anthony Edward Stark
   
 
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