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Autore: Tony Stark    26/09/2015    3 recensioni
Preferiva la solitudine agli altri.
E tutto per una leggenda che lui nemmeno conosceva e che gli aveva distrutto la vita e continuava a farlo
Genere: Angst, Avventura, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Herobrine, Notch, Steve
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota di pre-capitolo: ringrazio Thanos 05 per aver recensito il precedente capitolo di Un-justified Hate e una mia carissima amica per avermi convinto a pubblicarla.


Un-justified Hate

Capitolo 1: First blood on sword
 
Rimase in silenzio, rimanendo in ascolto.
 
Loro non l'avrebbero trovato, ma per esserne certo, doveva stare attento.
 
Erano armati, aveva visto le loro spade di ferro. Lo stavano cercando, glielo aveva sentito mormorare.
 
Eppure non erano silenziosi, loro, i suoi cacciatori.
 
Steve era immobile, nascosto fra i fitti rami dell'ampia fronda di un grande albero della giungla. E ascoltava. Anche se voleva solo correre lontano, ma se l'avesse fatto l'avrebbero sentito se non visto. E lui non voleva che lo inseguissero, lui non voleva che lo catturassero, che lo trattassero nuovamente come un mostro.
 
Poi vide un altro unirsi a quei due e quell'altro si voltò verso il punto in cui si trovava, Steve s'immobilizzò quasi trattenne il respiro pur di non fare rumore.
 
 
 
 
Ma purtroppo per il giovane Steve quell'uomo aveva la vista più acuta di quella di un Moa dell'Aether. Era stato benedetto dallo stesso Notch con quel dono, amici miei.
 
 
 
 
Un sibilo e una freccia dalla punta di pietra si piantò nel tronco a pochi centimetri dal viso di Steve che spalancò gli occhi mentre indietreggiava di scatto, inciampando su una radice sporgente.
 
Per fortuna lo strato di muschio che copriva interamente il terreno attutì sia la sua caduta che il rumore provocato da essa, ma nonostante ciò quel leggerissimo tonfo fu udito dall'arciere.
 
Che immediatamente avvisò gli altri due.
 
Steve cominciò a indietreggiare mentre cercava di alzarsi. "No... No... No....!" era questo che si ripeteva nella sua mente in preda al panico, mentre tentava di scappare.
 
Quando sentì il sibilo di un’altra freccia, stavolta arrivò quasi a colpirlo ad una spalla. Ma il colpo era volutamente mirato più in alto, l'arciere stava "giocando" con lui.
 
<< Così il grande demone sta strisciando adesso? >> Sibilò ridacchiando l'arciere mentre incoccava un'altra freccia << Il grande mostro del Nether, colui che ha per tre volte sfidato il Creatore e che per ben tre volte è stato sconfitto... Ora striscia ai miei piedi. >> continuò mentre il suo tono sfumava in un ringhio.
 
Un'altra freccia, stavolta quasi lo colpisce al collo.
 
<< Stavolta non sarà un avvertimento, mostro >> ringhiò, mentre incoccava un'altra freccia, una freccia dal corpo e dalla piuma nera, la punta di ferro da cui gocciolava un qualcosa di argentato.
 
E Steve avrebbe riconosciuto quell'acido argenteo ovunque.
 
La "Luce purificatrice di Notch".
 
Volevano usarla di nuovo su di lui, no... Non stavolta!
 
Stavolta non sarebbe stato la preda che non combatteva il cacciatore. Non stavolta.
 
E la rabbia cominciò a bruciare nei suoi occhi viola, mentre si rimetteva in piedi fissando l'arciere negli occhi.
 
 
 
 
 
E sapete amici miei cosa fece l'arciere?
 
 
 
L'arciere indietreggiò spaventato, quasi terrorizzato. Quello sguardo, quel modo di avanzare verso di lui, l'aveva già visto... Quando il demone aveva raso al suolo il suo villaggio.
 
I due che lo seguivano si misero fra lui e il demone, perché erano convinti di poterlo fermare. E l'arciere pregò Notch affinché li proteggesse.
 
Il primo dei due avanzò verso il demone, la spada che tremava come la sua presa instabile... Era spaventato, ma stava sfidando la sua paura più grande.
 
"Idiota" pensò l'arciere anche se era ancora spaventato per la sua vita.
 
Tentò di colpire il demone, ma quello evitò il fendente e gli strappò la spada di mano.
 
A separare il demone e il cacciatore c'erano solo un paio di centimetri ora, ma l'uomo non aveva più la spada.
 
Un colpo con l'elsa dell'arma allo stomaco e il cacciatore si piegò in due dal dolore, ma il demone non aveva ancora finito. E prima che il cacciatore potesse reagire la lama lucente della spada gli era stata affondata nel collo trapassandolo da parte a parte.
 
 
 
Vi chiederete perché il giovane Steve aveva appena ucciso un uomo quando non era mai stato in grado di farlo, poiché il suo cuore puro glielo impediva. Il fatto è,amici miei, che la rabbia può accecare chiunque e spingerlo a compiere gli atti più atroci esattamente come il demone per cui il giovane minatore veniva spesso scambiato.
 
 
 
 
 
La lama scintillava di rosso, ma a Steve al momento non sembrava importare era accecato dalla rabbia, da una densa nebbia che gli annebbiava la vista e che lo rendeva incapace di rendersi conto di quello che aveva fatto.
 
L'altro cacciatore sembrava prossimo a fuggire, a voltarsi e correre. Lasciandosi il mostro e l'arciere alle spalle.
 
E la paura lo paralizzò quando il demone si voltò verso di lui, tirando via la spada dal collo del cadavere e sollevandola.
 
L'aria venne tagliata dalla lama affilata. Il sangue schizzò contro Steve, mentre l'altro cacciatore si accasciava al suolo senza testa.
 
E l'arciere cadde in ginocchio nel terreno muschioso e abbassò la testa.
 
<< Ti supplico non uccidermi >> supplicò con voce tremante e spezzata, che era appena un sussurro.
 
E la nebbia che copriva gli occhi di Steve si diradò, la rabbia che sfumava e svaniva. E Steve che si rendeva conto di ciò che aveva fatto.
 
La spada che gli cadeva di mano piantandosi nel terreno muschioso.
 
"Per Notch, cos'ho fatto?!" pensò sconvolto senza che quel pensiero ricevesse mai voce.
 
L'arciere alzò lo sguardo, i suoi occhi verdi erano pieni di paura.
 
<< Ti supplico lasciami andare >> supplicò nuovamente con voce poco più ferma di prima ma pur sempre simile a un sussurro.
 
<< Vai >> disse Steve, col tono più fermo che possedeva e che era poco più di un mormorio << E non voltarti indietro >> finì.
 
E l'arciere corse, lasciandosi l'arco e la freccia nera alle spalle, così come quello che credeva il demone.
 
 
 
 
 
 
Il giovane Steven era ancora scioccato da ciò che aveva fatto, aveva ucciso due persone. Adesso si sentiva davvero il mostro che gli altri vedevano in lui.
 
 
 
 
 
E mentre Steve rimase immobile, sconvolto quasi non volesse accettare ciò che aveva fatto. Cominciò a piovere, una leggera pioggerellina fredda che però col passare dei minuti divenne sempre più fitta e forte. Col vento che smuoveva le foglie e trasportava l'acqua con forza.
 
L'acqua scivolava sulle ampie foglie cerate degli alberi e scorreva sul morbido muschio, lavando via terriccio e sangue.
 
 
E il giovane Steve era ancora lì, fermo, mentre l'acqua gli inzuppava i vestiti e nascondeva le lacrime che cadevano dai suoi occhi viola lucidi.
 
Le sue emozioni si leggevano con una facilità disarmante.
 
E qualcuno con una tale tristezza e un tale senso di colpa negli occhi non era mai stato visto fra gli uomini (soprattutto dopo aver ucciso qualcuno per legittima difesa) figuriamoci fra i demoni.
 
Molti potevano aver scambiato quel giovane ragazzo per il demone, ma Steven era tutto fuorché questo.
 
Era una delle poche creazioni di Notch, la cui anima non era mai stata contaminata dal male e che era rimasta pura anche dopo le sevizie che aveva subito.
 
   
 
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