Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
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Autore: dispatia    25/09/2015    7 recensioni
[Het, shonen-ai e shoujo-ai | Carte numero umanizzate | Possibile trasformazione di coppie "het" in "shonen-ai" o "shoujo-ai" e viceversa| Fanfiction dedicata a Marins5 per il suo compleanno ]
Avete voglia di shipping improbabili?
Di quelle che ti fanno dire: "Oh, andiamo, è IMPOSSIBILE!"
Perfetto!
Eccovi una "piccola" (10 capitoli di puro delirio in cui potete ammirare la mia immensa follia) raccolta di oneshot (E possibile drabble) sulle coppie di Zexal strane, mai considerate o che proprio non hanno ragione di esistere.
Siete pronti?
I personaggi di Zexal decisamente no...
01: ReserveShipping
02: AloneShipping
03: GuardianangelShipping
04: CatrapShipping
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Gender Bender, Triangolo
Capitoli:
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II
AloneShipping


 


|| Fuuya ha un anno più di Haruka. Haruka all'inizio della storia ha sette anni.

 

Kite guardò ancora una volta la sorellina, intenta ad allacciarsi le scarpe dai lacci decisamente troppo lunghi che la facevano puntualmente inciampare, con sguardo rassegnato.

Era cresciuta, non c'era dubbio.

Non era più la bambina che aveva protetto da tutto e tutti, persino da suo padre, ma bensì una ragazzina pronta a rifarsi... O forse a farsi una vita.

«Come sto?»

Kite sobbalzò. Perso nei suoi pensieri, non si era reso conto che la bambina era in piedi e già con lo zaino in spalla, pronta ad andare.

Era davvero carina, con la divisa azzurra, i capelli azzurri legati in una coda alta fermata da un fiocco e gli occhi ambrati scintillanti.

Sembrava quasi una bambina normale, constatò il maggiore lasciandosi sfuggire un sorriso.

«Sei davvero carina, Haruka» Le rispose, prendendola in braccio e chiamando Orbital per andare.

La bambina gli sorrise di rimando, stringendosi a lui e chiudendo gli occhi.

Era stato difficile strappare a Faker la concessione di mandarla a scuola – era persino indietro di due anni, come aveva ovviamente sottolineato lo scenziato – ma alla fine il sorriso della sorellina lo ripagava il biondo di tutti gli sforzi.

Atterrarono davanti alla scuola, sotto gli sguardi impauriti, curiosi e stupiti dei ragazzi – e dei loro rispettivi genitori – lì presenti.

«Ti acccompagno dentro...» Iniziò Kite, prima di venire interrotto da Haruka che – mettendosi sulle punte – gli posava l'indice sulle labbra e scuoteva la testolina azzurra.

«No, no! Voglio essere solo io!» «Ma...» «Per favore fratellone...»

Quando Haruka faceva quella faccia e quella voce da cucciolo era impossibile per Kite resisterle.

Sospirando, il ragazzo si arrese e si sedette sul muretto che circondava la scuola.

 

Nel frattempo Haruka camminava un po' per il cortile, in mezzo al caos assoluto dei genitori che arrivavano, facevano raccomandazioni ai piccoli figli, camminavano nervosi oppure fumavano facendo tossire rumorosamente Haruka e molti altri bambini con lei.

Non guardava dove andava, come al solito. Le capitava spesso, visto che era molto distratta e sbadata, forse anche a causa della sua strana malattia.

«Ahi!» Si lamentò debolmente, alzando la testa verso lo sconosciuto contro cui aveva sbattuto. Era un ragazzo, dai capelli azzurro chiaro e gli occhi verde bottiglia, che subito scattò in piedi e le porse la mano «Scusa!»

La sua voce era cristallina, infantile, nonostante l'atto che aveva appena compiuto avesse un che di fin troppo adulto. La ragazzina sorrise, accettando l'aiuto del ragazzo e alzandosi in piedi.

«Ma... Fai la prima?» Le chiese il ragazzo, stupito. In effetti Haruka era più alta delle primine normali, e anche i tratti avevano qualcosa di più maturo. «Sì» Annuì lei «Sono in ritardo di due anni» Aggiunse, notando la confusione dell'altro. «Ahh, ora capisco! Io mi chiamo Fuuya e tu?» «Haruka!» Si sorrisero, prima che la campanella suonasse segnando l'entrata in classe dei ragazzi.

«Che sezione sei?» «B, tu?» «Anch'io! Senti, ma secondo te ci saranno gli armadietti?» «Certo che no! Siamo ancora piccoli!» «Uffa, io volevo gli armadietti!» «Alle medie scometto che ci sono!» «Ma manca così tanto...» «Dai dai!»

In mezzo a questa chiacchiere i bambini si avviarono verso la classe, entrarono ordinatamente posando le cartelle e si sedettero ai loro posti.

«Buongiorno bambini!» Esclamarono le maestre, vestite in modo strano e buffo. «Noi siamo le vostre maestre, e vi accompagneremo per i prossimi sei* anni!» I bambini salutarono, ancora un po' impacciati e confusi. Qualcuno piangeva, chiedendo di rivedere i suoi genitori.

Era normale.

Haruka, seduta accanto a Fuuya, seguiva attentamente i gesti e i movimenti degli insegnanti, cercando di capire tutto, mentre il ragazzo la guardava di sottecchi.

Tra loro due c'era già una grande amicizia.

Magari un giorno sarebbe nato qualcosa.

 

Cinque anni dopo

 

Haruka camminava sola per il cortile, la divisa azzurra dalla lunga gonna che le batteva le cosce magre.

Era arrabbiata.

Era arrabbiata con Fuuya, per la prima volta dopo anni.

Si era comportato male senza motivo, e aveva picchiato un ragazzino di seconda solamente perché la fissava.

Haruka non capiva perché. Insomma, la sua gelosia era eccessiva.

Inoltre non era la prima volta che rispondeva male a qualcuno che ci provava – sì, lei lo capiva benissimo che ci provavano, ma faceva la finta tonta per cercare di non ferirli – ma era la prima che arrivava alle mani.

Si sedette sul muretto, aggiustandosi la gonna. Erano in autunno, e cominciava a far freddo.

Sentì dei passi poco lontano da lei, ma non si mosse, pur sapendo benissimo chi era.

«Scusa» Cominciò Fuuya sedendosi accanto a lei. La guardò per un po', ma lei rimase gelida e silenziosa. «Mi sono comportato male, è vero» Aggiunse, cercando in lei una qualunque reazione. Il suo cuore pareva piombo, mentre si rendeva conto che con quel comportamento la stava allontando la lui.

Non era mai rimasta in silenzio alle sue scuse, lo aveva sempre perdonato. Ma ora aveva la netta percezione di aver sorpassato il limite.

«Alla fine non si è rotto il naso»

Ancora nessuna reazione. La ragazza pareva una statua di sale, altera e... Bellissima.

«Però è tornato a casa»

Silenzio.

«Perché non mi rispondi?» «Cosa ti dovrei rispondere Okudaira?»

La sua risposta, così fredda e formale, lo paralizzò sul posto, mentre una bruttissima sensazione prendeva il controllo del suo corpo.

Paura.

«Ti ho chiesto scusa» «Hai comunque ferito un ragazz per una sciocchezza. Un ragazzo più piccolo di te, aggiungo. Sei pessimo»

Il ragazzo ebbe l'ennesima, lancinante, fitta al cuore.

Si alzò lentamente, sentendo le gambe e il cervello di piombo.

Stava per mettersi a piangere davanti a lei, e si sentiva stupido e debole per questo.

«Perché? Perché ti comporti così?»

La voce della ragazza lo riscosse.

Fuuya la guardò, guardò quel fisico androgino e ai suoi occhi perfetto, quegli occhi ambrati, la pelle bianca come porcellana e i capelli azzurri che le ricadevano mordibidi sulle spalle.

La guardò, e decise che o andava o la spaccava.

«Perché ti amo»

 

Sei anni dopo

 

«Sono andate in discoteca... Oh, hai le prove... Capisco... Va bene Fu. Ci vediamo domani sera. Non ti preoccupare. Ciao»

Haruka agganciò il telefono, amareggiata.

Solo per quella sera lei era completamente libera e proprio quella sera Fuuya aveva le prove. Il destino pareva proprio avercela con lei.

Si guardò allo specchio. Non si era neanche preparata, perché in fondo un po' si aspettava una cosa del genere.

Sospirando, si mise il pigiama rosso e rosa e si legò i capelli azzurri – che adesso presentavano un ciuffo rosso vivo – in una coda bassae morbida.

Da quando Fuuya era diventato un attore di successo vederlo era quasi impossibile per lei, soprattutto perché aveva cominciato l'università ed era spesso fuori casa. Oltre a questo, Kite non vedeva di buon occhio le sue uscite con Fuuya, e se tornava troppo tardi partiva la Santa Inquisizione con domande irritanti e pressanti. "«Cosa avete fatto?» «Hai mangiato?» «Stai bene?»" e l'immancabile "«La prossima volta che torni così tardi...»".

La diciannovenne si sedette sul letto, sbadigliando.

Non era tardi, non aveva sonno, e aveva voglia di rivedere Fuuya. Erano quasi tre mesi che non si vedevano, e cominciava a sentire quasi una specie di struggente nostalgia dei suoi baci, dei suoi sorrisi e delle sue battutini alla cavolo che la facevano ridere più che altro per la risata meravigliosa che le seguiva.

Si mordicciò il labbro inferiore, guardando la catasta di libri che avrebbe dovuto studiare. Lo aveva promesso a se stessa che se Fuuya non ci fosse stato avrebbe studiato, ma ora le pareva quanto mai difficile.

Guardò il numero del ragazzo sul telefono, e nel bel mezzo della contemplazione al suo viso angelico che le appariva sulla schermata della chat il telefono squillò.

Era lui.

«Fuuya! Ma non avevi le prove?» «Sono sotto casa tua. Su, fa in fretta, loro non sanno che sono qui» «Ma ti è dato di volta il cervello?»Si affacciò alla finestra, stupita, felice ma anche un po' contrariata a quella decisione così improvvisa.

«Dai su... Ti porto via con me, in questa notte fantastica...» Canticchiò, prima di mettere giù.

Haruka si vestì in fretta e furia, sorridendo mentre la canzone di Jovanotti le riempiva la mente.

«Una cascata di passi che fanno brivare, la spina dorsale...» Cantò, volando quasi letteralmente giù dalle scale della Heartland Tower.

La voce di Fuuya cantava da fuori, e da davanti alla porta lui le porse la mano sorridendo.

Era ancora vestito con gli oggetti di scena, tanto che Haruka scoppiò a ridere.

«Non c'è più niente da perdere...» «Ti porto via con me!»

Fuuya le afferrò la mano, trascinandola per le strade di Heartland. Di notte la città era un vero spettacolo, e i due se la volevano godere tutta.

Assieme.

 

*Gli anni di scuola elementare giapponesi sono sei.


-Angolino degli scleri dell'autrice (Che sta per essere mangiata viva dai suoi funz evabbé)-

Ehi ehi ehi, popolo! Come vi butta? :D
...
...
Sì, non ho riletto sta roba.
E sì, ho detto che non avrei più aggiornato nulla fino a Natale.
Vi do il permesso di lasciare una critica in cui insultate anche il trisnonno del mio cane.
Anch'io vi amo.
Già già.
Che altro dire?
Ah sì. Nella storia potrebbero esserci songfic, e devo aggiungere l'avvertimento AU.
E per quest'ultima cosa dovete essere spaventati.
A prestoh.
(Ah, e perdonatemi "Ti porto via con me" di Jovanotti. Davvero, amo troppo quella canzone. Amen.)
Stella

   
 
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