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Autore: cuffiette    25/09/2015    3 recensioni
Irene ha sedici anni, il sorriso sempre sulle labbra e un caratterino tutto pepe. Ma Irene ha anche un “F.R.P.” (fratello rompi palle ) e due amiche completamente folli, ha uno spiccato senso dell’umorismo e tanta voglia di vivere.
Tra i banchi di scuola, nei corridoi di un vecchio palazzo e per le vie di Firenze, Irene cerca di venire a capo di una storia destinata a non durare, di una storia destinata a non incominciare per niente: quella con il migliore amico di suo fratello
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 9: “Turisti per caso” … Un corno!

 

-Andiamo in autobus!-

Dal suo tono sembra quasi scocciato, come se non volesse avermi intorno, come se questa situazione gli sia scomoda. Pazzesco. Neanche un’ora fa stava elemosinando la mia compagnia e ora mi snobba anche.

Lo seguo per puro spirito di compassione fino alla fermata dell’autobus, senza degnarlo di un’ulteriore sguardo o di un’ulteriore parola. Sono oltraggiata e stanca del suo atteggiamento altalenante, dei suoi continui cambi d’umore.

-A piedi ci vogliono solo una ventina di minuti…-,butto li alla fine, dopo diversi minuti, giusto per dire qualcosa e per rompere questo stupido silenzio.

-Si ma non abbiamo tutto questo tempo da sprecare mi pare. La “turista per caso” la farai un’altra volta-, dice allungando il passo. 

Dio che odio.

-Se ti do così fastidio posso anche tornarmene a casa-, sputo fuori velenosa più che mai. E che cazzo! Giuro che se non cambia atteggiamento lo mollo qui su due piedi.

Rallenta impercettibilmente, così che io possa quantomeno raggiungerlo e camminargli accanto. Voglio dire, sono alta, le mie gambe sono lunghe… quindi l’unico motivo per cui non riesco a stargli dietro è che lui non vuoi avermi intorno. 

Sto per sbottare indignata da tanto menefreghismo quando la sua voce mi precede.

-Perchè ci stai aiutando …crocerossina ?-, ghigna il signorino.

Io sospiro, ma non mi lascio di certo prendere in giro da questo bamboccio.

-Perché ho un debole per le cause perse?-,azzardo retoricamente, osservando di sottecchi la sua espressione compiaciuta; che voglia ho di levargli quell’espressione soddisfatta dalla faccia!

Lui sorride ma scuote la testa.-Ritenta, sarai più fortunata!-

E questa poi! Cosa vorrebbe insinuare il signorino? Giuro che anche se l’autobus arriva appena in tempo per fermare la mia lingua tagliente, io non dimentico; salgo gli scalini e non posso fare a meno di stringermi maggiormente nel mio cappottino. Il vestito che indosso non è certo l’ideale per salire su un’autobus alle sei di sera e con il buio che inizia a scendere.

La sfortuna mi perseguita… è sempre una mia fida alleata, perché noto con dispiacere che i posti a sedere sono tutti pieni, quindi mi ritrovo costretta a ricavarmi uno spazietto vicino alla porta, cercando di nascondermi da sguardi indiscreti e poco desiderati. 

Un vecchietto malandato poco distante dalla terza fila di sedili, mi guarda con insistenza; una signora sulla trentina di indubbie origini continua a squadrarmi da capo a piedi…. che ansia!

Come notando la mia inquietudine, Giorgio si sistema dietro di me e mi cinge i fianchi in modo protettivo. Non possessivo o bramoso,… solo …protettivo. Lo so che sono una sciocca ragazzina romantica, ma sorrido per questo gesto inaspettato, e mi lascio stringere dolcemente dalle sua braccia appena poggiate su di me.

Sentendomi più rilassata anche grazie alla sua vicinanza, dedico tutta la mia attenzione al paesaggio che scorre fuori dal finestrino; il lungomare di notte è qualcosa di indescrivibile, con il tepore dei lampioni che a tratti si frastagliano sull’acqua e il via vai dei pendolari. Più e più volte mi sono ritrovata a pensare che se non fossi nata in una città come Firenze magari non sarei mai riuscita a capire la bellezza di città d’arte come questa. Milano, Roma, Torino, Pisa… me le sono viste tutte. Dalla prima all’ultima. 

Siamo quasi arrivati a destinazione, quando mi riscuoto dai miei pensieri e mi muovo appena, finendo inavvertitamente per sfiorare il petto di Giorgio. Lui si lascia scappare un sorrisetto furbo che non è affatto sfuggito al mio sguardo, ma si riprende subito, e approfittando della breve sosta del bus, si sporge sulla mia spalla,-Certo che potevi anche cambiarti…-,sussurra.

Arrossisco immediatamente a queste parole, ma lo liquido con una scrollata di spalle, per poi tornare a guardare fuori dal finestrino.

Le mie guance sono ancora rosse per l’imbarazzo, ma cerco di darmi un contegno e di imporre al mio cuore di smettere di battere in questo modo osceno e imbarazzante. 

Giorgio non è uno sciocco, sa benissimo che il mio vestitino corto e le mie gambe lasciate scoperte sono per far colpo su di lui, ma non lo ammetterò mai, neanche sotto tortura, men che meno a lui.

 

Scendiamo una manciata di minuti più tardi, davanti alla Piazza di Santo Stefano, da quell’obbrobrio su quattro ruote, e mi rendo conto di una spiacevole quanto ovvia realtà: è buio. Buio pesto. Merda. Come le facciamo ora le foto? 

-Tira fuori la lista …Avanti!-, sospiro nella sua direzione.

Abbiamo stilato una lista dei punti del ponte più significativi e che più lo caratterizzano, in modo che per Giorgio fosse più semplice scrivere la sua parte. Oddio… Dire “abbiamo” mi sembra poco corretto, credo che l’espressione più azzeccata e veritiera sia “ho” stilato una lista, ma vabè!

-Io direi di iniziare dagli Archi Ribassati… Solo che come li fotografiamo? Serve un’idea figa…-,mormora Giorgio.

Non possiamo semplicemente fotografarli da lontano, perché altrimenti basterebbe prendere una qualsiasi immagine da internet…. Dobbiamo dargli uno spessore, dobbiamo dimostrare di averci messo passione e interesse. 

Cerco di spremermi le meningi alla ricerca di un’idea figa, ignorando il mio accompagnatore, che sta cercando in tutti i modi di distrarmi e di farmi perdere il punto della situazione.

-Ho fame!-,si lamenta.

-Giorgio, è tardi-

-Si.. ma io ho fame!-

Devo.Restare.Calma.

Se non consegnano in tempo la tesina infondo a me cosa me ne frega? Sbuffo. Certo che mi frega.

-Fotografiamoli con la GoPro!-, esclama improvvisamente lui, tutto soddisfatto,- Compriamo un bastone per i selfie da uno dei venditori ambulanti e il gioco è fatto!-

Spalanco gli occhi sbalordita. L’idea non è male, ma non gli darò troppa soddisfazione, quindi mi limito ad annuire mostrando poca convinzione.

 

Via “Por Santa Maria” è sempre piena di questi venditori da strada, e non è difficile per noi trovarne uno da cui acquistare ciò che ci serve, così Giorgio tira fuori la sua GoPro e ci avviamo per il ponte. Inutile negare l’indubbia quantità di coppette che stanno passeggiando tra i negozi, visto che questo posto è rinomato per il suo splendore e per la sua aurea romantica, ma cerco di non fare troppo caso a ciò che mi circonda, anche se incomincio a pensare quanto l’idea di venire qui insieme a lui sia stata una cazzata enorme.

-Direi che qui può andare bene…-, esclama rivolgendosi più a se stesso che a me.

Neanche lo osservo mentre tira fuori il bastone per i selfie e con fare esperto posiziona la sua preziosissima macchina sopra l’apposito aggancio. Solo mentre lo vedo all’opera capisco quello che vuole fare e ne rimango piacevolmente sorpresa. Si è sporto dalla ringhiera, quella dei lucchetti si, e ha puntato la GoPro verso gli Archi Ribassati.

Osservando la foto scattata non posso fare a meno di ammettere che… si è stata un’idea geniale. Il tipico arrotondamento dell’immagine dato dalla GoPro fornisce una bella visuale dello stile degli archi e sembra esattamente quello che deve sembrare: una foto rustica, personale, fatta da un turista che cerca di immortalare un posto tanto bello attraverso i suoi tratti caratteristici. Non è normale vero, che io riesca a vedere tutte queste cose in una semplice foto?

-Wow… avevi ragione!-,riesco a dire osservando il suo scatto.

-Bravo!-,aggiungo colpita.

Lui ridacchia e si riprende la macchinetta senza troppi complimenti, -Accidenti così mi fai prendere un colpo… -, esclama portandosi una mano sul cuore in modo fin troppo teatrale,-Non è da Irene Barbieri fare questi complimenti-

Lo spintono scherzosamente e gli riservo una linguaccia.

-Ti ricordo che solo questa mattina mi hai dato dello stronzo!- puntualizza lui continuando a ridere.

-Si e tu mi hai dato dell’ingenua..-

-C’è una bella differenza tra stronzo e ingenua…-

Sbuffo, muovendo le braccia come a scacciare una mosca,- Una parola vale l’altra!-

Afferro la sua GoPro e camminando di spalle mi avvio dall’altra parte del ponte,- Allora? Quale è il prossimo punto?-

 

Nicole

 

-Brown! Santo cielo sta buono!-

Questi cagnolini oggi sembrano impazziti. La signora Stefania mi ha affidato quattro bestioline che non fanno che tirarmi da una parte all’altra del marciapiede. Ho provato perfino con i giardinetti in via Romana ma niente, basta un secondo di distrazione che questi battezzano ogni angolo di strada, ogni macchina… ogni persona. Si, è successo anche questo!

Nonostante le incombenze, passare del tempo insieme a loro mi piace, mi aiuta a tenermi impegnata e a guadagnare qualche spicciolo che fa sempre comodo al mio portafogli; e poi ho l’opportunità di pensare, di riflette e di valutare ogni cosa. Per esempio oggi nella mia testa c’è il biondino di sabato sera. Non ricordo esattamente il suo nome, ma sono abbastanza sicura del fatto che fosse assai appetibile.

-Oddio mi scusi!-,tuono in direzione di una povera vecchietta vittima dell’assalto dei miei amichetti. Tiro a me il guinzaglio di Pepe e lo accarezzo dolcemente mentre gli intimo di starsene fermo. Sono contraddittoria, lo so! 

Comunque, stavamo dicendo del biondino di sabato si.. o forse il biondino era di domenica sera… vabbè, ancora qualche passo e saremo davanti al Ponte Vecchio, il mio luogo preferito in assoluto di tutta Firenze. Da queste parti si respira amore e inoltre mia madre mi raccontò che incontrò mio padre per la prima volta proprio in una gioielleria del ponte.

Il mio vecchio al tempo era proprio un romanticone… 

Più mi avvicino alla statua di Cellini, più riesco ad immaginare i miei genitori proprio li davanti a scambiarsi le loro prime parole, tutti imbarazzati, proprio come quei due ragazzi stanno facendo ora…

Fermi tutti.

Ma io quei due li conosco.

 

Irene

 

E’ stato… piacevole. Si l’aggettivo che più racchiude l’oretta passata insieme a fare foto è piacevole. Non è stato brusco o antipatico, mi ha sorriso e abbiamo scherzato come non facevamo da qualche settimana a questa parte… Come non facevamo dal fattaccio a questa parte per essere precisi.

-Direi che ci siamo-,osservo compiaciuta.

Guardo le foto che abbiamo fatto, un po con la GoPro, un po con il cellulare e penso che si, possono bastare!

-Si …Andiamo! Anche se il lavoro non è finito qui lo sai vero ..?-, domando, ma noto piuttosto seccata che accanto a me non c’è più nessuno.

-Giorgio?-,chiamo spaesata, ma niente. 

Mi volto e lo becco accucciato vicino alla ringhiera, intento a sbirciare i lucchetti attaccati a Cellini, il grande “amico” di Andrea.

Mi avvicino con fare circospetto e a stento trattengo una risata.

-Cosa stai facendo?-, domando innocentemente. Lui scatta in piedi immediatamente come se fosse stato colto con le mani nella marmellata e sorride furbo.

-Un piccolo scherzetto per tuo fratello…-,ammicca nella direzione della sua opera d’arte.

Cercando con lo sguardo il punto da lui indicato non posso fare a meno di notare un foglietto con su scritto: “Andrea Barbieri ama questi lucchetti ”, attaccato saldamente a un pezzetto di ringhiera, con una foto di mio fratello accanto. Scoppio a ridere come una cretina osservando Giorgio che non contento dello scherzetto decide anche di fotografare il tutto.

-Questa foto va dritta dritta nella nostra relazione-,aggiunge ghignando.

-Sei un deficiente!-, dico fra una risata e l’altra,-A questo punto potevi mettere anche una foto di Sara…-

Mi è scappato.

Mi mordo la lingua così forte che da un momento all’altro potrebbe sanguinare…. Ma ormai mi è scappato.

Giorgio per una frazione di secondo perde il risolino compiaciuto e mi guarda.-Tranquilla… so già tutto!-,esclama semplicemente.

Sono sbigottita, anzi… sconcertata è il termine più appropriato. Sara a noi non ha detto nulla, e noi siamo le sue più care amiche. Come è possibile che mio fratello si sia lasciato sfuggire qualcosa con Giorgio?

-Come sarebbe? Andrea ti ha forse dett..-

-Ma va!!!-, mi interrompe subito,- Ti sembra il tipo? L’ho capito da solo…-, specifica soddisfatto. Ah ok, allora la cosa ha già più senso.

-Quindi voi non vi raccontate proprio tutto tutto…- continuo, cercando di guardarlo negli occhi; se abbassassi lo sguardo si renderebbe conto immediatamente del mio imbarazzo e io non voglio dargli alcun tipo di soddisfazione. Giorgio si alza dalla sua posizione e si pulisce i jeans, per poi incominciare a camminare tranquillamente, ovviamente senza aspettare. Sbuffo, ma lo raggiungo subito, sperando di non perdermi la sua espressione sicuramente derisoria.

-Vuoi sapere se gli ho detto del tuo bacio … O ti riferisci ad altro?-,mi chiede sogghignando. Dio, che odio!

-Bhè dicendogli del mio bacio avresti dovuto dirgli anche del tuo…-,lo prendo in contropiede, mordicchiandomi il labbro. Alza gli occhi blu verso di me e mi guarda divertito, come al solito del resto.

-Avrei dovuto?-

Distolgo lo sguardo immediatamente, riuscendo a pensare un’unica cosa: Sbruffone. Non gli do la soddisfazione di propinargli una risposta saccente, piuttosto continuo a camminare risoluta; questa volta sarò io a seminarlo.

-Hei!-,mi richiama lui poco dopo. Come volevasi dimostrare gli sono bastate de falcate per raggiungermi e per agguantarmi un braccio.

-Vieni qua dai, guarda che bello…-, sussurra indicandomi lo stesso ponte su cui stavamo passeggiando fino a poco fa…solo che visto da fuori e… Wow! L’unica cosa che riesco a pensare è …Wow! Rimango imbambolata a guardare il gioco di luci e colori che mi si parano davanti, che si riflettono sull’acqua e che riescono a catturare tutta la mia attenzione.

-Non fare l’acidella e avvicinati ..-, continua cercando di stringermi a se, passandomi un braccio intorno alle spalle. Si dimostra inutile il mio cervello che grida al mio cuore di non farsi prendere in giro e di non correre all’impazzata, si dimostra inutile la mia forza di volontà che cerca di tenermi lontana da lui… Tutto inutile! Basta che Giorgio protenda appena il suo corpo verso il mio, che mi faccio sopraffare dalle sensazioni e mi lascio andare. Allunga nuovamente il bastone per i selfie, comprato poco fa e …scatta. Una, due, tre foto. E io rido..  non sorrido… rido! Di gioia! Le facce buffe che fa, la sua mano che mi stringe a se e il suo corpo caldo mi riempiono di allegria e di felicità.

-Le voglio queste foto però .. ricordatelo!-,aggiungo cercando di strappargli una promessa.

Sono cosciente di avere due occhi che sbrilluccicano, di avere il cuore a mille e il fiato corto solo per il fatto di averlo così vicino a me, ma non posso farci niente se è in grado di farmi provare tutte queste emozioni.

Mi guarda per una frazione di secondo di troppo mentre agguanta una ciocca dei miei capelli sfuggita alla coda scomposta, per poi sistemarla dietro il mio orecchio. Riesco ad alzare il mento, e a guardare le pagliuzze dorate dei suoi occhi. Il sorriso spontaneo di poco fa è ancora il bella mostra sul suo viso, mentre il mio inizia a vacillare a causa di questa vicinanza improvvisa.

Se poggiasse una mano sul mio petto potrebbe sentire il battito del mio cuore accellerare in maniera spropositata, mentre noto il suo viso protendersi verso il mio: sono in apnea.

Voglio e non voglio sentire di nuovo quelle labbra calde sulle mie, voglio e non voglio perdermi di nuovo in quella marea di emozioni.

Voglio…Ma….Cos’è questo rumore? 

Alzo lo sguardo spaesata verso di lui, che mette una mano nella tasca dei jeans per tirarne fuori il cellulare.

-Chi è?-,chiedo a bruciapelo.

Lui ammutolisce, non risponde alla mia domanda, ma dalla sua espressione so già la risposta: Andrea.

-Andiamo a casa…-, ribatte semplicemente afferrando la mia mano. Ed è così che entriamo nell’autobus di poco prima… abbracciati.

 

 

 

Sara

 

Osservo il cellulare squillare e sbuffo. Rispondo o non rispondo? Le prove stanno per incominciare e la maestra detesta i ritardatari. 

Afferro l’apparecchio elettronico con stizza e mannaggia a me leggo il mittente: Nicole.

Premo sulla cornetta verde senza pensare realmente a quanto la mia amica sia logorroica.

“Pront..”

“Non immagini minimamente chi sta passeggiando davanti a me proprio in questo momento! E in atteggiamenti intimi!”

Ecco… lo sapevo che mi avrebbe trascinata in una delle sue conversazioni insensate.

“Certo che non lo immagino se tu non me lo dici…” ribatto.

“Daiiiii provaci almeno…Anzi no!”,continua senza neanche aspettare mezzo secondo “Te lo dico io perché davvero non resisto…”,pausa enfatizzante.

“Nicole!!”

“Irene e Giorgio! I.R.E.N.E e G.I.O.R.G.I.O. Capito?”,urla dall’altro capo della linea. Stacco il telefono del mio orecchio, giusto per evitare di rimetterci i timpani.

“Nicole … sono in ritardo …la lezione inizierà tra poco..”,provo a frenare la sua euforia.

“Sara questo non è il momento per fare sport! Questo è il momento per fare un’agguato in piena regola sotto casa sua! Andiamo!”

Quando inizia a parlare a raffica in questo modo vorrei schiaffeggiarla.

“Prendi il tuo sederino, il tuo borsone pieno di vestiti sporchi e ci vediamo sotto casa di Irene!”

“Si …così magari roviniamo il loro idillio. Nicole fatti gli affari tuoi, lasciali stare. E soprattutto non farti uscire una sola parola con Andrea… Chiaro?”

Silenzio.

“Chiaro?”

Ancora silenzio.

“Nicole?”

Risolino eccitato. “Si sono appena fatti una foto”

Basta è troppo.

“Ciao Nicole!”

Riaggancio spinta dall’urlo della maestra fuori dalla porta degli spogliatoi. Afferro le mie mezze punte rosa e raggiungo il resto delle mie compagne in sala prove.

 

 

 

Adoro come è venuto questo capitolo! Non sto scherzando!

Sono riuscita finalmente  dare il giusto spazio ai caratteri tutto pepe delle amiche della nostra Irene… e ne sono molto contenta! Anzi contentissima!

Per quanto riguarda la storia non ho molto da dire a essere onesta.. questo è stato più un capitolo di passaggio in cui i nostri protagonisti sono arrivati ad un nulla di fatto. Posso già anticiparvi che nel prossimo scopriremo qualcosina in più…ma per il resto, dovete solo avere pazienza!

Ringrazio chi spreca anche un solo minutino dei proprio tempo per lasciarmi una recensione, perché mi sono molto utili e mi fanno sempre scappare un sorriso.

Ah.. a discapito di ciò che ho detto nelle note finali dello scorso capitolo, per la sezione maschile dovrete aspettare il prossimo aggiornamento!

Baci zuccherosi

Cuffiette *.*

  
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