Inoichi passò molte ore studiando i rapporti sulle
condizioni di Naruto e sull’accaduto, per decidere il da farsi.
Le sue tecniche erano potenti, ma poco potevano
contro il
grande potere del demone. Aveva pertanto eliminato sin da subito l’idea
di
usare qualche tecnica direttamente su Naruto, in modo da indebolire il
demone.
Quando aveva raggiunto sua figlia a casa dell’Uzumaki gli si strinse il
cuore
nel vedere l’ex Hokage in quelle condizioni. Non sembrava più l’idiota
pasticcione di un tempo. Sì, quell’idiota che era ormai un EROE.
Però Ino e Sakura avevano escogitato qualcosa.
Avevano
scoperto che la tecnica che la volpe aveva usato per togliere la vista
a Sasuke
era un mero “specchio” che aveva ritorto contro la tecnica che cercava
di usare
lo stesso Uchiha. Inoltre credevano che facendo tornare Sasuke
all’interno di
Naruto, avrebbero potuto suscitare delle emozioni, in Naruto, che
avrebbero
potuto giocare a loro favore, il tutto mediante una tecnica segreta del
clan
Yamanaka.
In effetti, il demone è sempre stato legato alle
emozioni di
Naruto, approfittando in particolare della rabbia. La teoria era che
Naruto,
vedendo Sasuke, sia riuscito ad evitare il peggio, grazie ai sigilli di
contenimento che si erano aggiunti negli anni. Naruto ormai non era più
in sé,
quindi aveva una mente alienata, che saltava di ricordo in ricordo come
se il
tempo non scorresse linearmente per lui. Probabilmente, ipotizzò
Inoichi, vedendo
Sasuke, il biondo si è sentito ritrasportato nel passato.
I sigilli però non avrebbero tenuto per sempre
sotto
controllo il demone. Erano solo varie toppe in una barca che si prepara
comunque ad affondare.
E Shikamaru evidentemente aveva visto nel
possessore dello
Sharingan, un’ancora di salvezza.
Mentre il demone, vi aveva visto la minaccia.
Strano che il
demone temesse ancora lo Sharingan, dopo tutto.
Sospirò, mentre per il terzo giorno di fila
attendeva l’ok
degli Anbu di guardia per avvicinarsi a casa Uzumaki.
Fu Sasuke ad aprire la porta, quando lo Yamanaka
bussò.
Anche non vedendoci, aveva imparato a muoversi nel piccolo appartamento
come se
lo conoscesse da sempre.
Ino e Sakura, arrivate qualche minuto prima, erano
ordinatamente sedute su due sedie avvicinate al letto, dove
s’intravedeva la
zazzera bionda di Naruto, che era sdraiato in modo fin troppo composto.
«Condizioni stabili e
umore calmo» fu il freddo riassunto di Ino. «Entrambi.» aggiunse,
riferendosi
sia a me che a Naruto. In realtà, da quella mezza dichiarazione non
avevo
parlato molto con Naruto. E forse era solo per questo che era calmo. Ma
sapevo
che dentro non doveva esserlo così tanto come Ino pensava.
Non riuscivo ad alzare
lo sguardo su di lui, da tre giorni. Io non potevo vederlo, certo, ma
lui,
invece, poteva benissimo vedere me. Per la prima volta in vita mia, mi
mancava
la faccia tosta di essere nel torto marcio e fregarmene. Era una tacita
ammissione di aver sbagliato, ma che, fortunatamente, sentivo solo io.
«Qual è il piano?»
canzonò Naruto, come se cercasse sempre di sminuire la gravità delle
cose.
Sembra funzionare, vero Naruto? Non è così, sappilo, e non fu così
allora. A un
orecchio attento, anche senza poterti vedere, le sfumature della tua
voce non
sfuggono. Ma non lo notarono. Non lo notarono allora, né MAI. Cazzo, ma
sono
sorde?
«C’è questa tecnica…
del mio clan...» iniziò Ino «che dovrebbe permetterci di far tornare
Sasuke
dov’è sigillata la volpe…»
«Dentro… di me?»
Naruto si sfiorò il ventre, non del tutto convinto. Avrei voluto far
notare a
tutti che da quello che mi era stato raccontato del quarto Hokage e via
discorrendo, ormai Naruto era un po’ un condominio. Ma non sono mai
stato
famoso per il mio sense of humor… quindi tacqui. Come sempre.
«L’obiettivo sarebbe?
Provocare quell’essere rabbioso?» sputai, forse in modo troppo acido,
perché
avvertii l’aria farsi pesante. Non pensavo che quella frase potesse
ferire
Naruto più di quanto la situazione non lo facesse già.
Fu Inoichi a
rispondermi, anche se con tono ostile, lo stesso da tre giorni, in
altre parole
da quando ha scoperto cosa il Nara gli aveva nascosto per tutto questo
tempo,
ovvero Naruto.
«L’idea è di studiare
le reazioni del demone, in base alle reazioni di Naruto… a te. Inoltre
abbiamo
scoperto che la volpe non ti ha reso cieco, ma ha usato una specie di
trucchetto per rigirarti contro le tue stesse mosse. Per fare tutto
questo
pensavamo di spostarci in un luogo più sicuro. Stiamo attendendo che
Sai arrivi
per condurci lì, mediante uccelli d’inchiostro, tra un paio d’ore,
ovvero
quando sarà abbastanza buio.»
Shino riferì a Kiba la conversazione che si era scambiata
nell’appartamento
dell’Uzumaki, in una versione ristretta. Kiba era appena tornato da una
missione durata due giorni, e aveva lasciato i suoi animali a riposare,
poiché
molto provati. I due sostavano non molto lontano dalla casa di Naruto,
appoggiati
ad un muro di un edificio.
«Allora, li seguiamo?» chiese l’Inuzuka.
Il ninja degli insetti aveva un brutto presentimento, ed era seriamente
combattuto sul da farsi…
La cosa che i loro compagni volevano fare era pericolosa, inoltre
avevano
accennato alla sorveglianza ristretta di un corpo speciale. Lo stesso
che
sorvegliava Naruto. Ninja con tecniche adeguate a fermare ed eliminare
la forza
portante prima che essa diventi un pericolo, ma che non avrebbero
potuto nulla
invece contro il demone in persona.
Un intervento di prevenzione, insomma, che avrebbe però potuto
condannare
Naruto in qualsiasi momento.
Shikamaru aveva convinto tutte le autorità di Konoha con la sua astuzia
e
intelligenza.
Shino avrebbe voluto seguirli volentieri, per tener d'occhio la
situazione, ma
anche se si fidava di Shikamaru, il suo gesto a molti ninja sarebbe
quasi parso
tradimento. Un ostacolo a una missione interna non da poco. Inoltre
voleva
vederci chiaro su molti aspetti.
«No, Kiba. Noi facciamo un
salto dal nostro caro amico Shikamaru.»
Ci fermammo in una radura ai
confini di Konoha, dopo ben tre ore di
volo. Sai ci fece notare che se la volpe si fosse liberata, per un
demone di
tale portata quelle nostre tre ore di viaggio non sarebbero stati che
pochi
minuti, ma superare il confine per quel tipo di missione sarebbe stato
peggio
che una dichiarazione di guerra.
Con dei sigilli che io non
potei vedere, gli Yamanaka eseguirono la
tecnica, mentre io e Naruto stavamo stesi a terra a pochi metri l’uno
dall’altro.
Fu un attimo, e mi ritrovai
in un corridoio buio, che riconobbi subito,
umido e con quella pesante sensazione d’infinito. Ricordavo ogni
dettaglio di
quel luogo e rivederlo mi diede un brivido inaspettato…
Rivederlo…
«Ci vedo…» appurai sorpreso.
Evidentemente essendo solo una proiezione
di me stesso avevo lasciato l’handicap visivo nel mio corpo. Oppure
riguardava
quella storia del “trucchetto” di cui aveva parlato il padre di Ino.
“Devi trovare Naruto e
parlarci. Devi dirgli qualcosa che susciti
qualcosa in lui, cosicché possiamo capire come e quanto questo
influisca sui
livelli di chakra, dato che noi della volpe ne sappiamo poco e siamo
ancora
lontani dalla soluzione, ma questo è il primo passo.” mi aveva spiegato
l’Haruno al riparo delle orecchie di Naruto.
Tutto si basava sull’assurda
teoria che la rabbia repressa di Naruto
nei miei confronti avesse rifatto tornare a galla l’ira della volpe, ma
contemporaneamente l’affetto che lui provava per me avesse in qualche
modo
prevalso, anche se non abbastanza in fretta.
“Inoltre”, aveva aggiunto
Sakura, “dovrai trovare un modo per annullare
ciò che ti ha fatto.”
Eh, però se dentro Naruto il trucco della volpe semplicemente non vale?
Come
risolvo la situazione?
Mi addentrai in quei cunicoli
scuri, beandomi della capacità di vedere,
anche solo per poco. Il gocciolio aumentava, e sentivo già il ringhio
roco del
demone, quando scorsi una figura davanti a me, avvicinarsi, correndo
verso di
me.
«Sasuke!»
Era Naruto… ma non il Naruto
di quel momento, ma il Naruto dodicenne! Quasi
come se fosse uscito direttamente dalla nostra foto ricordo. Sembrava
volermi
venire addosso, ma per qualche motivo non mi spostai. Anziché urtarmi
però, la figura
mi attraversò, come se io fossi stato un fantasma, o come se lo fosse
stato
lui… chi lo sa.
Quanto… quanto deve averlo
ferito la mia assenza? Per vendicare la mia
famiglia, e poi Itachi, non mi ero reso conto di cosa stavo lasciando
indietr
«Sas’ke… sono qui.» un altro
richiamo, ed ecco un’altra figura che
stavolta si avvicinava lentamente. Ed ecco il Naruto del mio presente
di
allora.
«Vedo con piacere che ci
vedi!»
Notai la sua voglia di
abbracciarmi felice, e il suo buffo trattenersi.
«Cosa vuoi fare? Andare
direttamente dalla volpe?» mi chiese.
Notai che quelle erano le
prime parole che rivolgeva direttamente a me
da quando mi aveva chiesto se volevo tagliami i capelli, dopo che avevo
stroncato ogni suo tentativo di svelarmi i suoi sentimenti.
Anche stavolta avevo
sbagliato. Una lista infinita di errori avevano
segnato la mia vita.
«Avevi ragione, mi starebbero
meglio corti.» dissi, scostandomi una
ciocca dalla spalla, ricordandomi appunto della sua innocente
richiesta. Era
come se volessimo tornare indietro per poi recuperare.
La mia uscita era
completamente fuori luogo, e nel momento più
sbagliato possibile… ma vidi Naruto ridere. Ridere.
La sua risata durò per un
paio di minuto, che sembrarono un’eternità.
Da quanto ero lì? Il tempo si era come fermato, e tutta la nostra
schifosa
realtà era passata in secondo piano. C’eravamo solo noi. E c’era la
risata di
Naruto.
Rideva felice perché gli
avevo dimostrato di non aver dimenticato
quella conversazione. Avevo ammesso di voler tornare su quel discorso,
un
giorno.
Nella mia vita avevo fallito.
Su tutta la linea.
Lo capii sentendo quella sua
risata.
I miei propositi di tornare
il Sasuke Uchiha di sempre, quello
perfetto, freddo e distaccato, anche dopo esser stato tormentato dal
rimorso e
aver perso tutto, erano falliti.
Falliti al suono di quella
risata.
Quel discorso in cui voleva
addentrarsi Naruto…
Quel “Ma
io credo di non essermi mai arreso perché tu, per me, sei più di un
amico.”…
Era
ora di sapere come andava a finire. Volevo sapere cosa
avrebbe detto poi.
Soprattutto
se alla fine avrei risentito quella risata.
I miei pensieri subirono una
svolta. Furono una vera dichiarazione di
guerra.
«Demone del cazzo!» urlai nel
buio, all’improvviso, con rinnovato
fervore. Non sapevo se con quel gesto avrei compromesso qualcosa oppure
no, ma
come ho già detto, la realtà era in secondo piano. Il mio gesto
avventato aveva
sorpreso anche Naruto, oltre che me stesso
«NON
AVRAI IL SUO CORPO, O
TANTOMENO LA SUA ANIMA!».
Le mie parole echeggiarono
per un po’ nel buio, mentre Naruto si
avvicinava ancora di più a me, e mi sorrise, portandosi al mio fianco,
osservando anche lui il punto oscuro da dove proveniva il ringhio
sommesso del
demone, anche lui con rinnovata forza.
Un ringhio, più forte degli
altri, esplose… mentre io sigillavo una
promessa.
“Quel sorriso…
Non deve sparire mai più…”
«Cosa succede?» Sakura era
confusa. Con le mani appoggiate ognuna su uno dei suoi ex compagni di
squadra,
stava tenendo sotto controllo i valori dei loro chakra.
«Non so, la tecnica sta
funzionando.» rispose Ino.
Sakura chiuse gli occhi per
concentrarsi meglio. Non c’erano dubbi. Il chakra di Naruto stava
subendo delle
fluttuazioni. Ma non vi era il chakra del demone.
«Sai, togligli la felpa! Io
non posso!» ordinò l’Haruno accennando con lo sguardo all’altra mano
che teneva
sotto controllo il chakra di Sasuke.
Quando Sai ebbe finito, i
suoi sospetti si rivelarono fondati. Il sigillo stava pulsando. L’unica
cosa
che la sorprendeva, era che era circondato dal chackra di Naruto.
Eppure aveva
la sensazione che la situazione potesse cambiare da un momento
all’altro.
«Sai, quanti sorvegliano la
zona?»
«C’è tutto il corpo
speciale, e Shikamaru dovrebbe raggiungerli a breve. Devo metterli in
allerta?»
«È solo precauzionale, »
rispose lei «però sì, fallo. Dobbiamo essere pronti.»
Si morse le labbra, sperando
che quel presentimento non si avverasse mai.
I ringhi della volpe si
facevano sempre più forti, mentre io e Naruto
correvamo fianco a fianco verso il demone…
«Ehy, teme!» cazzo se mi era
mancato sentirlo!
«Sì, dobe?»
di nuovo, la sua
risata. Quella vera, non quella finta che avevo sentito nel suo
appartamento da
quando ero tornato.
Sorrisi, impercettibilmente,
ma abbastanza da essere notato da lui.
Poi arrivammo davanti alla
gabbia. Il demone sorrideva sornione.
«Uchiha» sputò «Non pensavo
fossi in grado di tornare fino a qui. Vuoi
goderti forse la mia dipartita, stupido Uchiha? Vuoi forse venire con
me?»
«Che cosa?» chiesi stupito.
Da quando la volpe spiattellava così le sue
verità? La cosa mi puzzava…
«Ma non sono immortali questi
cosi?»
«Sì lo sono. Sembra che un cercoterio possa morire insieme alla sua
Forza
Portante se questa muore con il sigillo ancora funzionante; tuttavia,
in poco
tempo la bestia tornerà in vita. »
«Continuo a non capire… »
«A quanto pare da anni, a mia insaputa, la volpe sta cercando una
strada per
tornare in vita. Ha creato un forte legame con le mie emozioni, per
prendere il
controllo ed eliminare chi avrebbe potuto creare nuovi sigilli per
rinchiudere
il suo spirito, in modo da poter tornare libero. Ma ultimamente il
legame era
ad ambo i versi, e ho iniziato a capire il suo piano. Il tuo arrivo ha
accentuato questo legame. Ha scoperto le sue carte involontariamente
grazie
all’odio che prova per gli Uchiha. Per ora non lo sei, ma potresti
essere una
potenziale minaccia… e i sigilli hanno indebolito il suo potere, per
questo per
prendere il controllo deve prima indebolire me. »
Non ti avevo mai sentito usare questi termini così tecnici, soprattutto
per
parlare di una cosa simile. Mi ricordava quanto fossi stato lontano, e
soprattutto stupido. Inoltre capii che non volevi assolutamente dirlo
agli
altri. Ti fidavi ancora così tanto di me, dopo tutto quello che era
successo?
Il demone sogghignava. Ti
aveva lasciato parlare, come se sapesse che
non avremmo potuto in alcun modo intralciare il suo piano.
Realizzai che la sua vendetta
includeva anche Naruto. Non voleva solo
il suo corpo… per tornare in vita, doveva ucciderlo. Ma prima,
evidentemente,
doveva eliminare me.
«E tu pensi…» iniziai,
rivolto alla bestia «… tu pensi davvero che io
te lo permetta?»
Un’improvvisa ondata di
chakra ci investì, facendo tintinnare
pericolosamente le sbarre.
Deglutii. Avevo agito
d’impulso, e solo in quel momento mi resi conto
di non aver pensato minimamente a cosa avrei fatto una volta faccia a
faccia
con quel brutto muso.
Naruto lo intuì, e mi prese
la mano.
La mia mano, ancora una volta
nella sua. La sua mano era un ancora. Era
sicura, non tremava. Era calda. La strinsi e guardai la volpe. Mi
chiesi fino a
quale punto si spingesse la tecnica della Yamanaka, e quanto a lungo
sarebbe
potuta durare. Ma tanto non sapevo nemmeno da quanto tempo ero lì. Non
sembrava
essere passato molto, però dentro Naruto il tempo non scorre come
all’esterno.
O forse sì?
Mi beai ancora qualche
istante della mano del dobe, e provai a capire
se potevo usare il mio chakra.
Chiusi gli occhi e attivai
senza aprirli lo sharingan, e in un battito
di ciglia lo disattivai. Mi concentrai e richiamai il mio chakra e mi
stupii di
sentire che potevo disporne al cento per cento, cosa che non sarebbe
accaduta
se fossi entrato in Naruto con una delle mie tecniche oculari.
Funzionava. Che razza di
tecnica era quella che stavano usando Ino e
suo padre? E ci credo che era una tecnica segreta di famiglia… ecco
anche
perché servivano ben due persone per realizzarla. Doveva consumare
molto
chakra. Non ero una semplice proiezione! Era come se fossi davvero nel
corpo di
Naruto! “Ma se posso usare il mio chakra, perché allora qui dentro non
sono
cieco? E se mi succedesse qualcosa qui dentro, cosa accadrebbe?” mi
chiesi.