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Autore: Mentina    12/02/2009    11 recensioni
- Le metto a posto io le Barbie.. – la frase la completò con il pensiero. Ed Edward scattò facendole una smorfia - .. in fondo, gliele hai comprate tu – e poi sparì, raggiungendo Bella.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.- ^ -.  Sleep time .- ^ -.

 

I soliti, gonfi e minacciosi nuvoloni carichi di pioggia coprivano il cielo di Forks.

Alice e Bella erano partite da poco. Caccia preventiva e rassicurante.

Esme stava carteggiando una cassettiera, in garage. Una radiolina accesa sul mobiletto vicino ai suoi attrezzi sparpagliava qualche canzone nell’aria.

Il cercapersone di Carlisle si era messo a suonare con insistenza un paio d’ore prima.

Jasper, seduto su uno dei divani bianchi, gambe allungate sul tavolino di cristallo, sfogliava interessato una rivista di moto.

 

Renesmee sbuffò rumorosamente attirando l’attenzione di Edward che stava sistemando in un qualche ordine, sul mobile del salotto una delle sue innocenti, kilometriche, pile di cd. Dov’è lo zio..? Renesmee sbuffò ancora più forte quando suo padre le si avvicinò, sorridente. Ma dov’è lo zio Emmet?

 

Si accucciò alla sua altezza, scompigliandole un po’ i capelli e lanciando un’occhiata mesta alla distesa di Barbie abbandonata sul tappeto. Guardò con attenzione le sue scarpe, pregando di non aver pestato niente che potesse fare infuriare e scoppiare a piangere quel suo adorato piccolo mostriciattolo, che tutto poteva sopportare tranne la distruzione delle Barbie che zia Alice le aveva regalato. Delle.. 183 Barbie che zia Alice le aveva regalato. Con annessi vestitini e scarpine di ogni genere. E villa e Cadillac e Pasticceria e Ambulatorio veterinario.

 

- Papà!! Quando arriva lo zio Emmett?

 

Edward scosse la testa. Era diventato un tormentone. Jasper alzò un sopracciglio. Meglio che chiedesse di Emmett, piuttosto che di un cane, in ogni caso. Edward gli lanciò un’occhiataccia e si alzò, prendendo Renesmee in braccio. Succedeva, eh. Che chiedesse di quel randagio. Edward ignorò i pensieri di Jasper, con non poca fatica.

 

- Papà.. ho sonno –

 

Edward le diede una carezza. Avvicinandosi al divano e cercando la sua copertina. Era appallottolata sotto un cuscino. La spiegò e ci avvolse la bambina, come faceva con il piumone di Bella, a casa di Charlie. Ma perché non arriva…?

 

- Ness, tesoro.. domani mattina lo zio Emmett ti preparerà la colazione, vedrai. Anzi, ti prometto che ti verrà a svegliare lui.. te lo giuro –

 

Gli occhietti da cerbiatta di Renesmee si velarono di lacrime. Ma noooo.. ma perchèèè….

 

- .. la zia Rose mi aveva detto che stasera .. – ormai era un mugolio lagnoso. Edward scosse la testa. Esme comparve nel salone, slegandosi i capelli. Renesmee la guardò, occhi da cerbiatta supplichevoli e inumiditi. La piccola bocca a cuoricino curvata verso il basso. Esme sorrise, teneramente. Dove diavolo saranno finiti Rose e Emmett? E ora della nanna.. Edward sospirò. Perché tutti dovevano essere accondiscendenti con i “riti” di sua figlia? Aveva letti e divani e lui e Jazz e Esme intorno! Esme lo fissò con cipiglio sicuro e Edward abbassò lo sguardo.

 

- Amorino, vuoi che andiamo a dormire in camera della zia Rose? Vuoi che ti prepari un po’ di latte caldo? – o magari al posto del latte preferisce.. almeno lei ci aveva provato. Le lacrime minacciavano. Voglio lo ziooo.. Jasper, che aveva immediatamente tirato giù i piedi dal tavolino solo sentendo i passi di Esme, si alzò dal divano, rapito da quella scena. Sorrideva. Era un capriccio e Renesmee stava crollando dal sonno. Però c’era tristezza. Era tristezza vera.

 

- Sì, il latte.. – bisbigliò il mostriciattolo viziato. Edward la fissò, alzando un sopracciglio - .. per favore, grazie, nonna – Ecco. Le sorrise, orgoglioso.

Jasper se ne stava a un passo da loro due. Azzardò ad allungare le braccia verso la piccolina. Ultima spiaggia.. vediamo se si lascia convincere.. Lui era sempre l’ultima possibilità.  Nessie conosceva bene il dono dello zio Jasper. E quando era nervosa o arrabbiata  o triste o abbattuta.. c’era sempre “il suo magico”  zio Jazz. Però zio Emmet.. zio Emmett è proprio il massimo. Forse, quasi meglio del nonno Carlisle. Quasi come papà! Zio Emmett è proprio un mito. Ed è grosso e comodo. Più dello zio Jazz! Edward sorrise, intenerito, a quei pensieri e la lasciò scivolare in braccio a Jasper.

 

Quando Esme ricomparve, armata di biberon pieno di latte, guardò contrariata Jasper. E lui scosse la testa. – Non sono stato io! Non ho fatto in tempo! Giuro! – Esme scosse le spalle e sparì di nuovo in cucina. Jasper si avvicinò alla grande finestra osservando il buio. Edward lo osservava con la coda dell’occhio, mentre sistemava con cura nel cesto di sua figlia tutte quelle bambole. La porta si aprì lentamente e Alice e Bella entrarono nella stanza.

 

Alice si immobilizzò per un istante. Sul suo volto comparve un sorriso mesto e nei suoi occhi brillò un lampo di commozione. Jasper si voltò piano per non disturbare Renesmee e Alice gli fu subito a fianco. Dando una carezza alla piccolina si alzò in punta di piedi e gli posò un bacio dolce sulle labbra. Jazz gli sorrise. Non c’era bisogno di dire niente. Alice sfilò il suo cellulare dalla tasca del giacchino e scattò una foto. E la impostò come sfondo, soddisfatta. Bella da lontano li osservò. E ringraziò che la vita le avesse dato così tante possibilità, così tanta felicità. Non c’era fuoco e non c’era paura, non c’era terrore e non c’erano lividi che potessero farle rimpiangere tutte le sue scelte. Si avvicinò a Jasper e Alice per dare un bacio alla sua piccolina, poi si scusò per dirigersi al piano di sopra a darsi una lavata e cambiarsi i vestiti. Era ancora incapace di insozzarsi quando cacciava. Alice rise. Ammiccando verso Edward.

 

- Le metto a posto io le Barbie.. – la frase la completò con il pensiero. Ed Edward scattò facendole una smorfia - .. in fondo, gliele hai comprate tu – e poi sparì, raggiungendo Bella.

 

Un’inchiodata, una mitragliata di tacchi su per le scale e il fruscio di una ventina di sacchetti si posarono sul parquet della sala. Renesmee aprì gli occhi di scatto, rizzandosi sulla schiena. Gli occhietti da cerbiatta si illuminarono. Rosalie le corse incontro e lei si attorcigliò nella copertina divincolandosi dalle braccia di Jasper che sorrise. Le manine di Renesmee si erano appoggiate al suo braccio. Sentiva e vedeva cose meravigliose. La lasciò scivolare tra le braccia di Rose che la coprì di baci. La risatina di Renesmee si sparse per tutta la sala, attirando l’attenzione anche di Esme, in cucina, che non tardò a comparire, dando il bentornato ai suoi ragazzi. Emmett fece capolino dalla scala. E rise di rimando. Ormai quelle scene d’amore folle tra Rosalie e Renesmee non lo colpivano più come all’inizio. Era amore, amore folle! Renesmee si illuminò ancora, più di prima.

 

- Piccolo mostriciattolo.. – la chiamò Emmett che la aspettava a braccia aperte. Si accucciò, quando Renesmee scivolò via dalle braccia di Rosalie e si mise a correre verso di lui. La tirò su, alzandosi, fin sopra la sua testa, facendole fare un po’ di “acrobazie”. Solo quando la afferrò per una caviglia, e i suoi boccoli rossi penzolavano verso il pavimento, Rose sbattè un piede per terra, sibilando il suo nome, per riportare alla sanità mentale Emmett, prima che o Edward o Bella gli staccassero la testa. Renesmee continuava a ridere come una pazza, incurante della situazione. Emmett si fermò, posando delicatamente la piccolina sul parquet, che non tardò ad aggrapparsi alla sua gamba, con gli occhi chiusi, beata. Sembrava un po’ ubriaca. Scossero tutti la testa. Quel piccolo mostro adorato da vampiri e licantropi aveva fatto loro un incantesimo. Tutti erano rapiti da ogni cosa facesse, dicesse, pensasse. E ruffiana com’era, il piccolo furbissimo mostriciattolo, dettava legge. Era l’unica a far tentennare perfino Carlisle. Anzi.. soprattutto Carlisle.

 

Renesmee sbattè le lunghe ciglia. E sbadigliò. Esme piegò un po’ la testa e fissò Rosalie.

- E’ molto stanca. Vi ha aspettato con ansia – Jasper si beò delle emozioni contrastanti in quella sala. E si lasciò scivolare sul divano, godendosele. Renesmee trotterellò verso di lui, salendo con fatica sul divano prima e sulle sue gambe dopo, per arrivare a dargli un bacio sulla guancia.

 

- Grazie di aver fatto da sostituto, zio Jazz. Ora mi calmi? – Jasper rise di gusto, dando una carezza sulla schiena a quel piccolo adorato mostriciattolo.. che per lui era davvero un miracolo. Un miracolo per il suo autocontrollo.. per la sua forza di volontà. Era grazie a lei che sembrava sempre meno in agonia, tra la gente. Lei sbadigliò. E gli sorrise prima di scendere dal divano e tirare la mano di Emmett, trascinandolo in poltrona. Si aggrappò a lui, mentre Rosalie allungava la copertina verso di loro, e la sistemo tra la spalla il braccio e il collo del suo zio orso, prima di raggomitolarsi su di lui. Esme abbassò le luci, lasciandole fioche, solo i faretti più vicini al pavimento. E spense le due lampade. Renesmee sbadigliò di nuovo.

 

Rosalie allungò un paio di buste con i manici dorati ad Alice. Che la abbracciò di slancio, prima di aprirne e osservare rapita quello striminzito lembo di stoffa che le avrebbe fatto da vestito. Jasper scosse la testa, roteando gli occhi. Esme coprì Renesmee con un’altra copertina di pile. Prima di congedarsi e ritornare alla sua cassettiera, in garage. Anche Jasper e Alice sparirono al piano di sopra. Rose si sedette sul bracciolo della poltrona, circondando Emmet con un braccio, senza staccare gli occhi dalla piccolina che dormiva della grossa tra le grandi braccia di lui. Gli passò una mano tra i capelli, baciandolo sulle labbra.

 

- Saresti stato perfetto – disse, d’un fiato. Emmett la fissò, dolce.

- Anche tu, Rose – sospirò. Avevano già affrontato questo discorso.

 

- Siete bellissimi – disse lei, facendo scivolare gli occhi topazio dall’amore della sua esistenza al piccolo miracolo che stava tra le sue braccia. E posò le sue labbra tra i riccioli scuri, carezzando un piedino di Renesmee. Ecco per cosa aveva lottato e per cosa non avrebbe mai smesso di ringraziare Bella: per un po’ di amore. Solo per un altro po’ di amore.   

 

  
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