.- ^ -. Sleep time .- ^ -.
I soliti,
gonfi e minacciosi nuvoloni carichi
di pioggia coprivano il cielo di Forks.
Alice e
Bella erano partite da poco. Caccia preventiva e rassicurante.
Esme stava carteggiando una cassettiera,
in garage. Una radiolina accesa sul mobiletto vicino ai suoi attrezzi
sparpagliava qualche canzone nell’aria.
Il
cercapersone di Carlisle si era messo a suonare con
insistenza un paio d’ore prima.
Jasper, seduto su uno dei divani bianchi,
gambe allungate sul tavolino di cristallo, sfogliava interessato una rivista di
moto.
Renesmee sbuffò rumorosamente
attirando l’attenzione di Edward
che stava sistemando in un qualche ordine, sul mobile del salotto una delle sue
innocenti, kilometriche, pile di cd. Dov’è lo zio..?
Renesmee sbuffò ancora più forte quando suo padre le si avvicinò, sorridente. Ma dov’è lo zio Emmet?
Si
accucciò alla sua altezza, scompigliandole un po’ i capelli e
lanciando un’occhiata mesta alla distesa di Barbie
abbandonata sul tappeto. Guardò con attenzione le sue scarpe, pregando
di non aver pestato niente che potesse fare infuriare e scoppiare a piangere
quel suo adorato piccolo mostriciattolo, che tutto poteva sopportare tranne la
distruzione delle Barbie che zia Alice le aveva regalato. Delle.. 183 Barbie che zia Alice le aveva regalato. Con annessi
vestitini e scarpine di ogni genere. E villa e Cadillac e Pasticceria e
Ambulatorio veterinario.
-
Papà!! Quando arriva lo zio Emmett?
–
Edward scosse la testa. Era diventato un
tormentone. Jasper alzò un sopracciglio. Meglio che chiedesse di Emmett, piuttosto che di un cane, in ogni caso. Edward gli lanciò un’occhiataccia e si
alzò, prendendo Renesmee in braccio. Succedeva, eh. Che
chiedesse di quel randagio. Edward
ignorò i pensieri di Jasper, con non poca
fatica.
-
Papà.. ho sonno –
Edward le diede una carezza. Avvicinandosi
al divano e cercando la sua copertina. Era appallottolata sotto un cuscino. La
spiegò e ci avvolse la bambina, come faceva con il piumone di Bella, a
casa di Charlie. Ma perché non arriva…?
- Ness, tesoro.. domani mattina lo
zio Emmett ti preparerà la colazione, vedrai.
Anzi, ti prometto che ti verrà a svegliare lui..
te lo giuro –
Gli
occhietti da cerbiatta di Renesmee si velarono di
lacrime. Ma noooo.. ma perchèèè….
- .. la zia Rose mi aveva detto che stasera .. – ormai
era un mugolio lagnoso. Edward scosse la testa. Esme comparve nel salone, slegandosi i capelli. Renesmee la guardò, occhi da cerbiatta supplichevoli
e inumiditi. La piccola bocca a cuoricino curvata verso il basso. Esme sorrise, teneramente. Dove diavolo saranno finiti Rose e Emmett? E
ora della nanna.. Edward
sospirò. Perché tutti dovevano essere
accondiscendenti con i “riti” di sua figlia? Aveva letti e divani e
lui e Jazz e Esme intorno! Esme lo fissò con cipiglio sicuro e Edward abbassò lo sguardo.
- Amorino,
vuoi che andiamo a dormire in camera della zia Rose? Vuoi che ti prepari un
po’ di latte caldo? – o
magari al posto del latte preferisce.. almeno lei
ci aveva provato. Le lacrime minacciavano.
Voglio lo ziooo.. Jasper, che aveva immediatamente tirato giù i piedi
dal tavolino solo sentendo i passi di Esme, si
alzò dal divano, rapito da quella scena. Sorrideva. Era un capriccio e Renesmee stava crollando dal sonno. Però
c’era tristezza. Era tristezza vera.
- Sì,
il latte.. – bisbigliò il mostriciattolo
viziato. Edward la fissò, alzando un
sopracciglio - .. per favore, grazie, nonna – Ecco. Le sorrise, orgoglioso.
Jasper se ne stava a
un passo da loro due. Azzardò ad allungare le braccia verso la
piccolina. Ultima spiaggia.. vediamo se si lascia convincere.. Lui era sempre
l’ultima possibilità. Nessie conosceva bene il dono dello zio Jasper.
E quando era nervosa o arrabbiata o triste o abbattuta..
c’era sempre “il suo
magico” zio Jazz. Però
zio Emmet.. zio Emmett è proprio il massimo. Forse, quasi meglio del
nonno Carlisle. Quasi come papà! Zio Emmett è proprio un mito. Ed
è grosso e comodo. Più dello zio Jazz! Edward
sorrise, intenerito, a quei pensieri e la lasciò scivolare in braccio a Jasper.
Quando Esme ricomparve,
armata di biberon pieno di latte, guardò contrariata Jasper.
E lui scosse la testa. – Non sono stato io! Non
ho fatto in tempo! Giuro! – Esme scosse le
spalle e sparì di nuovo in cucina. Jasper si
avvicinò alla grande finestra osservando il
buio. Edward lo osservava con la coda dell’occhio,
mentre sistemava con cura nel cesto di sua figlia tutte
quelle bambole. La porta si aprì lentamente e Alice e Bella entrarono
nella stanza.
Alice si immobilizzò per un istante. Sul suo volto comparve
un sorriso mesto e nei suoi occhi brillò un lampo di commozione. Jasper si voltò piano per non disturbare Renesmee e Alice gli fu subito a fianco. Dando una carezza
alla piccolina si alzò in punta di piedi e gli posò un bacio
dolce sulle labbra. Jazz gli sorrise. Non c’era
bisogno di dire niente. Alice sfilò il suo cellulare dalla tasca del giacchino e scattò una foto. E la impostò
come sfondo, soddisfatta. Bella da lontano li
osservò. E ringraziò che la vita le avesse dato
così tante possibilità, così tanta felicità. Non
c’era fuoco e non c’era paura, non c’era terrore e non
c’erano lividi che potessero farle rimpiangere tutte le sue scelte. Si
avvicinò a Jasper e Alice per dare un bacio alla
sua piccolina, poi si scusò per dirigersi al piano di sopra a darsi una
lavata e cambiarsi i vestiti. Era ancora incapace di insozzarsi
quando cacciava. Alice rise. Ammiccando verso Edward.
- Le metto
a posto io le Barbie..
– la frase la completò con il pensiero. Ed
Edward scattò facendole una smorfia - .. in
fondo, gliele hai comprate tu – e poi sparì, raggiungendo Bella.
Un’inchiodata,
una mitragliata di tacchi su per le scale e il fruscio di una ventina di
sacchetti si posarono sul parquet della sala. Renesmee
aprì gli occhi di scatto, rizzandosi sulla schiena. Gli occhietti da
cerbiatta si illuminarono. Rosalie le corse incontro e
lei si attorcigliò nella copertina divincolandosi dalle braccia di Jasper che sorrise. Le manine di Renesmee
si erano appoggiate al suo braccio. Sentiva e vedeva cose meravigliose. La
lasciò scivolare tra le braccia di Rose che la coprì
di baci. La risatina di Renesmee si sparse per tutta
la sala, attirando l’attenzione anche di Esme, in cucina, che non tardò a comparire, dando il
bentornato ai suoi ragazzi. Emmett fece capolino
dalla scala. E rise di rimando. Ormai quelle scene
d’amore folle tra Rosalie e Renesmee non lo
colpivano più come all’inizio. Era amore, amore
folle! Renesmee si illuminò
ancora, più di prima.
- Piccolo
mostriciattolo.. – la chiamò Emmett che la aspettava a braccia aperte. Si
accucciò, quando Renesmee scivolò via
dalle braccia di Rosalie e si mise a correre verso di lui. La tirò su,
alzandosi, fin sopra la sua testa, facendole fare un
po’ di “acrobazie”. Solo quando la afferrò per una
caviglia, e i suoi boccoli rossi penzolavano verso il pavimento, Rose sbattè un piede per terra, sibilando il suo nome,
per riportare alla sanità mentale Emmett,
prima che o Edward o Bella gli staccassero
la testa. Renesmee continuava a ridere come una pazza,
incurante della situazione. Emmett si fermò,
posando delicatamente la piccolina sul parquet, che non tardò ad
aggrapparsi alla sua gamba, con gli occhi chiusi, beata. Sembrava un po’
ubriaca. Scossero tutti la testa. Quel piccolo mostro
adorato da vampiri e licantropi aveva fatto loro un
incantesimo. Tutti erano rapiti da ogni cosa facesse,
dicesse, pensasse. E ruffiana com’era, il
piccolo furbissimo mostriciattolo, dettava legge. Era l’unica a far tentennare
perfino Carlisle. Anzi..
soprattutto Carlisle.
Renesmee sbattè
le lunghe ciglia. E sbadigliò. Esme piegò un po’ la testa e fissò
Rosalie.
- E’
molto stanca. Vi ha aspettato con ansia – Jasper si beò delle emozioni contrastanti in
quella sala. E si lasciò scivolare sul divano,
godendosele. Renesmee trotterellò verso di
lui, salendo con fatica sul divano prima e sulle sue gambe dopo, per arrivare a
dargli un bacio sulla guancia.
- Grazie di
aver fatto da sostituto, zio Jazz. Ora mi calmi? – Jasper
rise di gusto, dando una carezza sulla schiena a quel piccolo adorato
mostriciattolo.. che per lui era davvero un miracolo.
Un miracolo per il suo autocontrollo.. per la sua
forza di volontà. Era grazie a lei che sembrava sempre meno in agonia,
tra la gente. Lei sbadigliò. E gli sorrise
prima di scendere dal divano e tirare la mano di Emmett,
trascinandolo in poltrona. Si aggrappò a lui, mentre Rosalie allungava
la copertina verso di loro, e la sistemo tra la spalla
il braccio e il collo del suo zio orso, prima di raggomitolarsi su di lui. Esme abbassò le luci, lasciandole fioche, solo i
faretti più vicini al pavimento. E spense le
due lampade. Renesmee sbadigliò di nuovo.
Rosalie allungò un paio di buste con i manici dorati ad
Alice. Che la abbracciò di slancio, prima di
aprirne e osservare rapita quello striminzito lembo di stoffa che le avrebbe
fatto da vestito. Jasper scosse la testa, roteando
gli occhi. Esme coprì Renesmee
con un’altra copertina di pile. Prima di congedarsi e ritornare alla sua
cassettiera, in garage. Anche Jasper
e Alice sparirono al piano di sopra. Rose si sedette
sul bracciolo della poltrona, circondando Emmet con
un braccio, senza staccare gli occhi dalla piccolina che dormiva della grossa
tra le grandi braccia di lui. Gli passò una mano tra i capelli,
baciandolo sulle labbra.
- Saresti stato perfetto – disse, d’un fiato. Emmett la fissò, dolce.
- Anche tu, Rose – sospirò. Avevano già
affrontato questo discorso.
- Siete
bellissimi – disse lei, facendo scivolare gli
occhi topazio dall’amore della sua esistenza al piccolo miracolo che
stava tra le sue braccia. E posò le sue labbra
tra i riccioli scuri, carezzando un piedino di Renesmee.
Ecco per cosa aveva lottato e per cosa non avrebbe mai smesso di ringraziare
Bella: per un po’ di amore. Solo per un altro
po’ di amore.