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Autore: Risa_chan    12/02/2009    3 recensioni
I sentimeni non sono facili da esperire... a volte preferiamo tenerci tutto dentro... e allora rischiamo di perdere quello che abbiamo di più prezioso
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordi sospesi nel tempo


C’erano poche cose da dire, in verità. Eppure io volevo sapere ogni particolare, volevo che mi raccontasse ogni singolo istante di come era accaduto. Lui, confuso, non sapeva cosa rispondermi, non sapeva dirmi che poche parole.  Mi guardava inespressivo senza capire anche se aveva negli occhi il mio stesso dolore. 

“Non ho saputo amarlo come voleva lui.”dissi così d’istinto. Lui spalancò gli occhi colto da una grande illuminazione.  Non rispose, mi fissava incredulo.

“Ti sembrerà strano ma non ho mai smesso di amare quella faccia da schiaffi.” Dissi con lo sguardo perso nel vuoto e nei ricordi. Strinsi la tazza che avevo in mano e la portai alle labbra come se quel gesto potesse colmare il silenzio che  c’era nella stanza.

“Sembravo sempre indifferente, come se tutto mi scivolasse, non era vero. Lui era tutto ciò che avevo... come potevo essere indifferente? Non capivo che così lo avrei perso. E’ sempre stato impulsivo e passionale, viveva ogni attimo così intensamente  come poteva accontentarsi? Io troppo cieca e sciocca me ne sono accorta quando era troppo tardi. Non sai quanto in questi anni abbia desiderato di poterlo abbracciare come non ho mai fatto, di fargli capire tutto il bene che gli volevo.”

“I-o...”  balbettò cercando parole che non venivano.

Alzai lo sguardo e sorrisi vedendo lo sgomento, l’incredulità  nel suo viso, vedere che non sapeva cosa dire.

“Non devi dire niente. Non potresti cancellare l’amaro che avvelena la mia vita. Quando si è giovani si fanno errori che costano cari, Io sto ancora pagando i miei... non sai quanti rimpianti ho! Non sai quanta rabbia provo nel pensare a quanto lui abbia sofferto, senza avere la possibilità di riscattarsi. Questo mi fa una rabbia tremenda.”

“Lo so.” Disse lui.

Questo è uno dei ricordi di Remus Lupin che ho stampati nella mente: quel secco “Lo so”, che mi è entrato dentro...ero convinta che non avesse capito. Al contrario aveva capito molto più di me.

 “Non sempre siamo pronti ad accogliere sentimenti forti quando vengono...lui aveva ragione, non era colpa tua.”

Lo guardai in silenzio, capendo che quel ragazzo  riflessivo e pallido, aveva visto dentro di me quello che io stessa ignoravo.

“Ha sofferto, ma, non era il tipo da guardarsi indietro...non credere che sia stato facile dimenticare per lui. Anche lui non ha capito,sai? Troppo assetato di vita per fermarsi un attimo a riflettere.”

Annuì lentamente lasciando che le sue parole risuonassero dentro di me. Erano una consolazione forte per il mio animo, avevo bisogno delle sue parole per calmare la nostalgia di lui.

“Di lui, non ho nemmeno una lapide su cui piangere, nemmeno un punto dove portare un fiore, un pezzo di marmo per parlare con lui, per cercare un conforto se pur insignificante. Dove sbatterò la testa?” dissi senza alcun significato apparente.

“Contro il muro.” Disse schiettamente, scatenando in me un’ ilarità amara e dolce al tempo stesso.

Sorrisi: “ lui avrebbe risposto così...scusami, non so più cosa dico. È vero che il dolore appanna la mente.”

“Non devi chiedere scusa. Anche per me è difficile, eppure lui non avrebbe voluto questo.”

Ci alzammo e mi accompagnò alla porta.

“Riguardati, Remus.”

“Anche tu,Lory.”

Me ne andai con la speranza di rivedere almeno lui. Non fu così.


Sono qui, con  grosso capello nero a coprirmi gli occhi, per darti l’ultimo saluto, Remus.  

Anche tu te ne sei andato, probabilmente,  hai raggiunto i tuoi amici, dovunque loro siano: non ci sono Murderes senza di te.

Hai lasciato  qui sulla terra  una piccola creatura indifesa che dovrà imparare a fare a meno di te. Non è giusto. Lo sai vero?

Ha bisogno di te, di voi. Dei suoi genitori.

Il mio sguardo si posa sulle tombe davanti a me. Avrai raggiunto la pace, ma hai lasciato nell’inferno tuo figlio. Un dolce inferno, che, nonostante tutto amo tanto, perché lo amato tanto anche lui...

Guardo la lapide di marmo dove è inciso il tuo nome, a me resterà il ricordo della dolcezza del tuo sguardo e la gentilezza dei tuoi gesti.

“ Arrivederci, Remus Lupin. E’ stato bello conoscerti, dovunque tu sia, sappi che ci rivedremo.”

Guardo la lapide accanto alla tua e leggo  “Ninfadora Lupin” , sorrido, faccio comparire  due mazzi di fiori che cadono delicatamente sulle lapidi bianche.

“Sei stata fortunata, Dora. Hai imbrigliato il grande cuore  di un lupo solitario.”

Indosso gli occhiali da sole e mi allontano e cammino per i sentirei silenziosi del cimitero, i tacchi alti delle mie scarpe sono l’unico rumore che risuona nell’aria.

E’ strano pensare che forse la morte non è poi il peggiore dei mali, il desiderio dei vivi di legarsi a chi se ne è andato è un sentimento egoistico.

Non sono forse in un posto migliore? Non è vero, forse, che chi ci ha amato non ci abbandona mai?

Allora, io sono egoista. Lo sono sempre stata, come tutti. Ma non si può dare un freno al dolore. Solo il tempo può.

Tu lo sai, Remus...lo hai sempre saputo.


Appena fuori il cimitero  chiudo gli occhi, un piccolo pop e mi ritrovo al conforto del mio salotto. Elegante e spazioso, nulla è fuori posto, sorrido a tanta perfezione, a Lui sarebbe andata di traverso.

Scegliamo sempre strade così diverse dal nostro passato? Oppure, alle volte , torniamo indietro nei nostri passi? Come è possibile avere amato tanto una vita tanto diversa da quella in cui si vive?  E’ così indispensabile tagliare con il passato? Inutile, non si può dimenticare.

Tolgo il capello, e libero i capelli dalla crocchia lasciando che cadano  disordinati sulle spalle, poi il soprabito.

Mi ravvivo i capelli allo specchio.

L ‘ho amato e l’ho lasciato andare via, ed ora l’ho perso per sempre.

Mi domando come lei se la sta cavando. Incredibile a dirsi ma  lei ed io abbiamo stretto una specie di alleanza, non amicizia ma di semplice aiuto reciproco.

Sono di nuovo egoista, pur di mettere in pace la mia anima  ho aiutato e confortato quella che  se lo ha portato via da me.  

“Unite nel dolore.” Ho detto quella sera al  pub.


So che non è stata colpa sua, bensì solo la mia. E ovviamente  di Sirius.

Ripenso al suo sorriso,a quel ghigno, ai suoi occhi allegri, e alla  sfrontatezza  che lo ha  sempre distinto.

 Lo odierei se potessi, al contrario c’è qualcosa che me lo impedisce. Mi abbandono alla poltrona color crema.

Sento la porta aprirsi e un  uomo compare sorridendo:

“Sei  tornata, allora.”

“Così pare.”

Greg. Mio marito, gentile e premuroso, senza grilli per la testa, gran lavoratore, timido e riservato. Mi domando cosa glie la fatto fare si sposare una donna che non lo ha mai amato fino infondo.

Per amore si diventa folli, o semplicemente si accetta qualsiasi cosa pur di stare accanto a chi si ama. Anche questo è egoismo, Greg. Ne più ne meno del mio.


Ho amato Sirius Black con tutta me stessa  e continuo a farlo nonostante lui sia morto, non ho amato mai te e tu ti ostini a non voler vedere l’evidenza.


Lo sapevi che con lui avresti perso sempre il confronto.


Ti sei accontento delle briciole, hai lasciato che tua figlia vivesse in questa finta perfezione, in questa gabbia d’oro senza amore.

Perché? Perché hai scelto la via più facile, Greg. Queste sono le conseguenze.


“Lizzy? Dov’è?”

“In camera a studiare, suppongo.” Risponde.

Lizzy, piccola e fragile, ha sempre sentito la differenza  anche se non poteva percepire cosa cambiasse, non conoscendo l’altra realtà al di fuori della sua.

Lizzy è come una lucciola, che illumina la mia oscurità; Lei non lo sa, come non lo sapeva Sirius.

“E’ molto bella.”

“Cresce anche lei, no? Se solo uscisse di più, stare sopra i libri così spesso non è un bene.”

“Non paravo di Lizzy. Parlavo di Alison.”

Lo guardo divertita senza rispondergli; Non che me ne abbia chiesta una, ma, dal suo tono ho capito subito dove voleva parare.

Mi alzo,  e dico semplicemente che vado a cambiarmi.

 Faccio le  scale silenziosamente e passo davanti alla sua porta, è socchiusa.

Osservo mia figlia che studia: le trecce castane le cadano avanti, il viso chiaro spruzzato da milioni di efelidi, gli occhi verdi fissi sulla pergamena. Si  tormenta  quel solitario ciuffi che le cade sulla fronte, si mordicchia il labbro pensosa.

Se fosse alzata la sua altezza arriverebbe a circa 1.65.

 E’ una ragazza come tante, non come la bellezza vulcanica di Alison: ha preso da suo padre dopotutto.

Mi avvio nella mia camera e mi spoglio velocemente. Lego i capelli, e vado in bagno.

“mamma?” sento chiamare Lizzy.

“Sì, tesoro?” chiedo uscendo dal bagno.

Mi viene incontro sorridendo.

“Alison mi ha invitata a casa sua, sai, è il suo compleanno. Posso andare?”

 E’ sempre così dolce... Le accarezzo la guancia sorridendo:

“Non vedo per quale motivo debba dire di no!”

Lizzy mi ringrazia felice e occorre a dare la risposta alla sua amica.

Ti voglio bene, Lizzy, anche se non te lo dico spesso.



Tra mio marito e me ci sono poche parole; viviamo di abitudini, di silenzi, di indifferenza, forse. Non amore, non odio, solo tenero affetto: quello di un amico, di un confidente, di un fratello.

Eppure lui è mio marito. Io sono Lory Anderson, noi siamo Lory e Gregory Anderson. Quando ci siamo sposati, Helena,  mi ha chiesto cosa me lo facesse fare  a sposare l’ultimo uomo che avrei mai potuto decidere di sposare. Le ho risposto che l’unico a cui avrei detto sì, non me l’ha mai chiesto e ancora più importante era in carcere.

Helena è la mia migliore amica, quella a cui non potrei nascondere nulla, nemmeno uno dei miei tanti amanti. Pensereste che sia crudele, che non ho rispetto per il cuore degli altri...non negherò che siano azioni riprovevoli. Vi chiedo di fermare il vostro giudizio fino a quando non potete capire la disperazione di tali azioni, fino a quando, anche voi starete insieme ad un uomo che non amate, pensando ad un altro che avete perso definitivamente, allora, riprendete il vostro giudizio, e capirete.

Senza amore non si va da nessuna parte, senza amore non c’è fedeltà...non ho potuto dare il mio cuore a Greg perché lo avevo lasciato tanti anni fa, in una mansarda nella periferia di Londra

Se guardate adesso, dalla finestra della nostra finestra vedrete un uomo e una donna distinti che cenano da soli. Che bella coppia, penserete,senza accorgervi di quanto le pose siano statiche e fredde. Dell’espressioni vitree, delle parole  come se fossero  un copione scritto da uno scenografo cinico e di cattivo gusto.

Sono parole di sempre,già dette, ripetute ogni sera, come da copione. Non che sia così tragico, anzi, è rassicurante la vita tranquilla che ho scelto di vivere.

Senza di te, Sirius, la mia vita non è vita, sappilo. Non è colpa di Greg , ne di Lizzy, è solo  che ti sei portato via il mio cuore, senza di te, per me, ogni cosa è normale. Vivo senza troppi slanci, ormai.

Perché anche la stagione degli amanti è finita.   

*********** 

Salve! eccomi qui con una piccola one-schot...per la verità, questa storia l'ho scritta in un momento di crisi, e sinceramente, doveva servirmi come, appunto aiutarmi a cambiare prospettiva, e ha rinfrescarmi le idee. Ma, mentre la rileggevo mi sono resa conto che era meglio di tante altre stupidaggini che ho scritto, così la pubblico. Spero che vi piaccia!
Baci, Fanny

   
 
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