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Autore: GGandGLEE    26/09/2015    2 recensioni
Dopo la prima stagione, Quinn viene mandata alla scuola militare. (La storia è stata scritta da BrioScotty che potete trovare qui, sul sito americano e abbiamo pensato di tradurla in ita. https://www.fanfiction.net/u/3018976/BrioScotty
Ogni cosa appartiene a BrioScotty.)
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Quinn/Rachel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bene gente, perdonatemi se ci è voluta un'eternità per aggiornare la storia ma ho avuto dei seri problemi a casa e non avevo proprio voglia di tradurre. Se devo essere sincere avevo pensato di non tradurre più ma considerando che l'unica cosa che mi tira su quando non ho voglia di vivere sono i fandom, fiondarmi in questa fanfiction mi ha davvero fatto bene. Quinn e Rachel per me sono quel qualcosa di magico che sono lieta non sia mai accaduto, perché fa volare con la fantasia in mondi impensabili ai comuni mortali. Detto ciò, vi lascio alla lettura, che questo capitolo vale davvero la pena leggerlo. Scusate per il ritardo. Vi voglio bene. Ah, ps, sempre in questo lungo periodo di pausa che mi sono presa ho elaborato una breve one-shot su Lea Michele e Dianna Agron, intitolata Marcell the Shell. Se volete, datele un'occhiata, credo davvero di aver bisogno di un piccolo supporto morale ultimamente. A presto, C.

Goodbye yellow brick road, capitolo 9

Una figura conosciuta è seduta sui gradini dell'appartamento quando finalmente Rachel arriva a casa dopo dieci giorni di scene notturne

"Santana?" Grida Rachel dal parcheggio, i suoi passi sempre più veloci man mano che si avvicina alla Latina. Santana ha a stento il tempo di alzarsi prima che la piccola brunetta le getti le braccia al collo abbracciandola così forte da farla barcollare.

"Cosa ci fai qui?" Chiede Rachel.

"Ero nei paraggi" dice Santana sorridendo. Rachel si stacca da lei e la guarda con espressione interrogativa. "Volevo assicurarmi che stessi bene. Dopo quello che è successo un paio di settimane fa. Ho cenato con Kurt e Mercedes domenica e lui ha detto che ti sei di nuovo ridotta uno straccio."

"Non dovevi venire da sola a New York.." Dice Rachel, ignorando l'ultimo commento di Santana e avviandosi ad aprire la porta.

"Chi dice che sono sola?" Chiede Santana indicando il parcheggio dove compare Brittany con delle buste in mano. Dopo aver scaricato il carico alla sua ragazza, Brittany ferma il respiro di Rachel con un abbraccio. "Ragazze, andiamo, voglio la colazione." Frigna Santana. Rachel sorride e apre la porta, facendole entrare.

"Devo avvertirvi..questo posto è un po' in disordine.", dice Rachel con una smorfia.

"È.." Brittany non sa cosa dire e fissa la pila di piatti, bicchieri mezzi pieni, giornali e vestiti che coprono ogni angolo del soggiorno. "Okay, cosa ne hai fatto di Rachel Berry?"

"Oh, Santa Madre di.." Santana si ferma sotto l'arco della porta facendo cadere in terra le buste. Si gira e, com le mani sui fianchi in aria di sfida, guarda la brunetta.

"Non è così male." Protesta Rachel, avvicinandosi a quella che dovrebbe essere una finestra per aprire le tende, facendo lo slalom tra i cartoni del take away sporchi.

"Non è così male? Sono quasi sicura che quella maglia si sia mossa da sola." Dice Santana indicando la maglia con gli occhi. Rachel rotea gli occhi e comincia a raccogliere tutti i vestiti gettandoli sul letto nella stanza degli ospiti. Si ferma un attimo e pensa che probabilmente a Santana e Brittany sembrerà strano che la sua stanza da letto sia la più piccola e meno luminosa delle due.

Nel soggiorno, Brittany sta impilando i piatti per portarli in cucina dove Santana sta aprendo tutti i cassetti mormorando in spagnolo.

"Dove hai il caffè?" Grida Santana mentre Rachel ritorna, sconvolta da quanto in fretta quelle due hanno messo in ordine.

"Potrei o non potrei essere a corti di caffè." Dice esitando, facendo attenzione ad avere almeno due metri di distanza dalla Latina. Santana bestemmia e va in panico.

"L'ho comprato io!" Dice Brittany aprendo una delle buste. Lo passa a Santana e la Latina comincia a prepararlo.

"Ragazze, non dovete.." Comincia a protestare Rachel.

"No, davvero, dobbiamo." Taglia corto Santana, riempiendo le tazze e aggiungendo latte di soia in quella di Rachel e cacao in quella di Brittany. Beve un sorso e poi dice: "sempre meglio del caffè dell'aereo."

Brittany finisce di riempire la lavastoviglie, piena per la prima volta da quando Rachel si è trasferita, dopo la finta bomba nel suo vero appartamento. Fissa il vuoto e pensa a come lei e Quinn non l'avessero mai usata la lavastoviglie, lavando i piatti insieme ogni sera.

"Qualcosa da mangiare?" Chiede Brittany cacciando dalla busta delle ciambelle. "Ne ho prese anche alcune Vegetali."

"Vegane, B." La corregge Santana. "Sediamoci e chiacchieriamo."

"Santana, nei sedici anni in cui siamo state amiche, non credo abbiamo mai chiacchierato." Dice Rachel incredula.

"Kurt è preoccupato. Più preoccupato del solito. Il che significa che anche noi siamo preoccupate. Con tutto quello che è successo con la tua guardia del corpo.." Rachel soffoca appena sente quelle tre parole.

"Cosa vi ha detto Kurt sulla mia guardia del corpo?"

"Che gli hanno sparato." Dice Santana, fissandola con curiosità.

"Gli.." Ripete Rachel.

"Si, gli..a lui..come si chiama? Alex. Come sta? Kurt ha detto che vivevate qui insieme dopo l'allarme bomba e che adesso un altro tipo, un certo Michaels, ti sta sorvegliano al suo posto."

"Ah. Si, è così." Dice Rachel annuendo.

"Sai, per essere una che ha vinto un Emmy come migliore attrice, è stata la più grande pila di stronzate che mi siano mai state dette." Dice Santana. "Dicci tutto. Kurt dice che non parli più da dopo la sparatoria."

"Quante volte ti hanno sparato, Santana?" Chiede Rachel . "Io e Alex ci vogliamo bene. Ci volevamo bene. Credo sia normale che sia un po' sconvolta."

Brittany si allunga sul tavola per stringerle la mano.

"Da quello che dice Kurt, sembra quasi che tu e Alex steste..insieme."

Rachel sente di nuovo una morsa allo stomaco. "Rach? Potevi dirci che stavi vedendo qualcuno."

"Era complicato, okay?" dice Rachel a bassa voce. "Non voglio parlarne."

"Rachel..." Dice Santana, pianelle una mano sulla spalla. Rachel la manda via delicatamente.

"No," dove poi. "Non dire una parola."

Comincia a tremare e motoraduno cose incomprensibili a bassa voce.

"Rachel, parlaci." Dice Brittany, portandola sul divano. "Siamo tue amiche ed è palese che tu stia soffrendo. Vogliamo solo farti stare bene."

Rachel poggia la testa sulla spalla di Brittany e comincia a piangere.

"Se n'è andata." Sussurra.

"Chi?" Chiede Santana, massaggiandole la schiena.

"Non posso dirtelo." Dice, poi ci riflette."Alex. La mia guardia del corpo. Se n'è andata e non so dove sia o se la rivedrò ancora."

"Il ragazzo nuovo non lo sa?" Chiede Brittany.

"Non sa molto nemmeno lui. Ci sono delle regole e il capo lo odia già abbastanza." Dice accasciandosimsul divano."Mi manca così tanto.."

"Tranquilla Rachel," Sussurra Brittany. "La rivedrà prima o poi"

"Non capisci, non la rivedrò mai."

"Allora aiutaci a capire." Interviene Santana. "Non ti ho vista così giù da quando Quinn.." Rachel sobbalzare e la guarda con gli occhi spalancati. "Rachel, mi dispiace"

"Chi ve lo ha detto?" Dice alzandosi in piedi. Le due donne in guardano. Sono abituate a vedere Rachel un po' stressata dopo che ha filmato di notte ma questa volte le supera tutte.

"Chi ci ha detto cosa?" Chiede lentamente Brittany.

"È stato Kurt? Ha detto qualcosa?"

"Riguardo cosa? Rachel, dannazione, ci stai confondendo." Dice Santana alzandosi.

"Riguardo Quinn," Dice Rachel. "Non avrebbe dovuto dirlo a nessuno. Nessuno avrebbe dovuto saperlo."

"Nessuno avrebbe dovuto sapere cosa?" Grida Santana esasperata, affermando un braccio di Rachel per calmarla. "Cos'è che non dobbiamo sapere?"

"Quinn..Quinn era la mia guardia del corpo."

Passa un momento e Santana lascia il braccio di Rachel, improvvisamente spaventata.

"Quinn è morta, Rachel"

"È morta quattro anni fa" aggiunge Brittany che fino a quel momento era rimasta zitta.

"Lo so," dice Rachel, guardando la bionda. "Lo so. È morta. Ma non era vero."

"No" dice Santana. "È morta, Rachel. Siamo andate al suo funerale, ti ricordi?" Rachel comincia a scuotere la testa e Santana la prende per un braccio. "Rachel, è morta."

"Rachel scuote un po' la testa ma resta zitta. Santana la lascia andare e si passa una mano sugli occhi in segno di disperazione.

"Sai quanto pazzo sembri, Rachel?" Chiede con una voce soffocata.

"Ne sono consapevole" annuisce Rachel. "Kurt ha creduto che fossimo entrambi pazzi quando l'ha vista per la prima volta."

"Kurt l'ha vista?" chiede Santana. "L'ha vista e non ha detto niente...non ha pensato di dirci che..."

"Non doveva nemmeno saperlo." Insiste Rachel. "Nessuno doveva. Chi ci avrebbe creduto, in ogni caso?"

"Voi siete entrambi pazzi." Sussurra Santana, ormai con una pelle cadaverica. "Non posso sopportare questa situazione." Si gira ed esce dalla stanza. Sia Brittany che Rachel sobbalzando quando sentono sbattere la porta dell'appartamento e Rachel si getta sulla poltrona cominciando a piangere di nuovo.

"Io ti credo, Rachel." Dice Brittany, abbracciandola forte.

"Grazie, Britt." Dovremmo seguirla?

"No," Brittany scuote fermamente la testa. "Tornerà. Ha solo bisogno di tempo per metabolizzare la cosa. Devo ancora spiegarci molto."

"Lo so." Dice Rachel rassegnata. "Vi dirò tutto ma non potete dir niente. A nessuno."

"Come hai detto tu, Rachel," risponde Brittany carezzandole i capelli, "chi ci crederebbe, in ogni caso?"

xxxx

Circa mille miglia più a Nord, Quinn si sveglia. Resta stesa per un minuto, una strana sensazione allo stomaco. Non sente nessuno dei rumori ai quali si è abituata nell'ospedale. Non ci sono le infermiere che chiacchierano, non ci sono barelle che vengono trasportate alla sala operatoria e, cosa più preoccupante, nessun suono dai macchinari ai quali è attaccata.

Si alza e si stacca i fili dal braccio, incamminandosi piano piano verso la porta, ondate di nausea che le attraversano il corpo.

Apre la porta e non c'è nemmeno una luce accesa.

"Cazzo." Mormora Quinn, ritornando all'interno. Il suo primo istinto è quello di scappare dall'ospedale.

Ma poi cosa? È stata in coma mentre l'hanno portata li e non ha la minima idea di dove si trovi. E se riuscisse ad arrivare su una strada, chi mai le darebbe un passaggio, ridotta così?

Alla fine del corridoio, la porta dell'ascensore si apre e Quinn si affretta a cercare qualsiasi cosa possa essere utilizzata come arma. A giudicare dai passi, sono almeno quattro persone quelle che si avvicinano alla sua stanza. Ormai in panico, spegne le luci e si nasconde dietro la porta, pugni serrati, anche se sa che non avrà la forza di fare a botte con quattro dei suoi colleghi.

"Controllate la stanza." Grida una voce che non riconosce. La prima persona entra nella stanza e Quinn in fretta chiude la porta, schiacciando la mano di un'altro degli uomini e facendo cadere la sua pistola. Quinn si allunga verso l'arma e vuole sparare alla persona che è già nella stanza. La sfiora sulle gambe. L'individuo collassa a terra bestemmiando e sparando tre colpi appena sopra la testa di Quinn.

La porta si spalanca e due paia di braccia afferrano Quinn bloccandola a terra, prendendole la pistola.

"Chi siete?" Sbraita mentre la ammanettano. Non rispondono, come gli è stato detto di fare. Quinn cerca di scalciare, ma gli anno già legato anche le gambe. Urla, perché le corde che ha attorno alle caviglie le hanno procurato una ferita e sta perdendo sangue.

"Non muoverti e non ti farà male." Le sussurra qualcuno prima di bendarla.

L'ultima cosa che Quinn vede è una siringa che, tanto per non cambiare, le inietta un sonnifero.

xxxxx

Brittany sta leggendo in silenzio le lettere di Quinn quando Santana torna all'appartamento.

"Hey," dice la bionda, baciando la sua donna sulla fronte. "Stai bene?"

"Credo di si," fa spallucce Santana. "Lei dov'è?"

"Nella doccia." Risponde Brittany, prendendole la mano. "Non sta mentendo, San."

Conduce una riluttante Santana sul divano e le porge le lettere. "Leggi."

Santana riconosce all'istante la calligrafia di Quinn.

"Sono false." Sussurra, "è morta, Britt."

"Leggile per me, per favore." Incapace di resistere allo sguardo di Brittany Santana comincia a leggere la prima pagina. Legge, piange, scuote la testa, e quando è arrivata alla fine della terza pagina, guarda Rachel che era sopraggiunta con un espressione di immenso dolore.

"Mi dispiace." Dice a bassa voce.

"No, a me dispiace" dice Rachel, "volevo dirvelo. Avrei dovuto dirvelo..." Santana alza una mao per zittirla.

"Come la riportiamo a casa?" Chiede. Brittany e Rachel si guardano e la Latina si acciglia.

"A casa?" Dice Rachel.

"La vuoi qui con te, no?"

"Più di ogni altra cosa." Sussurra Rachel, "ma non possiamo...non so nemmeno dove sia, se è ancora all'ospedale o..in capo al mondo."

"Allora dobbiamo scoprirlo." Dice Santana alzandosi in piedi. "La tua guardia del corpo.. Michaels.. Chiamalo e digli di venire. Glielo tirerò fuori con la violenza."

"San," dice Brittany, mettendola a sedere. "Quinn dice che tornerà. Tornerà non appena potrà."

"Sono stronzate, dovremmo cercarla." Dice Santana andando verso Rachel e porgendole il telefono. "Chiamalo."

"No," dice Rachel, scuotendo fermamente la testa. "Quinn tornerà quando sarà pronta."

"Se è ancora viva." Ribatte Santana. "Dovresti provare a cercarla.."

"Non credi che voglia farlo?" Esplode all'improvviso Rachel. "Non credi che spenda ogni singolo secondo di ogni singolo giorno pensando a lei? Preoccupandomi di cosa le stia succedendo? Non credi che abbia chiesto mille volte a Michaels se sa qualcosa o se l'ha vista di nuovo? Santana, ci ho provato. Ci sto provando. Non posso entrare negli uffici dell'agenzia e chiedere di parlare con il capo. Non è così che funziona."

La Latina la fissa sconvolta. Sono passati anni da quando ha sentito Rachel parlare così.

"Wow, Berry, tranquilla," dice tremando.

"Scusa," dice Rachel chiudendo gli occhi. "Dobbiamo solo aspettare, okay? Non c'è altro che possiamo fare al momento. Puoi promettermi che non farai niente di stupido?"

Santana annuisce e poi la abbraccia.

"Mi manca, Rach.." Sussurra.

"Lo so," risponde Rachel chiudendo gli occhi e ricominciando a piangere. "Lo so.."

xxxxx

"Resta ferma," la voce sussurra pigra alle orecchie di Quinn. Sente i lacci attorno ai polsi sciogliersi ed è di nuovo libera di muovere le braccia, doloranti dopo che sono state bloccate per tutto questo tempo. Cerca di aprire la bocca ma nota che la benda è ancora lì. Quella che aveva sugli occhi scivola via e strizza le palpebre per la troppa luce. E per ultima, anche la benda sulla bocca viene rimossa.

Sbatte le palpebre e i suoi occhi cominciano ad abituarsi alla luce. Si guarda intorno cercando di adocchiare i suoi rapitori.

"Agente Casey?" Una voce femminile la chiama. Quinn resta zitta, non sapendo se può fidarsi o meno di queste persone, non sapendo se sono dalla sia parte. "Agente Casey, vogliamo aiutarla." Quinn è tirata su a sedere e si appoggia ad una parete del furgone sul quale stanno viaggiando, sorpresa di trovarsi vestita in abiti nuovi e non in un camicione di ospedale. Guarda con aria di sfida i suoi rapitori, sgranchendosi le braccia mentre riacquista la sensibilità perduta. Due donne e un uomo la guardano in attesa che dica qualcosa. Adocchia i loro badges.

"Ah, io ti conosco." Mormora. "Bucarest, giusto?"

La donna risponde con un sorriso.

"Non credevo ti ricordassi," dice, toccandosi la cicatrice sulla guancia senza nemmeno accorgersene. "È stata una missione breve.."

Quinn non reagisce, effettivamente si ricorda ben poco di quella che è stata una delle sue prime missioni. Una ex spia americana trasformatasi in informatrice per il governo rumeno. Il lavoro era stato semplice e la spia sapeva sarebbero andati a cercarlo. Li aspettava, armato con abbastanza C4 da poter far esplodere tutto l'isolato. La loro salvezza fu un ingranaggio difettoso in un esplosivo così l'uomo fu catturato e ricondotto in patri a scontare i propri crimini.

"Mi ricordo," dice Quinn. "Quindi, vuoi dirmi cosa sta succedendo? Se dovete uccidermi..."

"Non siamo qui per ucciderti," dice una voce dal posto di guida. "Siamo qui per liberarti."

Quinn si acciglia.

"Mi avete colpita alla testa trasportandomi fuori dall'ospedale o sbaglio? Hai davvero appena detto di volermi liberare?" Chiede fissando uno ad uno gli Agenti. Tutti annuiscono. "Quindi non mi ucciderete?"

"L'Agente Saunders potrebbe volerlo fare," dice la prima donna che indica la seconda. Ha una grossa ferita sulla gamba. "Non ci aspettavamo fossi così.. Mobile."

"Ah, si, perdonami," dice Quinn con una smorfia di imbarazzo. "In mia discolpa posso dire che credevo volessi uccidermi."

"Dovevamo far sembrare che fosse così," dice l'Agente Saunders. "Pagherò le pene dell'Inferno per averti mancata con quei tre proiettili. Specialmente perchè sei stata in grado di afferrare una delle nostre pistole e spararmi alla gamba."

"Le persone tendono a sottovalutarmi," dice Quinn, sorridendo adesso, "Non riesco a a capire perché." L'Agente Saunders sorride.

"È un bene che mi abbi solo ferita alla gamba, altrimenti ti avremmo lasciata sul ciglio della strada,"

"Signore," dice l'uomo ad alta voce. "Sappiamo che vuoi lasciare, Agente Casey,"

"Con chi avete parlato?" Chiede Quinn alzando una gamba del pantalone e notando le numerose medicazioni.

"Ti stavi ribellando, le corde ti hanno ferita," spiega la prima Agente. Quinn annuisce, ricordando la sensazione del metallo che le stringeva le caviglie prima che svenisse.

"Quindi, avete una connessione con Michaels o qualcosa del genere? Deduco sia stato lui a dirvelo dato che non credo il Capo sia il tipo da farsi sfuggire una cosa del genere," chiede Quinn.

"L'Agente Michaels è stato in contatto con il nostro gruppo in precedenza.."

"Cos'è esattamente "il vostro gruppo"?" Lo interrompe Quinn, ponendo una delle tante domande che le passano per la mente in questo momento.

"Riabilitazione," aggiunge l'agente Saunders. "Il vice Direttore è il nostro capo.mtecnicamente, ci inviano per 'distruggere' gli Agenti. Ad ogni modo, dopo che li abbiamo recuperati, gli dimao un'opportunità."

"Di ricominciare?" Chiede Quinn, fissandoli tutti credendo di stare sognando. "E il vostro capo lo sa?"

"È stata prima di tutto una mia idea." Dice la voce dal posto di guida, in un tono molto più cordiale di prima. "Agente Brown."

"Signore," dice Quinn guardando il suo vice capo, che non aveva mai visto prima e che aveva solo sentito per telefono. "E il Capo?"

Sguardi incerti compaiono sui volti degli agenti.

"Quando firma un ordine per distruggere un Agente, nonostante sia preoccupato o gli stia a cuore quella persona, sono morti. Non esistono più. Noi compiliamo i moduli ed è finita. Ma al contrario, ti porteremo alla nostra base e discuteremo le nostre opzioni. Prima di tutto, diamo agli agenti una nuova vita. Manne abbiamo avuti alcuni che volevano riprendersi la loro vita precedente. Crediamo questo sia il tuo caso?"

Quinn annuisce, "Avete detto che Michaels era in contatto con voi? Voleva uscirne anche lui?"

"Ho lavoratocon l'anno scorso," risponde l'Agente uomo. "Siamo rimasti in contatto quando sono entrato in questa squadra, ti ho fatto sapere che semmai avesse voluto uscirne, c'era un modo. Non è stato felice per molto tempo. Era tutto sistemato affinché si creasse una nuova vita, ma circa una settimana fa ha cambiato idea. Ha detto di aver ricevuto dei consigli da una persona ed eventualmente idea. Non ti ho detto di cercarti. Sembrava sapere che il capo avesse voluto distruggerti."

Il viaggio è silenzioso fino all'arrivo. Quindi non ricorda cosa ha detto a Michaels circa suo padre.

"La vostra base è nei dintorni?" Chiede Queen mentre il camion rallenta.

"Non esattamente," risponde con un sorriso l'Agente Saunders. "Prenderemo un breve volo."

"Bene," risponde Quinn. "Ho ancora molte domande."

"Aspetta che saliamo sull'aereo." Dice l'Agente Brown. "Per il momento deve smbrare ancora che abbiamo intenzione di ucciderti."

"D'accordo."

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Rachel è raggomitolata sul divano a rileggere le lettere di Quinn quando sente dei passi nel corridoio. Santana entra nella stanza e si siede di fronte a lei.

"Hey," dice Rachel con una voce pacata, togliendosi gli occhiali e poggiando le lettere a terra.

"Hey a te," dice Santana, "scusa per prima."

"Non devi scusarti," insiste la brunetta, andando a sedersi accanto a Santana. "Dovrei farlo io. Ti ho urlato contro quando avresti dovuto farlo tu."

"E se chiedessimo entrambe scusa di nuovo e ci lasciassimo tutto alle spalle?" Chiede Santana alzando un sopracciglio. Rachel annuisce e posa la testa sulla spalla di Santana mentre le loro dita si intrecciano. Restano così per alcuni minuti. "Kurt non è l'unico che si preoccupa per te, Rachel. Io e Britt saremo sempre qui per te."

Rachel si gira a guardarla e sorride, stringendole la mano.

"Ti voglio bene, S," dice Rachel, poggiando di nuovo la testa sulla spalla della Latina.

"Non esagerare, Berry."

Rachel sorride e chiude gli occhi. "Buonanotte," sussurra.

"Ti voglio bene anch'io, Rach," sussurra Santana prima di trasportarla in camera da letto. Si ferma a guardarla sotto l'arco della porta per assicurarsi che stia effettivamente dormendo poi raggiunge la sua fidanzata nell'altra stanza.

"Si è addormentata?" Chiede assonnata Brittany.

"Si, sembra esausta," dice Santana.

"Anche tu," dice Brittany baciandole la fronte, "dormi."

Santana annuisce e sente le sue palpebre cedere.

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"So che è molto da sopportare.."

Quinn si gira a guardare l'Agente con la quale ha lavorato a Bucarest che è appena entrata nella stanza. Desidererebbe davvero ricordarsi il suo nome ma sente che se glielo chiedesse ora sarebbe ridicolo considerando che sono passati già due giorni da quando l'ha rivista.

"Voglio solo andare a casa," dice Quinn, posando la sua agenda e stendendosi sul letto. "Farò tutto ciò che sarà necessario."

"Fortunatamente per te, tutto ciò che devi fare è stare qui seduta finché non organizziamo tutto. Ci sono molti dettagli da sistemare. Tuttavia, non è la prima volta che riabilitiamo un agente che prima era nell'esercito."

Quinn indica la sedia all'Agente e lei sorride, entrando e andando a sedersi.

"Stai scrivendo cose interessanti?"

"Solo i miei pensieri," dice Quinn fissando l'agenda con la parola 'Rachel' impressa sopra. Seguono tre paragrafi, anche se Quinn si chiede se avrà effettivamente l'opportuna di inviare la lettera e se Rachel la troverà interessante, data la continua ripetizione della parola 'scusa'.

"Devi essere stanca.."

"In realtà, sto solo cercando di capire. Non hai idea di quanto sia felice di tutto ciò, di cosa significhi per me," dice Quinn con una voce dolce, occhi bassi, a fissare le lenzuola. "Se c'è qualcosa che posso fare per aiutare, qualsiasi cosa, fatemelo sapere."

"Abbiamo tutto sotto controllo," dice la donna, "devi solo riposare." Dopo un po' di silenzio riprende. "Hai qualcuno da cui tornare, vero?"

"Già," annuisce Quinn, sorridendo al solo pensiero di Rachel, della sua Rachel, che è costantemente nei suoi pensieri.

"Dev'essere qualcuno di davvero speciale.."

"Lo è," dice Quinn. "Spero solo che non si sia arresa e che mi stia ancora aspettando."

"Non credo abbia mai smesso di farlo," dice l'agente, "non hai preso un proiettile al petto per lei?"

"Lo avrei fatto per chiunque," dice Quinn scrollando le spalle, "ma per lei ne avrei presi altri cento." Si rannicchia e riflette su quanto ha appena detto.. "Che frase scontata, eh?"

"Nah, è dolce," dice l'Agente alzandosi. "Ti lascio tornare alla tua lettera. Cerca di dormire anche però."

"Buonanotte." Dice Quinn salutandola con la mano. Segue la donna che esce dalla stanza con lo sguardo e lo tiene fisso per un paio di minuti sulla porta, pensando alla brunetta che la sta aspettando. Riprende la penna, la gira e la rigira tra le mani. Vorrebbe scrivere ancora, in testa ha fiumi di pensieri che vorrebbe scrivere, ma il sonno la vince e prima che possa finire una frase, si addormenta.

xxxxx

Rachel è incazzata nera. Mentre lascia il ristorante, prende il cellulare dalla borsetta e impreca contro il touch screen, che come sempre non risponde ai suoi comandi. Digita il numero di Kurt e aspetta che lui risponda.

"Rach? Mi dispiace.. Sono ancora bloccato a lavoro.."

"Si certo, come no," dice Rachel. "Mi hai incastrata con lei." C'è silenzio dall'altra parte della linea e lei sbuffa mentre chiama un taxi alzando il braccio. Si ferma subito e lei salta su.

"Stai andando a casa? Ti raggiungo appena posso così puoi insultarmi da vicino," dice Kurt in tono di sottomissione. Rachel riaggancia, gettando il cellulare in borsa e fissando arrabbiata fuori al finestrino.

Ripercorre la serata nella sua testa, chiudendo gli occhi mentre si rannicchia sul sedile. Non appena Rachel aveva chiamato Kurt per dirgli che sarebbe stata a New York un paio di notti, lui aveva organizzato questa cena con gli amici. Quando Rachel era arrivata al ristorante, c'era una sola amica. E niente Kurt. Dopo appena una telefonata, era chiaro che Kurt non si sarebbe presentato, lasciandola sola con Alicia, un'amica di un'amica che si descriveva come una sua grande fan.

"Ti ho vista alla prima quando hai recitato la parte di Eliza in My Fair Lady," aveva cominciato. Rachel aveva annuito e sorriso gentilmente prima di ordinare un bicchiere del miglior vino del ristorante.

Alicia aveva avuto il monopolio della conversazione finché Rachel, dopo il dessert non si era scusata, pagando il conto e scappando via.

Il taxi arriva fuori al suo appartamento e Rachel viene riportata alla realtà. Dà al tassista una generosa mancia e corre fuori.

"Rachel!" La voce di Kurt la chiama dall'altra parte della strada. Si gira a guardare e lo vede uscire dal taxi. "Rach!" La brunetta va verso di lui"

"Non posso credere che tu lo abbia fatto," sentenzia, spingendolo lievemente sul petto e andando via.

"Cosa, Rachel? Non puoi credere cheti abbia incastrata? Che abbia cercato di riportarti alla vita? Di nuovo?" Risponde Kurt, allungandosi e afferrandole il braccio mentre lei corre verso la porta di casa.

Prendono l'ascensore in silenzio ma non appena sono dentro l'appartamento, lei si gira a fissarlo e urla di essere molto arrabbiata con lui.

"Lo so, Rachel," risponde l'uomo. "Sei arrabbiata con me, sei delusa da me eccetera. Beh, scusa se ho cercato di aiutarti."

"Aiutarmi? Aiutarmi con cosa? Quando Quinn tornerà.."

"Quando, Rachel? Quando?" Chiede lui, non aspettando che lei risponda. "Se n'è andata settimane fa...mesi! Non si è fatta sentire. Non ha nemmeno parlato con quel tipo, Michaels. Potrebbe anche essere morta di nuovo. Forse lo è, per quanto ne sappiamo. Ti stai aggrappando ad un fantasma, Rachel, e io sono stanco di questa situazione."

"Se sei stanco, forse dovresti solo lasciarmi sola allora!" Dice Rachel fissandolo e incrociando le braccia.

"Va bene, forse allora lo farò" urla lui in riposta. "Ma quando perderai tutto, Rachel, non venire a piangere da me. Non puoi respingerci tutti. Lo hai fatto con i tuoi padri, con gli altri nostri amici...nessun altro ti aiuterà quando sarai nella merda come ho fatto io."

Rachel alza un braccio come per volergli dare uno schiaffo. Sente la rabbia ribollire dentro di sè e prima di fare qualcosa di sbagliato, urla: "vattene! Subito! Non voglio nemmeno guardati in faccia!"

La voce di Kurt cala di un paio di toni. "Scusa." Dice.

"Esci prima che faccia qualcosa di cui possa pentirmi," risponde acida lei. Kurt sospira ed esce dall'appartamento.

Rachel va in cucina a versarsi un bicchiere di acqua e torna in soggiorno, bevendo a piccoli sorsi tra un singhiozzo e l'altro. Quando ha finito, arrabbiata com'è, fissa il bicchiere e ripensa alle parole di Kurt. Non si accorge nemmeno di aver lanciato il bicchiere contro il muro finché non lo vede rompersi in mille pezzi sul pavimento. Si accascia a terra anche lei, chiudendosi a riccio e singhiozzando finché non ha più lacrime da versare

xxxxx

"È ora di andare, Colonnello Fabray," dice l'Agente Saunders a Quinn, che sorride al suono del suo nome. Si alza dal letto, sentendosi forte e pronta per questo nuovo capitolo della sua vita.

"Ci vorrà un po' a riabituarmici," dice Quinn, a cui la palestra che ha frequentato alla base di recupero ha fatto davvero bene, perchè è più in forma che mai.

"Ti aspetto di sotto. Partiamo tra venti minuti."

Quinn si siede per raccogliere i pensieri. Oggi è il gran giorno. Il giorno in cui compirà i suoi primi passi per tornare da Rachel, per tornare alla sua vita, a sua madre, a sua sorella, ai suoi amici. Un paio di lacrime le bagnano le guance.

"Buona fortuna,"

La voce la fa sobbalzare e si alza in piedi, scacciando velocemente via le lacrime. L'Agente Riley, quella di Bucarest, la sta fissando dall'arco della porta.

"Grazie, Riley." Dice Quinn mentre prende il suo zaino e la lettera.

"Sarà strano non avere una compagna di palestra," dice la donna con un mezzo sorriso. Le due hanno stretto un bel rapporto nell'ultimo mese, dopo che Quinn ha messo in chiaro che non poteva ricambiare i sentimenti che Riley provava per lei.

"Si, mi mancherà batterti in ogni sessione." Dice Quinn fissando la busta che ha in mano. "So che non mi merito alcun favore ma potresti controllare che venga spedita?" Riley accetta annuendo.

"Certo," dice, "spero ti stia ancora aspettando."

"Bugiarda," dice dolcemente Quinn. "Troverai qualcuno anche tu.."

"Già.." Dice Riley non credendoci davvero. "Comunque," dice con una voce più allegra, "hai un paio di aerei da prendere e non voglio che Saunders mi distrugga per averti trattenuta."

Quinn annuisce ed esce dalla stanza, voltandosi a guardare la donna. Cerca le parole giuste da dire, le parole per rendere il tutto più semplice, ma non riesce a dire nulla. Alza la mano in cenno di saluto e comincia a camminare per il lungo corridoio.

L'Agente Riley salta sul letto, fissando la lettera per Rachel. Mentre una lacrima le bagna una guancia, piega la lettera in due e la taglia. La fa in mille pezzi e li getta nel cestino, guardandoli cadere come i coriandoli a carnevale.

Non appena sale sull'aereo, Quinn è sconvolta dal fatto che riconosce il luogo in cui si trova.

"C'è qualcosa che non va?" Chiede Saunders sedendosi nella poltrona di fronte a lei.

"Conosco questo posto," dice Quinn, fissando fuori dal finestrino. Quattro anni prima, Mac era volato con lei fino a qui per farla partire verso il suo funerale. "È vicino casa."

L'aereo comincia ad alzarsi e Quinn chiude gli occhi, incapace di nascondere il sorriso che si va pian piano formando sulle sue labbra.

"È questa la reazione alla quale puntiamo," sussurra Saunders e Quinn riapre gli occhi.

"Grazie," dice dolcemente.

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Chiudendo l'ultima cerniera, Rachel finisce di fare le valigie e comincia ad andare avanti e indietro nell'appartamento ormai vuoto, l'eco dei suoi passi che rimbomba incessante. La sua auto sta per arrivare per portarla all'aeroporto. Mentre si ferma a guardare la porta di quella che era stata la camera sua e di Quinn fino a quattro mesi prima, il suo cellulare comincia a squillare, la faccia di Kurt che appare sullo schermo. Resiste all'impulso di gettare via il telefono e comincia frustrata a preparare il giusto tono di voce per rispondere.

"Cosa vuoi?" Opta per un tono stanco.

"Sei vicina ad una televisione? Devi assolutamente guardare Channel 13," la sua voce è entusiasta.

"Cosa? Kurt, no, sto per andare all'aeroporto," dice. "Ho impacchettato tutto. E credevo che tu non mi parlassi più."

"Devi assolutamente cercare una televisione," dice Kurt dandole fretta. "È..È Quinn."

Rachel sente che la stanza comincia a girare e si aggrappa alla porta.

"Cosa?" Sussurra.

"Quinn," ripete Kurt, "Rachel, trova una televisione, ora!"

Riaggancia e si guarda intorno in fretta. Tutto è chiuso nelle scatole e non sa nemmeno in quale di quelle scatole sia la televisione. Gli uomini dei traslochi torneranno a prendere tutto ciò che Rachel lascia. Corre fuori dalla casa e va a bussare alla vicina. Presa alla sprovvista, l'anziana donna risponde con incertezza alla vista di Rachel.

"Sono davvero molto spiacente per l'intrusione," comincia Rachel, "Ma ho davvero tanto bisogno di usare la sua televisione per un secondo." La donna, senza parole, fa entrare Rachel. La brunetta corre nel soggiorno, afferra il telecomando e accende al tv su Channel 13.

È un notiziario. Una giornalista in una giacca di Burberry si trova in una base militare.

"Fonti hanno confermato che i quattro ostaggi, inclusi il Capitano Dale Young e il colonnello Quinn Fabray..." Rachel si siede dimenticando di non trovarsi affatto vicina a un divano o una sedia e cade a terra. Il dolore che sente non la ferma dal seguire il resto del servizio con la massima attenzione. "... Entrambi erano stati presunti morti nel 2023.." La donna poi si ferma e preme un pulsante sul suo auricolare ascoltando una notizia. "Abbiamo il primo collegamento da Baghdad. Linea al nostro corrispondente, Peter." La donna scompare e compare un uomo con microfono e giubbotto antiproiettile.

Gli ostaggi sono al momento in auto e stanno per arrivare qui." Prende tempo l'uomo mentre dietro di lui ci sono urla di gioia, poi il primo "ostaggio" appare sullo schermo. Rachel si avvicina sulle ginocchia, disperatamente alla ricerca di Quinn. Improvvisamente la sua faccia riempie lo schermo, capelli corti biondi tirati all'indietro e un sorriso stanco sul volto. Rachel scoppia in lacrime e il suo cellulare ricominci a squillare.

"La vedo," dice mentre risponde alla chiamata di Kurt.

"Voglio solo tornare a casa dalla mia famiglia," dice Quinn al microfono mentre sullo sfondo ci sono militari e dottori che vanno avanti e indietro. "Mamma, Olivia, Rachel. Tutti. Mi siete mancati tutti. E vi voglio bene." Rachel sorride attraverso le lacrime, si alza, il cellulare ancora vicino all'orecchio. Abbraccia la donna ancora confusa ed esce tornando a casa sua.

"Mi dispiace," dicono insieme.

"No, a me dispiace." Ancora una volta, le loro voci parlano all'unisono e Rachel ride, la sua prima vera risata dopo mesi.

"Mi sei mancata," dice Kurt, singhiozzando. "E mi dispiace davvero."

"Kurt,va tutto bene," dice Rachel.

"Ti voglio bene," dice lui.

"Ti voglio bene anch'io." Rachel si fa scappare un'altra risata, apprezzandone l'eco per la casa. "Kurt, sta tornando a casa!"

   
 
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