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Autore: martythestrange95    26/09/2015    0 recensioni
Quella notte Jasper era uscito per cacciare e non appena fu abbastanza lontano da non poter essere fermato da Alice era corso via, veloce verso la città. Non che non l'amasse, lui amava sua moglie con tutto se stesso ma quella notte aveva bisogno di stare da solo, lontano dai poteri dei Cullen e di nuovo padrone dei suoi sentimenti e di quelli altrui.
In città l'attenzione di Japser si posò su una ragazza e dall'alone di dolore e rassegnazione che si portava dietro, non erano le emozioni di una ragazza, no, sembravano più quelle di un soldato, si, un soldato partito giovane per la battaglia e tornato con il peso di mille anni sulle spalle.
Noire intanto nel freddo di quello notte intanto pensava, alla sua famiglia perduta e alla sua vita cercando di trovare un motivo per viverla.
è la mia prima fanfiction, spero possa piacere anche perché è una vita che mi gira per la mente, per il resto buona lettura :)
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jasper Hale, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Successivo alla saga
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Capitolo 3

Pov Jasper

 
- 5 giorni, Carlisle, sono 5 giorni di trasformazione, ho visto centinai di trasformazioni ma mai una del genere
- Avevo detto che sarebbe stato difficile per il veleno agire su di lei.
Rispose Carlisle addolorato
- Riesce a capire le nostre parole, almeno in parte - Edward ad occhi chiusi era concentrato sui deliri della ragazza che sembravano via via meno confusi- Sembra che il dolore si sia calmato
- No, non si è calmato. È come se si fosse abituata.
- Impossibile - esclamò Edward incredulo
-Non si sta trasformando Carlisle, è esattamente come era appena è arrivata perché?
-Credo siano state le trasfusioni, ho continuato a dargli sacche di sangue per non farla morire prima che fosse finita la trasformazione, ma probabilmente perdendo sangue ha perso anche gran parte del veleno, è in bilico e non so quanto ci resterà.
Jasper guardò la ragazza per l'ennesima volta, era riuscita a vincere il dolore della trasformazione ma non quello della perdita di suo padre, per quanto fosse forte era debole come cristallo sotto il peso del suo senso di colpa. Jasper rivolse un pensiero a Edward cercando un appoggiò per la sua idea.
- Carlisle- disse Edward capendo le intenzioni del fratello- e se continuassimo con le trasfusioni fino a purificare il sangue dal veleno?
- Una dialisi? - disse il dottore rivolgendo uno sguardo al figlio - nessuno ha mai tentato una cosa simile, ma potremo provare, così ritornerebbe umana
Jasper sentì gli altri membri della famiglia agitarsi, era ovvio che tutti stessero sentendo quella discussione.
- Avrà capito il nostro segreto non possiamo- disse Rosalie
- Perché tentare una cosa del genere? Mordetela ancora, ormai è fatta- propose Emmet risoluto.
Carlisle aveva già pensato a quell'alternativa ma non voleva metterla in pratica senza il consenso del figlio, sapeva quanto Jasper potesse sentirsi in colpa per aver perso il controllo perciò voleva che almeno adesso si sentisse padrone della situazione.
Ma prima che Carlisle osasse parlare Alice mise fine alla discussione:
-Funzionerà,  l'ho visto.
Jasper ci credé.
--------------
Era arrivata la sera, la dialisi stava funzionando e adesso la ragazza febbricitante dormiva un sonno agitato.
- Perché non hai voluto che si trasformasse
Erano soli, veramente soli, Jasper e Carlisle nel suo studio. Gli altri erano a caccia.
- Non puoi capire- così stava per rispondere Jasper quando si bloccò, Carlisle era più anziano e più saggio, il fatto che lo vedesse felice non voleva dire che non avesse sofferto o che non capisse la sofferenza, Jasper guardò il padre adottivo con una nuova consapevolezza e un rinnovato rispetto, Carlisle sostenne fiero lo sguardo di suo figlio finché non chiuse gli occhi, erano anni che Jasper non gli mostrava quel rispetto. Carlisle sorrise con benevolenza a Jasper, invitandolo a sedere.
- Io ho sentito ogni suo emozione - iniziò Jasper fissando il vuoto davanti a lui- è forte ma non può vincere il suo dolore. Non c'è bisogno di saper leggere il futuro per sapere che vivrà una vita di sofferenza. L'immortalità per lei sarebbe un destino atroce, non voglio essere io il giudice di questa condanna.
Jasper aspettò il silenzio la risposta di Carlisle, sentiva la compassione di Carlisle verso di lui e non poteva sopportarlo.
- Ognuno di noi ha i propri demoni da combattere, Jasper, e a ognuno di noi è stata data la forza per farlo. Certo può succedere che si perda una battaglia ma l'importante è non smettere mai di combattere, arrendersi è la scelta peggiore che si possa fare.
-Non sto parlando di me, padre, ma della ragazza. - disse Jasper irritato - leggo nei cuori delle persone e sento che non tutti riescono a combattere, non a tutti è stata data la forza per farlo, arrendersi a volte non è una scelta.
- Sei tu che stai parlando di te stesso, figlio mio, io parlavo della ragazza.
Jasper si alzò puntò sul vivo
- Non voglio vederla soffrire per l'eternità
- Come soffri tu, Jasper Hale - Carlisle si alzò fissando il figlio con quanto più amore poteva -non vedi a cosa ti ha portato la tua sofferenza? Hai una moglie che ti ama, una famiglia, una vita serena, la pace.
- Non sto parlando di me, Carlisle, credi che non mi renda conto della mia fortuna. Ma è stato solo questo: fortuna, non è merito del dolore. Quella ragazza potrebbe non essere fortunata, sicuramente fino ad adesso non lo è stata e vivere per l'eternità non è la soluzione.
- Jasper, lei è fortunata! tu l'hai salvata, portata da noi, avrebbe avuto una famiglia, un futuro e noi l'avremmo aiutata. Nessuno è destinato a soffrire in eterno, non importa quanto grande sia il dolore che prova.
Jasper guardò il padre, forse aveva ragione. O forse no.
----------
 

Pov Noire

I raggi del mattino filtravano tra le tende scaldandole le palpebre, il dolore era scomparso, il calore del fuoco si era spento,  aprì gli occhi le lentamente. Si trovava in una camera d'ospedale, o almeno così sembrava. Ma guardandosi intorno notò che il letto d'ospedale stonava con il resto della camera che sembrava più uno studio. C'era un'ampia vetrata che illuminava il legno lucido di palissandro rosso del parquet e della scrivania, una libreria antica quanto i libri rilegati che conteneva attrasse l'attenzione di Noire, dove si trovava?
Si alzò dal letto reggendosi per non cadere a causa delle vertigini,  tolse la flebo dal braccio, stringendo le labbra per il dolore, sentiva i punti di sutura su tutte e due le braccia tirare sotto la fasciatura rigata di sangue. Aveva ancora addosso la felpa e i pantaloncini del pigiama, si rese conto di essere bagnata di sudori freddi dovuti alla febbre, i suoi vestiti erano sporchi di sangue e sudore, appena se ne rese conto alzando lo sguardo vide un cambio pulito pronto per lei sulla scrivania, era composto da una felpa e un pantaloncino simili ai suoi, lo prese in mano e aprendo la porta dello studio e si sorprese di non vedere nessuno, chiunque l'avesse curata adesso l'aveva lasciata da sola in quella casa.
Percorse il corridoio adorno di quadri rinascimentali magnifici alla ricerca di un bagno, grazie al cielo non c'era nessuno nelle stanze che potesse vederla. Entrò nel primo bagno che vide, era spazioso, con le piastrelle rosa antico, una vasca antica con i piedi dorati era circondata da vetrata dalle quali si poteva vedere la foresta, avrebbe voluto farsi un bagno ma viste le fasciature non le sembrava il caso e poi probabilmente i proprietari di quella enorme e sfarzosa casa sarebbero svenuti solo al pensiero di una ragazzina sporca che si lava nel loro bagno immacolato, chissà forse lo avrebbero fatto disinfestare.
Si avvicinò al lavandino e guardandosi allo specchio contornato d'oro si lavò il viso e le macchioline di sangue  incrostate sulla pelle, decise di lavarsi i capelli con uno shampoo alla frutta che si trovava nel mobiletto e si asciugò con un asciugamano bianchissimo e morbido poggiato di fianco al lavandino, in fondo però tutto sembrava messo lì apposta per essere usato da lei. Noire non poté non notare che tutto sembrava finto, quel bagno pareva non fosse mai stato utilizzato.
Si lavò come meglio poteva cercando di non strappare i punti sulle braccia, infine uscì dal bagno, tornò nello studio e iniziò a leggere i dorsi dei libri in attesa.
Non aveva ancora finito di leggere i titoli dei libri in uno scaffale che sentì  bussare alla porta.
Non disse niente
Vide la maniglia abbassarsi lentamente, distolse lo sguardo un attimo prima che gli occhi dell'uomo sulla soglia potessero incrociare i suoi.
- Sono lieto di vedervi finalmente in piedi - disse un uomo sulla trentina, biondo e pallido sinceramente felice - vi sentite bene?
Noire annuì con distacco notando che l'uomo le dava del "voi" antico come quei libri su cui il suo sguardo continuava a vagare. Sapeva che stavano ricominciando i problemi, polizia, servizi sociali, psicologi, psicoterapeuti, probabilmente antidepressivi e sedativi.
- Io sono il Dottor Cullen, ma chiamatemi pure Carlisle cara.
Quanto tempo aveva ancora prima che arrivasse la polizia? Poco, probabilmente non avrebbe fatto in tempo a scappare, poi con quelle ferite.
- Noto che avete le fasciature sporche, signorina.
Sentì le mani dell'uomo toccarle il braccio, lo scansò, scrollando le spalle gli fece capire di non preoccuparsi oltre. C'era qualche possibilità che non avesse chiamato la polizia? No, sembrava troppo tranquillo, se non l'avesse chiamata adesso l'avrebbe bombardata di domande incerto sul da farsi, sicuramente la polizia stava arrivando.
- Vedo con piacere che vi piacciono i libri...
Il dottore prese in mano il libro che stava guardando, porgendoglielo.
- La smetta signore, non ce ne bisogno, tra poco verrà la polizia e me ne andrò. Non siamo ipocriti, a me non va di parlare e a lei non va di essere gentile con me.
- No no, avete frainteso - il dottore cercò di toccarle la spalla per rincuorarla ma Noire si voltò di scatto allontanandosi da lui.
- Non credo proprio, io me ne starò qui va bene? - disse sedendosi sul letto da ospedale - Lei intanto faccia quello che crede, preferisco stare da sola grazie. - ma il dottore rimase lì senza scomporsi né innervosirsi.
- Vi lascio allora, per qualsiasi cosa sono al piano di sotto, fate come foste a casa vostra
- Si, come no
Noire roteò gli occhi gettando un ultimo sguardo scocciato al dottore, non poté fare a meno di notare la pena negli occhi dell'uomo. Sbuffò e andò verso la libreria ricominciando a leggere  titoli da dove si era fermata.
 

Pov Jasper.

 
Guardò Carlisle scendere le scale divertito.Tutti avevano sentito la conversazione ma lui era l'unico ad averla trovata divertente.
- È ancora molto scossa - disse Carlisle per rispondere agli sguardi dei familiari
- Certo che è scossa, piccola, chissà quanto dev'essere sconvolta - approvò Esme andando ad abbracciare il marito.
- È convinta che stia per arrivare la polizia, da quanto ho capito sembra che questa non sia la prima volta che si ritrova a casa di sconosciuti - Disse Edward per cercare di spiegare il comportamento della ragazza - è per questo che non è preoccupata,  sa già cosa sta per accadere.
Jasper ascoltò ognuno dei fratelli dare la sua interpretazione degli atteggiamenti della ragazza divertito, nessuno sembrava aver capito.
- Allora dicci tu per quale motivo si comporta come una stronza - sbottò Edward infastidito dai pensieri di Jasper.
- Perché è stronza - spiegò semplicemente l'empatico - non tutti si lasciano addolcire da un paio di paroline gentili, non è sconvolta né preoccupata semplicemente perché è intelligente e ha già vagliato tutte le possibili conseguenze, ecco perché non è educata e grata, perché sa che non servirebbe a niente.
La famiglia si bloccò.
- Visto che hai capito tutto vacci a parlare tu - disse Rosalie.
- Si vacci a parlare e portale da mangiare - aggiunse Esme correndo in cucina a prepararle la colazione.
  
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