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Autore: LadyoftheSea    12/02/2009    2 recensioni
Dopo aver letto il libro Death Note: Another Note, sono rimasta affascinata da BB e ho deciso di scrivere una storia su di lui e di L. Spero vi piaccia!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Grazie a tutti per le recensioni! Sono contenta che questa storia vi piaccia, ci ho messo secoli a scrivere un capitolo che mi soddisfacesse e anche se non è venuto proprio come speravo, non mi lamento... il prossimo sarà pieno di avvenimenti!
La canzone che c'è in questo capitolo è "Angels losing sleep" degli Our Lady Peace, che da anche il titolo alla storia... a me piace molto, vi consiglio di ascoltarla se avete tempo! :)

2 - Rivelazioni



Looks like the holy ghost is gone
Now you're afraid of yourself
Over your shoulder you have to watch
Heaven fall into hell

L cercò di ignorare la canzone che fuoriusciva dallo stereo a tutto volume. Beyond Birthday aveva acceso la radio e sembrava perso in un altro mondo. Doveva conoscere quel brano, perchè canticchiava la melodia a bassa voce.

Looks like your boat's about to sink
So it's time to prepare
Even the angels are losing sleep
And the sidewalks are bare

Il più grande detective del mondo perdeva raramente la pazienza. Non avrebbe fatto eccezione nemmeno stavolta. "B, perchè non spegni lo stereo e dai un'occhiata a questi file?"
"Non mi va. Preferisco ascoltare questa canzone."
"D'accordo, allora quando finirà... ti dispiace spegnere?"
B lo ignorò e iniziò a cantare a squarciagola il ritornello. "Just like it's cold before it's warm, you'll get back here again... And I'll wait I'll wait I'll wait I'll wait..."
L si alzò e spense la radio. La sua quasi identica copia, di fronte a lui, sembrava pronta a saltargli addosso e strangolarlo.
"Non posso concentrarmi con quella roba... avevi detto che mi avresti dato la tua opinione sul caso." spiegò L con il suo solito tono strascicato.
B sorrise appena, freddamente. "Non posso concentrarmi con questo al polso." Lo prese in giro, indicando le manette che aveva ancora addosso e che lo incatenavano ad un mobile.
"Finchè rimarrai, non potrò togliertele. Lo sai già."
In tutta risposta ricevette un'occhiata sprezzante. "Non vedo perchè dovrei guardare quei file. Ho già capito chi è il responsabile degli omicidi di Boston."
L rimase imperturbabile e aspettò che il giovane continuasse. "Lo studio di avvocati Morris&Bateman si è ingrandito molto in fretta dal momento dell'apertura, senza contare che vi è un ricambio di avvocati sospetto, a giudicare dagli ultimi cinque anni. Suppongo che Trenton Morris e Jacob Bateman si siano accordati per manovrare i giovani avvocati per sfruttarli fino all'osso e poi sbarazzarsi di loro come più faceva loro comodo, tramite intimidazioni, facendo in modo che presentassero loro stessi le dimissioni... o per chi non si tirava indietro, omicidio. Infatti, se paragoniamo i dati degli ultimi anni, appare chiaro che solo gli avvocati tirocinanti e gli assunti da poco se ne sono andati, sono stati licenziati o... sono spariti."
L ascoltava attentamente il ragionamento del ragazzo seduto a pochi metri da lui, così somigliante, quasi una copia carbone. "Perchè avrebbero dovuto farli fuori? Sarebbe stato un grosso rischio..."
B allungò le braccia e si stirò come meglio poteva. Era un po' indolenzito. "Perchè alcuni di loro hanno scoperto che Morris e Bateman ricevono soldi dalla mafia di Boston. Per questo sono riusciti a ingrandire lo studio così in fretta quando hanno aperto, dieci anni fa. Per questo accettano in prevalenza casi relativamente poco impegnativi, come cause di divorzio. Per non attirare troppo l'attenzione sul loro studio. Ma in passato... ho controllato... hanno difeso due criminali, probabilmente appartenenti ad una cosca mafiosa."
Alla luce di tutti i documenti e tutto ciò che già sapeva L, il ragionamento di B era perfetto. Prese un cioccolatino e lo scartò, riflettendo.
 Sì... la conclusione a cui B era approdato non faceva una piega. "Devo controllare i nomi di quei due criminali."
"Non serve. Richard Connell, residente a Boston, 200 Stuart Street. Trevor Brady, residente a New York City, 77th Street." pronunciò i nomi e gli indirizzi  con noncuranza, come se fossero due amici di vecchia data. L lo guardò, sorpreso.
A Beyond Birthday non piaceva essere fissato con insistenza. "Ho una memoria eidetica." mormorò, quasi riluttante.
L Lawliet odiava essere superato da qualcuno. Ma in questo caso, non considerava la risoluzione del caso da parte di colui che lo imitava così tanto come una sconfitta. Non sapeva nemmeno lui perchè. Forse... se lo aspettava? Si era aspettato che Beyond Birthday risolvesse il caso anche senza discuterne prima con lui?
S'inginocchiò davanti al computer e mandò un paio di e-mail, masticando rumorosamente una caramella gommosa. "E' strano non esserci mai incontrati quando abitavamo entrambi all'orfanatrofio." esclamò improvvisamente, quasi come se stesse riflettendo a voce alta.
B lo osservò, irritato. L, all'orfanatrofio, non usciva mai dalla sua stanza, lo sapevano tutti, e comunque nemmeno un anno dopo l'arrivo di B alla Wammy's House, aveva iniziato a spostarsi insieme a Watari, risolvendo ogni genere di casi. "Strano." ripetè, secco.
"Avevi dieci anni quando sei stato portato lì e ci sei rimasto fino a che non ne hai compiuti sedici. Fino a quattro anni fa." osservò L. "Ce ne ho messo di tempo a rintracciarti... sei stato in gamba."
Non ebbe risposta. B scelse di ignorarlo e si protese verso il tavolinetto per prendere un cioccolatino.
"In genere, quando qualcuno lascia l'orfanatrofio di sua spontanea volontà, non li perdo mai di vista. In un modo o nell'altro, so sempre dove si trovino. Solo tu sei riuscito a sfuggire al mio controllo." Sembrò riflettere prima di concludere il discorso. "Tu e Phoenix." Si alzò e abbandonò la stanza, lasciando quel ragazzo così somigliante a lui solo con i suoi pensieri.

Beyond Birthday stette sveglio tutta la notte. Mentre L lavorava ad un altro caso, lui ripensava all'orfanatrofio. Aveva odiato quel luogo. Nessuno era mai stato gentile con lui... mai... tranne Phoenix.
"Cosa ti è successo?"
B non rispose. Era evidente. L'avevano picchiato.
La bambina lo guardò silenziosa per un attimo e poi gli offrì una caramella. "Mi è rimasta solo questa."
Lui la guardò sorpreso. "Perchè la dai a me?"
La bambina lo fissò con i suoi grandi occhi chiari e sorrise appena. "Non lo so. Forse perchè mi dispiace vedere come ti hanno trattato."
B mangiò la caramella in silenzio mentre lei aspettava. "Io sono Phoenix." disse poi. "E tu sei B, vero?"
Sembrò essere scocciato da questa rivelazione. "Se lo sai già, non chiederlo. Che razza di nome è Phoenix?" Fu tentato dal rivelarle che era inutile mentire con lui, che lui poteva vedere benissimo il suo vero nome. Ma poi lei avrebbe voluto sapere il motivo e non sarebbe stato in grado di spiegarglielo... perciò tacque, limitandosi a fissare i numeri rossi che vorticavano in alto, sopra alla sua testa. Un'altra durata vitale.
"Anche B è un nome strano." replicò lei, per nulla arrabbiata. Poi si sedette, prese il suo fazzoletto pulito e lo avvicinò al viso del bambino. "Sanguini."
B fece per scansarsi, ma per qualche motivo si fermò. Questa bambina... aveva lo stesso sguardo dolce di sua madre. No. Non farlo. Non pensare a lei.
"Perchè non reagisci mai quando se la prendono con te?" chiese lei improvvisamente.
Lui non sapeva se rispondere. Se darle corda. Ma dopotutto era innocua, se avesse voluto prenderlo in giro l'avrebbe già fatto. "Perchè sono troppi. Non sono forte come loro e se anche provassi a difendermi sarebbe inutile. Si arrabbierebbero solo di più e mi farebbero male sul serio."
"Potresti dirlo al signor Wammy."
"No. Li ha già sgridati una volta."
Phoenix guardò in basso. "Una volta hanno picchiato anche me. Però L mi ha difeso e non l'hanno più fatto."
B si girò di scatto a guardarla. "Tu hai visto L?"
"Solo quella volta." Capì che voleva saperne di più e continuò: "Stavo leggendo un libro sul Giappone... ero da sola appoggiata a quell'albero laggiù..." indicò una quercia dall'altra parte del giardino. "Alcuni bambini si sono avvicinati per vedere che libro stessi leggendo... hanno chiesto perchè m'interessasse un posto così lontano e così strambo... poi mi hanno preso il libro, ho cercato di farmelo ridare ma mi hanno preso in giro e mi hanno spintonato... uno di loro mi ha colpito con un pugno, mi ha fatto molto male e ho iniziato a piangere. Ed è arrivato un ragazzino alto, con i capelli neri, arruffati... gli occhi scuri... pallido, sembrava che non dormisse da giorni... ha picchiato quello che ha colpito me e si è arrabbiato con gli altri."
Senza rendersene conto, B si era avvicinato a Phoenix per ascoltare meglio. Anche lui avrebbe voluto conoscere L.
"Quando tutti se ne sono andati, L mi ha restituito il libro e mi ha chiesto se mi piacesse. Quando ho risposto che era uno dei più belli che avessi mai letto, mi ha sorriso e ha detto che lui era per un quarto giapponese." Phoenix si fece seria. "In realtà... ti ho detto una bugia... se sono venuta a parlare con te, è perchè tu mi hai ricordato lui. Gli somigli tanto."
B era incuriosito. "Come?"
"Ecco... non lo guardavo dritto in faccia perchè mi vergognavo un po'... era più grande di me e mi aveva difeso senza conoscermi... però quando ho alzato lo sguardo prima che se ne andasse, l'ho visto bene... e sembrate fratelli. Quasi gemelli. Tu sei più abbronzato di lui e hai i capelli più corti, e il vostro viso non è proprio identico... però... se non avessi saputo che eri B, ti avrei scambiato per lui."
Quel giorno, B decise che non avrebbe permesso mai più agli altri bambini di picchiarlo e prendersi gioco di lui.
  
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