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Autore: alida    12/02/2009    5 recensioni
-Vai pure,ragazzo mio, ti farò portare un tè dagli elfi-. I personaggi appartengono a J.K.Rowling, la storia non ha scopo di lucro. Ricordatevi sempre che sono graditi tutti i commenti, specialmente in questa one-shot particolare.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Il tema principale di questa one-shot è il rapporto di Severus con il cibo. Non intendo analizzare l'anima del professore (cosa che ho già fatto in altre ff), ma raccontare in modo distaccato, un po' diverso dal solito, una storia tragica.

 

 

1 Settembre, primo giorno di scuola.

13 Novembre, festeggiamenti in onore di Strega Morgana.

25 Dicembre, Natale.

1 Gennaio, Capodanno.

27 Febbraio, festeggiamenti in onore di Mago Merlino.

E infine i quattro lunedì consecutivi maledetti dal professore di pozioni Severus Piton: primo lunedì di Aprile in onore a Salazar Serpeverde, secondo lunedì di Aprile in onore a Cosetta Tassorosso, terzo lunedì di Aprile in onore a Godric Grifondoro, quarto lunedì di Aprile in onore a Priscilla Corvonero.

Non importava che anno fosse perché, in ognuno di questi giorni, di qualsiasi anno si trattasse, Albus Silente avrebbe cercato di organizzare il più grande pranzo o cenone che la storia della magia ricordasse, cercando di volta in volta di fare sempre di più.

 A che cosa serviva mangiare così tanto, fino a sentirsi scoppiare?

Non riuscire a muoversi, non potersi inchinare per slacciarsi le scarpe, non riuscire a respirare perché ogni volta che si espirava sembrava che lo stomaco si volesse svuotare! E poi tutti quei dolci:torte, bignè, creme, budini e semifreddi, panna sopra il gelato... . Solo il pensiero faceva venire la nausea.

Ma Piton si era arreso dopo il terzo anno d’insegnamento. Durante il periodo in cui era stato studente aveva sempre rifiutato le abbuffate, ma adesso la situazione si era complicata. Albus gli chiedeva sempre di sedersi vicino a lui per fare due chiacchiere. E del resto non era una bugia, infatti Silente riusciva a parlare e parlare, mentre mandava giù nel suo stomaco mezzo vassoio di dolci.

In ogni caso non era neanche tutta la verità. Avere vicino Severus significava in primo luogo tormentarlo con la sua dolce insistenza.

“Hai provato quel bignè con la crema al cioccolato?”.

“Sei sicuro di non gradire ancora un po’ di gelato?”.

“Niente è come la panna sopra una fetta di Sacher!”.

E questa naturalmente era la parte finale! Prima c’erano gli antipasti di mare e di terra tipici della Scozia. I primi piatti dall’Italia con amore. I formaggi dalla Francia per tutti i palati. Le carni dai grandi allevamenti della fiera Germania. Le insalate dalla simpatica Irlanda. La frutta dalla calda Spagna. Per finire con i dolci, dall’inesauribile riserva di Hogwarts, per ordine e volere del preside.

Ognuno di quei giorni, anno dopo anno. Severus non era un mago che si lasciava cogliere di sorpresa, e così dopo il secondo anno d’ insegnamento, nel quale si accorse di non poter vincere la battaglia contro il colesterolo e la glicemia, si era fatto cucire un completo nero di una taglia più grande, di modo che i bottoncini neri non gli saltassero dalla camicia come proiettili impazziti.

Severus non credeva di meritarsi il cibo. Il cibo era il giusto nutrimento per sostenere il corpo e la mente, ed egli spesso avrebbe voluto avere la mente vuota dai ricordi e il corpo libero di lasciarsi andare. Invece continuava ad alimentarsi per sopravvivere il necessario, per raggiungere il suo obiettivo. Qualsiasi esso fosse. Anche solo per accontentare il vecchio preside.

Il cibo era una dimostrazione d’amore con il quale le persone che ci amano ci nutrono . Come succede con i bambini, ai quali la mamma e il papà danno da mangiare preoccupandosi per loro e dimostrandoli il loro amore. E’ questo era l’altro motivo per il quale Severus non voleva mangiare, aveva fatto troppi errori e nessuno avrebbe dovuto manifestargli affetto perché non se lo meritava.

Eppure c’erano sempre due o tre persone che continuavano a renderlo partecipe di tutto. Tre persone e tre biglietti. Biglietti recenti e antichi.

“Quest’anno, per la prima volta, ci saranno le frittelle ripiene di marmellata. Non vedo l’ora di assaggiarle. Ti aspetto. Lily”. Ne mangiarono tante, poteva ancora sentire nel palato il gusto dell’albicocca.

“Ricordati che aspetteremo l’arrivo di tutti i docenti per iniziare. Avremo molta pazienza. Minerva”. Lo aspettarono per un’ora e mezzo. Poi fu praticamente costretto ad ingozzarsi di tutto. Alla fine del pranzo dovette prendere un digestivo.

Il biglietto di poche ore prima recitava:

“In tuo onore e per la tua smisurata pazienza, quest’anno pochi dolci. Firmato: Albus”. “Forse non vomiterò tutto alla fine del pranzo. Magari è l’anno buono!” pensò preparandosi per il pasto.

Ore dieci e venti: l’Oscuro Signore chiama. Insolito a quell’ora del mattino, di solito le riunioni sono sempre di sera, al buio, perché i vigliacchi lavorano sempre al buio. Riflettendo ad alta voce il professore si lasciò andare: “Speriamo non mi trattenga troppo, chissà se si ricorda che oggi è la giornata in onore al suo idolo: Salazar Serpeverde”.

 Quando raggiunse Voldemort ciò che gli apparve davanti si impresse nei suoi pensieri:

Non è possibile, sono tutti in cerchio e al centro c’è una famigliola, sicuramente babbani. Padre, madre, due bambini, un maschio e una femmina. Oggi no! Merlino, oggi no! Né oggi, né domani. Il signore oscuro parla:

“Oggi nella scuola di Hogwarts si terrà un banchetto in onore al grande Salazar Serpeverde!”.

Se n’è ricordato, non è possibile!

“Ho deciso perciò che anche noi onoreremmo la memoria di uno dei migliori maghi della storia”.

Non voglio ascoltare, voglio andarmene. Ho paura di sapere fin dove può arrivare la follia dei presenti.

Un colpo di bacchetta e i rami posti all’esterno del cerchio vengono trasformati in un lungo tagliere, con sopra un coltello affilato.

Improvvisamente attorno alla famigliola viene acceso il fuoco. I bambini gridano per la paura, il padre maledice i Mangiamorte che attorno al fuoco restano immobili ad osservare la scena, la madre li supplica di spegnere le fiamme. I quattro si stringono l’un l’altro, per farsi piccoli e sperare che il fuoco non li raggiunga. Ma tutto è vano.

Vengono avvolti dall’odio e bruciano. L’odore dei capelli bruciati invade le mie narici e brucia la mia gola, mentre le risate dei Mangiamorte mi provocano i capogiri. I corpi nudi vengono voltati un po’ da una parte un po’ dall’altra per cuocere la carne, fino a quando Voldemort non ordina di spegnere il fuoco e portare i corpi sul tagliere.

Lo scempio più atroce che io abbia mai visto si consuma sotto i miei occhi. Per te Salazar Serpeverde! In tua memoria e per la tua gloria.

Poi tutto finì e i Mangiamorte vennero congedati.

Piton non aveva nessuna intenzione di presentarsi al pranzo, ma sapeva di doverci andare. Lo stomaco era chiuso e forse avrebbe ingoiato solo un sorso d'acqua.

Silente e Minerva sarebbero rimasti delusi, e il pozionista non avrebbe dato nessuna spiegazione. Gli studenti erano già seduti nelle lunghe tavolate, oltre lui mancava solo la professoressa Sprite che aveva avuto un piccolo contrattempo.

Severus prese posto accanto a Silente. Dopo cinque minuti, con il calice alzato al cielo, Silente brindò. “Per te Salazar Serpeverde! In tua memoria e per la tua gloria!”.

Il vecchio Preside si sedette e, mentre i ragazzi ridevano per la gioia, il preside avvicinò le labbra all’orecchio di Severus dicendogli: “Pochi dolci quest’anno, ho preferito presentare più carne”-.

Severus chiuse gli occhi un momento, il cuore, già provato, mancò un battito e tuffandosi nell’azzurro degli occhi del preside aprì la sua mente all’anziano.

Silente si tirò indietro, intimamente sconvolto ma esteriormente controllato, gli poggiò una mano sulle spalle e disse: “Vai pure, ragazzo mio, ti farò portare un tè dagli elfi”.

Severus si alzò dal tavolo, mai più avrebbe mangiato carne, in ricordo e per la gloria dei giusti.

 

  
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