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Autore: Persefone3    27/09/2015    9 recensioni
Maine. Storybrooke sembra una pacata e tranquilla cittadina di provincia, quando non è al centro di qualche crisi fiabesca. Stavolta, però, qualcosa la scuote fin dentro le sue fondamenta e tutto quello che crediamo di sapere sulle favole viene messo in discussione. Si tratta di un qualcosa che porta Hook a volersi allontanare e a lasciarsi tutto alle spalle. Ma lui non è più lo stesso pirata di un tempo e la mancanza di quello che aveva in città lo porta a tornare indietro. Il punto è che la città che il capitano trova al suo ritorno non è la stessa che aveva lasciato lasciato otto settimane prima.
Genere: Angst, Avventura, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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XXVII. Everything Is Back To Normal 

 - Quante volte te lo devo dire amore mio? Sono un osso duro.

Emma era stretta al suo collo e non sembrava minimamente intenzionata a staccarsi da lui. Quando lo aveva visto tornare a respirare si era immediatamente sentita leggera come una nuvola. Si gettò sulle sue labbra d’impeto, facendolo ricadere sulla schiena e incapace di contenere la sua immensa gioia. La cosa sorprese non poco il pirata: era la prima volta che Emma esternava così esplicitamente davanti a tutti i suoi sentimenti. Non si era mai schernita quando si era trattato di effusioni in pubblico, ma mai era stata così passionale. Era aggrappata al suo gilet e le sue labbra correvano veloci. Hook la cinse e poi si tirò nuovamente su allargando le gambe, così che tutto il suo corpo potesse avvolgerla in un abbraccio.

- Piano tesoro – disse scostando leggermente le labbra da lei – o questa volta tuo padre mi uccide davvero. Già stamattina abbiamo dato spettacolo

Emma iniziò a ridere di cuore. Gli accarezzò una guancia e lo guardò con occhi adoranti. E poi d’improvviso sentì l’urgenza di controllare una cosa.

- Fammi vedere una cosa! – disse iniziando a spogliarlo.
- Ehi calma … - replicò Hook cercando di fermarla.

Ma Emma era davvero determinata. Lo fece girare e gli sollevò la camicia: quando vide la pelle della schiena liscia e intatta, sentì l’adrenalina smorzarsi nelle vene per il sollievo e l’onda delle emozioni la colpì in pieno. Gli rimise a posto la camicia e tornò davanti a lui. Hook la sentì tremare come una foglia tra le sue braccia: una ulteriore conferma dei sentimenti che li legavano e mai sarebbero cambiati.

- È tutto finito, non preoccuparti – le baciò la testa.
- Sono felice che tu stia bene. Quando ti ho visto morire, temevo che non avrei mai avuto la possibilità di dirti una cosa.
- Cosa? – le sollevò il mento per poterla guardare negli occhi.

Hook era impaziente di sentirle pronunciare quelle paroline magiche perché i fatti sono importanti, ma anche le parole hanno il loro peso.

- Volevo … – la stava guardando intensamente e la stava incoraggiando a proseguire - … ringraziarti per il tuo coraggio e la tua tenacia. Se siamo qui è sopratutto merito tuo.
- Ma certo – un velo di delusione sul viso – ordinaria amministrazione per un eroe.

Hook poggiò la fronte su quella di Emma, in quello che ormai era diventato un loro modo di sentirsi uniti.

- E ora – continuò Hook guardando gli altri che erano rimasti fermi ad osservarli – ho come la sensazione che ci siano molte persone ansiose di riabbracciarti. Vai da loro.

Hook le rimise al collo il suo ciondolo ed Emma fece lo stesso con quello del pirata. Gli stampò ancora un bacio sulla guancia e poi corse ad abbracciare i suoi genitori.

- Mamma! Papà! Sono tornata! Grazie

Emma li stava stringendo come mai aveva fatto prima.

- Non devi ringraziare solo noi – rispose Snow – ognuno ha fatto la sua parte per salvarti.

David indicò con un gesto della testa anche Regina, Robin e Colin. Emma andò immediatamente a ringraziare anche loro.

Hook aveva osservato tutta la scena in disparte. Si era alzato dall’asfalto e si stava pulendo i vestiti, quando fu raggiunto anche da Henry.

- Stai davvero bene? – chiese il ragazzo guardando sua madre.
- Pare proprio di sì giovanotto

Henry lo abbracciò e Hook capì che lo aveva definitivamente perdonato per la sua assenza e le incomprensioni nate dopo la trasformazione di Emma. Era evidente che Henry aveva ormai piena fiducia in lui e che aveva iniziato a guardarlo come se davvero fosse un secondo padre cui affidarsi e da cui magari prendere esempio. Dal canto suo, Hook sentiva di avere su di sé una grossa fiducia da parte di Emma e di suo figlio, e non da quel momento. L’aveva accumulata con il tempo sin da quando era andato a New York per portarli indietro. Se ne era reso conto, la prima volta, quando Henry aveva cercato di aggrapparsi a lui, dopo l’apparente morte di Emma. Tra tutti gli uomini che c’erano, il ragazzino aveva scelto proprio lui, benché David sembrasse essere più adatto a guidarlo in quel frangente. Era stata proprio la scelta del ragazzino a spaventarlo e a spingerlo ad andarsene, il tutto amplificato dalla perdita di Emma che non avrebbe più potuto essergli accanto in quel delicato percorso. L’incubo che aveva fatto mentre era lontano e che lo aveva spinto a tornare a Storybrooke, ancora prima del bigliettino di Snow, gli aveva fatto comprendere a fondo che era sempre stato pronto per quella fiducia e che era in grado di prendersi cura di Henry, in fondo era l’unica cosa che gli rimaneva di Emma. Erano diventati la famiglia che anche lui aveva sempre cercato.

- Coraggio ragazzino – disse Hook dandogli una pacca sulla schiena – raggiungiamo gli altri.

I due si avvicinarono al gruppo di persone che si era formato attorno ad Emma. Come furono di nuovo vicino a lei, la donna li attirò entrambi a sé.

- Ma dove eravate finiti? Cosa stavate complottato laggiù?
- Nulla! – risposero all’unisono prima di scoppiare a ridere.
- Mamma, l’Apprendista ci ha lasciato un ultimo compito da svolgere per far davvero tornare le cose a posto.
- Hai ragione!

Emma tirò fuori dalla sacca che aveva in mano un fagiolo magico e poi spiegò agli altri cosa dovevano fare.

- Apriremo un portale per far tornare indietro le persone che ho trascinato qui.      

Lanciò quindi il vegetale e subito si formò il portale per la Foresta Incantata. Il primo a muoversi verso di esso fu Colin.

- Snow, sono stato davvero contento di rivederti e conoscere Emma, ma la mia famiglia mi manca e sarà in pensiero per me, è tempo di tornare a casa.
- Ci credo, Colin. Puoi guidare gli altri che torneranno indietro?
- Con piacere. Anzi farò di più. Porterò indietro Barian, Chuck e gli altri, mi assicurerò che siano rinchiusi in cella e che siano isolati da tutti così da non poter nuocere più.
- Grazie – rispose David.
- Emma, gli altri sono ancora imprigionati dalla tua magia, l’esercito nemico passerà subito il portale. Lasciami solo qualche minuto con quei tre.

Emma annuì e con un gesto rapido spinse con la magia l’esercito nemico come aveva chiesto Colin. Erano rimasti solo Nottingham, Chuck, Barian e la figura stesa a terra di Rumple. Solo in quel momento gli altri si resero conto che quest’ultimo era a terra.

- Cosa ha Rumple? – chiese Regina
- Sta bene – rispose Emma – sistemiamo qui la faccenda e poi ci occuperemo di lui.

Fece avvicinare i tre cospiratori e li portò davanti a Colin.

- Nottingham, ma non eri morto? – chiese Colin con tono di scherno.
- Dato che la storia di Isaac è stata annullata la sua morte è stata solo apparente – rispose Henry
- Se fossi un cinico direi peccato … ad ogni modo, signori, ora ce ne torniamo a casa e sarete chiusi nelle mie celle a marcire e rimuginare per bene su quello che avete combinato.

Colin stava per oltrepassare il portale con loro, quando Emma si avvicinò. Quello che lo sceriffo aveva fatto le bruciava ancora, per non parlare del fatto che si era lasciata abbindolare da lui.

- Un momento.

Emma si avvicinò allo sceriffo e gli assestò un pugno.

- Prima mi uccidi e poi questo. Tutta questa voglia di vendetta non si addice alla Salvatrice nonché a un’eroina.
- Te lo meriti dopo quello che mi hai fatto, quello che gli hai fatto! E in questo momento non sono né una salvatrice né un’eroina, ma solo Emma.
- Sei sicura che ti vorrà ancora, dopo che gli ho detto che ci siamo divertiti insieme? Che soddisfazione dirglielo mentre lo pugnalavo.

Emma iniziò a ridere e si avvicinò al suo orecchio.

- Mi dispiace deluderti, ma già sapeva e mi ha fatto chiaramente capire che non gli interessa, quindi te ne vai con un pugno di mosche in mano. Colin – tornò a dire a voce alta – saprà come tenervi a bada.
- Puoi giurarci Emma!

Dopo che anche l’ultimo gruppo di persone aveva oltrepassato il portale, sembrava davvero finita ma una figura emerse prima che il passaggio si chiudesse definitivamente. Hook attirò dietro di sé Emma ed Henry, mentre David puntò la pistola verso il nuovo arrivato. Quando la luce si fu attenuata, tutti riconobbero immediatamente la figura di Belle.

- Belle! – disse Emma da dietro la spalla di Hook – cosa ci facevi nella Foresta Incantata?

La salvatrice le corse incontro abbracciandola.

- È stato Rumple a mandarmi lì, poco prima di attuare. Stavo camminando nei boschi, quando ho visto delle persone spuntare dal nulla. Quando ho capito che venivano da qui ho fatto appena n tempo ad entrare. Ma dov’è lui? Posso provare a fermarlo!

Emma le indicò la figura stesa a terra e ancora immobile. Belle si precipitò immediatamente da lui seguita da Emma.

- Cosa è successo? – chiese allarmata Belle
- Merlino ha fatto in modo che l’oscurità fosse risucchiata dal suo corpo, ma il suo cuore era molto debilitato. Piuttosto perché ti ha esiliata lì?
- Aveva paura che sarei riuscita a dissuaderlo dai suoi piani. Il suo cuore era talmente oscuro che la sua capacità di amare era quasi scomparsa. Aveva paura, inoltre, che l’oscuro potesse farmi del male e mi ha allontanata.  Poteva davvero essere un buon uomo con un buon matrimonio. Evidentemente questo non era abbastanza perché non ci credeva fino in fondo. Pensava di proteggermi, ma io sapevo a cosa stavo andando incontro e non mi sarei tirata indietro, anche se lui questo, non l’ha mai capito.
- Cosa farai ora?
- Non lo so, ma non lo lascerò solo.
- Facciamo così, trasferiamolo all’ospedale, il dottor Whale lo visiterà.
- Dopo quello che ti ha fatto Emma, non sei tenuta ad aiutarlo.
- Sono sempre lo sceriffo di questa cittadina e questo è il mio lavoro. E ora scusami ma faccio quella telefonata.

Emma si allontanò di qualche passo per chiamare l’ospedale: era ancora lo sceriffo e tutto era tornato alla normalità, per fortuna.
 

Erano passati due giorni da quando la tranquillità era tornata in quella bizzarra cittadine del Maine che portava il nome di Storybrooke.
Hook era sdraiato sul letto della sua cabina a fissare le assi del soffitto. Era solo. In quei due giorni, aveva dormito molto e visto Emma davvero poco. Henry l’aveva voluta tutta per sé, come per recuperare quei due mesi e più di forzata assenza. E questo era più che comprensibile: Hook era riuscito a stare con lei in qualche modo, anche burrascoso a volte, mentre Henry proprio no. Si erano incontrati da Granny’s per mangiare insieme ma poi il ragazzo l’aveva coinvolta ora in un’attività ora in un’altra, con il risultato che scappavano quasi sempre non appena finito di mangiare. Sia Henry che Emma si erano scusati con lui un milione di volte, ma lui capiva come dovevano sentirsi entrambi, sopratutto Emma: aveva perso i primi dieci anni della vita di suo figlio e anche la sottrazione di quei mesi aveva il suo peso. Emma aveva cercato di lenire quell’assenza telefonandogli quanto più stesso le era stato possibile e raccontandogli tutto quello che faceva con il figlio. Ma non era come averla vicino e scoprire tutte le sfumature che il suo volto assumeva quando raccontava qualcosa.
Chiuse gli occhi e cercò di rilassare i muscoli ancora un po’ intorpiditi dalla stanchezza che si era trascinato dietro. Stava assaporando quella sensazione di calma, quando un rumore sul ponte destò la sua attenzione.  Si mise a sedere sul letto in allerta e solo quando riconobbe un passo a lui molto familiare attese che una bionda chioma facesse capolino dalla porta. E infatti dopo pochi istanti Emma aprì la porta della sua cabina, alquanto preoccupata.

- Killian, sei qui! è da tutto il pomeriggio che provo a chiamarti, ma hai il cellulare sempre staccato, mi stavo preoccupando!

Hook si allungò verso la sedia su cui era appoggiata la sua giacca di pelle. Da una delle tasche tirò fuori il telefono: era spento e non voleva saperne di riaccendersi.

- Mi spiace tesoro, credo sia terminata la cosa lì … come si chiama …
- Parli della batteria?
- Esattamente! Qui sulla Jolly non ho la corrente per collegare il telefono e farlo … risorgere?
- Ricaricare, capitano, si dice ricaricare! – rispose Emma ridendo.
- Hai capito insomma.

Emma chiuse la porta dietro di sé e andò a sistemarsi vicino a lui sul letto.

- I tuoi capelli odorano di pioggia, lo sento.
- Sarà perché sta per venire giù un temporale coi fiocchi!

Improvvisamente i vetri dell’oblò iniziarono a rigarsi di pioggia e a sentirsi dei tuoni in lontananza.

- Non dirmi, ho fatto appena in tempo …
- Così pare … e a proposito, credo proprio che sarai costretta a rimanere qui finché non spiove … oh no! Magari hai da fare con Henry e devi per forza tornare in città. Se non te la senti di guidare da sola con il temporale, posso accompagnarti e poi torno indietro a piedi.

Hook si stava già alzando per prepararsi, ma Emma lo trattenne vicino a sé.

- Ma dove corri con la testa, capitano? Questo pomeriggio Henry rimane da Regina.
- Lo sapevo, è arrabbiato! Se l’è presa con te? O no, magari è con me che ce l’ha! Lo sapevo che era meglio lasciarvi del tempo esclusivamente per voi, penserà che ti voglio tutta per me, o che magari tendo ad escluderlo.
- Killian, smettila di dire cose senza senso!
- Dannazione! Lo sapevo, lo sapevo, l’ho deluso di nuovo!

Quando Emma capì che con le parole non sarebbe riuscita a farlo smettere di farneticare quelle assurdità, lo baciò con passione, soffocando così i suoi ultimi deliri iperprotettivi.

- Ti vuoi dare una calmata? Non è successo niente, ma dopo due notti passate nel loft, aveva nostalgia della sua vecchia stanza, tutto normale. Era così contento di stare con me che, per la prima volta, abbiamo dormito nel letto grande. Credo, però, che ora sia tornato alla modalità adolescente tutto d’un pezzo che non vuole più smancerie materne. Mi ha detto che avrebbe passato il pomeriggio da Regina, io ho finito il mio turno alla centrale e così ho pensato che potevamo passare un po’ di tempo insieme, visto che siamo visti pochissimo in questi giorni.
- Quindi non ho fatto niente di sbagliato?
- Certo che non l’hai fatto! Smetti di andare in apnea e respira, capitano!
- Mi risulta alquanto difficile se continui a tenere la mia bocca impegnata così! – rispose lui alzando un sopracciglio.
- Ora quindi la colpa sarebbe mia …

Emma lo trascinò con sé sul letto ridendo. Fece in modo che il suo braccio la avvolgesse e si appoggiò alla sua spalla.

- Mi mancava sentire il dolce formicolio del braccio che indica la tua dolce presenza su di me.
- E a me mancava il tuo eccentrico e anticonvenzionale romanticismo
- Sai che eccessive smancerie stancano dopo un po’ ed io non permetterei mai che tu possa stancarti di me.
- Ascolta capitano, ci sono due cose che adoro fare nei piovosi pomeriggi autunnali.
- Sono tutt’orecchie …
- La prima è fare un bagno caldo e la seconda è bere una buona tazza di tè caldo.
- Tè Swan, niente cioccolata?
- Esattamente, quindi visto che te la cavi alla grande con bollitori e tazze, mi ricordo una gustosa colazione di qualche giorno fa, che ne dici di andare nelle cucine a preparare un bel vassoio con due tazze fumanti? Nel frattempo ingannerò l’attesa con un bagno caldo. Ci rivediamo qui a bere insieme, ci stai?
- Solo se posso correggere il tè con un goccio di rhum.
- Te lo concedo.
- Vado allora! – disse Hook alzandosi per andare verso la porta.

Quando il pirata tornò in cabina con il vassoio, Emma non era ancora rientrata dal bagno.

- Emma tesoro! Smettila di gingillarti o il tè si fredda e non è più buono.
- Killian sono ancora in bagno, perché non porti qui il vassoio?

Hook sbuffò prima di avviarsi verso il bagno.

- Dovrò smetterla di viziarla questa donna o mi farà uscire pazzo prima o poi …

Quando entrò in bagno con il vassoio, a momenti non lo fece cadere a terra per la sorpresa: Emma era ancora nella vasca, avvolta dalla soffice schiuma e con i capelli raccolti.

- Emma! Perché sei ancora in vasca? – disse lui imbarazzato.
- Ah non te l’ho detto? – rispose lei maliziosamente – Adoro bere il tè mentre faccio un bagno caldo. Perché arrossisci capitano? Non è la prima volta che mi vedi nuda…
- Ma certo che non è la prima volta, è che non me l’aspettavo …

Hook sentì la passione incendiarlo da dentro: quando ci si metteva, Emma sapeva essere una provocante e persuasiva tentatrice.

- Bene capitano – riprese – ora poggia il vassoio su questo sgabello – ne indicò uno vicino alla vasca – e cosa ne dici di venirmi a fare un po’ di compagnia? Mi sento così sola qui …

Emma poggiò la testa sul braccio che era sul bordo della vasca, invitante. Hook era spacciato e lo sapeva benissimo, ma non voleva farla vincere così facilmente: posò il vassoio sullo sgabello e cercò di resisterle quanto più possibile, cosa che non sfuggì ad Emma.

- Non vieni? – chiese Emma schizzandogli un po’ di acqua addosso con fare malizioso.
- Ci siamo già passati Emma e non cadrò un’altra volta in questo gioco – rispose lui con un sorriso impertinente.
- Sicuro? – replicò lei schizzandogli l’acqua sulla camicia.

Hook fece appello a tutta la sua buona volontà, doveva resistere ancora un po’.

- Non attacca, tesoro!
- E dai, capitano, da quando in qua sei diventato schizzinoso per un po’ di acqua.

Il pirata fece il tremendo errore di avvicinarsi troppo ad Emma che lo trascinò in vasca completamente vestito.   

- Accidenti Swan!
- Ora non hai scelta, sei tutto bagnato, non hai più motivo per resistere. Guarda chiudo gli occhi mentre ti spogli e vieni qui.

L’uomo si tirò su dalla vasca con i vestiti completamente zuppi.

- Le hai sempre vinte tutte tu! – replicò iniziando a sfilarsi il gilet ma impaziente di unirsi a lei.

Quando furono immersi insieme, Emma si era appoggiata alla sua schiena e stavano guardando le condizione del cielo da una finestra non troppo distante da loro. Dopo che Hook si fu sistemato e abituato all’acqua calda, Emma si era sporta verso il vassoio per prendere le tazze. Avevano bevuto con calma, alternando momenti dolci a un rapido scambio di battute sarcastiche e impertinenti. Era sempre stato il loro gioco seduttivo quello e adoravano replicarlo ogni volta che era possibile. Le tazze erano ben presto finite sul pavimento del bagno ed Emma si era sistemata meglio tra le braccia del suo uomo. Per evitare che scivolassero sul fondo, Hook aveva il braccio steso lungo il bordo della vasca e la mano salda su di esso e ben presto anche la mano di Emma si unì alla sua.

- Dimmi quando hai freddo che usciamo, il fuoco qui si sta spegnendo – le sussurrò in un orecchio.
- Se si spegne poco male, posso sempre alimentarlo con la magia.
- Devo chiederti di rimanere più spesso allora …
- Lo sai – disse Emma facendosi seria tutto d’un tratto – ieri Henry è voluto rimanere sveglio tutta la notte per raccontarmi tutto quello che era successo. Ci siamo addormentati nel letto come due bambini. Mi ha raccontato di tutto quello che hai fatto per lui, del vostro viaggio insieme per trovare l’Apprendista, del trucchetto del prigioniero Wookiee, credo
proprio che dovrò farti vedere Guerre Stellari prima o poi e armarmi di santa pazienza per spiegartelo.

Mentre Emma rideva divertita, sentì il corpo di Hook irrigidirsi. Si girò e vide il volto dell’uomo teso, come se sul suo cuore pesasse un ultimo pesante macigno.

- Ehi – gli accarezzò una guancia – che succede? Credevo ci stessimo divertendo insieme …
- La verità è che non merito l’ammirazione e la stima del tuo ragazzo in maniera così spassionata. È stato così leale con me che ha omesso di dirti che, il giorno dopo la tua apparente morte, ho piantato tutti e me ne sono andato. Sono stato via otto settimane a navigare da solo in mare e nel mio dolore.

Emma lo stava ascoltando in silenzio e molto attentamente. Henry le aveva raccontato di quanto si era rafforzato il suo rapporto con il pirata e gli aveva confermato che se anche in un primo momento era stato arrabbiato con lui, quando lo aveva visto tornare indietro per salvare tutti, ne era stato felicissimo, non si era sentito abbandonato al suo destino. Quello che Hook doveva fare ora, era solo perdonare se stesso.

- Sai cosa amo tanto in te? – disse Emma seria e catturando immediatamente la sua attenzione – Il fatto che non hai mai paura di sbagliare. In particolare, quando pensi di averlo fatto, hai sempre il coraggio di tornare indietro, sui tuoi passi, quando pensi che ne valga davvero la pena. È una cosa che ho sempre ammirato di te, perché io invece tendo a fuggire, più sento di aver sbagliato, più vorrei mettere miglia di distanza tra me e chi ho ferito. Non lasci che sia l’odio a dominarti per troppo tempo.
- Non esagerare ho dato la caccia all’Oscuro per svariati secoli …
- Non sminuirti … quello che sto cercando di dirti è che quando torni da chi credi importante, e sai di dover riconquistare la sua fiducia, non cerchi giustificazioni ma, al contrario, ti rimbocchi le maniche e fai di tutto perché possa tornare a fidarsi di te. Te l’ho già detto, mi piacciono le persone che trovano il loro buon cuore strada facendo.   

Emma sentì il corpo del pirata rilassarsi sotto il suo tocco delicato e la serenità tornare sul suo volto. Anche quel sorriso da mascalzone che tanto amava tornò a fare capolino sulle sue labbra. Hook la strinse a sé ancora di più, grato delle parole che aveva appena pronunciato.

- C’è una sola cosa che non ho capito bene: l’inizio del discorso, puoi ripetermelo per favore?

Emma sorrise, aveva perfettamente capito doveva voleva andare a parare: aveva già perso un’occasione, non poteva commettere due volte lo stesso errore.

- Ho detto che ti amo, Killian Jones in arte Capitan Hook e mi dispiace di non aver avuto prima il coraggio di dirtelo apertamente. Avevo troppa paura che in qualche modo, pronunciarlo, lo avrebbe reso reale e avrebbe cambiato tutto. Ma ora so che non è così.

Hook la baciò appassionatamente: erano esattamente le parole che avrebbe sempre voluto sentirle pronunciare per suggellare definitivamente i sentimenti che li univano in maniera così salda e sicura. Le labbra di Emma sapevano ancora di arancio, il gusto del tè che aveva scelto per lei, che combinato al profumo della sua pelle la rendeva davvero invitante.

- Niente e nessuno potrà mai cambiare quello che ci lega, mai.

Emma prese la mano del pirata e se la portò sul cuore e Hook ricambiò quel gesto, lo stesso che si erano scambiati nella capanna quando l’altra Emma si era lasciata andare ai suoi sentimenti. Stavano suggellando nuovamente un’eterna promessa che li avrebbe uniti sempre, in ogni tempo e in ogni luogo. Li aveva uniti nel passato, li stava unendo nel presente e li avrebbe uniti anche nel futuro.
Hook sentì un brivido di freddo correre sulla schiena di Emma. Guardò fuori dalla finestra e vide che la pioggia era quasi cessata del tutto.

- Fuori ha smesso di piovere. Sarà meglio uscire e vestirsi, così sarai a casa per cena.
- Non te l’ho detto? Henry rimane anche a dormire da Regina ed io potrei aver posato delle buste da asporto di Granny fuori della porta, per farti una sorpresa. Posso dormire qui con te, se vuoi.

- Emma non dire sciocchezze! Non hai bisogno di chiedermi il permesso, lo sai che la Jolly e il mio letto sono casa tua.
- Bene allora, perché io comincio anche ad avere fame.

Hook uscì per primo dalla vasca e si infilò immediatamente l’accappatoio, poi aiutò Emma a fare altrettanto. Mano nella mano si diressero in cabina per consumare la loro cena e la notte scaldandosi con il fuoco del loro indistruttibile amore.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Eccoci anche alla fine di questa avventura. Sono stata davvero contenta di essere riuscita a portarla a termine esattamente come l'avevo progettatta sin dall'inizio: spero di essere riuscita ad alleviare un po' la lunga pausa estiva, per me lo è stato davvero. Mi ha stupito l'affetto che ha circondato quest'avventura e di come capitolo in capitolo sia riuscita a mantenerlo. Non avevo mai scritto una ff così lunga e la cosa che temevo di più era annoiare o che la storia risultasse troppo lenta. Spero di essere riuscita a tenere i fili della storia e di non aver lasciato nulla in sospeso. Mi sembrava giusto finire con una scena tutta CS dopo il ritorno alla normalità, mi piaccioni nella quotidianetà e spero ci diano qualche assaggio prima o poi.
Voglio ringraziare in primis, il mio amore: una sera di maggio ho raccontato quello che mi stava venendo in mente e dopo aver ascoltato attentamente tutto mi ha detto che poteva essere una bella idea e di metterla su carta; voglio poi ringraziare le ragazze del CS Group per il sostegno e le dritte e poi voglio rinfraziare tutti quelli che hanno recensito la storia e in particolare Arya e Kerri che credo abbiano recensito praticamente ogni capitolo. Grazie ha chi ha letto silenziosamente ma con costanza e a chi ha inserito. questo capitoo è dedicato a tutti voi che avete reso possibile tutto ciò. Spero di avervi fatto buona compagnia!
La season premier è alle porte e io sono davvero eccitata ed emozionata di tuffarmi in questa avventura!
Ci leggiamo in giro
Un bacione grandissimo
Persefone 
 
  
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