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Autore: lolasmiley    27/09/2015    1 recensioni
«Ma tu, chi cazzo merda sei?»
«Non ha importanza.»
Questa affermazione mi fa arrabbiare non poco.
«Senti, mi hanno sempre dato fastidio i figoni che se ne escono con queste frasi alla James Bond, anzi, ti dirò di più, mi sta abbastanza sulle palle pure lui» mi calmo per fare una breve osservazione a bassa voce «tranne in Casinò Royale, quel film mi piace.» poi riprendo il mio tono incazzato «Ha importanza eccome. Ho assistito ad un omicidio, mi hanno quasi rapita, sei arrivato tu, mi hai salvata e adesso mi porti non so dove e mi dici che non posso andare alla polizia. Ora, non si tratta di avvenimenti irrilevanti per cui chi sei potrebbe non avere importanza. Non sei sbucato dal nulla per comprarmi un gelato, cazzo. Quindi adesso pretendo delle spiegazioni perchè non ho capito assolutamente nulla di quello che è successo.»
Genere: Avventura, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ashton Irwin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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(6)

 

 

 

Apro il finestrino, e il ragazzo moro allunga le braccia verso di me. Vuole davvero che io passi da un auto in corsa ad un’altra?

Un altro sparo, l’uomo davanti a me scivola leggermente di lato, probabilmente anche lui con una pallottola in testa. Per fortuna il piede dev’essere ancora premuto contro l’acceleratore, ma senza autista dubito che il suv procederà ancora a lungo senza schiantarsi.

Infilo la pistola nella borsa e me la assicuro ben stretta sistemandola a tracolla. Non potendo fare altro, accetto l’offerta del ragazzo nell’altra auto, così appoggio le mani sulla portiera per sollevarmi, mi sporgo dal finestrino con la testa e mi infilo nella macchina che continua a procedere a velocità pari a quella del suv. Sposto le mani per aggrapparmi a qualsiasi cosa mi capiti a tiro all’interno dell’altra auto e qualcuno, probabilmente il ragazzo moro, mi afferra per le spalle, trascinandomi dentro l’abitacolo. Con un ultimo sforzo mi giro e riesco a tirare fuori le gambe dal suv, così mi trovo semi distesa con la schiena appoggiata al ragazzo accanto a me e le gambe piegate, ancora con i piedi fuori dal finestrino.

«Tutto bene?» 

Riconosco la voce del ragazzo con i capelli ricci, e mi volto verso di lui. Lo osservo senza dire nulla, mentre tiene le mani strette sul volante e gli occhi incollati alla strada. Non sentendo una mia risposta, si volta verso di me e mi squadra velocemente. 

«Sei ferita?» chiede di nuovo.

Scuoto la testa.

Lui si volta di nuovo verso la strada. Mi accorgo di avere i piedi ancora a penzoloni fuori dal finestrino, così li tiro dentro la vettura e mi abbandono contro il sedile, chiudendo un attimo gli occhi. Appoggio la borsa in grembo.

«Allacciati la cintura, non vorrai farci prendere una multa.»

Guardo il ragazzo asiatico che sorride sornione, e improvvisamente alzare le sopracciglia mi sembra un gesto terribilmente faticoso. Lo guardo di traverso.

«Stai scherzando?» 

Lui fa una smorfia e si allontana di poco, si siede in modo più composto e si allaccia la cintura. Per qualche secondo regna il silenzio. Osservo il ragazzo accanto a me, poi il riccio alla guida. 

Della persona seduta davanti a me riesco a vedere ben poco. Credo che sia l’uomo che prima sparava contro Wilkinson e i suoi.

Abbiamo ormai superato il suv e svoltiamo su una strada secondaria, dopo pochi secondi si sente il botto di due auto che si scontrano. Clacson, allarmi che scattano, grida. Non ci fermiamo.

Sposto di nuovo lo sguardo su chi pare mi abbia salvato la vita ben due volte in due giorni. Come può guidare, così, senza dire nulla? Come può essere così tranquillo?

«Me lo vuoi dire chi cazzo sei?» urlo, tirandogli un pugno sulla spalla. Non si scompone.

«Fammi scendere!» grido di nuovo, ma nessuno sembra darmi retta. Infilo la mano nella borsa e tiro fuori la pistola puntandola contro il ragazzo accanto a me, che sgrana gli occhi, e prima che io riesca a formulare una minaccia -che non avrei mai portato a termine perchè dubito potrei mai uccidere qualcuno-  mi strappa l’arma dalle mani con una mossa fulminea che mi lascia a bocca aperta. Lui svuota il caricatore e una manciata di proiettili cade sul tappetino ai suoi piedi. Poi mi guarda e accenna un sorriso, alza una spalla e inclina leggermente la testa di lato, con l’espressione di chi sa di aver fatto qualcosa di straordinario stampata in faccia. Quando io ancora lo sto fissando sconvolta, si volta verso il guidatore e tamburella con le dita sulla sua spalla.

«Credo che la signorina abbia detto che vuole scendere.»

Il ragazzo riccio non dice niente, ma svolta a destra su una strada che non conosco e poco dopo ci fermiamo. Guardo fuori dal finestrino per accorgermi che siamo in un parcheggio, non molto affollato. Dall’altro lato della strada una piccola chiesa grigia si staglia in un cortile con l’erba appena tagliata. Osservando più attentamente, noto la punta di alcune lapidi sbucare dal muretto che circonda quello che dev’essere un piccolo cimitero. Mi volto di nuovo verso di lui, improvvisamente preoccupata che possa essere già sparito. Invece è ancora seduto lì, girato verso di me, che mi guarda negli occhi. Con mia grande sorpresa, prima che io possa iniziare a insultarlo e a urlargli che voglio delle spiegazioni, lui inizia a parlare.

«Mi dispiace che tu sia stata coinvolta in tutto questo, davvero.» fa una pausa, come per assicurarsi che io abbia sentito «Vorrei non doverlo fare, ma devo chiederti un favore.»

Scoppio in una risatina sarcastica e nervosa. Appoggio la mano sulla guancia e inarco le sopracciglia, continuando a guardarlo dritto negli occhi.

«Certo, come no.» rispondo ironica.

Lancia un’occhiata veloce all’orologio che porta al polso. Un orologio da vecchio, di quelli con il cinturino in pelle e il quadrante bianco senza numeri.

«Abbiamo meno di tre minuti, vediamo di sbrigarci. Devi dirmi tutto quello che è successo, mentre eri in macchina con quegli uomini.»

Sto per ribattere, ma mi fa cenno con la mano di aspettare.

«So che non lo vuoi fare, e non ti biasimo, ma in cambio io ti darò delle risposte. Magari non tutte, dato il tempo che abbiamo. Prima che scada ho bisogno che tu mi dica tutto quello che sai, è fondamentale. Poi io ti dirò quello che potrò, ma sappi che tra poco ti interrogheranno. Ti chiederanno che cosa sai e dovrai mentire, dire che non mi conosci e fingere che questa conversazione non sia mai avvenuta.»

Mi mordo le labbra e faccio appello alla mia capacità di parlare molto velocemente, per raccontargli tutto il più in fretta possibile e avere più tempo per le mie risposte. Faccio più attenzione del solito nello scandire le parole.

«Stavo camminando, mi si è avvicinata l’auto ed è sceso un uomo, si è presentato come agente dell’MI5 Robert Wilkinson. E’ il primo uomo a cui avete sparato. Questo è suo... » prendo il tesserino di 007 dalla borsa e lo lancio al ragazzo che mi guarda sorpeso. Lo prende al volo e lo passa all’uomo seduto accanto a lui, che inizia ad osservare il tesserino.

«...e anche quella.» continuo, indicando la pistola che ormai giace sul sedile accanto al ragazzo moro, scarica.

«Mi hanno chiesto se ti conosco, cosa so su di te. Mi hanno mostrato delle foto che ci hanno scattato ieri mentre eravamo insieme, credevano fossi la tua ragazza o qualcosa del genere. Ho risposto che ti avevo visto ieri per la prima volta e loro hanno insistito, in quel momento ho notato gli sportelli bloccati e ho capito che qualcosa non andava. Ho spruzzato del deodorante in faccia a Wilkinson e poi siete arrivati voi e babam.» schiocco le dita. Soffoco una piccola delusione infantile: non hanno fatto molto rumore. Non sono mai stata brava nello schioccare le dita.

«Ah, e mi hanno detto che sei indagato per tradimento e che hai fatto delle cose orribili.» alzo le spalle «Non so altro. Tocca a te.»

«Chiedi.» risponde semplicemente.

Resto un momento interdetta, con le labbra leggermente socchiuse, cercando di sfilare la prima domanda da porre dalla matassa aggrovigliata di pensieri che ho in testa.

«Chi sei?» 

«Mi chiamo Ashton.»

Istintivamente sollevo di poco il polso, pronta ad allungare la mano per stringere la sua e presentarmi, ma mi blocco. Accavallo le gambe e nascondo la mano infilandola tra le ginocchia. Il nome non basta a soddisfare la mia curiosità. Vorrei avere più tempo, sapere tutto, vorrei che mi spiegasse che diavolo è successo negli ultimi due giorni. Sono impaziente, così quando la domanda seguente lascia le mie labbra se ne tira dietro altre quattro.

«Chi erano quegli uomini? Avevano a che fare con quelli che mi hanno rapita? E loro chi erano? Sei davvero un traditore o lavori per l’intelligence?» sto per continuare l’elenco di domande, la prossima nella mia lista è: “perchè ti sei preso il disturbo di salvarmi, due volte?”, ma Ashton mi interrompe. 

E’ strano avere finalmente un nome da abbinare al suo volto. Devo ammettere che era stato impossibile non fare delle ipotesi su di lui, qualche filmino mentale degno di essere scritturato per una nuova pellicola di Spielberg, ma Ashton è l’ultimo nome a cui avrei mai pensato. E’ un accostamento che adesso mi sembra quasi stonato, come quando ho sentito per la prima volta la voce doppiata di Daniel Craig: non gli si addice. Il ragazzo che mi sta guardando ha un’aria così da duro, mentre il suono del suo nome è quasi ridente.

«Non sono un traditore. Lavoro per l’MI6. E tra poco più di un minuto ci sarà l’MI5, quella vera, a interrogarci tutti. Vorrei spiegarti chi erano quegli uomini, ma è troppo complicato e tecnicamente non ne potrei parlare perchè è materiale di sicurezza nazionale. Sappi solo che sono legati al nostro impiego» nella mia mente l’ultima parola viene sostituita da missione segreta «attuale in qualità di agenti operativi.»

Lui dà un’altra occhiata al suo orologio. Qualche ciocca di capelli ondeggia mentre muove la testa.

«Non abbiamo molto tempo.» esordisce, lanciandomi un’ultima occhiata.

«Tutto qui?»

«Per ora.» 

Si volta verso l’uomo accanto a lui, liquidando ogni mia possibile altra domanda. Mugugno un’imprecazione a bassa voce, decisamente insoddisfatta.

«E’ un falso, ovviamente, anche se ammetto che potrebbe sembrare realistico» l’uomo si volta verso di me e finalmente lo vedo in faccia. Ha gli occhi azzurri, una leggera barba e i capelli castani sono un po’ scompigliati verso l’alto in modo piuttosto giovanile, anche se dimostra più di trent’anni. Potrebbe essere un ottimo candidato ai provini per il nuovo 007: è affascinante. Bellissimo.

«Come sai che non dirà nulla?» chiede il futuro Bond ad Ashton. Lui mi guarda.

«Non lo farò. Sei stato un grandissimo stronzo, ma mi hai salvato la vita. Due volte. Credo di dovertelo.» ho sempre avuto questo bisogno di restituire i favori. Mi sembra che l’ombra di un sorriso attraversi velocemente il viso di Ashton, ma è un movimento così impercettibile che non so dire se l’ho visto davvero o se l’ho immaginato.

Dal nulla mi illumino.

«Mi hanno anche chiesto se avrei saputo riconoscere gli uomini che mi hanno rapita!» esclamo.

«Tu cos’hai risposto?» chiede Ashton.

«Di no.»

«Se avessi detto di sì ti avrebbero uccisa.» si intromette l’asiatico «Probabilmente, nel dubbio che mentissi, ti avrebbero uccisa comunque.»

Il tono arrogante mi fa venire voglia di ribattere a tono, ma prima che qualcuno possa rispondergli, due suv neri fanno ingresso nel parcheggio. Tutti e quattro osserviamo le auto, io trattenendo il respiro. 

Ashton è l’unico a rompere il silenzio che era calato improvvisamente.

«Non ti abbiamo detto nulla. Sei venuta con noi perchè era la tua unica chance di sopravvivere.» annuisco, anche se non mi sta guardando. 

Poi si volta verso di me e aggiunge: «Probabilmente mentiranno per non raccontare verità troppo scomode. Non credere ad ogni cosa.» 

Le macchine si fermano vicino a noi, una alla destra e una alla sinistra. Mi aspetto che scendano con in mano un documento autentico che testimonia la loro appartenenza ai servizi segreti e che si diano una pacca sulla spalla con i loro misteriosi colleghi, ma succede tutt’altro: da ciascuna macchina salta fuori un uomo armato. Puntano prontamente la pistola contro Mr Fascino davanti a me, Ashton e il moro, che subito alzano le mani sopra la testa. 

Perchè lo stanno facendo?

Sembra che nessuno noti la mia presenza. Cerco lo sguardo di Ashton, ma anche lui mi ignora. Sono terribilmente confusa. Nell’intelligence britannica ci si punta le pistole contro tra colleghi? 

Noi non ti abbiamo detto nulla.

Se non mi avessero detto nulla, non saprei che sono dell’MI6. Non saprei che questi uomini fanno parte dei buoni -sempre che lo siano davvero; avrei paura. Subito sollevo anche io le braccia.

«Che diavolo?» sussurro.

Gli uomini con le pistole aprono lentamente le tre portiere, ma nessuno si avvicina alla mia.

«Tenete le mani bene in vista. Uscite lentamente!» urla quello alla mia destra, allontanandosi abbastanza da poter permettere ad Ashton di scendere. Poi è il turno degli altri due.

«Mani dietro la testa. Voltatevi.» 

Credo che li stiano ammanettando. Li scortano bruscamente a una delle auto e li spingono dentro. Sbattono le portiere e uno degli uomini armati sale con loro, poi se ne vanno. Resto lì impalata e confusa con le mani ancora sollevate, finchè l’uomo rimasto non apre anche la mia portiera. Appoggia un braccio sul tetto dell’auto e si abbassa per guardare dentro. Cerco di mascherare lo sguardo seccato mentre osservo l’uomo che mi si para davanti: sono stanca di armadi tirati a lucido con la cravatta che non si abbina al vestito, occhiali a specchio e quel cavetto arricciato di plastica che pende dall’orecchio. Ci osserviamo, lui si sfila gli occhiali e fissa le mie mani alzate. Credo che abbia riposto la pistola.

«Tutto bene?» 

Annuisco poco convinta.

«Lei chi è?»

«Thomas Murray, Military Intelligence.» 

Mi porge una mano, invitandomi ad uscire. Accetto timidamente l’aiuto per non sembrare maleducata e penso che forse la cosa migliore sarebbe interpretare il ruolo della donzella in difficoltà, anche se la cosa non mi va molto a genio. 

«Dovrebbe seguirci al quartier generale e raccontarci quello che è successo.»

 

 

 

 

AAA Cercasi Spie donne. L’intelligence britannica in cerca di 007 in gonnella per MI5, MI6 e GCHQ

 

CHE DITE, VADO A FARE LA SPIA? cioè sarei gasatissima all’idea ma non so nuotare, non so combattere, non so arrampicarmi, non so correre veloce, non so correre abbastanza velocemente per tempi prolungati e non ho riflessi in pratica.

:c

Che tristezza, non pensiamoci. 

Scusate il ritardo :c se non fosse stato che ho l’infuenza e quindi domani sto a casa (yeah) non so quando avrei postato questo capitolo.

Siamo al sesto capitolo. S E S T O. 

Ce ne saranno tipo 43893794203948 ahahah no okay non so quanti ma vi avviso che siamo solo all’inizio in pratica perciò PREPARATEVI PSICOLOGICAMENTE.

E credo che i capitoli finiranno per chiamarsi solo chapter 7, 8, 9 ecc perchè non riesco a trovare titoli decenti (nemmeno il titolo della storia mi convince quindi se avete idee creative e originali per cambiarlo ditemi pure vi prego ahaha)

Volevo anche condividere lo sclero per il taglio di capelli di Ashton e, visto che mi pare di capire che anche voi seguiate programmi polizieschi in generale, per la nuova stagione di the mentalist che ho registrato e devo ancora vedere (attendendo l’undicesima di criminal minds ♥)

Sto anche resistendo a non ascoltare le nuove canzoni perchè di solito voglio sempre aspettare di avere il cd in mano ma è dura..........

Sapete che una mia prof è alta tipo un metro e quaranta? Penserete che io abbia usato un’iperbole (minchia, faccio l’acculturata), ma non è così... E’ proprio un hobbit, un umpa lumpa, o, se preferite, dobby l’elfo libero. Oggi è arrivata in classe trascinando una specie di trolley e l’asta per cui lo trascinava era alta poco meno di lei.

Passando a voiiii, come state? Volevo ringraziare le persone che seguono questa storia e chi si prende anche il disturbo di recensire: vi adoro. Grazie davvero, sono felicissima che la storia vi piaccia e boh ♥♥♥

buona settimanaaaa 

  
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