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Autore: DAlessiana    27/09/2015    5 recensioni
"Anche tu mi manchi tanto, piccola, ma non posso tornare. Devo rimanere qui per proteggere te e la mamma, come fece papà tanto tempo fa. Ti prometto che quando ritornò ti porterò al parco giochi e tutto questo orrore sarà un ricordo lontano."
Gli credetti, perché lui non era uno che faceva promesse tanto per farle, ma le manteneva ad ogni costo. Mi scese una lacrima e passai l'apparecchio telefonico a mia madre che, sollevata di sentirlo ancora vivo, si strinse tra le braccia di mio padre e pianse, forse lei era la persona più cosciente di ciò che stava per succedere, perché una mamma conosce le cose prima che queste accadano.
***
Lo vidi attraverso una porta trasparente, steso su un tavolo d'acciaio mentre dormiva, probabilmente il viaggio lo aveva stancato ed ora si riposava. Sicuramente aveva voglia di distendersi di nuovo sul suo comodo letto, dove non mi permetteva di distendermi.
Genere: Drammatico, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo poco più di dieci anni, quando mio padre mi disse che dovevamo andare a trovare mio fratello. Allora mi misi il mio vestito più bello e, tra i capelli lunghi, una rosa bianca che lui mi aveva regalato prima di partire.
Mio fratello era un soldato, appena compiuti ventuno anni, fece domanda nell'esercito e fu chiamato due mesi dopo, perché era scoppiata la guerra e l'America aveva bisogno di lui e altri, che aveva intrapreso la medesima scelta. La stessa strada che mio padre, quando aveva la sua età, aveva scelto di percorrer. Così, accanto alla foto nel salone di mio padre con la divisa, mia madre appesse anche quella di un giovane soldato non cosciente di ciò che lo aspettava.
La guerra aveva portato caos anche in città e nessuno usciva di casa sicuro di ritornarci, io ero una bimba innocente e non capivo ancora la crudeltà di quella parola, che presto avrebbe cambiato anche la mia di vita.
Ricordo che, in quelle poche chiamate che gli era concesso farci, io gli chiesi di tornare perché mi mancava e lui mi rispose:

"Anche tu mi manchi tanto, piccola, ma non posso tornare. Devo rimanere qui per proteggere te e la mamma, come fece papà tanto tempo fa. Ti prometto che quando ritorno ti porterò al parco giochi e tutto questo orrore sarà un ricordo lontano."

 

Gli credetti, perché lui non era uno che faceva promesse tanto per farle, ma le manteneva ad ogni costo. Mi scese una lacrima e passai l'apparecchio telefonico a mia madre che, sollevata di sentirlo ancora vivo, si strinse tra le braccia di mio padre e pianse. Forse lei era la persona più cosciente di ciò che stava per succedere, perché una mamma conosce le cose prima che queste accadano.

Arrivammo in un edificio bianco e, nella mia mente da bambina, lo classificai come un palazzo inutile che mi separava dall'abbracciare il mio fratellone.
Lo vidi attraverso una porta trasparente, steso su un tavolo d'acciaio mentre dormiva, probabilmente il viaggio lo aveva stancato ed ora si riposava. Sicuramente aveva voglia di distendersi di nuovo sul suo comodo letto, dove non mi permetteva di sedermi.
Non ci era permesso entrare in quella stanza, dove c'erano tanti altri tavoli fatti d'acciaio e, di sicuro, scomodi per chi aveva affrontato un viaggio così lungo, come mio fratello.
Io, però, sgattaiolai da sotto le lunghe gambe di mio padre, ed entrai nella strana stanza, andai vicino a lui e gli strinsi la mano...era così fredda, come il resto del suo corpo.

“Perché non lo coprono? Ha tanto freddo”

 

Pensai e così presi il lenzuolo che gli arrivava allo stomaco e glielo stesi su tutto il corpo, così almeno si sarebbe riscaldato. Gli lasciai un bacio sulla guancia e sussurrai:

 

Ricordati la promessa”

Avevo paura che il mio papà si arrabbiasse per quello che avevo fatto, ma mi accarezzò la guancia e, dopo avermi preso in braccio, mi strinse al suo petto, mentre mia madre continuava a piangere per conto suo. Lei era fatta così, poteva crollare cento volte, ma voleva farlo da sola. Solo una volta che si era calmata, tu potevi andarle vicino e rimanere in silenzio con lei. Un silenzio che valeva più di mille parole.
Non capivo il perché di tutte quelle lacrime, in fondo, mio fratello stava solo dormendo e tra pochi giorni sarebbe tornato a casa, come un eroe. Il mio eroe.

Solo dopo essere tornati a casa, quando mia madre si fu calmata, mio padre mi disse di aspettarlo sveglio in camera perché lui e la mamma mi dovevano parlare. Forse volevano organizzare una festa di ben tornato a casa per il nostro giovane soldato, mio padre pronunciava quelle parole con fare pieno d'orgoglio.
Quando entrarono nella mia camera, mamma aveva gli occhi ancora rossi, ma sorrideva, solo dopo alcuni minuti realizzai che quel sorriso era uno di quelli spenti e sforzati.
Mio padre si inginocchiò davanti a me e mia madre si mise seduta sul letto, poco distante da dove c'ero io.

“Piccola, tuo fratello non tornerà più a casa. Lui ora è in cielo, ma ti starà sempre accanto, vegliandoti da lassù.”

Impiegai qualche minuto per realizzare la crudele realtà di quelle parole, ricordo che senza che me ne rendessi conto, le lacrime iniziarono a rigare le mie guance. Anche se i miei genitori erano pronti ad abbracciarmi, io li scansai e corsi in camera di mio fratello.

“Non hai mantenuto la promessa!”

Gridai contro il suo cuscino per poi accasciarmi su di esso e piangere tutte le mie lacrime.

Perché la guerra si era portata via mio fratello? Perché proprio il mio eroe?


-Spero di aver trattato questo tema con molta delicatezza e di non aver esagerato. 
Grazie a tutti quelli che leggeranno questa storia e a chi lascerà in un piccolo commento. 
Grazie <3

  
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