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Autore: Tnecniv Victus Mors    27/09/2015    7 recensioni
[Seguito di "WELCOME AMONG OF INSANE".
Si consiglia la lettura del capitolo precedente]
Abbiamo lasciato la Equestria Asylum Psichiatric Hospital con tanti interrogativi rimasti irrisolti.
Victus a incontrato una parte dei pazienti di questa clinica facendosi una rete di compagni di sventura ma non solo....nemici e vecchie conoscenze ritorneranno a tormentare Victus.
Forze sconosciute giocano con le vite dei nostri pazienti in un intricato e insano gioco dove non tutti riusciranno ad uscirne integri.
Alcune vite si spezzeranno, altri perderanno quel poco di sanità mentalità e c'è chi cadrà nell'oblio della disperazione.
Siete pronti a far parte di questo ad entrare e far parte di tutto questo?
Beh.....allora vi diamo il benvenuto a "Game of Insanity"..........and good game.
Genere: Azione, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Le sei protagoniste, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Equestria Asylum Psichiatric Hospital'
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Sigla Serie [Lion]: www.youtube.com/watch?v=xzHF26Fa_fg
 
•Red Ghast.......End•
 
55º Giorno
 
Discord restò fermo davanti alla finestra, le mani giunte dietro la schiena, a fissare nel vuoto. Il bosco che copriva la landa intorno all'ospedale era un ben misero spettacolo per i suoi occhi tristi. Non meritavano la sua attenzione. Si voltò e prese la pistola che teneva nel cassetto. La puntò nell'unico punto che sapeva avrebbe debellato quel male che sentiva al petto. Gli tremò il dito proprio quando lo mise sul grilletto.
Non poteva suicidarsi. Non ne aveva la forza. Non poteva rivederla mai più.
"Celestia..."
 
La sera stessa, una figura vestita con un pesante impermeabile, visto il temporale scoppiato nel pomeriggio, si fece aprire il cancello dell'edificio.
Il dottore si avviò nel bosco, la mano stretta sul calcio metallico dell'arma, nascosta sotto i vestiti.
Un solo proposito.
Uccidere Red. 
Non poteva uccidersi, perché il demone gli aveva garantito l'immortalità, ma poteva benissimo uccidere ed era deciso a sfruttare questa opportunità.
La sua cella era difficile da raggiungere: si doveva arrivare a cinquecento metri a sud-est della struttura, nel mezzo della boscaglia e, da lì, proseguire verso est fino ad incontrare un casolare abbandonato. Li si doveva trovare la botola nascosta tra le cianfrusaglie messe per coprire il vero utilizzo di quel posto. Si dovevano poi inserire dieci chiavi nei lucchetti della botola, tutti diversi tra di loro. Una volta aperta, si poteva accedere ad una stanza che dava su un ascensore dalle porte blindate spesse un metro. Per entrare era necessario disattivare i laser con tre codici conosciuti solo da lui, da Celestia e dalla vice direttrice Luna. L'ascensore conduceva ad una stanza quadrata dalle pareti in acciaio rinforzato dello spessore di due metri, posta sotto terra ad una profondità di cinquanta metri. La stanza aveva una porta. O meglio, dieci porte in titanio temprato tutte da un metro l'una, attaccate tra di loro. Le porte, apribili solo con tre chiavi speciali di proprietà della direttrice e che venivano cambiate con le serrature ogni tre giorni, portavano alla cella di Red, un rettangolo di due metri per quattro, sorvegliato da telecamere nascoste che però venivano giornalmente sabotate, non illuminato se non a distanza da una lucina rossa. Le pareti erano spesse dieci metri, sempre in titanio. Una fessura rendeva possibile far entrare dei piatti di cibo, che venivano portati su un nastro trasportatore, per evitare di dover aprire le porte per nutrire il prigioniero.
Una cella dalla quale era impossibile uscire. C'erano sistemi di sicurezza che avrebbero impedito la fuga a chiunque. Ma Discord sapeva bene che Red non era uno qualunque. Lo aveva aiutato per anni, affinché potesse uscire la notte e uccidere. Ne aveva bisogno. Le sue capacità, da quanto il demone gli aveva detto, lo portavano a necessitare quantità ingenti di sangue, per questo quando uccideva il liquido non veniva mai trovato.
E fino a quel giorno non si era mai fatto mancare la materia prima. Dai racconti del killer, Discord aveva dedotto che il numero delle sue vittime era molto superiore a quello ipotizzato dalla defunta direttrice. Facendo qualche calcolo, era arrivato alla conclusione che Red, negli ultimi venticinque anni, aveva una media di tre uccisioni al giorno. Per ogni giorno di ogni settimana di ogni mese di ogni anno della sua schifosa vita.
Un numero che... lo faceva semplicemente rabbrividire. Quanti cadaveri aveva nascosto in cantina, quel mostro.
Arrivò a destinazione, aprì tutti gli ingressi con le chiavi che aveva rubato dall'ufficio di Celestia e si trovò di fronte la porta a dieci strati. Ultimo baluardo prima di incontrarlo. Strinse la pistola. Prese le chiavi della direttrice e aprì la porta. Cigolò paurosamente, mentre ogni strato di metallo rientrava nella parete, aprendo il varco. Accese una torcia, illuminando lo stanzino. Lui era lì. Lo fissava. Sorrideva. Lo aspettava.
"Dottore."
Discord si tolse gli occhiali con calma. Poi la abbandonò in un angolo e si avvicinò a passi ampi verso l'uomo che lo sovrastava, che lo derideva con quel suo sguardo di sfida.
"DIMMI PERCHÉ!" Gridò, afferrandolo per il bavero della camicia lacera e puntandogli l'arma alla fronte, per quanto fosse alta.
"Aveva scoperto troppo. Non potevo rischiare che lei venisse..." Fece per rispondere Red, calmo come se nulla fosse. Discord non lo volle stare a sentire.
"ME LA SAREI VISTA IO CON LEI! VOGLIO SAPERE PERCHÉ L'HAI UCCISA! DIMMELO!"
Il sorriso di Red svanì, lasciando il posto ad un'espressione seria che fece tentennare il dottore.
"Perché tu mi hai ingannato." Disse.
Fulmineo, così veloce che neanche fu visibile il suo movimento, alzò il braccio sinistro, facendo volare via la pistola al dottore, che indietreggiò. Poi il braccio cadde su di lui, colpendolo alla spalla, spezzando di netto le ossa come fossero di cartapesta.
Discord si accasciò a terra, il terrore dipinto in volto.
"Tu... tu mi volevi morto... complottavi con lui!" Gridò Red, incombendo minaccioso. "Ho poco tempo. Vogliono uccidermi... ma non possono! Devo... devo sbrigarmi. Ucciderò il ragazzo. Scusi doc, niente di personale." Mormorò poi, uscendo dalla stanza. Discord mugghiò qualcosa, incapace di muoversi per il dolore alla spalla.
Le porte si chiusero.
 
"Tochiritoctoc, Lelc, il buon Red è a casa!" Esclamò il mostro, buttando giù con un calcio la porta della cella del ragazzo. 
Lelq e Giuly si svegliarono di soprassalto e, non appena lo videro, gridarono, ma lui, fracassando le sbarre che dividevano la stanza semplicemente camminandoci sopra, li afferrò per la gola e strinse finché non tacquero. Guardò prima lei, terrorizzata, la capacità di trasformarsi in Miss Seek bloccata dal contatto con l'uomo, lui che faceva saettare lo sguardo tra l'uno e l'altra, preoccupato per l'amica. Red fece una smorfia.
"Ti hanno fatto rientrare, Lelc? Che strazio!" mugghiò indispettito Red, sbattendo sul pavimento la ragazza che svenne.
"Lasciala stare..." riuscì a dire il poveretto che intanto stava per soffocare nella morsa invincibile del colosso. Il contatto con la sua pelle liscia e fredda toglieva ogni energia.
Con la mano libera, Red si frugò in tasca, estraendo una siringa. Vuotò il contenuto nel braccio di Lelq che ebbe un fremito. La trasformazione fu rapida ed indolore. Lo lasciò libero. 
Lelc si massaggiò il collo.
"Le hai fatto del male..." ringhiò.
"Non costringermi a far male anche a te, mocciosetto. Dimmi, piuttosto. Dove posso trovare Vincent "Victus" Marth?"
"Le hai fatto del mal..." non finì la frase che si trovò sbattuto sul letto. La forza dell'impatto ruppe perfino il materasso a metà, empiendo la stanza con le sue piume.
"Dimmi. Dove. Si trova. VICTUS!" lo aggredì Red.
"Da quel che so è nella cella di isolamento uno tre nove. Tuttavia non so cosa sia successo dopo che Lelq ha ripreso il controllo. Potrebbe aver cambiato cella. Anche se dubito, visto che è finito lì per ordine del dottor Discord."
"E così Discord ha spostato il moccioso in una cella di isolamento? Bene..." pensò l'uomo. Lasciò la presa sul giovane e disse: "Miss Seek. Tienila alla larga da me. Mi vuole uccidere e, beh... non potrei non farle del male, se mi attaccasse, dico bene?"
Uscì dalla stanza e Lelc guardò l'amica con un'aria malinconica.
"Avrai fatto bene ad informare Victus del mio patto con Red? Mah... Secondo me finirà che dovremo farlo fuori, quello lì, e se sarà così, caro il mio Lelq... beh, ti riterrò diretto responsabile." mormorò, prendendo tra le braccia Giuly con tutti i riguardi possibili e dirigendosi verso il lato opposto dell'edificio.
"Però..." si voltò un attimo verso la direzione in cui era andato via l'assassino. "Come faceva ad avere... entrambe le braccia?"
 
"Finalmente..." pensò Red, massaggiandosi il braccio destro, che era tutto fasciato fino al bicipite. 
Lo alzò, aprendo e chiudendo il pugno più volte per saggiarne la forza. Poi colpì. Le bende fremettero, mentre la porta in acciaio della cella di isolamento si incrinava sotto la sua forza. Il muscolo si rilassò e la porta saltò via, fracassandosi contro la parete in fondo alla stanza.
Niente. Non c'era anima viva lì dentro. 
"Lelc!" ruggì, preso dall'ira di chi è stato ingannato.
 
Intano Victus se ne stava con Lucas, Deadpool e i fratelli autolesionisti.
"Sicuro che Discord ti abbia detto che sei sulla lista nera di Red?"
"FORZA MILAAAAAN!" sbraitò Deadpool, alzando le braccia come allo stadio.
Tutti lo guardarono, chi più chi meno, malissimo.
"Si, lo ha detto. E poi Lelq mi ha avvertito di cambiare cella, che Red aveva fatto un patto con la sua controparte. Penso che però non resti molto da fare. Dobbiamo farlo fuori. O lui, o noi."
"E come conti di ammazzarlo? Quello è praticamente invincibile. Se ti tocca sei spacciato, amico." gli fece notare Lucas.
"E noi non lo tocchiamo." rispose prontamente Kishin Shruikan, sogghignando.
Victus annuì. "Esatto. Ho chiesto a Litios di prestarmi un po' delle sue armi. Se lo attacchiamo dalla distanza non avrà scampo."
"Dimenticate una cosa." si intromise Raven. "Lui è veloce, troppo, se vuole. Vedendo il pericolo di essere attaccato non esiterà ad attaccarci con la sua rapidità e fidatevi, non lo vedrete nemmeno arrivare."
"Di questo mi occupo io. Cucinerò l'amico come un burrito. Ehy, burrito... che fame..." disse Deadpool estraendo le sue pistole.
"Con il suo senso del non-senso lo distrarrà abbastanza a lungo perché noi si possa attivare questa." riprese Victus, estraendo dalla tasca una sfera di plastica. "Litios mi ha detto di usarla solo quando siamo tutti a distanza di sicurezza. È una granata che gli farà parecchio male."
"Bene. E noi che abbiamo?" fece Lucas.
"Litios mi ha detto che il suo arsenale non si trovava qui e quindi non ci ha potuto dare la "roba grossa", come la chiamava lui. Però ci ha fornito queste pistole. Dovrebbero bastare in caso la granata non lo finisca."
"Possiamo fidarci di lui?" chiese allora Raven, titubante.
"Certo. Ha studiato Red per anni. Tutti, bene o male, possono avere un buon motivo per volerlo morto, no? Quindi si, possiamo fidarci. Fa tutto parte del suo piano." rispose prontamente Victus.
Lucas fissò la porta della mensa. Inorridì.
"R-ragazzi..." mormorò.
"No, niente da fare." disse Red, staccando le ante dai cardini, con uno sguardo folle negli occhi. "Vi ucciderò tutti, armi o non armi..."
"Presto, sparpagliamoci!" gridò Victus, sparando un colpo.
Red alzò il braccio fasciato e il proiettile si bloccò sulla bendatura senza penetrarla. Non esplose nemmeno.
"Ma cosa..."
"Non sai che il mio sangue è la mia fonte di potere? E che il mio sangue può assorbire ogni forma di energia? I tuoi stupidi proiettili non mi faranno nulla, Victus Mors. Tanto vale che ti punti l'arnese alla testa e fai fuoco."
"Victus, scappa. SCAPPA!" gridò Lucas. 
"No, non lo farai!" esclamò Red i rimando, avanzando, il braccio sinistro alzato come una mannaia.
Fu una frazione di secondo. L'uomo fu come teletrasportato davanti a Victus, che si scansò giusto in tempo per evitare il colpo. Il braccio di Red aveva letteralmente tagliato il pavimento, lasciando uno squarcio molto profondo. 
"Non scappare." ringhiò questi, alzandosi in tutti i suoi due metri e quarantasette di altezza.
"Da quando hai due braccia?" chiese Victus, sperando di distrarlo. Intanto Kishin si era posto dietro di lui insieme agli altri e stava cercando di estrarre la sicura dalla granata di Litios, ma l'agitazione del momento non gli facilitava le cose, ne tantomeno le dimensioni della linguetta, minuscola a dir poco.
Red sembrò apprezzare l'interessamento.
"Beh, devi sapere che aver perso il braccio destro in battaglia non mi facilita nell'adempimento del mio dovere, così ogni tanto faccio del mio meglio per sopperire alla sua mancanza."
"Può rigenerare le parti del corpo? Una buona notizia mai..." pensò il moro, sempre guardando prima il colosso che incombeva su di lui e poi gli amici.
Deadpool era sparito.
"Compito? Quale compito?" continuò. Si poteva parlare con lui, il che era un bel vantaggio.
"Uccidere per preservare la vita. Ma ora basta domande. Devi morire..."
"VICTUS, GIÙ!" gridò l'autolesionista, lanciando la sfera verso la testa dell'assassino. Red vide il proiettile e mugghiò di rabbia. Poi un'esplosione di luce, seguita da un ronzio crepitante rese sordi e cechi tutti i presenti.
Quando la luce fu svanita, uno spettacolo raccapricciante si profilò sotto gli occhi dei ragazzi. Red stava in piedi, il braccio destro di nuovo mancante, le bende che penzolavano bruciacchiate lungo il bicipite. Segni di bruciature percorrevano il suo corpo e la maglietta grigia era stata lacerata dall'esplosione. Numerosi tagli sanguinanti percorrevano il suo busto. Erano ferite leggere, certamente non fatali. Al contrario di quanto gli era successo alla testa. Una grossa parte del capo mancava. Il sangue copriva la vista di ciò che stava sotto la parte mancante, grondando come una cascata. 
"Ce l'abbiamo fatta. AHAHAH! L'abbiamo ucciso! SI! Non eri poi così pericoloso, e, stronzo?" prese ad esultare Kishin. In quel preciso istante comparve Deadpool con le lame in mano.
"Ehy, amico, dov'eri finito? E che ci fai con le spade, non te la avevano requisite? Sono ere che non te le vedo in mano. Ma chi se ne frega? Tanto questo qua è morto! AHAAH!" in quel momento tutti si misero a ridere, contagiati dalla sua gioia, ma l'uomo in calzamaglia restò incredibilmente serio.
"Spiegami, allora." disse, glaciale, riportandoli al silenzio "perché è ancora in piedi?"
Kishin ammutolì.
"Sarà per inerzia? Che ne so? Non starai insinuando che ho fallito, vero?"
"Fallo cadere, allora." lo provocò l'anti-eroe.
L'autolesionista restò un attimo interdetto, poi, non senza qualche esitazione, avvicinò con cautela la mano al fianco del mostro. Non appena ebbe poggiato un dito sulla pelle della carcassa, riprese a ridere. Rise della sua stupidità nell'avere paura di quel cadavere.
Poi smise di ridere. Uno schizzo di sangue partì da una delle ferite di Red, andando a ricollegarsi ad un'altra, formando un arco rosso cremisi. Kishin ritrasse il braccio. Urlò di dolore, tenendosi il moncherino.
L'arco di sangue gli aveva tranciato l'avambraccio di netto, come fosse una lama affilatissima.
Deadpool sbuffò, preparandosi a combattere. Lo stesso fece Victus, estraendo un coltello.
Una calotta di sangue s formò intorno alla testa di Red, creando una sorta di "protesi" che coprì la parte mancante. Decine di archi di sangue si formarono intorno al suo corpo, obbligando tutti ad allontanarsi da lui. "P-perché non mi sto rigenerando? PERCHÉ?" gridò, tenendosi il moncherino da cui colava il suo sangue, d'un tratto divenuto rosso invece che nero.
Raven cercò di correre da lui, preoccupata, ma Red fu troppo rapido. Il braccio sinistro, quello sano, saettò verso di lei, come una frusta, e la sbatté contro il muro dall'altra parte della stanza, che si crepò per la violenza dell'impatto.
Kishin gridò, vedendo la sorella svenire, sputando un grumo di sangue. Fece per alzarsi, ma Red gli fu subito addosso. Lo afferrò per il collo e lo sbatté a terra, fracassandogli la spina dorsale.
"M-maledetto..."
"Non sono qui per uccidere voi." mugghiò l'assassino. La bocca, quando si muoveva, faceva oscillare la "protesi" si sangue in maniera orribile, creando delle increspature sulla sua superficie altrimenti liscia e uniforme.
L'occhio sinistro, rimasto intatto dopo l'esplosione, si era colorato di un giallo limone che non faceva presagire nulla di buono.
"Ve l'ho detto, il mio sangue... assorbe tutto. Fate esplodere tutto ciò che volete, io non morirò... non finché non avrò la testa di Rising Boss!" gridò, rivolgendosi di nuovo verso Victus.
Deadpool cercò di attaccarlo alle spalle, ma Red si voltò di scatto, scaraventandolo contro una colonna, che si fracassò.
Lucas allora si alzò e, serrati i pugni, rilasciò una fiammata contro il mostro che, però, prontamente prese un tavolo per una gamba e glielo lanciò contro. La fiamma devastò il pezzo di legno, ma Red fu velocissimo. Nel mentre il tavolo veniva divorato dal fuoco, lui si era portato su Lucas e gli aveva assestato un calcio sulla schiena, mandandolo al tappeto.
Restava Victus.
Con le ultime forze, prima di svenire come i suoi compagni, Lucas mormorò: "S-scappa..."
Victus indietreggiò, fino a trovarsi schiena contro la parete. Red gli si avvicinò, gli archi di sangue che tagliavano come burro ogni cosa con cui entravano in contatto.
Il moro strinse il coltello nella mano, aspettando il momento buono per attaccare. La difesa di quel tizio era impressionante, nulla che avesse mai potuto immaginare, ma non era il momento di scoraggiarsi. Poi l'uomo fece un'altra cosa inaspettata. Strinse tra i denti il moncherino del suo braccio destro e poi... tirò con forza, strappandosi un grosso lembo di carne che poi sputò per terra. Lo schizzo di sangue disegno un altro arco davanti a lui. Ma le gocce non caddero, anzi. Il sangue si rapprese, assumendo la forma di una falce lunga un metro e mezzo, rossa, spessa pochi millimetri e altamente affilata. Sembrava che il sangue si fosse vetrificato.
Red poggiò la lama sulla spalla e scrutò l'avversario con un sorrisetto disgustoso e folle.
"Voglio vedere cos'hai dentro la testa." sussurrò, per poi abbattersi su di lui con la sua falce.
Il coltello parò il colpo, sprigionando un'ondata di scintille. La lama non avrebbe retto a lungo.
Il moro digrignò i denti.
Lasciò andare la presa sull'elsa e scartò di lato, prendendo alla sprovvista Red, il quale si ritrovò con l'arma incagliata nel muro di fronte a sé. Mentre il mostro si liberava, facendo piovere una pioggia di detriti intorno a lui, Victus corse via, lontano dalla mensa. Doveva scappare, o quello lo avrebbe ucciso, ne era certo.
Combattere con lui era come picchiare la testa contro un muro. Potevi creparlo, se avevi fortuna, ma non abbatterlo.
Corse attraverso i corridoi, fino a che non si trovò Miss Seek davanti. Deglutì.
 
Poco prima, nella stanza di Lelq e Giuly...
Lelc si massaggiò la testa. Red si che ci andava giù pesante. Giuly era stesa per terra, a metà della trasformazione in Miss Seek.
"Perché?" chiese.
Nessuna risposta.
"Perché hai aiutato Victus, dicendogli del piano di Red? Così ci hai messi nei guai." ripeté.
L'immagine di Lelq gli apparve davanti.
"Vuoi davvero saperlo?"
L'altro annuì.
"Semplice. Non lo so. Forse perché mi sta simpatico. Forse perché quella sua aria sempre uguale, monotona, priva di emozioni fa brillare ogni sua parola come una perla di saggezza. Forse perché sembra capire tutti noi meglio di quanto noi stessi arriviamo a comprenderci. Non so il perché. Però... se dovessi scommettere... Non ho garanzie che Red manterrà la parola data. Probabilmente, dopo Victus, ucciderà altri e forse, chi lo sa, un giorno tornerà da noi e pretenderà la nostra testa. Red Ghast... Atroce... se non verrà ucciso, presto o tardi, sterminerà tutti, dal primo all'ultimo, gli abitanti del mondo. Se potesse, scommetto che ci avrebbe già massacrati in massa. Ma qualcosa lo blocca. " Fece una pausa "Io non voglio che quel qualcosa venga meno senza poter dire No, io non sono stato solo a guardare. Dobbiamo tentare di ucciderlo, capisci? Oppure prenderà noi, Vicuts... e lei."
Lelc restò in silenzio.
"Cosa proponi?"
"Da solo non hai speranze. Nemmeno io. Miss Seek... non vorrei che fosse così, ma ci dovrà aiutare. Tuttavia è essenziale che io e te uniamo le forze."
"Non mi fido molto di questa proposta."
"Hai alternative? Lelc, so che tra noi... non scorre buon sangue. Ma ti prego, aiutami solo questa volta. Aiutami a salvare i miei amici. Io ricordo ancora quel tempo in cui noi non si era solo due lati di una medaglia, ma due fratelli. E tu?"
Lelc restò in silenzio...
 
"Victus."
"Scappa, se non vuoi morire." disse alla ragazza, che, stranamente, non lo aggredì.
"Lo fermiamo noi, ragazzino, tu levati dai piedi." insistette lei, stavolta con una voce diversa, più disarmonica e sgraziata.
Lui non capì, ma poi sopraggiunse Lelc. Solo che non era Lelc. Sembrava per metà Lelc e per metà Lelq.
"Fidati di noi, amico. Uccideremo Red."
"Non capisci, quello è..."
"VICUTS! PERCHÉ SCAPPI? VOGLIO SOLO GIOCARE, ANDIAMO!" gridò Red, apparendo in fondo al corridoio.
"Va." ordinò Lelc. Il moro fece per protestare, ma l'altro lo prese per il bavero della giacca. "Va, ho detto."
I due si guardarono per un istante, e Victus fu sicuro di aver a che fare con Lelc, in quel momento.
Strinse la mano all'amico, poi fuggì.
"Allora mi vuoi davvero deludere? E io che volevo lasciarvi in vita... Sapete, non mi è mai piaciuto uccidere le coppiette." sibilò Red, ormai vicinissimo.
"Ridi, ridi... che ora ti ammazzo!" gridò Miss Seek, scagliandosi su di lui.
Red si scansò, facendola atterrare dietro di lui, avanzando imperterrito verso Victus che stava in quel momento svoltando verso l'uscita. L'assassino fece una smorfia infastidita.
"Così me lo farete scappare." mormorò.
"Che intelligente." disse Lelc, apparendogli di fianco e assestandogli un pugno in mezzo alle costole. Atroce lo fissò impassibile. Non gli aveva fatto niente!
Con rapidità, il braccio destro, trasformato in una specie di mazza, lo scaraventò contro la porta di una cella, che si fracassò. All'interno, Maty sobbalzò, cominciando a singhiozzare. Red la fissò. Poi riprese ad inseguire Victus.
Miss Seek fu la prima a riprendere l'attacco. Arrivò alle sue spalle e lo graffiò. Del sangue le finì addosso e lei, debilitata, cominciò a barcollare, in cerca di un appiglio. Red si voltò con aria truce. La prese per il collo e la sollevò da terra.
"Sai, penso che ora ti uccido. Si, ora ti uccido sul serio..." disse. Un arco di sangue si formò dal graffio creato dalla ragazza. Saettò verso di lei. 
"NO!" gridò Lelc, che si scagliò sul mostro.
Altri archi di sangue schizzarono contro di lui, lacerandogli le carni. Strinse i denti e continuò a correre. Tutto si muoveva a rallentatore, per lui. Il dolore era fortissimo. Si sentiva crivellato da quegli aghi di liquido rosso cremisi, fatto a pezzi e privato di ogni energia. Seek stava per essere uccisa. Non lo avrebbe... mai... mai... MAI PERMESSO!
Balzò.
L'arco di sangue si tracciò in aria. Red sembrò soddisfatto e lasciò andare la ragazza, ormai debilitata dal suo potere vampirico. Lelc cadde con lei, afferrandola con delicatezza. Cadde in ginocchio. Sulla schiena si apriva uno squarcio profondo e scuro da cui colava il suo sangue. Poggiò a terra Seek e sorrise, chiudendo gli occhi e abbandonandosi alla morte.
 
Victus si trovò di fronte la porta dell'edificio. Non aveva incontrato nessuno del personale. Forse Red li aveva già massacrati. Le ante non si aprivano. Era in trappola. Pensò di tramutarsi in fumo e fuggire. Tuttavia sentiva qualcosa che lo bloccava. Del sangue di Red gli impregnava i vestiti, bloccando i suoi poteri. Ecco perché sentiva tanta paura. Si tolse la camicia, ma, a quanto pareva, quello stesso putrido sangue gli era rimasto in minima parte attaccato al corpo. Quanto bastava per modificare le sue capacità, ma non abbastanza per dirlo sconfitto.
Atroce comparve in fondo al corridoio, di nuovo. Stavolta nessuno lo avrebbe aiutato. O forse...
Deadpool entrò da una finestra, le spade sguainate, pronto ad infilzare l'assassino che sembrava non prestargli attenzione.
"CHIMICHANGAAAAAAA!" gridò il matto.
Poi un arco di sangue gli perforò il petto. Restò bloccato a mezz'aria, sotto lo sguardo incredulo di Victus.
"Stupido fantoccio." disse freddo Red, staccando il cadavere dell'anti-eroe dalla sua lama e gettandolo come immondizia contro un muro.
"Ed ora a noi."
Victus restò fermo. Ripensò ai suoi amici. A tutti quelli che erano lì dentro. Intanto Red avanzava e parlava.
"Sai, penso che poi ucciderò Francis. Magari anche Elder, così, per sfizio. Odio perdere tempo e... diciamo che ora sono abbastanza arrabbiato, quindi mi dovrò sfogare..."
"Perché... Perché mi vuoi uccidere? E perché hai dovuto uccidere anche gli altri? DIMMELO!" gridò, sconvolto. Sentiva le emozioni tormentarlo. Il senso di impotenza di fronte a quel dio in terra. Il rancore per la disfatta. Il rammarico per aver abbandonato i suoi compagni a morte certa. Il dolore per non poter più rivedere sua sorella.
"Perché, mi chiedi? AHAHAHAAHAH! Stupido! Tu sei nipote del re degli inferi. Ed io lo voglio morto. grazie alla tua uccisione incontrerò ed ucciderò RISING BOSS!" esclamò.
"Ma di chi stai parlando? Il re degli inferi è Lucifer, idiota!" ribatté il moro, in preda alla furia. Estrasse un altro coltello. La vista gli si stava annebbiando. Forse l'influsso del sangue maledetto si faceva più forte.
"Avrà cambiato nome." sogghignò Red. "Ma io l'ho trovato. Ed ora... lo ucciderò!" gridò poi.
I due si avventarono l'uno sull'altro. Il rumore di acciaio infranto, di ossa rotte e di urla di dolore si propagò nell'aria.
Victus strinse la lama che gli spuntava dallo stomaco.
Lo aveva disarmato e poi impiantato nel muro con velocità disarmante. Quel tizio... era troppo veloce per essere un umano. Nemmeno un demone avrebbe potuto vederne i movimenti.
"M-male...detto...."
"Tranquillo. Presto ucciderò anche il resto dei tuoi famigliari, così potrete stare di nuovo insieme." gli sussurrò Red.
Si morse il palmo della mano sinistra, facendolo sanguinare. Il liquido si condensò in un guanto. Unì le dita affilate come rasoi, formando una sorta di punta di lancia.
"Pronto? Salutami tuo nonno, quando lo vedi."
"Michael." disse una voce baritonale dietro di lui. 
Atroce sbiancò in volto.
Poi sorrise, rassegnato.
"No, vero?" chiese.
La voce ripose: "No, Micheal."
"Allora spara, e facciamola finita."
Un colpo di pistola. un foro dai contorni viola si formò nel petto del mostro. Il suo sangue si sciolse, cadendo a terra. Red sorrise.
"Mi spiace, signore... ho... ho fal-lito... Ho fallito... ho f-fallito..." mormorò, cadendo a terra.
Spirò.
Victus restò seduto contro il muro, attonito, guardando il ciclope di più di due metri e mezzo di altezza avanzare con una pistola da cui usciva un fumo viola stretta in mano. Si fermò davanti al cadavere di Red.
"Quanto può costare un errore..." disse "Mi dispiace Michael. Avremmo dovuto crearti completo... Come potevi vivere, del resto, se il tuo unico scopo era uccidere? Non vive chi non sa altro che la morte..."
Restò in silenzio per un attimo. Poi si accorse di Victus.
"Mmm... testimoni. Il consiglio mi ha ordinato di fare un lavoro discreto. Discreto. Ucciderò ogni testimone." disse, alzando la pistola contro il moro. Un ragazzino comparve davanti al gigante, le braccia aperte come a fare da scudo contro i suoi proiettili.
"Fermo là, Ruins! Avevi detto che non avresti ucciso nessun altro oltre al tuo obbiettivo."
"Levati." disse solo il ciclope. Con un colpetto fece schiantare il ragazzino contro un muro, che si ruppe. 
Victus restò immobile. Non capiva cosa stava accadendo. Ma, se doveva morire, che fosse. Sarebbe morto con orgoglio, l'orgoglio di chi ha combattuto.
Una luce viola illuminò la bocca della pistola del ciclope. Ma il colpo non partì.
Una mano guantata di bianco lo fermò.
"Ruins, Ruins, Ruins..." sospirò un uomo alto e snello, vestito con eleganti abiti neri, l'occhio sinistro formato da una strana figura geometrica viole, il destro completamente nero e fondo come l'abisso, comparso dal nulla dietro al colosso "Lavoro discreto non significa senza testimoni, zucca vuota. Significa non distruggere una galassia per portarlo a termine come ha già fatto più volte quel mentecatto di Adreus!"
Ruins lo fissò. Per un attimo sembrò che volesse sparare a lui per primo. Vista la facilità con cui aveva piegato Red, Victus cominciava a temerlo ancor più dell'assassino. Però, invece di aggredire l'uomo, il ciclope si sedette pesantemente a gambe incrociate, fissandolo con lo strano occhio runico.
"Davvero?" chiese con tono infantile.
"Certo. Comunque, complimenti. Hai svolto il tuo compito in maniera magistrale." disse l'uomo "Puoi andare."
Ruins annuì senza mostrare alcuna emozione, per poi svanire.
"Neox, piccolo birbantello?" chiamò poi. 
Il ragazzino si materializzò davanti ai suoi occhi con uno sguardo imbronciato.
"Di al tuo amico si smettere di sballottarmi di qua e di là come un tira-pugni, che sennò io gli..."
"Tu niente" lo zittì l'uomo con un'aria bonaria eppure agghiacciante. "Stammi a sentire. Dovresti farmi un favorino, piccolino picciò. Rimetteresti in sesto questo posto?"
"Cosa? Dovrei fare l..." fece per protestare l'eon, ma l'altro non gli prestò ascolto, chinandosi su Victus. Gli sorrise affabilmente, mostrando una dentatura perfetta e luccicante. Era tanto bello quanto terribile. 
"Vincent, giusto?"
"Non chiamarmi..."
"Tieni." disse Nero, dandogli una fiala di sangue scuro.
"C-cos'è?"
"Sangue di Michael, o Red, come lo chiamate voi. Bevilo e avrai tutti i suoi poteri per due minuti esatti. Usalo, che ne so, per uccidere un certo Lucyfer? O fanne ciò che vuoi. È stato un piacere." concluse, per poi svanire nel nulla.
Neox sbuffò, poi si mise le mani in tasca e sussurrò delle formule magiche.
"Ci si vede, Vincent "Victus" Marth. Non ricorderai nulla di tutto ciò." disse. Poi Victus svenne.
 
Era un nuovo giorno, all'Equestria Asylum Psichiatyc Hospital. Lucas e Deadpool si rincorrevano in giardino.
Lelq e Raven giocavano a scacchi mentre Kishin faceva flessioni per mostrare i suoi muscoli a tutte le ragazze che passavano dalla palestra. Elder se ne stava nella sua cella a meditare evasioni che probabilmente sarebbero state sventate. Francis giocherellava spaventando Flash Sentry ogni tre per due. Tutto normale.
E Victus aveva in mente un nome. Red Ghast. Atroce. Michael. La stessa persona. Oltre che si era svegliato con un incredibile mal di testa e una fiala di sangue sotto il cuscino con su scritto "In caso di creature simili a un dio, ingurgitare". 
Aveva chiesto in giro, ma nessuno conosceva questo Red, o Atroce, o Michael che fosse.
Nemmeno la direttrice Cadence, o Mi Amore Cadenzia, ne sapeva nulla. Il dottor Discord si era dimesso stranamente la mattina stessa, perciò non aveva potuto parlare con lui.
Forse... era stato solo un sogno...
 
"La luna è un posto splendido, nevvero, Ablivion?" chiese Nero, sorridendo mentre fissava la terra. Se ne stava li in piedi sul suolo lunare, le mani poggiate la bastone saldamente piantato davanti ai suoi piedi. Le tre code della sua giacca nera sventolavano all'inesistente vento lunare.
L'essenza dell'eon lo scrutò.
"Come ha fatto..." mormorò, pensando di non essere udibile, trovandosi in un'altra dimensione. Nero alzò lo sguardo su di lui. Sorrideva. Lo fece rabbrividire.
"Come ho fatto a vederti? L'ho fatto e basta. Piuttosto... Attento, Ablivion. Non vorrai costringermi ad ucciderti di nuovo?"
Rise di gusto, lasciando all'eon reietto un senso di terrore puro.
Il supremo sparì, lasciando nell'aria una traccia, come un ricordo di una nenia triste e melanconica.
"Nero..." pensò Ablivion.
Il supremo della paura. Il più pericoloso, probabilmente. Lo aveva minacciato, ma perché?
Un foglietto svolazzò davanti ai suoi occhi.
"Fai ciò che vuoi, ma fallo con giudizio. Nero."
"Ho carta bianca anche da colui che è considerato una minaccia dall'innominabile? AHAHAHA! Perfetto..." esclamò, scomparendo a sua volta...
 
[Fine 2ª Pt.
 
Continua]

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