Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Calime    27/09/2015    3 recensioni
Raccolta di spaccati di vita quotidiana di Elsa e Anna:
#8. To night - A piccoli ed incerti passi si avvicinò al letto, osservando il volto sereno di Elsa nella penombra. Quando la sentì mugugnare nel sonno “cioccolata”, per poco riuscì a soffocare le risate con le mani, attenta a non far cadere ciò che aveva portato con sé sovrappensiero. [Post Frozen]
#9. Ricordi - Il primo ricordo che Elsa aveva di Anna riguardava una culla in legno intarsiato, dipinto del giallo del croco e del verde delle sue foglie, del rosa dei nastri dei fiocchi appesi e del bianco immacolato delle lenzuola che avvolgevano il fagottino all’interno. [Post Frozen]
#10. Il cielo si è svegliato - Elsa seguitò a rimestare il latte con aria meditabonda. Leggere volute di vapore si innalzavano dalla tazza ad intervalli sempre più lunghi, segno del repentino raffreddamento della bevanda, ma non parve preoccuparsene. Nessun suono uscì dalle sue labbra strette, soltanto il rumore del cucchiaino che raschiava la porcellana rivelava la sua presenza a tavola. [Missing Moment]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà della Disney.





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Prompt: 20. Bacio
Titolo: Ricordi
Autore: Calime
Fandom: Frozen – Il Regno di Ghiaccio
Personaggi: Anna, Elsa, Olaf
Genere: Fluff, Generale
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno
Lunghezza: 948 parole – 2 pagine (contatore Word)
Note dell’autore: Gente! Ci siete ancora? Spero tanto di sì ^^’ Inutile ripetere quanto io sia un’incostante cronica, ma be’… ritorno sempre, eh! u.u
Tutto bene dalle mie parti e spero anche dalle vostre :) Questa volta ho sfornato un capitoletto post-Frozen e incentrato su Elsa, di una semplicità unica che spero non vi annoierà!
Alla prossima ♥





Snowflakes
Momenti della nostra vita




09. Ricordi


Il primo ricordo che Elsa aveva di Anna riguardava una culla in legno intarsiato, dipinto del giallo del croco e del verde delle sue foglie, del rosa dei nastri dei fiocchi appesi e del bianco immacolato delle lenzuola che avvolgevano il fagottino all’interno.
Graziosa era stato il secondo aggettivo a cui aveva pensato dopo aver esclamato ingenuamente: «È così piccola!», suscitando così le risate divertite della mamma.
Poi, l’aveva presa in braccio con l’aiuto di Gerda, terrorizzata dal male che avrebbe potuto arrecarle nello stringerla troppo forte o troppo poco. Il tremito delle braccia e il battito ansioso del cuore si chetarono, quando la sorellina aprì gli occhioni azzurri e si dimenò appena per sistemarsi più comodamente. Anna emise dei versetti deliziati e Elsa ne rimase così incantata che si abbassò a posarle un bacio sulla piccola testolina dai radi ciuffi rossicci.
Il sapore della sua pelle di neonata, così liscia e morbida, calda, riempì le sue narici e la sua bocca.

Un altro bel momento che le ispirava il pensiero di Anna aveva il profumo dei fiori appena raccolti e il luccichio della prima magia compiuta davanti i suoi occhi. Quel giorno di fresca primavera stavano giocando nella camera da letto, poiché mamma e papà erano impegnati e per questo impossibilitati a portarle fuori a divertirsi.
Anna era graziosa nel vestitino color verde pastello e i capelli acconciati in due codine che le conferivano un’aria buffa e adorabile, ma aveva messo su un broncio che Elsa stava tentando di spazzare via come il vento faceva talvolta con i nuvoloni grigi.
Doveva trovare al più presto un altro gioco per farle passare la noia.
«Elsa!!» esclamò la sorellina insoddisfatta, gonfiando le guance.
Elsa rise divertita e allora pensò di mostrarle una magia: atteggiò le mani come in una preghiera e si concentrò, aggrottando la fronte. Dopo pochi attimi, le aprì piano piano in modo da farle ammirare i luccicanti fiocchetti di neve che vorticavano nello spazio tra di esse che si allargava sempre di più, sempre di più, fino a quando il caos non si calmò e ogni fiocco trovò il proprio posto in uno più grande.
Anna ammutolì dinanzi quello spettacolo, con gli occhi sgranati dalla sorpresa e dall’entusiasmo e la bocca socchiusa in una piccola o di ammirazione. Poi saltò sul fiocco di neve, ma Elsa non riuscì ad assorbire l’impatto del suo slancio e cadde a terra in una fragorosa risata.
«Bello! Bello!» gridò Anna, agitandosi sopra di lei in tanti piccoli saltelli.
Elsa la strinse a sé – era così calda – e le lasciò un bacio tra i capelli profumati all’olio di mandorle dell’ultimo bagnetto che aveva fatto proprio quella mattina.

Poi… Poi passarono le stagioni: la primavera divenne estate e sfiorì nell’autunno, dormendo per tutto l’inverno come gli orsi che abitavano le montagne – non ne aveva mai visto un esemplare, ma si raccontavano tante leggende. Trascorsero anche gli anni tra le risate, la gioia e i loro giochi speciali: Anna cresceva e così anche Elsa, sempre più responsabile, sempre più attenta…
Tuttavia, accadde l’irreparabile e, così, l’ultimo bacio che regalò alla sua sorellina fu gelido come la magia che le piaceva tanto e che le era quasi costata la vita, fu profumato – Anna aveva sempre un buonissimo odore – e fu bagnato dalle lacrime di una colpa che l’avrebbe logorata per ben tredici, lunghi, anni.

Un brivido percorse la schiena di Elsa al ricordo, mentre il dolore piano piano si faceva strada nel suo cuore, trafiggendola come la puntura di una spina.
Olaf scelse proprio quel momento per irrompere nello studio in cui si rinchiudeva per firmare permessi, redigere proclami e mandare avanti l’economia del regno.
«È tornata!» esclamò il pupazzo di neve, saltellando per raggiungerla alla scrivania.
Il suo sorrisone le regalò un respiro di pace e sollievo.
«È tornata!» ripeté lui con più energia, accorgendosi della tristezza che velava i suoi occhi.
«Come fai a saperlo?» Elsa abbozzò un sorriso tirato.
Olaf ammutolì d’un tratto e la fissò spaesato.
«È tornata…» rispose in un sussurro.
E non capì come, ma qualcosa scattò dentro di lei – o forse volle soltanto credergli: Anna era partita per accompagnare Kristoff sulle Montagne del Nord a tagliare ghiaccio, così per tutto il tempo fu la malinconia, alternata all’allegria di Olaf, a tenerle compagnia.
Si alzò senza aver finito di smaltire le pratiche del giorno – pensò che, tanto, domani avrebbe recuperato e comunque era già distratta da un po’ – e corse fuori, seguita dal pupazzo di neve.
Attraversò i lunghi corridoi, scese le scale scivolando dal corrimano – proprio come le aveva insegnato Anna – e si precipitò fuori nel cortile giusto in tempo per vedere l’amata sorellina scendere dalla slitta, aiutata da Kristoff.
Non appena la scorse, Anna si precipitò verso di lei con un sorriso così enorme da scoprirle i denti e raggiungere quasi le orecchie, e con gli occhi illuminati dalla felicità di rivederla dopo quasi un mese di lontananza – ed Elsa pensò a quanto fosse graziosa nella sua goffaggine, un po’ impacciata dal lungo mantello, nel suo affetto sincero che mai era scemato nel tempo e nel suo gettarsi tra le braccia aperte come la prima volta che le aveva mostrato la magia.
Si strinsero con forza, trasmettendosi tanto senza emettere alcun suono, e Elsa le baciò la guancia arrossata dal freddo.
Fu un contatto gelido per colpa dell’inverno ormai inoltrato e al tempo stesso caldo, fu profumato di Anna e di renna, di muschio e di terra e fu l’ultima, ma non unica, pennellata di quel quadro di ricordi che lei stressa stava per macchiare di nero, quando avrebbe dovuto rimanere così brillante di colori – di vita – da accecarla ogni volta che si fermava ad osservarlo.









   
 
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