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Autore: Elsira    27/09/2015    2 recensioni
Capitolo revisionati: Cap. 1 - ... [in corso]
Ed eccomi di nuovo! Gente, ho preso un altro colpo in testa, come voi tutti temevate, e ho proseguito la storia di Kin. E come vedrete dalla serie e in futuro, di colpi ne devo aver presi davvero molti...
Sono passati 9 anni e tra pochi mesi si terrà il Torneo Tenkaichi, l'educazione di Chichi la farà sedere accanto a lei tra il pubblico, o i geni Sayan emergeranno e la spingeranno a combattere sul ring? Aprite e scopritelo, buona lettura ^^
Genere: Azione, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chichi, Goku, Goten, Nuovo personaggio, Trunks | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue del padre e occhi della madre'
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〜 Tarda primavera, anno 782

I cinque mesi passarono velocemente e Goku si trovò ben presto con la giornata spezzata in due: la mattina allenava la figlia, in segreto dalla moglie, mentre il pomeriggio lo passava con Goten e, alle volte, anche con Trunks. Ogni tanto, pure Piccolo e Vegeta si univano a loro.
L'eroe non aveva ancora detto nulla alla moglie riguardo Kin. Quando dopo un paio di settimane che li vedeva uscire insieme la mattina presto la donna gli aveva chiesto cosa andassero a fare, lui era stato piuttosto evasivo, affermando che andavano semplicemente a fare delle lunghe passeggiate assieme e trascorrere un po' di tempo padre-figlia, dato che il resto della giornata lui lo dedicava agli allenamenti per il Torneo.
Non era proprio una bugia vera e propria, perché per il sayan quelle mattine erano davvero momenti padre-figlia; il fatto che si allenassero, non toglieva nulla al sentimento di gioia che lo pervadeva appena si alzava dal letto e andava a svegliare la bambina. Era piacevole stare con Kin e insegnarle a combattere, anche perché la vedeva particolarmente interessata alle arti marziali, non solo alle mosse ma anche a tutto il mondo che vi era dietro, specialmente la parte dell'onore e del rispetto dell'avversario. E inoltre, doveva ammettere che la piccola imparava davvero in fretta.
La struttura degli allenamenti era cambiata molto nel corso del tempo. All'inizio, si trattava solo di farsi colpire da lei e Goku si limitava a parare e correggere la tecnica dei colpi della figlia, ma ben presto aveva iniziato, ovviamente controllandosi, ad attaccare anche lui e insegnarle tecniche e combinazioni sempre più complesse.
La prima volta che le aveva dato un pugno, l'aveva avvertita per tempo in modo di essere certo che fosse pronta a pararlo e non farle male, ma era stato troppo veloce e la piccola non lo aveva visto nemmeno arrivare, ricevendolo così in pieno stomaco.
Kin si era chiusa immeditamente a riccio, con gli occhi pieni di lacrime e il labbro inferiore che tremava, nel tentativo di trattenere il grido di dolore e il pianto che sarebbe esploso l'istante successivo; Goku le aveva immediatamente chiesto scusa e le aveva porto subito un fagiolo di Balzar in modo da farle passare il dolore, ma appena le si era avvicinato Kin aveva alzato lo sguardo tremante e aveva dato uno schiaffo alla mano del padre, facendo cadere l'intero sacchetto per terra. Aveva fatto dei profondi respiri e, ancora non riuscitasi a calmare del tutto e soffocare i singhiozzi del pianto, aveva iniziato ad attaccare Goku con tutta la rabbia e l'energia che aveva in corpo, nonostante la vista offuscata dalle grosse lacrime.
Il sayan era rimasto molto sorpreso da quella reazione, tanto che il primo calcio lo avrebbe colpito in piena faccia se non fosse stato per il suo sesto senso.
A fine mattinata, mentre tornavano a casa, Goku si era rivolto alla figlia, era seduta a cavalcioni sulle sue spalle. Aveva alzato la testa e le aveva chiesto: «Perché non hai preso il senzu prima?» Lei aveva poggiato il volto sui capelli del padre, distrutta e sul punto di cedere al sonno, abbracciandogli la testa con le braccia. «Perché devo imparare a resistere al dolore...» Si era addormentata in quella posizione senza nemmeno accorgersene, perdendosi così il sorriso orgoglioso di Goku.

La sera prima del Torneo, Chichi preparò da mangiare per un esercito, in quanto sapeva che i suoi due sayan avrebbero avuto bisogno di molte energie il giorno dopo. Chiamò a cena e quando i due arrivarono davanti alla tavola, i loro occhi brillarono da quante prelibatezze vi erano sopra.
In quel momento, la donna uscì dalla cucina con in mano un vassoio cui interno regnava un intero cinghiale al sugo; dietro, Kin portava un altro vassoio con del pesce cotto alla griglia dall'odore a dir poco invitante, che era più grande di lei.
«Urca!» Esclamò Goku, correndo entusiasta a sedersi al proprio posto e impugnando le posate, con Goten che gli fu subito dietro.
I due iniziarono a servirsi, ma non appena Chichi posò sul tavolo la propria pietanza, seguita dalla figlia, Goku e Goten si fermarono all'istante con già le guance che sembravano palloncini sul punto di esplodere, paralizzati dallo sguardo severo della donna.
Si scambiarono una breve occhiata interrogativa tra di loro, poi tornarono a guardare Chichi in attesa di sapere cosa avessero sbagliato, ma fu Kin a parlare, con negli occhi lo stesso sguardo glaciale e le mani a pugni sui fianchi, com'era solita fare la madre prima di iniziare a brontolare: «Non dimenticate nulla voi due?» Chiese con la sua tenera voce da bimba, che poco si adattava al tono severo che stava adoperando.
Loro si guardarono nuovamente, cercando di intuire a cosa potessero alludere le due femmine, ma non ci arrivarono cosicché Kin fu costretta a spiegarsi: «Da quando si viene a tavola tutti sudati?»
Goku e Goten ingioiarono il cibo che avevano in bocca e la guardarono disarmanti, mentre Chichi annuì alla piccola con uno sguardo di piena approvazione. «Hai proprio ragione, Kin.» Poi si voltò verso i due sayan, che non riuscivano ancora a comprendere a pieno la strana situazione. «A farsi il bagno, di filata!»
Goku cercò di controbattere, ma sua figlia lo precedette, incrociando le braccia al petto e voltandosi leggermente di lato, chiudendo gli occhi e dicendo con aria assolutamente tranquilla, tanto da far venire i brividi: «Altrimenti a letto senza cena e ci mangiamo tutto io e la mamma.»
I due si scambiarono uno sguardo d'intesa per un breve istante, dopodiché si diressero verso il bagno più veloce che poterono. A vedere la scena, Kin scoppiò a ridere e anche a Chichi scappò un breve sorriso. D'improvviso, la bimba percepì la mano materna accarezzarle i capelli raccolti in due chignon ai lati della testa, allorché si voltò verso di lei. Sua madre le stava regalando un sorriso che non le aveva mai visto. «Sei davvero stata brava stasera, mi hai aiutato molto con la cena e mi hai appena dato la prova che diventerai una donna forte e in gamba.»
Kin non riuscì a comprendere a pieno quelle parole, soprattutto la parte della "donna forte": non aveva picchiato nessuno; eppure, quel sorriso la riempì di gioia e orgoglio. Avrebbe voluto riceverne sempre di così da lei, era un qualcosa di speciale, che faceva stare bene.
Non che fosse chissà cosa; non era come quelli sgargianti del padre, non era uno di quelli teneri di Gohan né di quelli ridenti di Goten. Era semplice, regalato con la bocca chiusa e le labbra morbide, dal quale trasudavano orgoglio e dolcezza. Dunque erano questi, i sorrisi di sua madre.
La bimba le si rivolse entusiasta, con il cuore pieno di felicità grazie a quel dono appena offertole: «Vado a portare i vestiti puliti a papà e Goten!» La donna annuì e la piccola si diresse di corsa verso la sua meta.
La cena proseguì tranquilla, i due sayan si abbuffarono soddisfatti e belli profumati, finendo tutte le prelibatezze preparate dalla cuoca.
A fine pasto, Goten e Kin andarono a prepararsi per andare a letto, mentre Goku rimase a tavola ancora qualche minuto. Aveva deciso di parlare a Chichi della figlia e si permise di rimanere a riflettere un po' sul modo giusto di porle la situazione.
Dopo essersi lavati i denti insieme, i due giovani stavano per dirigersi ognuno verso la propria camera, quando Goten si sentì trattenere per i pantaloni del pigiama. Kin lo guardava con gli occhi supplichevoli di quand'aveva ancora pochi anni di vita, occhi di cui lui sapeva perfettamente il significato e ai quali non era mai riuscito a resistere. Le fece un cenno con la testa, verso la propria stanza, e le porse la mano. Lei gli sorrise, contenta che lui avesse capito al volo la sua richiesta, e strinse forte la mano del fratello.
Mentre si dirigevano verso la stanza di Goten, quest'ultimo disse: «Però una breve e poi dormi, d'accordo? Domani dobbiamo essere tutti e due in forma.» La bimba annuì vivacemente, dandogli la sua parola.
Appena il ragazzo aprì la porta della propria camera, Kin fece uno scatto e si andò a rintanare nel letto del fratello, tirandosi le coperte fin sotto gli occhi. Goten si avvicinò ed entrò anche lui nel letto, poi poggiò la testa sul cuscino, circondando con un braccio le piccole spalle della sorella. «Vediamo... Cosa ti posso raccontare?» Chiese tra sé e sé, pensieroso.
La bimba gli mise le mani sui pettorali e lo pregò con il suo sorriso: «La fusione! La fusione!» Goten tirò un piccolo sorriso e iniziò a raccontare: «E va bene... Allora, la prima volta che io e Trunks facemmo la fusione fu per via di Majin Bu. Eravamo al palazzo del Supremo, un luogo magico situato sopra le nuvole, quando papà...»

Nell'altra stanza, Goku si decise ad agire; sentì il rumore dei piatti che venivano lavati, perciò si diresse in cucina.
Chichi era con la testa china sul lavabo che strusciava una pentola con la spugna. Goku le si avvicinò e quando le fu dietro, si sporse con la testa in avanti e le chiese: «Posso darti una mano?»
Quella richiesta la lasciò un attimo basita, ma dopo pochi istanti gli sorrise e rispose con un semplice: «Certo.»
Gli porse un panno asciutto e mentre lei lavava, lui asciugava le stoviglie che gli passava e le impilava sul mobile che aveva di fronte.
Per alcuni minuti, l'unico rumore che si udiva fu quello dei piatti, poi Goku si fece coraggio. «Senti Chichi...» Iniziò titubante. «Domani ci sarebbe il Torneo, come già sai.» Sperava che gli venisse incontro intuendo i suoi pensieri, ma tutto ciò che ottene fu un semplice verso di affermazione fatto a bocca chiusa.
Tentò quindi di andare più nello specifico, pensando che le parole gli sarebbero venute lì per lì. «Io pensavo che magari, potremmo far partecipare Kin a quello giovanile...» Fece una pausa e mise una mano tra lui e la moglie, in attesa dello schiaffo, ma non arrivò nulla.
Abbassò interrogativo il braccio e vide che Chichi stava continuando tranquillamente a lavare, con in volto un'espressione imperscrutabile, completamente passiva. Lo considerò un buon segno, così si fece coraggio e continuò. «Sai, è davvero molto brava a combattere, te lo posso assicurare. In questi mesi ci siamo allenati insieme tutte le mattine e...» Si fermò di colpo, rendendosi conto di aver detto troppo. Un'espressione di puro terrore gli si dipinse sulla faccia pallida, mentre già sentiva che la moglie stava emanando un'aura malvagia e preparandosi di conseguenza. Ma anche stavolta, non fu attaccato da nulla, né un mestolo, né uno schiaffo, né una parola. Non riusciva davvero a capire.
Mentre la guardava esterefatto per la mancanza di reazioni, Chichi gli porse l'ultimo piatto da asciugare, fissandolo con ancora quegli occhi che parevano assenti. Lui lo prese interrogativo e, dopo averci passato il panno, lo impilò sugli altri.
La donna si tolse il grembiule e finalmente parlò, con tono tranquillo: «Quindi tu mi stai chiedendo il permesso di iscrivere nostra figlia al Torneo di arti marziali, giusto?» Goku fece cenno di sì con la testa.
Lei si avviò alla porta, dicendogli un semplice e secco: «Scordatelo.» Poi, con tono pacato, giunta alla soglia, aggiunse: «Ah e, Goku, stanotte dormi fuori.» Spese la luce e se ne andò in camera, lasciando nella buia cucina il sayan.
Goku sapeva che avrebbe fatto meglio a non disubbidire, altrimenti sarebbe finita davvero male, non solo per lui, ma anche per i suoi due figli che vivevano lì. Anzi, forse l'ira di Chichi avrebbe raggiunto persino Gohan.
Si diresse perciò rassegnato in giardino, con il pensiero che avrebbe ritentato l’indomani mattina. Sollevato dal fatto che fosse maggio e non facesse freddo fuori, si sdraiò su un ramo del grande albero che si trovava di fianco all'abitazione, chiuse gli occhi e si addormentò.

Goten si svegliò per via delle grida che gli rimbombavano nelle orecchie. Il ragazzo aprì lentamente gli occhi, non riuscendo ancora a riconoscere le voci.
Guardò di fianco a sé e vide il volto sereno di Kin sul proprio petto. Quella bimba era incredibile, non l'avrebbe svegliata nemmeno un'esplosione.
Il giovane sayan spostò con delicatezza il viso della sorella sul cuscino e si alzò dal letto.
Un altro grido giunse alle sue orecchie e questa volta ne ricobbe subito il proprietario: era sua madre.

Goten si diresse in punta di piedi alla porta e l'aprì cautamente. Nel salotto, i suoi genitori stavano litigando e urlando. Il ragazzo ne rimase molto sorpreso, perché mai aveva visto il padre urlare verso la moglie.
Dopo poche parole, capì che il motivo della discussione era la partecipazione di Kin al Torneo di arti marziali. Continuò a osservare i due litigare, incapace di credere ai suoi occhi e alle sue orecchie, finché non sentì la sorella alzarsi dal letto. Chiuse perciò d'impulso la porta, per cercare di non far arrivare le grida dei genitori nella sua camera, mentre guardava Kin stropicciarsi gli occhi e stirarsi. «Buongiorno dormigliona.» Le disse con un sorriso facendo finta di nulla, sedendosi accanto a lei sul materasso. La bimba lo guardò interrogativa. «Cos'è questo casino?» Chiese grattandosi la testa con espressione assonnata.
Lui tentò di sviare, ma lei era già arrivata alla porta e l'aveva aperta.
«Adesso basta! È anche figlia mia e io decido che parteciperà a quel Torneo!» Gridò Goku fuori di sé, verso la moglie. Il sayan fissò gli occhi della donna per qualche secondo, con le vene visibili su collo e braccia, poi fece dietro front e volò via, lasciando la porta di casa spalancata.
Chichi guardò a terra, coi pugni chiusi e le braccia tese nervosamente lungo i fianchi. Non riusciva a credere che Goku, il suo Goku, le si fosse rivolto contro con quel tono. Non avevano mai litigato prima, loro due.
«Mamma... Ma cosa?» Tentò di chiedere Kin, impaurita dal comportamento del padre. Chichi alzò il volto, rimanendo immobile con il resto del corpo. La bimba le si avvicinò intimorita, ma appena le arrivò vicina la donna le dette uno schiaffo e la guardò severa, con occhi che non le aveva mai visto. Ne ebbe davvero paura.
Le lacrime cominciarono a farsi prepotenti, ma più che di dolore per la guancia che pulsava, erano di terrore. Goten si avvicinò alla sorellina e le controllò la guancia colpita, poi la prese in braccio amorevole e la portò in bagno, per curargliela ed evitare che ci venisse un livido.
Mentre era in collo al suo fratellone, Kin non riusciva a distogliere lo sguardo da sua madre, che era tornata a guardare a terra.
Seduta sullo sgabello davanti al lavandino, mentre il fratello le massaggiava delicatamente la crema lenitiva sulla gota e le diceva di stare tranquilla, Kin scoppiò a piangere.
Goten si sentì male per lei. Capiva la paura che aveva provato nel vedere i genitori gridare e vedere il suo tenero volto rigato di lacrime faceva soffrire anche lui; l'abbracciò dolcemente, non sapendo che altro poter fare. In quel momento, desiderava solo che Kin smettesse di piangere; quelle grida gli facevano male al cuore.
Lei gli strinse le braccia attorno al collo, finché dopo un tempo interminabile, i singhiozzi non smisero, permettendo così al petto di rilassarsi definitivamente.
Goten si scostò e le asciugò con la mano la guancia, poggiando la propria fronte a quella della bimba e regalandogli uno dei suoi sorrisi migliori.
Lei tirò un'ultima volta su col naso, poi gli prese il volto tra le mani e gli stampò un bacio sulle labbra.
Goten la guardò sorpreso, con le guance lievemente rosse. «È così che ringrazio papà quando mi tira su di morale, tu oggi mi hai fatto stare bene come lui.» Disse lei, poi abbassò lo sguardo e scese dallo sgabello dirigendosi verso la porta. Sulla soglia, lo guardò sorridendo timida: «Sai, tu somigli davvero tanto a papà. Però non sei lui. Sono felice che tu sia Goten. Grazie fratellone.» Si diresse verso la propria camera a corsa, lanciando una breve occhiata alla madre, ancora ferma in salotto.
Goten sorrise quando ormai la piccola era già uscita, sentendosi orgoglioso di quel sentimento di responsabilità di fratello maggiore che lo legava a Kin. Si alzò in piedi e mise la pomata al suo posto, dopodiché si diresse in camera sua con le braccia dietro la testa e un sorriso colmo d'orgoglio stampato in faccia.
Aperta la porta, si ritrovò suo padre davanti, che lo guardava con un sorriso furbo. Il ragazzo se la chiuse subito alle spalle e gli si avvicinò per sentire il suo piano.
Kin stava prendendo dal fondo del proprio armadio la tuta viola da combattimento. Era andata a recuperarla dal suo nascondiglio un paio di giorni prima e l'aveva lavata con cura, proprio per indossarla durante il Torneo. Magari in quel modo, il padre le avrebbe dato forza e coraggio attraverso quel gin, che lui stesso aveva indossato in precedenza.
Mentre stava per infilarsi la divisa, sentì bussare alla porta della sua camera. Era aperto, perciò si voltò per vedere chi fosse. Quando scorse con la coda dell'occhio la figura della madre, nascose d'istinto la tuta dietro la schiena.
Chichi la guardò in silenzio per qualche lungo secondo, immobile, appoggiata con una spalla al telaio della porta e le braccia al petto; aveva degli occhi che celavano emozioni che la bimba non riuscì a comprendere. La donna aprì la bottiglietta di vetro che aveva con sé e ne versò del contenuto sulla mano, mentre si avvicinava alla figlia: «Questa lozione lenitiva è un estratto dell'erba Nigihakari, dovrebbe evitare che ti venga un livido sulla guancia. Altro che l'intruglio che ti ci ha messo tuo fratello.» Concluse con un lieve sorriso, quasi di compassione.
Si chinò all'altezza della bimba e iniziò con estrema delicatezza a spalmarle l'unguento sulla gota ferita, che stava già diventando violacea lì dove la mano era arrivata con più impeto. Quando ebbe finito, scostò dal volto della bambina una ciocca dei capelli corvini e, guardandola negli occhi grandi e scuri, le disse con la voce che le tremava: «Sei davvero bellissima... Sai, quando sei nata, pensavo saresti diventata la mia fotocopia da grande, invece stai diventando sempre più bella di quanto potessi mai immaginare...» Gli occhi di Chichi iniziarono a diventare lucidi, mentre da quelli della bimba già uscivano poche, grosse e tonde lacrime, che non riusciva in alcun modo a trattenere. Di punto in bianco, la donna la strinse affettuosamente a sé: «Ti chiedo scusa per averti colpito, non ce l'avevo con te. Ero terribilmente arrabbiata per altre ragioni, non dovevo rifarmela con te.»
La bimba, incapace di dire qualsiasi cosa per il groppo alla gola, seppur sapendo di essere stata lei il motivo del litigio dei suoi genitori, strinse le braccia attorno alla mamma.
Di colpo, smise di piangere. Fu come se avesse finito la sua riserva di lacrime; non ne sentiva più nessuna necessità, né ne aveva più voglia né bisogno. Aveva pianto troppo negli ultimi tempi.
Chichi la guardò negli occhi e le sorrise. «Adesso indossa il tuo vestito e andiamo, ci aspetta un lungo viaggio se vogliamo arrivare in tempo per iscrivere tuo padre e tuo fratello al Torneo.» Si alzò e si diresse verso la porta della camera, lasciando la bimba dietro di sé con un'espressione sconcertata in volto.
Suo padre... E suo fratello... Quindi, papà non le aveva detto nulla di lei? No, aveva sentito il padre gridarglielo contro con le sue stesse orecchie. Possibile allora, che facesse finta di nulla?
Kin si sforzò di muovere la bocca e parlare, per richiamare la madre e chiederglielo, ma il suo corpo era paralizzato e i muscoli volontari non le rispondevano.
Perse la cognizione del tempo, fino a quando il mezzobusto di Goku apparve dalla sua finestra. Il sayan entrò nella camera della figlia con un salto e la prese in braccio, mostrandole uno dei suoi sorrisi incoraggianti. Solo quando Kin sentì i muscoli del padre sollevarla da terra, riprese coscienza di sé.
Guardò il genitore negli occhi, coi propri che esprimevano tutte le sue domande e le sue preoccupazioni, ma prima che dalla bocca potesse uscire una qualsiasi di queste richieste d'aiuto, lui disse in un sorriso: «Tranquilla, ho risolto tutto.» Le sfiorò il naso con il suo. «Parteciperai al Torneo giovanile di arti marziali.»
Gli occhi della piccola riflettevano tutta la propria interrogazione in merito, lui la intuì e anziché starle a spiegare il piano, prese la tuta viola e il vestito bianco e rosa della figlia in mano, per poi porgerglieli, la strinse a sé e utilizzò il teletrasporto.
Riapparvero in fondo a una fila immensa, che non sembrava avere più fine.
Goku si rivolse alla figlia, con voce sicura e risoluta: «Forza, mettiti la tua tuta adesso. Non vorrai arrivare a fare l'iscrizione in pigiama.» Lei annuì, ancora un poco confusa e si cambiò velocemente mentre era ancora in fila.
Quando ebbe finito, si rivolse al sayan: «Questa è la fila per iscriversi al Torneo?» Lui annuì e la bimba salì sulle sue spalle, per vedere fin dove arrivasse quella linea di gente e tentando di stimare quanto ci avrebbero messo a giungere in cima. Con sollievo, constatò che in fondo non era così lunga come aveva creduto in principio.
Ciò che la sorprese ben di più, fu la vista dell’isola di Papaia. Non aveva mai visto nulla all'infuori di casa sua, quella del fratello maggiore, i dintorni della propria abitazione e il deserto utilizzato come campo d'allenamento con il padre.
La fila si mosse e Kin si posizionò a sedere sulle spalle del sayan. «Senti papà.» Goku alzò leggermente la testa, mentre faceva un altro passo avanti. «Ma Goten lo iscriviamo noi?»
«No, non si possono iscrivere altre persone all’infuori di se stessi, è una delle regole, ecco perché ti ho portata qui anziché iscriverti io stesso.» Rispose lui tranquillo.
Lei abbassò la testa in modo da averla di fianco a quella del padre, rivolgendoglisi preoccupata. «Ma allora come fa? Non arriverà mai in tempo.» Lui si voltò di lato e le diede un bacino sulla punta del naso, provocando quella reazione buffa che tanto adorava. «Tranquilla, Goten si è già iscritto. Prima di venire da te in camera sono stato qui con lui e ci siamo iscritti entrambi.» Anzi che Kin potesse fare la domanda successiva, l'anticipò: «E lui e la mamma verranno qui con la capsula dell'elicottero. Ma quando arriveranno, tu sarai già iscritta al Torneo per bambini, perciò non preoccuparti.»
Kin guardò avanti a sé perplessa, poggiando i gomiti sulla testa del padre ed il proprio volto tra di essi. «Quindi stiamo facendo tutto questo di nascosto dalla mamma? Si arrabbierà molto quando lo scoprirà...» Sentì la presa delle mani del padre alle sue gambe farsi più forte per qualche breve istante, prima che rispondesse. «Non credo, quando la mamma arriverà, tu sarai già alla finale, forse avrai persino già vinto.» Poi aggiunse con uno dei suoi sorrisi sgargianti e ottimisti: «E lei si renderà conto di aver sbagliato e si calmerà una volta per tutte. L'orgoglio per la vittoria della sua amata bambina le scaccierà via tutti i dubbi che ha sempre avuto sul farti combattere e tu potrai allenarti insieme a me e a Goten senza più problemi, diventando così sempre più forte.»
Kin si sentiva estasiata solo all'idea di potersi allenare in libertà con il fratello e il padre, ma nonostante tutto, agire di nascosto la turbava non poco.
Ciò di cui era certa, dentro di sé, è che non voleva deludere nessuno, né sua madre, né tanto meno suo padre. Voleva rendere entrambi i genitori orgogliosi di lei, era solo quello il suo obiettivo.
   
 
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