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Autore: HeavenIsInYourEyes    27/09/2015    2 recensioni
Ci sono scene in cui si ributterebbe per riviverle in ogni minimo dettaglio, senza spostare neppure una virgola; altre vorrebbe cancellarle, modificarle, rispondere "Ma" anziché "Beh", dire "Sì" invece di "No".
Mitsui continua a chiedersi cosa sarebbe successo se non avesse abbandonato il basket, se, se… Ne è talmente schiacciato da sentire l’aria mancare e più ci pensa, meno riesce a trovare una via d’uscita.
Ed è così che si sente anche quando apre la porta della palestra; poco, è solo uno spiraglio ma gli basta per sentire la testa girare, il cuore pulsare e tutto il resto farsi effimero.
Il suo "se" più grande se ne sta lì, trasportata dalla musica e leggera come l’aria.
Shibahime è… Da dove può cominciare per descriverla?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Sendoh, Hisashi Mitsui, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cosa c’è di peggio di una sveglia composta dall’adorabile voce di sua madre che pensa bene di uscirsene fuori con un cinguettante «Porca la miseria è da un mese che ti chiedo di aggiustare il lavandino!» rivolto a quello stanco uomo di suo padre che si ripara dietro l’enorme pagina di un giornale, un compito di algebra alle 9:00 e l’ansia che non lo fa dormire da una settimana, più precisamente da quando si è reso conto che la partita di domani è il loro biglietto di sola andata per i Campionati Nazionali?...
«È stato male?!»
«Già… Se non fosse stato per Sakuragi, a quest’ora non so come sarebbe finita…»
«Porca miseria…»
… Ma un Kogure che gli annuncia che il Signor Anzai è finito in ospedale l’altra sera, ecco cosa c’è di peggio.
Per un attimo si sente smarrito, non sa neppure lui spiegarsi cosa sia quella specie di voragine che gli si è aperta nello stomaco, facendogli un male atroce. È come se una delle tante ragioni che lo spingono a svegliarsi la mattina senza la voglia di distruggere l’intero pianeta, si stesse liquefacendo e non può fare nulla per trattenerla.
Non fa in tempo a elaborare la scioccante notizia che una sagoma dai lunghi capelli castani gli fluttua davanti come un orribile sogno ad occhi aperti.
«Buongiorno! Cercavo proprio te!»
«Itou, la mattinata è già uno schifo così, non mettertici anche tu--»
«Oh, Itou-san, che piacere vederti.» ma Kogure non è dello stesso parere, perché sembra davvero felice di ritrovarsela fra i piedi.
Gli rivolge un sorriso angelico «Kogure-kun, se ti fai vedere in giro con certa gente la tua reputazione da bravo ragazzo andrà a farsi benedire» a quella sparata Mitsui grugnisce un elegantissimo «’Sta stronza» che l’altra accoglie con un sorrisetto talmente orripilante da fargli salire su la colazione «Dovresti imparare da lui l’educazione, Mitchi
«Non chiamarmi Mitchi!»
«Vedo che andate d’accordo!» Kiminobu gli dà una pacca sulla spalla, facendo precipitare il suo già scarso umore sotto le suole delle scarpe.
«Se desiderare vederla stirata da un camion vuol dire andare d’accordo--»
«Ignorerò il fatto che tu sia così stupido da non accorgerti che posso sentirti, solo perché abbiamo problemi ben peggiori» il suo sorriso affabile, che stona con la sequela di parole appena mitragliate, fa scorrere i brividi lungo la schiena di entrambi «Leggi qua.» gli schiaffa in mano il giornalino scolastico che in prima pagina riporta una gigantografia di—
«Ma questi siete voi!» Kogure sgrana gli occhi di fronte al raccapricciante titolo glitter «Una nuova coppia di stelle è forse nata allo Shohoku?»
Hisashi sbatacchia le palpebre un paio di volte «Cos’è sta roba?! È terribile!»
Kiminobu si schiarisce la voce «Qui dice che continua a pagina # 5.» sfoglia veloce le pagine, immergendosi nella lettura con fin troppo interesse.
Mitsui lancia un’occhiata all’amico poi fissa Nanaka «Mi spieghi che cazzo succede?»
E lei sospira, pesante «Che ne dite di un caffè?»
 

Capitolo 11
But I still remember that day we met in December

 

Mal: Che cosa ci fai qui?
 Arianna: Sto solo cercando di… Capire.
Mal: Come puoi capire? Lo sai che significa amare all’estremo?
Essere la metà di una cosa sola?
Arianna: … No.”
                                                       -Inception, Christopher Nolan-

 

 
Hisashi Mitsui si accorge dell’universo femminile a quattordici anni, quando una ragazza gli lascia una lettera d’amore nell’armadietto, chiedendogli di incontrarsi dietro il cortile perché ha una cosa importantissima da dirgli. Si presenta con un’ora di ritardo perché c’erano gli allenamenti di basket e lui mica può saltarli per una ragazza, macché!, e lei è lì, in attesa come uno sposo sull’altare.
È carina, con quei suo capelli liscissimi e scurissimi, le guance rosse e i piedi che tamburellano sul prato e lui porca di quella vacca mica sa cosa debba fare esattamente, perché non ha mai avuto una fidanzata o qualcuna che dimostrasse interesse per lui e quindi non sa come si fa.
Si massaggia il collo, le sorride un po’ intimidito e di fronte al suo balbettio non può che cercare di rassicurarla anche se i suoi modi non sono propriamente garbati e in mezzo al farfuglio incomprensibile riesce a cogliere qualcosa come «Mi piaci, ti va di uscire un pomeriggio di questi?» e lui, da grandissimo coglione qual è, se ne salta fuori con un ingenuissimo «Ma al pomeriggio ho gli allenamenti di pallacanestro!» che gli valgono come un biglietto di sola andata per il paese dell’idiozia.
Insomma, nella sua testa è tutto cristallino e assolutamente logico: il basket prima di tutto e quel tutto può accumularsi altrove. Quindi non ci resta male quando quella ragazzina –che poi com’è che si chiamava?- se ne va via dicendogli qualcosa come «Oh, beh, se è così…» e un mucchio di altre cazzate come «Ma poi immagino che un ragazzo come te abbia già qualcuna, no?», perché non c’è nessuna ma tanto ha il basket, no? E poi mica gli piaceva quella, quindi...
Lui non ha tempo per le femmine.
Non ha tempo per le domeniche pomeriggio al cinema, per gli incontri fugaci dietro casa senza farsi scoprire dai genitori apprensivi, per i baci e i primi batticuore, non ce l’ha.
Fino a che non compare Shibahime.
È un giovedì di metà dicembre, col cielo che sputa tuoni e fulmini e gronda acqua come se di lì a poco dovesse arrivare un tornado.
Ricorda ancora il suono della pioggia che si infrange sui vetri, che va mescolandosi al rimbalzare della palla sul parquet e allo scivolio delle suole, in quell’inconfondibile rumore che gli inebria le orecchie. Smarca avversari invisibili, tira dalla linea dei tre punti e segna, anche se non ha avuto nemmeno bisogno di mettersi in posizione come si deve.
Gli viene naturale…

 «Scusate il ritardo! È che ho perso il treno e ho dovuto farmela di corsa
e poi fuori diluvia e non trovavo le scarpe e—Ma tu non sei la squadra di ginnastica!»


Così come gli viene naturale pensare che quella appena entrata sia la persona più bella che abbia mai visto in tutta la sua vita: una miniatura esile dai capelli lunghi e rossi che ricadono oltre le spalle in una cascata di boccoli rosso fiammante e lui ne è talmente colpito da dimenticarsi che la palla gli è rotolata via e lui dovrebbe andare a riprendersela.
È iniziata così, con una stilettata di scuse e il suo scombussolato «Ahm… No?» prima di tornare a palleggiare, cercando di ignorarla anche se, porca vacca, è difficile ignorare una come quella.
«Ma-Ma—Ma ci sono gli allenamenti oggi!»
«Sì, di basket. Quelli di ginnastica sono domani.»
«E da quando?!»
«Da quando il coach ha chiesto di fare a cambio. Non ti hanno avvisata?»
«Ho sbagliato orario…» la ragazzina sbatacchia le palpebre prima che il capo le cada in avanti.
È strana, quella, col suo comportarsi come se fosse sola, i capelli di quel colore improponibile e gli occhi troppo rotondi per una giapponese. Ha un fascino particolare, accentuato dal portamento elegante che forse tutte le ragazze hanno -o forse lo hanno solo quelle che fanno ginnastica, lui che ne sa?-
Si rende conto in quel momento di non averle mai guardate bene, le ragazze.
Si arrotolano tutte i capelli intorno alle dita quando sono nervose? Le loro guance si imporporano davvero così tanto quando sono imbarazzate? Sono tutte così belle?
Decide di non pensarci, perché lui è lì per allenarsi mica per dar retta a una squinternata. Poggia il piede destro, poi il sinistro e salta, facendo finire la palla nell’anello senza sbavatura alcuna.
«Sei bravo!» è un commento non richiesto e inaspettato che gli fa ricordare che quella è ancora lì, che lo fissa con un sorriso un po’ imbarazzato «Quello è un terzo tempo, vero?» sarà la prima e unica volta che azzeccherà qualcosa che riguarda la pallacanestro.
Recupera la palla, annuisce «Giochi anche a basket?»
Scuote la nuca, dai lunghi capelli cadono gocce che si infrangono sul parquet «Ci gioca mio fratello, ha provato a insegnarmi qualcosa ma non ci sono portata» ridacchia «L’altro giorno ho rotto la finestra di casa.»
«Immagino i tuoi si siano incazzati di brutto.»
«Non con me, si è preso lui la colpa.» il suo sorriso è dolce, lo è sempre quando parla di Akira ma ai tempi lui cosa può saperne che per lei è una specie di supereroe?
Si limita ad annuire, dicendosi che non gli dispiacerebbe sapere com’è andata avanti la storia della finestra rotta -stupendosi poi di averlo davvero pensato-. Sì insomma, magari può chiederle se vuole un the alla macchinetta così può chiederle da quanto fa ginnastica, se è brava, se è impegnata anche se magari non dovrebbe chiederglielo, non così in fretta almeno. Prima forse deve chiederle se è straniera perché lui una così non l’ha mai vista prima d’ora, magari scherzando può dirle che è strano non l’abbia mai notata per i corridoi e lei potrebbe rispondergli qualcosa come «Io invece ti ho notato da un sacco, solo non avevo il coraggio di parlarti» e—Davvero sta pensando ad una puttanata del genere?!
È talmente nervoso e impacciato che quando la vede dargli le spalle, pronta ad andarsene, un senso di sollievo si impossessa di lui ma al contempo è sopraffatto dall’angoscia al pensiero che quella potrebbe essere l’ultima volta che la vedrà o che potranno stare soli.
E allora la ferma.
È un «Ti conviene aspettare, fuori piove» che gli fa salire il cuore in gola e poi c’è stato un «Se vuoi, puoi restare.» che si sarebbe dovuto limitare a quel momento è invece si è protratto, perché cercare il suo sguardo nel cortile della scuola, dopo quel giorno, è quasi diventato un buon motivo per alzarsi la mattina. E salutarla per i corridoi, chiedersi se i capelli vanno bene o sembra un cretino, fare i conti con il batticuore quando gli sorride, domandarsi se i suoi capelli, al tatto, sono morbidi come quelli di sua madre, se, se, se…
Ci sono sempre stati i se, con Shibahime.

«Accidenti, questo è un bel pasticcio...» la sentenza di Kogure, pronunciata con rammarico, dissolve ogni ricordo piombatogli nella mente come un macigno.
Seduto sulla panca, Mitsui stende le lunghe gambe «Già…» guarda la Itou, in piedi davanti alla macchinetta «Hai idea di chi--»
«Tomoko En» lo guarda di sfuggita «Non ha scritto lei l’articolo ma è ovvio che c’è il suo zampino.»
«Le spacco gli occhiali non appena arrivo in classe.»
«No che non lo farai!» Kogure inizia ad agitarsi «E se ti espellono? Non puoi farti espellere, abbiamo i Campionati Nazionali e—No prima dobbiamo battere il Ryonan ma ce la faremo senza il Signor Anzai? E se perdiamo e gli viene un infarto--»
«Kogure, mi stai facendo venire l’ansia!»
«Senza il Signor Anzai? Anzai non verrà?» si interessa la Itou, forse per distrarsi dalla questione “nuova coppia”, porgendo all’occhialuto il suo the.
Hisashi è afflitto «È stato male.» si mette a braccia conserte.
«Oh, mi spiace… E Shiba lo sa?»
«Cosa c’entra Shibahime?!»
«Mah, puoi sempre farti consolare.»
«Ma io non ho bisogno di farmi consolare—Ah, lasciamo perdere!» guarda Kogure, ormai in fibrillazione «E tu respira. O vuoi morire prima della partita?»
«No che non muoio, ma tu non devi combinare stupidaggini!»
«Su, su, stai calmo…» il ragazzo sorride tirato e Nana torna a scegliere un’altra bevanda «Ha ragione: non fare stupidaggini, quella non vede l’ora di vederci crollare. Comportati come al solito, non dargliela vinta.»
Certo, la fa facile lei!
Non è lei quella che sta cercando di riallacciare i rapporti con la sua ex e che quando crede di avercela finalmente fatta, vede tutto crollare per colpa di un’invasata che si diverte a infilare il naso nei cazzacci altrui!
Il silenzio cala sul trio fino a che Kogure non se ne esce fuori con una domanda banalissima che ha però il potere di fargli venire una sincope…
«Shibahime lo sa?»
… Già, Shibahime lo sa?
Mitsui non ha ancora ben chiaro cosa la ragazza provi per lui, se sia andata oltre il rancore o si sia fermata alla linea della tregua solo per sopravvivere a quell’ultimo anno scolastico, certo è che una cosa del genere potrebbe minare quel briciolo di fiducia che magari ha cominciato a riporre in lui. Insomma, venire a scoprire che la sua migliore amica ha una tresca clandestina col suo ex, il tutto sbandierato su di un giornaletto dalle dubbie finalità, non è esattamente una manciata di One Up a suo carico.
«Non lo so.» mormora Nanaka, premendo sul tasto del caffè.
«L’ultima volta che è uscita fuori una cosa del genere, non è finita granché bene…»
Mitsui guarda l’amico, stralunato «L’ultima volta?»
«Addio Campionati Nazionali…»
«Ma no, vedrai che si aggiusterà tutto.»
«Cos’è successo l’ultima volta?!»
«Questa è la volta buona che cambia scuola.»
«Mi dite che cazzo è successo l’ultima volta?!» spolmona guardandoli imbufalito, gettando poi un’occhiataccia ad una coppia di matricole che li fissa parlottando «E voi che cazzo avete da guardare, eh? Vi mangio a cena, vi mangio!»
«Non ricordi che putiferio è saltato fuori quando hanno scoperto che lei e Akira non sono veri fratelli?» butta lì Nanaka con sguardo adombrato.
«Ngh.»
Kogure si gratta il naso «Forse avevi smesso di frequentare le lezioni—Come dire…»
«Eri già nel tuo periodo da cazzone, ecco» Mitsui le rifila un’occhiata torva «Ad ogni modo, hanno messo in giro strane voci su di loro, supportate da foto e da un mucchio di altre scemenze che la En spacciava per verità. Shibahime ha smesso di venire a scuola per un mese o giù di lì. Lei non riesce a reggerle certe cose…» soffia sul bicchierino, fissando davanti a sé.
Mitsui si tira su, fissa Kiminobu con sguardo allucinato «Sicurissimo che non possa farle male?» quell’altro sta per partire con un’altra delle sue crisi isteriche ma, buon’anima, decide di sedarla sul nascere «Che altro dice quella merda?»
È Nanaka a spiattellargli ogni stronzata riportata su quella robaccia «Che siete stati insieme per tre anni fino a che non sei diventato un teppista--»
«Erano quattro anni, quattro!»
«Che vi siete lasciati perché ha scoperto delle tue scappatelle, la parte delle scappatelle è la mia preferita» ci tiene a precisarlo con una strizzatina d’occhio che gli fa salire la bile «E che anche se ti ama ancora, tu hai scelto di metterti con me perché sono migliore e bla bla bla.»
«No, niente bla bla bla, voglio sapere cosa c’è scritto!»
Kogure tossisce «Uno come Hisashi Mitsui non può che volere il meglio anche nell’amore. Perché accontentarsi di un secondo posto come Shibahime Sendoh quando può aspirare ad un primo con l’affascinante Nanaka Itou, campionessa di ginnastica ritmica per due volte di fila ai Campionati Nazionali?»
«Che mucchio di stronzate.»
«Già. Lo sanno tutti che sono campionessa dei Campionati Nazionali da quando sono alle medie» i due la guardano «Beh, che c’è? È vero!»
«Itou, sei vergognosa…»
«Che ci vuoi fare? Sono per l’amore della cronaca.»
«E io per l’amore della mia sanità mentale.»
«Certo… Se solo l’avessi.»
«Brutta--»
«Qui dice che la vostra relazione è cominciata da quando hai abbandonato la vita del teppista per rivotarti al basket, dopo che ti è stata vicina aiutandoti a superare ogni momento buio--» Kogure si schiaffa una mano sul volto «Seriamente, chi mai potrebbe credere a tutto questo?»
Il parlottare che si fa fitto fitto quando la gente passa davanti a loro tre vale forse più delle parole ma Nanaka ci tiene a sottolinearlo con un mite «Direi più o meno tutti.» giusto per fargli girare le palle un pelo di più.
La ragazza si siede al suo fianco con un sospiro «È un bel pasticcio.»
L’odore forte del caffè gli ricorda la cucina di Shibahime, che ne è pregna; a quanto pare i Sendoh si sparano più caffè di quanto possa essercene in una singola piantagione.
Kogure sorride mite «Itou-san, sei la sua migliore amica no? Spiegale come stanno le cose.»
«Mh, ecco--» si gratta il naso.
Mitsui la fissa, allarmato dal suo improvviso irrigidimento «Che?»
«Beh, ecco… Non è che ci siamo granché parlate da quando ci ha visti assieme domenica scorsa» di fronte alle sue sopracciglia arcuate sventola una mano «Ma le parlerò, stai tranquillo. È che quella è così scostante quando ci si mette!»
«Ne so qualcosa…» Mitsui si affloscia, buttando la testa all’indietro.
Kogure si sporge, squadrandoli «Domenica scorsa?»
«Questa qua mi ha braccato all’uscita di casa» la guarda di sbieco «Se non fossi la stronza che sei, comincerei a credere che mi fai il filo.»
Nanaka gli rifila un calcio sul ginocchio buono, facendolo smadonnare «Non farti strane idee.»
A Kogure sfugge una risata strozzata, probabilmente non sa nemmeno lui se mettersi a piangere o prendere tutto alla leggera. Fatto sta che dopo qualche secondo, un preoccupato «Oh, questo non è bene…» fa inquietare gli altri, dapprima persi nei loro pensieri.
«Cosa? Cosa non è bene?»
Kogure si sistema gli occhiali, schiarendosi la gola «C’è da chiedersi se dopo quest’ennesima batosta, Shibahime Sendoh abbandonerà ancora la squadra di ginnastica o si butterà fra le braccia dell’asso del Ryonan, Akira Sendoh--»
«Abbandonare ancora la squadra?»
Gli altri due si lanciano un’occhiata intenditrice, Nanaka alza le spalle «Te l’ho detto che ti sei lasciato dietro un mucchio di casini» e prima che possa chiederle spiegazioni, la campanella dell’inizio delle lezioni trilla sopra le loro teste, seguita dal flautato «Muoviamoci, su.» della Itou che, amichevolmente, gli dà una pacca sulla spalla.
«Vedrete che si sistemerà tutto» è l’incoraggiante commento di Kiminobu che sparisce nella sua sezione «La Sendoh non si farà di certo sopraffare da tutto questo.»
A Mitsui stona più o meno tutto, di quell’accozzaglia di puttanate.
Innanzitutto dare per assodato che tra lui e la schiavista della squadra di ginnastica ci sia qualcosa di romantico è pura follia, così come è da disintegrazione del genere umano pensare che sceglierebbe quella fracassa palle della Itou a Shibahime. Che ok, anche lei ha la strabiliante capacità di fargliele vorticare a elica ma porca vacca, è tutto un altro tipo di cosa!
«Seh, seh…» sbuffa seccato, gettando la borsa dietro la spalla «Immagino che al tuo fidanzato non farà piacere tutto questo.»
La Itou lo guarda di striscio, scuotendo la nuca «Non è in questa scuola e non è il mio fidanzato. E poi il problema qui è Shibahime» ripete apatica «Non voglio nemmeno immaginare come potrebbe prenderla.» si stropiccia il volto con una mano, lasciando intravedere una stanchezza che non è solito vederle addosso.
Per un brevissimo istante è tentato di darle un’amichevole pacca sulla spalla, smosso da una bontà che nemmeno credeva di possedere, ma il parlottare fitto fitto che si sta trascinando dietro gli ricorda che, forse, non è una buona idea lasciarsi andare a certi gesti caritatevoli con lei.
Allora opta per un noncurante «Le parlo io.» che smuove la sua vocina interiore –ma sì, quella che di solito tiene stretta in un angolo puntellandole contro un rametto, intimandole di stare in silenzio- e che smuove pure l’ilarità di quella scema che gli pascola affianco.
«Tu?» sventola una mano «Se le parli tu, come minimo rischi di farla migrare in un altro stato.»
«Grazie per la fiducia!»

 «Oh, stanno litigando…»
«Ma allora è vero, stanno assieme!»
«Perché le strafighe scelgono sempre i teppisti?»
«Strafighe e stronze. Non lo sai? L’ha soffiato a Shibahime Sendoh.»
«Quei due stavano assieme?!»

 
«Beh, scusami se credo che i tuoi metodi da caprone rischieranno di peggiorare le cose!»
«Ma non eri tu quella che voleva che mi ci riavvicinassi?!»
«Sì ma--»

«Già… Ma ho sentito che tra i due Sendoh c’è qualcosa di più.»
«Ma no?!»
«Ti dico di sì! I due non sono mica fratelli! Fidati, quella se la fa con lui.»
«Probabilmente si butterà in qualche droga. Ricordi che casino è esploso tempo fa al club?»
«Credevo avessero smesso di--»

 
«Se non chiudete immediatamente quella bocca giuro che vi stacco le palle a morsi.» il sibilo di Nanaka, pronunciato con un sorriso tutt’altro che affabile, fa ammutolire l’intero corridoio mentre lo sciame di curiosi si disperde veloce.
«Pure la droga.» mormora Mitsui massaggiandosi la cicatrice.
Nana alza le spalle «Una delle tante puttanate della En…» sospira pesante «Senti, scusa per prima…» mormora poco dopo, giocherellando con la lunga treccia.
Mitsui grugnisce, alza le spalle come a dire che non c’è problema.
«Non è che non mi fidi di te…» continua lei con incertezza.
«Certo, aha, come no--»
«Non mi fido di Shiba.» conclude lapidaria, storcendo il naso per il fastidio.
Mitsui sbatacchia le palpebre, non comprendendo appieno i suoi criptici farfugliamenti «Mh. Quindi pensi che lei e suo fratello--»
«Ma non parlo di quello!» lo interrompe brusca, roteando gli enormi occhi blu «Parlo di lei e del fatto che questa storia potrebbe spingervi ancora più lontani. Mi ci gioco i miei stupendi capelli che quella userà questa storia a suo favore.»
Hisashi tralascia il fatto che ogni situazione sia buona per far sì che la Itou si autoelogi e pondera attentamente sulle sue parole, immusonendosi ancora di più. Già, Shiba tende a farle certe stronzate, soprattutto se serve a salvaguardarsi dalla sofferenza.
Il fatto è che lui non vuole spingersi ancora più lontano perché, porca la miseria quanto gli costa ammetterlo, quella continua a non essergli indifferente.
«Io le parlo comunque.» sentenza serio serio ma Nana non fa in tempo a rispondergli perché ormai sono giunti davanti alla loro sezione e la situazione in classe è quanto di più disastroso ci possa essere: Shibahime se ne sta lì, buona buona al proprio banco, attorniata da uno sciame di compagni che hanno pensato bene di credere alle frottole della En -ghignante al proprio banco, quella lurida stronza-, brandendo i giornalini scolastici e riempiendola di domande a cui non fa nemmeno in tempo a rispondere.
«Quindi è vero?»
«Eh…»
«Sei stata davvero con Mitsui?!» è un trillo che perfora le orecchie, a cui le replica con un blando «Beh, sì… Ma è stato tanto tempo fa!» che è un po’ come mettere un’enorme croce rossa sulla loro relazione.
Il chiacchiericcio si ferma quando qualcuno si accorge della loro presenza, bisbigliando cose come «Eccoli assieme.»
«Ma allora è vero!»
Insomma, la fiera della scemenza.
Un coraggioso –o stupido, non saprebbe come definirlo- si avvicina a Nanaka un po’ intimidito «Ahm, Itou-san, ma quindi voi--»
«No. E voi levatevi.» il suo sibilo è gelido, non lo fa nemmeno finire di parlare e la folla si apre come le acque con Mosè.
Qualcun altro punta su di lui, forse desideroso di morire giovane «Mitsui, ma è vero che stavate assieme? Tu e Sendoh-san, intendo…»
«Sì, e allora?» lo pronuncia senza nemmeno pensarci, senza chiedersi se questo potrebbe scatenare chissà quale catastrofe. Del resto le cose stanno già rotolando per i fatti loro, no?
I presenti si zittiscono e per un istante lasciano stare Shibahime, intenta a sfogliare distrattamente il libro di algebra. A quelle parole però si ferma, scrutandolo di sottecchi e lui mica ce la fa a sostenere quel suo sguardo adombrato, conscio che ancora una volta non sa come poterla aiutare.
«E comunque siamo stati insieme quattro anni, non tre» la En arcua un sopracciglio «Se devi scrivere stronzate, almeno fallo bene.» si getta sul banco con l’eleganza di un facocero, grugnendo a tutti quelli che provano a ficcarsi negli affari suoi.
La En ridacchia «Questa è bella!»
La Itou scuote la nuca, nessuno le si avvicina perché potrebbe sbranare chiunque.
Shibahime… Beh, che importanza ha?
Del resto, è stato tanto tempo fa…

 
Nanaka non sente Akira da quattro giorni.
È un pensiero che la coglie alla sprovvista mentre saluta distrattamente un compagno di classe che in fondo un po’ glielo ricorda, forse perché ha il suo stesso sorriso pacione e i capelli antigravitazionali, e si sente tremendamente stronza. Con tutto quel polverone sollevato dall’articolo che la dipinge come l’amante di Mitsui, non dovrebbe neppure preoccuparsi di una cazzata del genere. Il fatto è che ha bisogno di sfogarsi e l’unico modo è infilarsi nei pantaloni del bel giocatore che però si rifiuta di incontrarla.
Da quasi una settimana.
Ho gli allenamenti in vista della partita, è questa la tiritera che gli sta propinando da un po’ e lei, conscia che lo sport viene prima di ogni altra cosa, se ne sta lì buona buona ad aspettare che quel demente si rifaccia avanti perché lo conosce, sa che prima della partita si rifarà vivo perché sopraffatto dal nervosismo.
Entra in palestra con un Diavolo per capello, zittendo con la forza dello sguardo le matricole che la fissano incuriosite.
«Tornate ad allenarvi.» esala severa, scuotendo la nuca per l’esasperazione anche se un leggero tremolio alle labbra rischia di farla scoppiare a ridere proprio nel momento meno opportuno. Quella mattina, arrivata a scuola, un gruppo di primine piagnucolava su quanto fossero disperate perché quel manzo di Hisashi Mitsui si èfidanzato e loro non avevano nemmeno fatto in tempo a dirgli che avevano intenzione di istituire un funclub in suo onore e lei è quasi morta dalle risate perché, santo cielo, davvero quell’idiota è così popolare?
Apre la porta dello spogliatoio, incrociando la figurina minuta di Shibahime che si sta sistemando gli scaldamuscoli.
«Ehi.» le sorride lieve.
«Ehi…» Nana lascia cadere la borsa quando si avvicina all’armadietto «Sei scappata via.»
«Dovevo chiedere una cosa alla coach.»
Dovevi chiederle se puoi abbandonare la squadra?, pensa maligna, dandosi una manata sulla fronte per aver anche solo pensato una cosa del genere ma tutta questa situazione le sta urtando i nervi.
«Niente di grave spero.»
«No no.»
Nana si slaccia la camicetta, portando avanti quella conversazione che ha l’aria di essere morta già in partenza «Certo che il compito di oggi è stato davvero difficile…»
«Già.»
«Come credi sia andato?»
«Mah, boh… Uno schifo, credo» si gratta la nuca «Sai che in algebra faccio pena.» stira le gambe snelle, recuperando l’asciugamano senza aggiungere altro.
Avanza verso la porta e Nanaka capisce che quella va presa di petto, altrimenti rischiano di affogare nel loro patetico silenzio.
«Se hai qualcosa da dire, faresti bene a parlare.»
Shiba sussulta, presa in contropiede «Oggi posso saltare gli allenamenti?» butta lì la prima cosa che le capita con un finto sorriso alla Akira, ma il capitano la fulmina con il suo sguardo tagliente.
«Non parlavo di quello. E comunque scordatelo» Shiba storce il naso e Nana sospira «Parlo di quella cosa del giornale--»
E quando pensa che le cazzate siano terminate per quell’estenuante giornata, ecco che Shibahime se ne esce fuori con quella che può essere considerata la stronzata più grande che la mente umana potrebbe mai partorire…
«Non che io ci creda… Ma se tra te e Mitsui ci fosse qualcosa tu me lo diresti, vero?»
Una grande. Enorme. Gigantesca. Stronzata.
Nanaka sa che non dovrebbe farlo, non nella posizione in cui si trova, eppure scoppia a ridere. Senza ritegno.
Shibahime la fissa con occhi sbatacchianti «Lo trovi così divertente?!»
«No è che—Andiamo, davvero credi che tra me e quello scemo ci sia qualcosa?!»
«Ho detto di no!»
«Non si direbbe.»
Shiba balbetta qualcosa, poi agita le mani «È che io non so cosa pensare! Tu non parli mai di ragazzi. Per quanto ne so, potresti uscire con uno di nascosto e io non ne saprei nulla!»
Nana si sente colta in flagrante ma maschera il tutto con uno sbuffo «Ma che assurdità…»
Shiba si rintana in un abbraccio, accarezzandosi i gomiti «Vedo come andate d’accordo--»
«D’accordo?! Ma se la maggior parte delle volte ci insultiamo!»
«E se tra voi ci fosse qualcosa mi andrebbe bene, cioè no, però--» si inumidisce le labbra, gli occhi le si sono fatti lucidi e Nanaka non ha idea del perché di quel crollo emotivo «Io so bene che tra noi le cose sono quel che sono e che probabilmente non si ripareranno mai--»
«Oh forza, sai bene che quello vuole che le cose si aggiustino!» la interrompe brusca, sbattendo l’asciugamano nell’armadietto.
Shiba scuote la nuca «Non è questo il punto!»
«E allora qual è?»
Shiba si morde l’interno delle guance «Il punto è che saperlo con qualcuna mi fa pensare che in fondo valgo davvero poco perché lui non è mai stato mio fino in fondo…»
E un’illuminazione le fa brillare gli occhi spalancati per la sorpresa, come se fino a quel momento fosse stata cieca e solo ora vedesse la realtà delle cose.
«A te piace ancora…»
«Cosa?!»
La guarda con un mezzo sorriso, sentendosi davvero una stupida per non esserci arrivata prima. O meglio… C’era arrivata ma non completamente.
«Ti piace ancora! Per questo sei arrabbiata!»
«Io non sono arrabbiata!»
«Certo, per questo non mi parli da domenica» Shiba boccheggia e Nana ne approfitta per chiudere una volta per tutte quell’assurda faccenda «Mettiamo le cose in chiaro: tra me e Mitsui non c’è nulla. Domenica eravamo insieme solo perché ci siamo incrociati, nient’altro» porta le mani sui fianchi «E quello che dice la En--»
«Sono tutte stronzate, lo so» le rivolge un sorrisetto «Comunque non mi devi spiegazioni. Non è mica il mio ragazzo.»
«Ma lo è stato…» si sistema le forcine «E hai l’aria di una che vorrebbe lo fosse ancora.»
Shiba storce il naso «Basta con questa storia, ti scongiuro!»
Nana è implacabile, persiste nel romperle le palle come se godesse nel vederla contorcersi dal fastidio «Si può sapere perché sei così spaventata?» glielo chiede con delicatezza, sistemandosi i fuseaux scuri.
Shiba tentenna ma poi si lascia andare con una sincerità disarmante «Perché se quello ributta tutti i suoi sogni poi devo raccoglierglieli io. Cioè, sai quanto ci vuole a rimettere insieme i cocci di qualcun altro?»
«Shiba--»
«Io ci ho già provato, una volta, e non ci sono riuscita.»
«L’amore è anche questo.»
«Beh, forse non ci sono portata.» sentenzia atona, sollevando le spalle come a dirle che non ha altre spiegazioni da darle.
A Nana tutto quello pare familiare, perché è quello che è successo ai suoi genitori quando si sono resi conto che l’amore non è solo respiro che manca e un mondo pitturato di rosa. C’è la sofferenza, la disperazione, le responsabilità raddoppiano, è un gioco che va fatto in due perché altrimenti non ha senso.
Ed è anche il motivo per cui continua a ergere un muro tra lei e Akira.
Scuote la nuca, lasciandosi sfuggire una risatina divertita «Quando vi abbiamo visti in centro, Mitsui credeva che tra te e Akira ci fosse qualcosa.»
«Qualcosa cosa—Oh, ma che schifo! È mio fratello!» porta una mano sullo stomaco «Ma è disgustoso! Ma cosa gli salta in mente?!»
«Si sarà lasciato fregare dal vostro essere così carini assieme.»
«Ma per favore.»
«E credo che questa volta lui sarebbe pronto.»
«Pronto per cosa?»
«Per raccogliere i suoi cocci. E anche i tuoi» la vibrazione del cellulare pone fine a quella conversazione anche se Shiba se ne sta lì a mugugnare fra sé, il che non è mai un buon segno. Nana arcua un sopracciglio quando il nome dell’esemplare di Akira maschio fa capolino sullo schermo con uno striminzito “Stasera sei libera?” e, incontrollato, un sorrisetto spunta sulle labbra piene, suscitando la curiosità di Shibahime.
«Chi è?»
«Mh? Oh, nessuno…» sventola una mano «Solo un amico.» butta lì noncurante, zampettando in palestra seguita da una trotterellante Shiba che non ha capito una fava di niente.


«Verrai a vedere la partita?»
«Mh? No, devo andare in un posto…» Shiba recupera il nastro.
«In un posto.»
«Aha… Vado dalla dottoressa Nakajima.»
«Pensavo avessi smesso.»
«I miei credono che sia la cosa migliore per me.»
«E tu sei d’accordo?»
«Farebbe qualche differenza?»
Nana annuisce, poi inclina il capo «Comunque capirei.»
«Capiresti cosa?»
«Se tu e Akira foste andati a letto qualche volta. Non siete consanguinei, siete--» Shiba si impiglia nel nastro, capitombolando a terra «Oi, tutto a posto?»
«Nana, che schifo!»

 
Shibahime si guarda allo specchio e pensa che i suoi capelli rossi stonino con le tonalità blu e viola del vestito da ginnastica.
È un pensiero stupido tra un’infinità di pensieri stupidi ma pensarci le fa dimenticare che tra due giorni ha una gara importante.
Fa strisciare le mani sui fianchi, porta indentro la pancia già piatta e studia le forme appena accennate del seno, che qualche anno fa era decisamente più abbondante.
Il “toc toc” leggero alla porta la fa sobbalzare: Madoka fa capolino armata di sorriso affabile e un vago accenno di timore, quello che ha sempre quando si intrufola negli affari suoi.
«Disturbo?»
Scuote la nuca «Stavo provando la divisa…» tira i lembi della finissima gonnellina «Questo colore non mi sta bene.»
Ma sua madre la elogia con un amorevole «Sei stupenda.» e per un attimo è come se fosse stato Akira a dirglielo. Hanno lo stesso sorriso, quei due, solare e aperto, come se non avessero nemmeno un pensiero.
«Coi capelli scuri starei meglio.» borbotta in risposta, le guance rosse e la mano che vaga fra i fili rossicci.
Sua madre si appoggia allo stipite «A proposito, perché hai cambiato colore?»
Solleva le spalle «Mi andava.»
«Ti andava.»
«Aha, mi andava di cambiare.»
Le sue labbra si aprono in un bel sorriso «Non è che mi nascondi qualcosa, mh? O qualcuno…» la guarda attraverso lo specchio «Chessò, magari hai conosciuto un bel ragazzo--»
«Non ho conosciuto nessuno.»
Nessuno di nuovo, almeno…
Certamente non può dirle Hisashi Mitsui è rientrato nella sua vita come un maledettissimo ciclone, come minimo le verrebbe una sincope. Se ne salterebbe fuori con cose come «Non devi assolutamente rivederlo! Piuttosto cambi scuola!» e no, non può mica arrivare a quel punto… Decide di tenerselo per sé, del resto non sarebbe il primo segreto che le tace.
«Ma va, figurati. E poi non ho tempo per quelle cose.» sventola una mano, rifilandole un sorrisetto.
«Beh, almeno risparmi a tuo padre un bell’infarto.» e scoppia a ridere, in quel suo modo cristallino che da bambina le sembrava assolutamente fantastico. È stata la sua risata a farla avvicinare a quella donna che voleva troppi abbracci, troppi baci, che restava in camera con lei fino a che non si addormentava.
Come avrebbe potuto restare lontana da tanta bellezza?
«Acchan non c’è?» cambia discorso, così è più semplice frenare il batticuore che le è preso da quando ha pensato che Mitsui non le ha nemmeno detto nulla sui suoi capelli infuocati.
«Tuo fratello è uscito, chissà dove si va ad imboscare ogni volta» soffoca una risata «Secondo papà ha una fidanzata.»
«Acchan?» questa volta è Shiba a lasciarsi sfuggire una risata «Ma se quello pensa solo al basket!»
«Inizia a preoccuparmi questa cosa. Io voglio dei nipotini!» seguita scherzosa, aggregandosi alla sua risata.
Da tempo non c’è una tale leggerezza tra loro, probabilmente i pianeti stanno ruotando al contrario o forse gli alieni stanno per invadere la Terra. A Shibahime però non importa.
È decisa a sfruttare quella situazione a suo vantaggio, svelandole quel segreto che da tempo continua ad accartocciarle il cuore «Mamma, pensavo di smettere con la ginnastica, una volta finiti i campionati.» e glielo confessa con sicurezza, anche se il tremolio alle mani fa intendere il contrario.
Sua madre sbatacchia le palpebre finemente truccate «Cosa?» il suo tono non è brusco ma c’è una nota di irritazione in quel Cosa così stridulo.
«Pensavo di dedicarmi di più allo studio» aggiunge incerta, studiando la sua espressione decisamente troppo seria «Cioè… Non credo che all’università vorrò continuare.»
«Ma… Ma sei così brava.»
«Lo so, ma non credo sia quello che voglio.»
«Oh, andiamo Shiba, che sciocchezza.»
Che sciocchezza, già…
Come ha potuto anche solo pensare di affrontare una discussione così seria proprio con Madoka, l’unica persona sull’intero globo che non la capirebbe ma nemmeno se le desse il libretto di istruzioni?
«Parli così solo perché sei nervosa per la gara imminente.» riprende piano, sorridendole delicata.
Shiba annuisce «Già, forse è per quello…» si infila la tuta, sente l’aria mancarle nei polmoni «Credo andrò a fare un giro.»
«A quest’ora? Ma è tardi…» sua madre tamburella le dita sulle labbra «Vuoi che ti accompagni? Mi sentirei più sicura se--»
«Ho bisogno di stare da sola.» le parole le escono più brusche di come avrebbe voluto perché, davvero, non era così che voleva rivolgersi a lei. E vorrebbe chiederle scusa perché a volte è proprio una ragazzina egoista che dovrebbe decisamente esserle più riconoscente ma non ce la fa, non con lei.
Le sfila di fianco, fiondandosi giù per le scale a rotta di collo, fermandosi sulla soglia solo quando il suo dolce «Comunque coi capelli così stai davvero bene.» la fa sentire  uno schifo.

 
Nana siede sul letto a gambe incrociate, indossa la maglia della squadra di basket del Ryonan.
Con il dito, Akira segue le lettere stampate in nero che riportano B.C. Ryonan High School[1] , vedendola inarcare la schiena ad ogni tocco leggero.
«Smettila, sto studiando.» scosta la mano di Akira, tornando a concentrarsi sulle parole sottolineate con l’evidenziatore giallo.
Ha indosso gli occhiali da vista, una mano le sorregge la guancia e l’altra giocherella con la matita. L’adora in tenuta da insegnante sexy pronta a elargire severe punizioni.
Akira si stende «Non puoi farlo dopo?»
«Lunedì ho un esame» gli scocca un’occhiata torva «E poi è quello che ti meriti per non esserti fatto vedere fino ad oggi.»
Akira sorride, portando le mani giunte davanti al viso «Perdono. Taoka ci ha tenuti tutti i giorni fino a tardi ad allenarci.» e poi l'averla vista con Hisashi Mitsui in centro come una coppia di novelli sposini non gli ha fatto granché piacere. Non l'ha mai vista con un altro ragazzo e il pensiero che Nanaka non sarà mai completamente sua l'ha sfiorato per la prima volta, procurandogli più rabbia di quanto avrebbe creduto. Ha pensato che mettere un po' di distanza gli avrebbe fatto bene, perché si sta infognando troppo in quella relazione che gli fa bene solo quando sono assieme ma che, a ben vedere, gli lascia dentro solo un vuoto incolmabile.
Nana arriccia le labbra «Fa bene. Lo Shohoku è davvero in gamba.»
«Rukawa è in gamba. Akagi lo è.» replica con uno sbadiglio.
«Anche gli altri lo sono.»
«Aha, certo, soprattutto Sakuragi.»
Nana si volta, lo squadra con un sopracciglio arcuato «Cos’è tutta questa sicurezza?» gli tira mollemente una guancia «Mai sottovalutare il nemico.» consiglia con cipiglio severo, ricevendo in cambio un sorrisone enorme.
«Non li sto sottovalutando.»
«Certo.»
«Dico solo che ci siamo allenati tanto.»
«E anche loro. Anche se--» si zittisce, scuotendo la nuca.
«Anche se?»
«Anche se credo che domani saranno un po’ fuori quadro» di fronte alla sua fronte aggrottata, Nana seguita con un sospiro «L’allenatore Anzai è stato male. Senza una figura di riferimento, quelli rischiano di perdersi in un bicchier d’acqua.»
Akira si gratta il naso «Non c’è mica quel tuo amico con gli occhiali? Togura-qualcosa
«Kogure. E a quello rischia di venire un ictus al pensiero che dovrà badare a quella banda di caproni da solo» scivola sul materasso, lasciandosi carezzare i lunghi capelli sciolti «Un po’ ci spero che vincano.»
Akira ghigna «Non è molto carino dirlo davanti al tuo focoso amante.»
«Scemo, va che spero vinciate anche voi.»
«Ma non si può.»
«Già, non si può. Quindi sarò neutra e terrò la finestra aperta, non si sa mai.»
Forse sta peccando di presunzione ma Akira sente dentro di sé di avere la vittoria in tasca, per quanto lo Shohoku abbia fatto dei miglioramenti impressionanti. Insomma, le loro punte sono Rukawa, una matricola che non sa nemmeno cosa sia il gioco di squadra e questo rischia di mandare all’aria tutto, soprattutto se ingaggia una battaglia contro di lui a scapito dei compagni; Akagi ha la caviglia mezza andata, Miyagi ha dalla sua la velocità ma non l’altezza e Mitsui è stato lontano dal campo due anni, la fatica si farà sentire prima ancora che gli altri comincino ad avere il fiato corto.
E poi la loro panchina non è certo rinomata per avere giocatori degni di nota.
«Sai che Shiba era convinta che Mitsui ed io fossimo assieme?» Nana interrompe il flusso dei suoi pensieri, riportandolo fra le lenzuola «Che assurdità.»
Akira rotea gli occhi, evitando di invischiarsi in quel cumulo di irritazione e fastidio che gli fanno vibrare il sangue nelle vene. Ci manca solo che quell’idiota gli porti via Nana; non gli è bastato spezzare il cuore a sua sorella?
«A proposito, che ci facevi con Mitsui?»
«Geloso?»
«Ma va.» certo che lo è ma mica può confessarglielo così a cuore leggero.
Alza le spalle «Lo torturavo un po’.»
«Torturavi.»
«Aha. A quello scemo piace ancora tua sorella ma fa di tutto per non ammetterlo» sghignazza «Io cerco solo di smuovere un po’ le cose.»
«Certo. E perché?»
«Perché mi diverte.»
«Ah.»
«Anche se Shiba ha una paura boia. Crede che Mitsui possa perdersi ancora…»
«Sai mio padre cosa dice? Il lupo perde il pelo…»
Nana ridacchia «Sì, ma lui è diverso. Quando gioca sembra coperto di vita, come se riuscisse a respirare bene solo quando si trova in palestra. Ed è lo stesso sguardo che ha quando la guarda. È bello, no?, quando qualcuno ti guarda così.»
Che poi è un po’ come la guarda lui ma Nana sembra non accorgersene o forse fa così perché, andiamo, è più semplice fingere che tra loro non ci sia nulla. Il sesso disimpegnato è meno pesante da gestire, fino a che uno dei due non si fa prendere troppo dall’altro allora lì sì che è un bel casino e porca miseria, lui c’è cascato in pieno.
La sveglia del cellulare vibra sul comodino, Akira si sporge «Nh, è ora.»
Nana si solleva sui gomiti «In bocca al lupo per domani.»
«Ma come? Mi lasci andare così?» domanda scherzoso, spalmandosi su di lei che, alla sua muta richiesta di un bacio, gli concede solo la guancia lasciandosi andare a una risatina soffocata.
«Domani devi svegliarti presto. Se arrivi tardi, a Taoka è la volta buona che gli esplode il cervello.»
Nana si sfila la maglietta e gliela lancia, ma lui non l’afferra. E’ troppo impegnato ad osservare la linea candida del suo seno chiaro, chiedendosi perché non possa trattenersi un po’ di più e saggiarla ancora.
La sveglia suona ancora ma lui la spegne.
Si allunga verso di lei, le stringe la vita e lascia che le sue braccia esili l’avvolgano per il collo.
Dieci minuti in più non possono mica far male, no?

 
Nel campetto a pochi isolati da casa sua qualcuno sta giocando a basket e lei se ne sta lì, ciondolando fra il mucchio di ricordi che si susseguono ad ogni rimbalzo del pallone.
Si avvicina lenta, come se non potesse fare a meno di lasciarsi cullare da tutto quello.
Shibahime ricorda ancora i pomeriggi spesi a guardare Hisashi, osservando la naturalità dei suoi movimenti, la linea perfetta delle sue braccia tese, l’armoniosità del tiro compiuto senza incertezza alcuna… Le pare di poterlo rivedere mentre compie un tiro perfetto.
«Porco cane!»
Fino a che non si accorge che quello lì non è altri che lui. Con la sua solita finezza e pazienza.
No, no, no non va bene! Deve andare, scappare, fuggire, scomparire! Non può farsi trovare lì!
La palla ha sbattuto contro l’anello ed è rotolata via, schiantandosi contro i suoi piedi che si alzano e abbassano ritmicamente e porca miseria se si accorga della sua presenza è la fine...
«Oh, ciao…» le rivolge un breve sorriso
Ecco, appunto...
«Ehi…» sventola la manina, guardandolo imbarazzata.
«Me la passeresti?»
Shiba annuisce e gliela tira con entrambe le mani. Tamburella le dita sulle cosce, osservando il suo gioco pulito e privo di sbavature «Scarichi lo stress per la partita?» glielo butta lì con un accenno di sorriso.
Scuote la nuca, osservando la palla entrare perfettamente nel canestro «I miei stavano litigando» non accenna ad alcuna spiegazione e Shiba si sente di troppo, fino a che il pallone non entra perfettamente nel canestro e allora le parole escono con fluidità «A quanto pare, aver cambiato vita non è servito a granché.»
«Si arrabbiano ancora con te?»
«Non con me. Con loro.»
«Con loro?»
«All’inizio ce l’hanno con me, poi finiscono per ignorarmi. Continuano a rinfacciarsi cose…»
«Cose.»
«Ma sì, tipo: “E’ colpa tua se si è rovinato!” “Ah, mia?! Se solo tu gli fossi stato vicino non si sarebbe ridotto così!”. Cose così. E allora esco» si rigira il pallone fra le mani «Si direbbe che non è affatto facile riguadagnarmi la fiducia di quelli a cui tengo.»
Shiba non sa se si stia riferendo a lei, anche perché non le ha rivolto nessun’occhiata strana. Continua a darle le spalle e lei non sa esattamente come comportarsi.
Deve tirare fuori la storia del giornalino o deve fare finta di niente? Deve chiedergli se ha una cotta per Nanaka o lasciare che le cose vaghino per i fatti loro?
Shiba non lo sa, certo è che Mitsui non sembra intenzionato a lasciarla andare via perché dopo aver tirato un’altra volta, la scruta con curiosità «Tu che ci fai in giro a quest’ora?»
«Ho litigato con mia madre…» la guarda con un sopracciglio arcuato e lei sventola le mani «Ahm, oddio… Non è che abbiamo proprio litigato» si morde il labbro inferiore «Diciamo che mi ha fatto arrabbiare e allora sono uscita.»
«È per i capelli? O per i voti a scuola? Ci sono» le rivolge un ghigno «È perché sei amica di quel mostro della Itou.»
«Oh, andiamo, Nanaka è adorabile!»
«Come un cane attaccato ai coglioni.»
Le esce uno sbuffo misto a risata «Se la conosci meglio, non puoi fare a meno di lei» confessa con un sorriso delicato, roteando gli occhi di fronte al suo scetticismo «In realtà ho detto a mia madre che mi piacerebbe smettere con la ginnastica.» rivela in un mugugno.
«Immagino non sia andata granché bene» lei apre le braccia, come a dirgli che se si trova in giro a quell’ora in tuta, abbigliamento capace di allontanare qualsiasi potenziale maniaco, non è di certo per amore dell’aria notturna «Ma forse è un bene, no? Significa che ci tiene a te.» Shiba lo guarda seria seria, non pienamente convinta delle sue parole. A volte le sembra che tutto le vada stretto, come se per Madoka fosse brava solo nella ginnastica.
Giocherella con i lacci della tuta, lasciando che il tintinnio delle catene tremolanti del canestro faccia loro da sottofondo. Fino a che Mitsui se ne salta fuori con un pacato «Ci pensi ancora ai tuoi?» che la inchioda al terreno.
Lo guarda appena, colta alla sprovvista da quella domanda così troppo personale eppure le parole si gettano fuori dalle labbra schiuse senza alcuna intenzione di frenarsi «Ogni tanto… Di meno, però» si stringe nelle spalle «A volte mi capita di vederla, mia madre. Quando bevo a canna, quando litigo con Madoka e mi chiudo in camera…»
«E cosa ti dice?»
Alza le spalle «Niente» la guarda oltre la spalla mentre si mette in posa per tirare «Però vederla mi fa star bene» si sfrega le mani, osserva la sua larga schiena leggermente piegata mentre prende fiato «Fa piuttosto freddo questa sera.» cambia argomento sentendosi tremendamente stupida, perché così facendo sa benissimo di star mettendo una distanza che, a lungo andare, diverrà incolmabile.
C’è però che parlare dei suoi continua ad essere la cosa più difficile che possa fare, forse ancora più difficile del parlare della sua storia con Mitsui.
Così si concentra su di lui, perché quello le è sempre venuto facile.
«So che Anzai è stato male...»
«Già.»
«Vuoi…» porta dietro l’orecchio una ciocca di capelli sfuggita all’alta coda di cavallo «Vuoi parlarne?»
«E che devo dire?»
«Ma non lo so. Come ti senti, ad esempio.»
«Preferirei di no» si gratta la nuca «Insomma, forse è meglio non parlarne no? Magari se non ne parlo le cose restano così e tutto si sistema» farnetica nervoso, mancando il canestro di qualche centimetro; Shiba serra le labbra, sentendosi una stronza come poche per aver tirato fuori un argomento così doloroso solo per non divenire il centro del discorso ma il fiume di parole non sembra volersi arginare «Sono venuto qui solo perché l’allenatore Anzai allenava la squadra.»
Shiba lo guarda di sfuggita, non riesce a reggere la malinconia delle sue parole «Lo so…»
«Se lui dovesse--»
«Ehi, devi stare tranquillo» lo interrompe piano «Sta bene, è fuori pericolo.»
Mitsui recupera la bottiglietta d’acqua, la stringe con forza; l’inconfondibile accartocciamento della plastica le riporta alla mente le tiepide giornate primaverili trascorse al campetto da basket.
Quante mattine ha speso per sostenerlo? Quanti pomeriggi ha sprecato seduta sugli spalti anziché allenarsi col cerchio?
Quante fatiche ha sprecato per raggiungere il suo amore preferendolo alle medaglie, agli allenamenti estenuanti, alla propria vita?
Si rende conto in quel preciso istante di come l’abbia sempre messo al primo posto su tutto e tutti. Lei invece, per lui, era seconda al basket e forse non sarebbe mai riuscita ad avvicinarsi al podio. Davvero divertente per una che di primi posti ne ha vinti a bizzeffe.
«Lo so, ma non posso fare a meno di pensare che se lui--» si massaggia il collo «A volte penso che se non lo avessi rivisto, a quest’ora sarei ancora in giro a far casino--» e lui si deve essere accorto del peso che certe parole lasciano, perché la guarda con un sorriso tremolante «E tu?»
«Io cosa?»
«Non so neppure perché tu sia venuta allo Shohoku.»
Perché ti amavo, razza di caprone!
È un pensiero che sbaraglia tutti gli altri mentre addosso sente ancora quella sgradevole sensazione di secondo posto che l’ha sempre fatta sentire meno di quanto in realtà è. Davvero ha rappresentato così poco, per lui, da non essere nemmeno degna di rientrare tra i vari motivi che l’hanno spinto a riprendere in mano le redini della sua vita sgangherata?
Davvero quell’idiota non ha ancora capito perché ha rinunciato al Kainan, allo Shoyo, al prestigio e alla fama per infilarsi in una scuola di teppisti, facendo infuriare i suoi genitori?
No, Mitsui ne è ignaro e probabilmente non gli è mai passato per la mente che in fondo c’entra anche lui.
Allora alza le spalle «Non è che abbia più molta importanza.»
«Ricordo che il Kainan aveva fatto salti mortali per averti.»
«Sì, beh, non ero interessata…»
Le sorride appena «Chissà dove potresti essere, a quest’ora.»
«Già…» si sfrega le mani «Ce la farete senza di lui?»
«Ma certo. Piuttosto, di’ a tuo fratello di stare in guardia» un ghigno si dipana sul volto sudato «Sarà agitato.»
«Veramente no.»
«Ah.»
«Cioè, non lo so» ridacchia «Prima di una partita sparisce sempre.»
«Sparisce?»
«Esce tutta la notte e torna tardi.»
«Magari esce con i compagni di squadra.»
«Nah.»
«Magari ha una ragazza.»
«Akira?!» le esce una risata fin troppo rumorosa «Akira non ha la ragazza! Perché pensate tutti che abbia una ragazza?!»
«Perché a quasi diciotto anni non puoi pensare solo al basket. Ci sono alcune cose fisiologiche che te lo impediscono.» le scocca un’occhiata ironica ma lei l’accoglie con un rigonfiamento delle guance.
«Rukawa ci riesce benissimo.»
«E infatti quello ha dei problemi» ghigna «Anche se le sue fan sono una peggio dell’altra, forse fa bene a starsene per i fatti suoi» inclina il capo «Andiamo, non puoi rivelarmi qualche loro strategia?»
«Se anche me l’avesse detta, non ci avrei capito nulla.» sventola una mano e lui scuote la nuca, divertito.
«Domani verrai?»
«Ho un impegno» di fronte al suo sospiro, che è simile a quelli che le rifila Nanaka quando dice categoricamente che non metterà più piede a una partita di basket, si affretta ad aggiungere un incerto «Se magari mi libero. Però, boh.» che non lascia speranza alcuna ma che sembra andar bene, anche perché non se la sente di concedergli di più.
Tanto, la sua presenza non farebbe differenza alcuna.
Lo fissa per qualche minuto fino a che l’aria gelida non le ricorda che dovrebbe essere a casa già da qualche minuto, così si alza e si pulisce i pantaloncini.
«Sarà meglio che vada. Buona fortuna per domani» sventola la mano, sentendo il suo sguardo perforarle la schiena «Mitsui?» gli sorride un poco «Ce la farete anche senza il Signor Anzai. Sei--Siete in gamba!»
L'ultima cosa che vede sono i suoi occhi spalancati, enormi, ci si può perdere dentro.
E il suo sorriso.


Sono le 22:13 quando si infila nel vialetto di casa.
In veranda, Akira siede sugli scalini, fissandola con un sorrisetto «Dove sei stata?»
«Da Nanaka.» butta lì veloce, usando la prima scusa pescata dal mucchio. Il suo sorriso traballa un po’, ha una strana luce negli occhi ma non sa dirsi a cosa sia dovuta.
Gli si siede affianco, scrutandolo divertita «Sei agitato per domani?»
Solleva le spalle «No. Adesso non più» le accarezza i capelli «Buona fortuna per domani, con la dottoressa.»
Shiba lo guarda di sfuggita.
Ripensa a Mitsui, ai suoi tiri da tre puliti e che le tarpano sempre il fiato nei polmoni.
Non è lei quella che ha bisogno di fortuna.


Mitsui ha la nausea.
Fissa la panchina del Ryonan sperando che una voragine si apra sotto i loro piedi e li risucchi tutti ma a quanto pare il Diavolo quel giorno ha deciso di prendersi le ferie.
Prende un profondo respiro quando sente il suo nome risuonare nell’altoparlante e quei deficienti dei suoi amici appellarlo con nomignoli che vorrebbe far loro ingoiare. Mitchi… Nemmeno sua madre lo chiama così! Cioè, non più… Ricorda che quando era piccolo quel vezzeggiativo pascolava leggero fra le loro chiacchiere.
Si avvia a centro campo cercando di apparire il più tranquillo possibile, col pensiero rivolto all’allenatore Anzai.
Lancia uno sguardo sugli spalti: di Shiba non c’è traccia.
La partita non è ancora cominciata ma per lui è come aver guadagnato una sconfitta.


Akira non ha la nausea.
Fissa la panchina dello Shohoku, l’adrenalina che gli pompa nelle vene.
È sicuro di farcela, si sono allenati così tanto.
L’allenatore Taoka li motiva, li sprona, ricorda loro tutti i sacrifici che hanno compiuto per arrivare a quel punto e ora che il traguardo è a portata di mano, non possono di certo farselo sfuggire.
Pensa che se dovessero perdere, c’è comunque la finestra di Nana aperta.
Ma, beh… Non è una consolazione.
Non adesso.
 


[1] B.C. Ryonan High School: Maglietta del Ryonan che indossa Sendoh alla fine dell’amichevole con lo Shohoku (cap 48).
 


Buondì ♥
Sì, lo so, sono in ritardo come mio solito ma a mia discolpa posso dire che ho perso del tempo a buttare giù anche i prossimi capitoli, così spero di non perdere le mie solite ere prima di pubblicare.
Qualche appunticino sul capitolo (che è lungo lungo, più del solito):
-So che il primo incontro tra Shiba e Mitsui è già stato descritto ma mi sono resa conto che lo avevo solo accennato quando in realtà mi sarebbe piaciuto da morire descriverlo un po’ più nel dettaglio, così ne ho approfittato;
-Stando al manga/anime, Anzai sta male mentre lo Shohoku siede sugli spalti durante la partita Kainan-Ryonan; per esigenze di trama ho dovuto cambiare un po’ le cose, spero possiate perdonarmi questa piccola licenza poetica.
Infine, alcune parti mi sembrano un po’ troppo veloci ma il mio cervello si è rifiutato di partorire qualcosa di più corposo e conoscendomi, so che col passare del tempo rischierei solo di incasinarmi di più rischiando di non pubblicare affatto. C’è comunque tutto quello che volevo dire/mettere quindi spero che il risultato non sia uno sfacelo!
Ringrazio infinitamente chi continua a leggere questa fanfiction, chi la segue in silenzio e chi l’ha aggiunta da qualche parte. In particolare ringrazio Ice_DP per aver commentato il capitolo scorso; grazie infinite del supporto che mi dai sempre, non immagini nemmeno quanto felice mi rendi ♥
Come al solito invito chiunque abbia voglia/tempo a lasciarmi un commentino, le critiche negative o positive sono sempre ben accette :)

Alla prossima!
HeavenIsInYourEyes.

 

   
 
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