L’uragano dopo la tempesta
šsšt›s›
Era tutto molto tranquillo nella foresta. Il sole faceva capolino
dietro le montagne, appena sorto dopo la lunga notte. Solo una leggera brezza
agitava le fronde degli alberi, lentamente. Li accarezzava. C’era una gran pace
adesso. Non si udivano più quei suoni agghiaccianti, kunai
che spaccavano ossa, rocce gigantesche in frantumi e grida. Certo,
le tantissime chiazze di sangue sul letto del bosco e i corpi che ancora
stavano recuperando non potevano lasciare pensare ad altro. In vero avevano
vinto, ma a che prezzo?
<< Tranquilla, disinfetto la ferita e poi la fascio. E’
superficiale >> disse con l’ombra di un sorriso Sakura,
concentrandosi nelle sue arti curative.
<< Ne arrivano altri sono...sono...gli
ultimi quattro! Ci sono tutti! >> gridò uno all’ingresso della grotta
organizzata a mo’ di infermeria.
Sakura sollevò il viso di
scatto, portando l’attenzione sulla soglia della loro tana.
<< Oh mio Dio... >> si portò le mani alla bocca,
tremante << siete vivi! >>
Si alzò lentamente, poi corse all’ingresso, gli occhi verdi sempre
fissi su quello scompigliato biondo del suo migliore amico con qualcuno in
braccio e sugli altri due, dagli occhi bianchi.
<< Come state? Di cosa avete bisogno? Siete feriti? >>
Sakura sollevò le dita sui
loro visi, sulla fronte di Naruto, per fortuna
candida, non aveva ferite gravi ma solo superficiali; poi sulle spalle di Neji e sulle guance di Hinata,
lui la teneva stretta a sé e sembrava preoccupato, ma erano tutt’interi.
Poi la sua attenzione andò a quel ragazzo con i capelli rossi che Naruto proteggeva con tanta tenerezza. I suoi occhi erano
chiusi, serrati, corrucciati.
<< Cos’ha? >>
<< Emorragia interna... >> balbettò Naruto con occhi vacui.
<< Bisogna subito curarlo! Piano, aiutami a stenderlo su
quella barella! >> esclamò Sakura, seguendo i
momenti dell’amico capendo quanto potesse essere
provato in quel momento.
<< Andate, andate ci penso io qui. Li, vedete? A sinistra,
ci sono degli apprendisti abbastanza in gamba. Tanto le vostre ferite sono
superficiali >> disse Sakura, carezzando ancora
una volta la guancia della giovane Hinata.
<< Sei stata coraggiosa a stare in prima linea. Il tuo clan
sarà fiero di te. >>
Hinata abbozzò un sorriso,
appoggiando stancamente il capo sul torace di Neji,
mentre i tre sparivano alla vista del medico-ninja.
Sakura iniziò a sbottonare
la blusa di Gaara, cercando di essere
celere quanto attenta. Quel ragazzo non apriva gli occhi. Era svenuto? Era così
grave?
Gli scoprì il torace, tolse tutte le fasciature di garza e tutto
ciò che stringeva, optando per spogliarlo completamente. Era imbarazzante
averlo tutto nudo sotto i propri occhi, ma in un momento come quello il lavoro
del medico doveva essere rapido e non badare a formalità e pudore.
Mentre lo spogliava, individuò la ferita. Si portò le mani alla
bocca, spaventata da quanto potesse essere profonda. Portò le mani su di essa e si concentrò più che poteva, emanando tutta la sua
energia curativa.
<< Portami... >> disse senza fiato, ancora scossa.
<< Portami delle garze e distilla il disinfettante da lì! In fretta!
>> ordinò ad una ragazza li accanto che con un
rapido mezzo inchino, schizzò a portarle quanto aveva richiesto.
Sakura era preoccupata.
Cercava di concentrarsi il più possibile ma tremava
per la paura di vederlo morire sotto i propri occhi.
<< Sakura-sama...è profondissima.
Povero ragazzo... >> mormorò sconvolta la ragazzina, una volta tornata
con l’occorrente.
<< Ce la farà, vedrai. Aiuta gli altri alle prime barelle
>> le disse ancora, così l’apprendista annuì e corse via.
Non distolse mai lo sguardo dalla ferita, strinse i denti e
raddoppiò la potenza della tecnica. Con la mano destra restò sulla ferita a
curarla poi con la sinistra dispiegò la benda che immerse nel disinfettante.
Avvolse poi il ventre di Gaara con quest’ultima,
fasciandolo ancora con altre garze pulite.
<< Ah... >> un gemito di dolore che rese felice Sakura più che mai. Gaara si
stava riprendendo.
<< Non muoverti, resta disteso
>> disse appena, ormai quasi priva di forza, continuando a usare le sue
tecniche.
<< Dove...dove sono? >> sussurrò lui con voce flebile.
<< E’ finita, abbiamo vinto. Questo posto è un infermeria di fortuna >> spiegò Sakura,
sorridendo nervosamente per lo sforzo.
Gaara sbattè
le palpebre, guardandola dal basso. Sopra di lui, china, la fronte contratta
per lo sforzo.
Sakura tolse le mani
smettendo di usare la sua tecnica. Sembrò perdere per un attimo le forze,
rischiando di svenire, e Gaara fece per alzarsi
stendendo una mano verso di lei.
<< Resta...resta disteso. Non muoverti. Ce la faccio
benissimo >> disse testarda, imponendosi di restare vigile per finire il
lavoro.
<< Mi hai salvato la vita? >>
<< Beh...si >> soffiò senza
guardarlo, prendendo un’ultima garza. La dispiegò tra le mani. Fece camminare le
dita sul ventre di Gaara, lentamente, e sfiorandolo appena
percorse tutto il torace fin quasi all’inguine, cercando di sentire il sangue
pulsare nelle vene e il calore diffondersi di nuovo nel corpo.
<< Ora puoi sollevarti a sedere, ma piano >> gli disse,
così lui si sollevò lentamente, mettendosi a sedere e reggendosi con le braccia
muscolose sulla brandina.
Sakura si inginocchiò davanti
a lui seduto a cavalcioni all’estremità della brandina, gli passò l’ultima garza attorno al basso ventre,
strappandone poi l’ultimo lembo con i denti. Quando sollevò lo sguardo, Gaara aveva le labbra appena dischiuse, quasi a voler
catturare meglio ossigeno. Sakura rimase quasi
paralizzata sotto il suo sguardo limpido.
<< Non...non muoverti velocemente
per almeno tre giorni, altrimenti la ferita si potrebbe riaprire >> gli raccomandò.
Poi, istintivamente, si sollevò e gli passò le mani intorno al
collo, facendo scorrere lentamente le mani anche sulle spalle e appena dietro,
lungo le braccia. Le sue dita sapienti sfiorarono ogni centimetro della sua
pelle, sotto il silenzio del suo paziente. I suoi occhi da medico esperto
vagarono per un po’ sul corpo di lui, alla ricerca di qualche altra piccola
ferita.
D’un tratto il suo polso fu trattenuto dalle dita affusolate del
ragazzo che stava toccando.
<< Ti ho fatto male? >> chiese prontamente Sakura, con il polso ancora imprigionato.
<< No...ma non toccarmi così >> fece Gaara, ma non risultò cattivo o nervoso. Anzi, sembrava
implorante.
<< Scusami...controllavo che non avessi altre ferite o
graffi >> disse lei, con voce persa.
Ma Gaara non lasciò quel polso. Le sue
dita scivolarono solo su, intrecciandosi con le dita di lei. Sakura seguì quel movimento inaspettato e quando tornò a
guardarlo in viso, lesse nei suoi occhi uno strano
desiderio.
<< Ti...ti aiuto a rivestirti >> farfugliò,
lasciandogli la mano.
Si voltò a prendergli gli abiti, velocemente. Lo aiutò ad
indossare la blusa nera, chiuderla appena senza stringerla, dicendogli che
avrebbe fatto meglio a non indossare borse o cinghie troppo strette su tutto
l’addome e soprattutto in prossimità dell’inguine. Rivestendolo, s’impose di
guardare tutto fuorché il suo viso, ma per tutto il tempo avvertì gli occhi di Gaara fissi su di lei.
<< O-okay, adesso puoi andare! Naruto era preoccupato, lo trovi lì, accanto a Neji ed Hinata! >> esclamò
voltandosi sul tavolo dei medicinali, iniziando a sistemare le garze e le erbe.
Non si voltò più, ma lo sentì esitare e osservarla, per poi allontanarsi dopo
una manciata di minuti.
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Quella sera il villaggio di Konoha era
immerso nei petali dei fiori di ciliegio e tutti erano in festa per
Era passato un mese dalla loro vittoria e i festeggiamenti erano
anche per il mese intero di pace e tranquillità.
Ma lei si sentiva sola. Quella sera aveva indossato un kimono
verde bottiglia con disegni rosa stilizzati, aveva raccolto i capelli e si era
preparata ad uscire con i suoi amici. Formavano un bel gruppo, loro, ma lei si
sentiva stranamente insoddisfatta. Come se non riuscisse ad essere felice come
tutti gli altri che quella sera si stavano divertendo. Ridevano, scherzavano e
lei si sentiva messa un po’ in disparte. Sola.
Aveva ripensato molto a quel giorno di un mese
prima. Sentiva ancora il cuore di Gaara
pulsare fortissimo sotto le sue mani nude che scorrevano sulla sua pelle nuda
anch’essa; ricordava quegli occhi bruciare su di sé e quei muscoli fremere
sotto il suo tocco. L’aveva fatta sentire viva. Come un fuoco dentro s’era
acceso, e poi da quel giorno mai più. Come dimenticare simili emozioni? Come
sperare di non sentirne la mancanza?
<< Gaara, no, non ci posso
credere! Che ci fai al nostro villaggio! >> sentì gridare Naruto sopra le voci e le risa.
Alzò gli occhi di scatto davanti a sé. Gaara avanzava
verso di loro, con accanto Temari
e Kankuro che alzarono le mani per salutarli.
Sakura si bloccò dietro gli altri, che a loro volta si erano
fermati per salutare i nuovi arrivati. Vide subito gli occhi di Gaara vagare tra la folla dinanzi a lui e poi posarsi su di
lei. Il suo viso assunse un’espressione colpita. Attraversò tutti, quasi
noncuranti e presi nel loro chiacchierio e nei loro racconti e domande,
raggiungendola.
Sakura non l’aveva mai visto così. Indossava un kimono nero con
delle piccole foglioline azzurre stilizzate, elegante e raffinato. Era così
incredula di vederselo davanti, che non si accorse dell’ espressione
estasiata che lui aveva dipinta in viso.
<< Gaara...come
stai? >> esordì lei, con un sorriso.
<< Ti devo ringraziare. La ferita
si è rimarginata perfettamente, c’è solo una cicatrice sottile >> rispose
lui.
<< Sono contenta. Quando sei
arrivato da me ero spaventata. Era molto profonda >> disse Sakura e le sue mani corsero inconsciamente al ventre di Gaara. Poi si bloccò.
<< Oddio scusami! E’ un riflesso
condizionato dei medici...>>
Ma non finì di parlare che la mano le
fu bloccata e portata dentro il
risvolto del kimono. Gaara le portò le dita sulla
ferita, facendole scorrere lungo la sottile cicatrice rialzata della pelle, che
iniziava dall’ombelico e scivolava obliquamente verso l’inguine. Quando scese all’estremo
infondo, Sakura si ritrasse, imbarazzata.
<< Sakura...
>>
<< Mh?
>> mormorò appena, senza voltarsi a guardarlo.
<< Sakura,
guardarmi >> disse.
Due mani decise le presero il viso,
alzandolo verso di lui. Finalmente poté specchiarsi in quegli occhi color del
cielo.
<< Tu mi hai salvato la vita
>> fece. << Ti ho visto quando stavi per
svenire, dopo avere usato la tua tecnica curativa. Rischiavi di sentirti male
solo per salvarmi. Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me. >>
Gaara sollevò leggermente le dita arrivando a sfiorarle i capelli
tenuti alti dal fermaglio, lasciando i palmi sulle sue guance.
<< Che nome perfettamente adatto.
Sei così bella e così dolce, come questi ciliegi in fiore >> sussurrò.
Delle piccole lacrime bagnarono le mani
chiare di Gaara, prima che il ragazzo si accorgesse
che Sakura stava piangendo.
<< Grazie, Gaara...>>
<< Grazie? Perché, Sakura...>>
<< Perché quando sto con te mi
sento di nuovo viva. Sei tu ad avermi dato la vita, quel giorno. Non io.
>>
Non riuscì neanche a ragionare. Ed in
più non voleva, un fortissimo connubio. La vista annebbiata da quelle belle
lacrime e un’improvvisa sensazione di calore sulle sue labbra, quando Gaara scese a sfiorargliele. Lento, poi si allontanò appena
e Sakura si sporse, dischiudendo le labbra per
riprendersi quel bacio. Così Gaara le catturò in un
bacio passionale, le mani scesero sui fianchi e si strinsero, mozzandole il
respiro.
Le sue dita salirono al viso di Gaara, ficcandosi nei suoi capelli.
<< Sakura,
voglio fare l’amore con te... >> le sussurrò ad un orecchio, baciandola
sul collo. << E’ da quel giorno che voglio fare l’amore con te >>.
Sgusciarono lontano da tutti, senza
essere visti.
Sakura lo condusse a casa sua, tra la folla, le strade piene di
persone, sapendo che con la festa in corso nel villaggio, i suoi non sarebbero
rientrati prima di notte fonda.
Non aprì nemmeno la porta, che Gaara già le stava sfilando il kimono.
Mani, bramose, scorrevano lungo il suo
corpo e
Fare l’amore con lui fu qualcosa di
esplosivo. Sentirlo dentro di sé e quelle labbra sulla propria schiena e quelle
mani su tutto il suo corpo, il bacino contro il suo, pelle
contro pelle, caldo, fuoco, amplesso. Fu vorace, passionale, affamato. Fu
necessario, importante, atteso. Fu un’esplosione d’energia, fu il culmine e
l’inizio. Fu l’amore, in una manciata di attimi, in un
miliardo di sensazioni.
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Ho
scritto ieri sera questa storia e oggi l’ho un po’ riletta. Non so perché mi
piaccia particolarmente questa coppia, su deviantart
ne ho fatto anche due pagine di fumetto. Non avevo mai scritto nella sezione Naruto, però. Spero di essere stata all’altezza.
Baci,
Erin.