Questa schifezzuola non era
in programma, l’ispirazione, se ispirazione si può chiamare, mi è venuta ieri
all’improvviso mentre aspettavo il mio autobus maledicendo la scarsa puntualità
dei mezzi pubblici e andando incontro a un congelamento graduale che partiva
dalle appendici (mani piedi orecchie e punta del naso) per arrivare fino alle
midolla. Probabilmente mi si era congelato anche il cervello… Il risultato è il
seguente.
Frozen
Era
una fredda notte d’inverno, l’ aria era fredda limpida e tersa. Quasi
cristallina. Il rifugio in cui alloggiava il team era ad alta quota, isolato,
lontano dal rumore e dalle luci cittadine.
La
stellata era davvero meravigliosa, di quelle stellate che si vedono solo in
montagna, sembrava che Dio improvvisatosi pittore avesse spruzzato di mille
diamanti il concavo manto oscuro del cielo; la via lattea si vedeva
chiaramente, attraversava il firmamento in tutta la sua biancheggiante
luminosità; la luna nuova era uno spicchio sottile, permetteva ai piccoli astri
di rifulgere in tutto il loro splendore non eclissati da un bagliore più grande
e sembrava quasi un sorriso.
Uno
spettacolo davvero mozzafiato.
Questo
pensava Sakura mentre se ne stava seduta accanto a Sasuke e Naruto. Erano su
una panchina appena fuori dalla baita, con i nasi all’insù sotto la stessa
coperta. Se non lo avesse saputo avrebbe potuto giurare di essere tornata a
quando avevano dodici anni, alle loro prime missioni.
Ne
erano cambiate di cose da allora, ma incredibilmente atmosfera che si respirava
nei momenti come quelli era rimasta immutata.
“E’
bellissima” sussurrò Naruto estasiato “Hn” approvò il moro “Peccato che faccia
davvero freddo, ho le mani ghiacciate” aggiunse la ragazza.
“Dammele”
sorrise il biondo prendendole e chiudendole in una sua, con l’altra prese
quella di Sasuke “Da qua ghiacciolo bastardo, hai sempre la temperatura
corporea di un cadavere” ghignò. La mano era calda grande e rassicurante, come
quella di un fratellone. Non aveva più freddo.
La
rosa si strinse di più nella coperta esalando un sospiro soddisfatto. Era
felice.
Stettero
così per un po’.
Mentre
si allontanava per raggiungere Sai, che li aveva lasciati da poco e si stava
facendo un caldo bagno ristoratore, sentì un urletto scioccato alle sue spalle
“Ma
sei freddissimo, la mano che non ti ho tenuto sembra ibernata.”
“Io
so un buon posto dove scaldarla”
“Ovvero??”
“Le
tue mutande di un idiota biondo”
“Non
è colpa mia se sono tremendamente hot”
Una
risata soffocata e rumore umido di baci.
Si
girò e gridò sorniona “Ragazzi contenevi, ultima volta che l’avete fatto sulla
neve avete preso un raffreddore da record e dopo tocca a me curarvi”
Lo so è un idiozia colossale
oltre che decisamente insensata, ma non ho potuto fare a meno di scriverla. Non
ha senso.
Fatemi sapere…