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Autore: Myrmec    27/09/2015    0 recensioni
Fulmini lacerarono il cielo, in direzione della roccaforte nemica che non era più sola, nella sua ombra: una lunga macchia scura s'andava incamminando dalla città alla pianura sterile, intonando una silenziosa canzone d'incubo e morte. L'esercito dei Managhul si era degnato di ingaggiare battaglia e ciò poteva significare solo morte e tortura per tutti i feriti, l'unico diletto per quegli esseri dannati.
-Ritirata! Dobbiamo ritirarci! La battaglia è persa!-
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un vento carico di morte e putrefazione si animò nella pianura deserta, ricca solo di piante secche. Una macabra cantilena serpeggiò tra i soldati in marcia attraverso quella landa desolata, canzonando il fumo che si levava dagli incendi dei villaggi depredati e distrutti. La città-fortezza nemica, distante dall'esercito solo poche miglia, sovrastava qualunque oggetto del panorama, lasciando una macchia scura, incombente, a stagliarsi contro l'orizzonte. I soldati, circa trecento uomini, camminavano compatti in quella desolazione, chiusi nelle loro armature d'acciaio color sabbia, con drappi rosso vermiglio. A capo di essi c'era un cavaliere, indossante una corazza verdastra e meno imponente delle altre, che lasciava scoperti punti più o meno vitali, coperti da una misera veste. Al fianco portava una piccola balestra mentre sulla schiena, di traverso, vi era un'arma bianca a due lame, una lunga che percorreva tutta la colonna vertebrale e una corta, opposta, collegate dall'impugnatura. Lungo la scanalatura della prima lama vi erano quattro fori, disposti orizzontalmente, utilizzabili per una presa secondaria durante il combattimento.
Originariamente, quell'esercito era stato composto da quasi duemila uomini, tra balestrieri, soldati imperiali, mercenari e alcuni civili. Ma ora quasi tutti erano scomparsi, divenuti cadaveri o già polvere, inceneriti o mangiati. Nessuno si era fermato a piangerli, nessuno a degnarli di una sepoltura con tutti gli onori meritati. In quella guerra, come in tutte le altre, i caduti venivano dimenticati.
Il capitano era però sopravvissuto e con lui una frazione di compagnia, comprendente alcuni veterani e ben poche reclute, perite, quest'ultime, in gran numero già nelle prime fasi della spedizione. Le poche macchine d'assedio erano state perdute durante l'attacco ad un villaggio fortificato, mentre le vivande erano ormai finite da quattro giorni, eccezion fatta per le razioni di emergenza, oramai scarse anch'esse.
La capitana Sterral rallentò la cavalcatura, poi fece cenno al reggimento di fermarsi. Il tenente più vicino, un certo Jorel, si avvicinò cauto e affiancò il suo superiore -Signora...- tentò lui, ma un gesto lo zittì.
Dopo qualche secondo di silenzio, la capitana parlò -Lo senti anche tu?-
-Cosa, signora?-
-Fremiti nel suolo... e sibili-
Il tenente prestò attenzione al paesaggio e tese l'orecchio, ma parve non capire -Non sento niente, signora-
-Dannazione!- sibilò Sterral. Non fece in tempo ad avvertire nessuno che il terreno parve esplodere, frantumarsi in mille pezzi, e dai buchi venutisi a creare comparvero le bestie dell'abisso, la prova vivente dell'esistenza dell'inferno sulla terra -All'armi! Disporsi a difesa!- la capitana urlò, ma nessuno riuscì ad afferrare, nessuno si mosse abbastanza in fretta.
Le creature erano alte quasi quanto un uomo, gobbe, con aculei semirigidi sulla schiena, in grado di perforare tessuti viventi o corazze ma anche di inglobarsi nella carne per non essere d'impedimento nei movimenti sotterranei. In caso di pericolo o necessità, esse erano capaci di spararli a velocità e forza impressionanti verso l'esterno, trasformandoli in dardi mortali che sarebbero poi ricresciuti senza alcun problema se l'esemplare fosse rimasto in vita abbastanza a lungo.
Erano provvisti di una corta coda, rossiccia e priva di peluria come il resto del corpo, eccezion fatta per pochi peli sulla parte inferiore della pancia. Le parti più pericolose, però, erano gli arti e la bocca: unghie e denti erano cavi in modo tale da poter inoculare un veleno potente in grado di agire sul sistema nervoso, intaccandolo all'istante e trasformando le vittime in potenziali bombe velenose. Infatti, il veleno, in grandi quantità, diventava instabile e molto suscettibile ai movimenti. Per questo motivo, le ghiandole che lo contenevano erano divise in varie zone del corpo.
Oltre a queste caratteristiche, essi erano dannatamente veloci anche appena usciti dalle fosse da loro scavate e questo gli permetteva di prendere alla sprovvista anche i nemici più esperti.
E così accadde.
L'ondata si rovesciò sui soldati impreparati. L'impatto frontale ebbe l'effetto sperato da tali creature, poiché quasi nessuna venne ferita mentre gli uomini vennero macellati e sbranati vivi. La capitana fece appena in tempo ad afferrare la sua arma e ad abbattere un mostro con la sua balestra che la sua cavalcatura venne colpita, ritrovandosi con tutte e tre le robuste gambe mozzate. L'animale stramazzò al suolo e una delle numerose bestie vi si gettò contro, affamata, con la bava che colava rapida dalla sua bocca.
-Capitano!- urlò ansante il tenente vicino a lei -Cosa diavolo sono queste bestie?-
-Sono i Dragjal! I demoni dell'abisso!- la sua arma ne falciò uno, tagliandogli tutto un fianco, ma questo continuò la sua corsa gettandosi sopra ai soldati imperiali. Un altro si lanciò su di lei puntando alla gamba scoperta, ma l'armatura ruotò posizione, trasformandosi in un gambale provvisto di rostro, oggetto che andò a rovistare con violenza all'interno del cranio del mostro, il quale cadde al suolo, privo di vita. Un altro pezzo di armatura arrivò frettoloso alla mano, costruendo una specie di sfera, sotto al palmo, dalla quale Sterral fece scaturire un lampo. Un Dragjal venne centrato alla testa ed il lezzo di carne bruciata si fece sentire misto al sangue fresco che continuava a fluire da morti e feriti.
Fulmini lacerarono il cielo, in direzione della roccaforte nemica che non era più sola, nella sua ombra: una lunga macchia scura s'andava incamminando dalla città alla pianura sterile, intonando una silenziosa canzone d'incubo e morte. L'esercito dei Managhul si era degnato di ingaggiare battaglia e ciò poteva significare solo morte e tortura per tutti i feriti, l'unico diletto per quegli esseri dannati.
-Ritirata! Dobbiamo ritirarci! La battaglia è persa!- Sterral gridò a pieni polmoni. Forse qualcuno la sentì, forse no, ma i soldati avevano già preso a ripiegare più o meno ordinatamente, lasciandosi dietro una scia di sangue, di cadaveri e di carcasse.
-Signora! Abbiamo comp...- Un soldato le corse incontro guardando l'orizzonte, ma un demone gli arrivò addosso. I suoi artigli iniziarono a giocare con le sue budella, straziandole e decorando con essere il nudo terreno. Gli intestini erano ancora tra i suoi denti quando la sua testa venne tagliata di netto dall'arma di Sterral. Ella si mise a correre, schivando gli attacchi e menando falciate a destra e a manca, ricongiungendosi con i propri soldati, oramai decimati. I demoni diminuirono i loro effettivi e, ad un certo punto, si disimpegnarono, lasciando a terra i morti. I soldati superstiti rimasero sorpresi per quella manovra e si misero a esultare per il mancato massacro. Tutti si misero a guardare tra i corpi per cercare feriti, mentre alcuni restavano di guardia per timore di un attacco a sorpresa.
-Signora!- si avvicinò un soldato -Se ne sono andati!-
-Non è possibile-
-Non c'è più traccia di nessun nemico, neanche all'orizzonte! Forse non rappresentiamo più una minaccia per loro?-
-Ne dubito fortemente, soldato. Restate all'erta-
Con pochi passi ella si allontanò dalla scena e raggiunse una roccia, sopra alla quale si arrampicò brevemente per osservare meglio il terreno circostante, dove nessuna attività nemica era presente. -E' strano, questo- la sua voce era bassa, quasi un sibilo -E' molto strano-
-Strano?- Una voce, dietro di lei. Una voce fredda come il ghiaccio e proveniente dal profondo dell'inferno -Direi, piuttosto, divertente. Non hai più uomini, sei sola. Arrenditi-
La donna si voltò, esterrefatta. I corpi dei suoi soldati erano riversi al suolo in pozze di sangue, tutti presi alle spalle, di sorpresa. Tra i cadaveri si aggiravano figure scure, quasi impalpabili, proprio come quella che si trovava oramai davanti a lei.
Un sorriso, un ghigno, comparve sul suo volto -Oh, no... questo mai!-

   
 
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