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Autore: kissenlove    27/09/2015    4 recensioni
Salve, ragazzi!
Visto e considerato che sono una fan sfegatata della Amuto, e come tutti voi altre fan voglio che loro stiano insieme, perché sono destinati dalla chiave e il lucchetto, ho deciso di scrivere e pubblicare una raccolta di momenti dedicati a Amu Hinamori e Ikuto Tsukiyomi, in cui forse verranno soddisfatti molti dei tanti desideri dell'anime.
“Io ti odio Ikuto!” - gli gridai in faccia innervosita, vomitando tutto l’odio che in quel momento provavo per lui. Odiavo il modo in cui si poneva nei miei confronti, odiavo quei suoi capelli che ricordavano tanto il pelo di un gatto, detestavo quando quel sorrisetto da insulso idiota gli si disegnava in faccia, quando spesso mi prendeva in giro. Lo odiavo con tutta me stessa, perché mi sconvolgeva, perché mi faceva provare un sentimento troppo complicato.
Quando fui convinta di averlo ferito con quelle parole, piene di ribrezzo, fu in quel momento che i suoi occhi incontrarono i miei ambra, e che mi annullarono totalmente come tutte le altre volte. - “Davvero mi odi Amu? Dimmelo sinceramente.” -
Silenzio penetrante.
“No. Non ti odio..” mormorai a me stessa. “Non l’ho mai fatto.”
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                      Secondo momento
                                                                      ~sbronza notturna





<< Ehi Amu! >> 
Una voce abbastanza allegra e energica si levò al cielo dietro alle mie spalle, tanto che mi girai per osservare la figura alquanto snella di una appartenente ai guardiani, che riconobbi essere Yaya. 
<< Yaya! >> esclamai, vedendola frenarsi improvvisamente che si alzò un po’ di polvere e mi parve di vedere del fumo a seguito del forte sfregamento fra le suole e l’asfalto. La esortai a respirare a fondo prima di parlare, la vidi piegarsi leggermente in avanti, con un movimento convulso del busto e una volta concluso si alzò. 
<< Buongiorno, innanzitutto >> le dissi, avevamo persino dimenticato le buone maniere?
<< Giusto, Amu. >> ammise dispiaciuta. << Buongiorno! >> 
<< Bene, come mai correvi così tanto? >> le chiesi, sviando il discorso da tutt’altra parte. 
<< Oh, volevo avvertirti di una cosa... >> cominciò. << Aspetta, non ricordo cosa però. >> 
<< Va bene, Yaya. Pensaci con calma e mi fai sapere. >> dissi io. 
Yaya si portò una mano alla tempia, in silenzio, per cercare di ragionare con calma sulla questione che si era - momentaneamente rimossa - dalla testa, visto tutta quella fatica che aveva messo in subbuglio la sua memoria. 
<< Dai, non fa niente. >> ripetei pacata. 
<< No, Amu! Sono certa di star per ricordarmelo. >> proferì con un certo bagliore di determinazione nello sguardo, e io di certo non potei aggiungere altro, se non starmene ferma, a pochi passi dal cancello, vedendola rovistare con entrambe le mani nella sua borsa, in cerca di qualcosa di importanza rilevante. 
<< Trovato! >> esultò, e vittoriosa sventolò il suddetto foglio stropicciato. << Allora... >> 
<< Ma scusa... cos’è? >> la interruppi. 
<< Un promemoria. Lo ha scritto Tadase, nel caso in cui mi fossi dimenticata di ciò di cui volevo parlarti. >> 
<< Bene. >> mormorai, facendole cenno di leggere ciò che vi era scritto. 
Yaya lo aprì, e ne lisciò gli angoli davanti al mio volto curioso, per poi iniziare ad intonare con enfasi. << Si comunica che stasera, a casa di uno dei guardiani, si terrà lo Champagne Party e che tutti sono tenuti a partecipare. Firmato King Tadase. >> finì, chiudendo velocemente la sottospecie di promemoria. 
Io rimasi molto confusa, non avevo mai partecipato a un simile party né tantomeno ne avevo visto uno. 
<< Ehm, non ci ho capito assolutamente niente. >> le riferii. 
<< Perfetto. Vuoi che te lo spieghi? >> 
<< Se puoi sì. >> 
Yaya si dispose la cartella sulle spalle, mettendo su un’aria quasi da snob. 
<< Si tratta di una festa, che è famosa solo tra noi guardiani, e non la conosci perché è stata una novità che abbiamo introdotto l’anno scorso, e tu non facevi ancora parte dei guardiani come Jolly. >> 
<< Ma non mi hai detto niente sullo svolgimento. >> la rimbeccai. 
<< Aspetta! Come sei ansiosa! >> continuò, e io dovetti restare in silenzio, perlomeno finché non finiva la spiegazione. << In questa festa ci sbizzarriamo con tanti giochi, e in più beviamo. Kukai porta una o due bottiglie di champagne, mentre Tadase l’anno scorso si è preso una bella sbornia... dovevi vedere. >>
Iniziai a immaginare sporadicamente le scene di un Tadase spodestato della sua regalità, fuori di testa, con uno scadente senso dell’umorismo, e mi venne da ridere. 
<< Amu, ti prego non dirglielo altrimenti mi mangia. >> 
<< Tranquilla Yaya, sarò una tomba. >> 
<< Non credo che Tadase voglia una nuova sbornia questa volta... >> pensò Yaya. 
<< Penso di sì. >> assentii, ma poi mi sorse un profondo dubbio che aveva iniziato ad avanzare dentro di me, come una sorta di presentimento. << Yaya, dove si organizzerà questa festa? >> 
Lei mi guardò con occhi penetranti, spingendosi più verso al mio viso. 
<< Mi sembra ovvio. >> 
<< Cosa? >> mormorai. 
<< Da te. >> fu la risposta. 
Io scattai come una molla a pressione, avventandomi su di lei, mentre la piccola guardiana si faceva scudo con una mano, frenando la mia ira omicida. << Ma come ti viene in mente! >> le urlai. 
<< Perché? >> domandò. << Sarà divertente. >> 
<< No, affatto. >> dissi di nuovo in risposta. <<... Ti è passato per la testa che i miei al vedermi con tutte quelle bottiglie - anzi più propriamente al vederci - commetteranno un omicidio - propriamente il mio- ? >> 
<< Perché ripeti sempre propriamente? >> 
Io rimasi in silenzio, conscia di non saperle dare una spiegazione esaustiva. 
<< Sono nervosa, perciò. >> mentii. 
<< Rilassati. >> esclamò la guardiana. << I tuoi dovranno uscire... e tua sorella Ami... se la porteranno dietro. Vedrai, non ci scopriranno. >> 
<< E questo tu lo chiami piano! >> replicai. 
<< Mi è venuto in mente soltanto questo. >> 
<< Al massimo verrò messa in punizione per un anno o due... >> 
<< Andrà tutto bene. Fidati. >> cercò di dirmi Yaya, ma ciò non faceva altro che invigorirmi il timore. 
<< Sì io mi fido, però.. non so fino a cosa potrà arrivare l’ira dei miei. >> 
<< Oh, Amu. Sta calma, sarà un party spettacolare! >> esclamò, saltellando come un coniglietto. 
<< Facile a dirsi... >> mugugnai, imbronciata. << Sarei stata fortunata solo ad essere messa in castigo. >> 
Yaya non mi stava più ascoltando, era entusiasta della festa che si sarebbe tenuta - per forza - a casa mia, ma non aveva più dato peso al mio rifiuto, e io quindi ero stata purtroppo costretta a partecipare allo stupido piano per andare incontro alla mia grande morte senza dolore. 


** 

La festa si sarebbe tenuta alle otto, da me, come si era deciso, o almeno come aveva deciso i guardiani. 
Per mandare via i miei avevo acquistato dei biglietti al cinema, sarebbero stati occupati con un film romantico e si sarebbero portati appresso anche la mia sorellina minore. Alle sette e mezza se ne erano andati. 
Ero rimasta in casa da sola, a preparare tutto per la festa, e intanto i miei Shugo Chara mi svolazzavano intorno.
<< Amu, sei sicura? >> iniziò Ran. 
Io alzai lo sguardo al cielo. Non ero molto convinta che ne sarei uscita incolume. 
<< A dir la verità, ho paura. >> dissi io, sospirando. 
<< Allora perché non hai detto a Yaya di fare la festa da un’altra parte. >> intervenne Suu, con tono dolce. 
<< Perché? A quella pazza di Yaya non puoi negare nulla. >> 
<< Ma scusa Amu, non era difficile dire che non potevi. >> tentò di nuovo Ran. 
<< Capitemi, non ho mai avuto amici ragazze. Adesso invece ne ho e me li voglio godere. >> 
Era la prima volta che mi svestivo del mio ruolo di fredda e cinica, adesso volevo provare ad essere la me, che anche quel gattaccio pervertito conosce ogni mio lato, anche quello più negativo, e nonostante io provi ad odiarlo qualche volta non ci riesco... ma adesso perché ad un certo punto mi metto a pensare a lui? 
Scossi la testa. 
<< Basta devo concentrarmi! >> esclamai ad alta voce. 
<< Concentrarti? >> ripeté Miki, aludendo che stessi pensando a qualcuno che non fossero gli amici. 
<< Sì, per la festa. Che avevate capito? >> domandai, mentre le mie guance prendevano a divenire rosse. 
<< Avevamo capito che nella tua testolina stesse vagando un nome che iniziava con “I” e finiva con “O” >> mi canzonò Ran, mentre io riabbassavo lo sguardo al pavimento, e mi allontanavo dal divano per riporre qualche bibita non analcolica nel frigorifero. Attesi una mezz’ora prima dell’arrivo dei miei amici guardiani, vi era anche i vecchi come Kukai, e i nuovi come Kairi e Rima; giunsero alla porta portandosi appresso una scia di sorrisi, Kukai aveva in mano una busta pesante ricolma di bottiglie di vetro del migliore shampagne, mentre Tadase era pacato e silenzioso come suo solito, accompagnato da Kiseki e da altri Shugo Chara, che si andarono a ricongiungere volando assieme agli altri miei quattro, sopra le nostre teste. Ci disponemmo a cerchio, in salotto; Kukai colse l’occasione di proporre qualche gioco per animare la festa. 
<< Allora ragazzi, cos’è una veglia funebre questa? >> 
Rima si riscosse. 
<< No! Kukai... facciamo qualche gioco. >> poi ci guardò a uno per uno. << Che ne dite ragazzi? >> 
<< Per me va benissimo. >> avanzò frizzante Yaya, alzando il il pollice all’insu. 
<< Tadase? >> lo chiamò Kukai, dandogli una forte gomitata nel costato. << Avanti, principino. Stasera ti voglio vedere ballare la samba sui tavoli come all’altro party quando ti - >> ma il principino ci mise una mano sul volto, evitandogli di concludere la frase, tanto che a quella pressione Kukai stava quasi per rimetterci le penne. 
<< E tu Amu? >> mi interpellò Rima. 
<< Scegliete voi. Io non ci gioco con questi giochi da bambinoni. >> mi mantenni fredda, come mio solito. 
<< Dai, Amu. Anche a te voglio vederti in qualche danza. >> ammise Kukai, regalandomi una strizzata di occhio. 
Io deglutii, profondamente imbarazzata. Il discorso sul gioco da scegliere proseguì, finché a Nagihiko non venne un’idea davvero fenomenale, per scogliere quel torpore funesto. 
<< Ragazzi, che ne dite di obbligo o verità? >> 
<< Sì, io ci sto! >> proclamò Yaya. 
<< Anche io. >> fece Kukai. 
<< Se ci giocate voi, ci gioco anche io. >> si fece coraggio Kairi. 
<< Sì lo ammetto, sembra divertente. >> mugugnò Tadase. 
Kukai gli si avvicinò paurosamente all’orecchio. << Ottima situazione per dichiararti. >> 
Il biondo sembrò morire, e assunse un’espressione strana, divenne pallido come un cadavere, con gli occhi fuori dalle orbite, lanciando ochiatacce di fuoco a Kukai, ma cercò di mascherare tutto con una grossa risata isterica. 
<< Guarda che se lo dici di nuovo ti ammazzo. >> 
Si decise di iniziare con obbligo e verità. Si dispose una bottiglia che aveva appena finito Kukai, già leggermente brillo, e si iniziò a farla girare in senso orario e antiorario; la prima scelta fu Tadase. 
<< Obbligo o verità? >> gli chiese Kukai, trattenendo fra le mani una nuova bottiglia. 
<< Verità. >> scelse l’interessato. 
La bottiglia riprese a girare, questa volta nella mia direzione. 
<< Ah, Amu! >> esclamò Kukai. 
Tadase deglutì, cercando di pensare con lucidità alla domanda da pormi, sperando non fosse stupida. 
Prese un respiro moltom profondo, poi mi chiese. << Che cosa provi per... me e cosa invece per Ikuto? >> 
Silenzio. Nella stanza calò un tacito silenzio, mentre Rima e Yaya mi scrutavano. 
Mi sentivo braccata, se avessi parlato probabilmente avrei detto solo ed esclusivamente la verità che da un po’ di tempo non faceva che ossessionarmi. << E-ehm... cosa provo per te? >> ripetei nuovamente. 
Tadase scosse il capo. 
<< Ma non era giusto! >> sancì Kukai, ora completamente andato. 
<< Cosa? >> 
<< Una sola domanda, Tadase. Non due! >> lo rimproverò. 
<< Le conosco le regole, e so che posso porle più di due. >> 
<< Ora tocca ad Amu rispondere. >> proclamò serio Kukai, dirigendo il suo sguardo sul mio, completamente travolto dalla confusione e dal timore di dire qualcosa che potesse ferire il principe; incapace di porgli una risposta corretta, decisi di rifugiarmi nell’unica bugia che sarebbe stata innegabilmente vera. 
<< Ragazzi, prima di rispondere.. posso andare in bagno? >> 
Kukai alzò un cipiglio. 
<< Non vuoi rispondere Amu? >> 
<< Vado in bagno e torno. >> continuai, alzandomi in piedi, e correndo via come rincorsa dai fantasmi, sulle scale, per dirigermi nella mia stanza. Questo voleva dire solo una cosa, o che non avevo che da dire perché non volevo ammetterlo, o che ero troppo spaventata per dire a Tadase che non ero interessata a lui, ma a un altro, e mi ponevo la prerogativa di non volergli fare alcun male. Quando mi fermai ai piani superiori, mi richiusi dolcemente la porta della mia camera, lasciandomi scivolare con cautela, appoggiata ad essa, con gli occhi socchiusi. 
<< Non posso scappare così. >> mi dissi, mascherandomi il volto con la mano, riversa sulle ginocchia. 
<< Non devo scappare, devo affrontarlo e dirgli ciò che sento per - >> ma mi fermai, perché avevo notato una cosa strana, dinanzi a me, e quella cosa mi fece issare in piedi, per avvicinarmi. << Ma... un momento.. >> 
La porta che dava sul balcone sembrava essere stata aperta. Non era del tutto chiusa, qualche centimetro aperta, ma che permetteva a un uomo di aver accesso molto facilmente. << Ma si può sapere chi è entrato qui? >> mi domandai, e il pensiero che fosse entrato qualche ladro mi fece trasalire. << No! Devo recuperare qualcosa per colpirlo. Io devo... eh.. >> indietreggiai di qualche passo, e mi girai, trovandomi a guardare con una certa perplessità in volto un ragazzo che si infiltrava sempre nella mia stanza - e nel mio letto - senza il mio permesso. 
<< Tu da dove sbuchi! >> gli urlai. 
Lui si tolse le mani dalle tasche del pantalone. 
<< Ho violato il tuo domicilio, Amu? >> 
<< Uhm, non dovresti essere qui Ikuto! >> 
Era Ikuto, e quella sera era forse più bello di tutte le altre volte. 
<< Perché? >> domandò, ma poi ci pensò su. << Ah, giusto... i tuoi amici guardiani sono qui. >> 
<< Esatto! Vattene. >> gli ordinai, facendo segno alla porta del balcone. 
<< E se io non volessi? >> 
<< Devi, Ikuto! >> gli urlai più forte. 
<< Che peccato.. non ho alcuna intenzione di abbandonarti e lasciarti andare a quella stupida festa. >> fece lui, con evidente faccia tosta. Solo dopo poco, notai oltre ai suoi magnetici occhi ametista, la presenza nelle sue mani di altre dieci bottiglie di champagne pregiato. << Ora solo noi festeggeremo. >> mi si avvicinò, spingendomi forzatamente nella parte dell’armadio.
<< Fammi uscire, o ti denuncio gattaccio! >> 
<< No. >> rispose lui, chiudendo l’anta. << Ora non fare storie, confettino viziato, e beviti queste. >> 
Mi mostrò due bottiglie di champagne; una era mia l’altra sua, voleva ubriacarsi e io dovevo seguirlo. 
<< No, sono astemia. >> 
<< Ti assicuro che starai benissimo dopo questi sorsi. >> mi assicurò, iniziando a bere. 
Non potevo fidarmi, ma i suoi occhi mi pregarono di farlo, ammiccante. 
Mi portai una bottiglia alla bocca, bevendo avidamente il contenuto dolciastro, però sapevo che a distanza di minuti mi avrebbe fatto male, ma nulla ormai importava in compagnia di Ikuto. Bevvi tutto, in un sol fiato, mi sentivo strana, libera, dannatamente sciolta del mio carattere insicuro, e lui di fronte a me si sdoppiò. 
<< I-Ikuto! Razza di pervertito, ti sei clonato? >> 
Lui si fece spuntare una risatina sulle labbra. Mi vedeva sbronza, e questo gli piaceva. 
<< Adesso, fammi uscire o ti denuncio veramente per disturbo alla mia quiete! >> 
Lui fece segno di no con la testa. 
<< Ma lo sai che sei.... >> mi portai lentamente dalla sua parte, anche se l’interno dell’armadio si destabilizzò sotto ai miei occhi; iniziai a portare una mano vicino al suo ciuffo e a scompigliarglieli con forza. << Oh come sono morbidi, credevo fossero duri. Non è così che sciocca! >> 
Lui sorrideva, anche se non riuscivo a captare altro che il nulla, visto che la testa mi girava come una giostra. 
Ikuto prese anche lui a diminuire la distanza, che ci era permessa, da quel piccolo spazio stretto, la cui maggior parte era ingombrata dai miei vestiti, e mi guardò negli occhi. << Amu? >> 
<< Siiiiiii? >> domandai, parlando in modo grottesco. 
<< Lo sai che mi piaci da sbronza? >> 
Io arrossi vistosamente, anche se pareva essere più una conseguenza del troppo bere. 
<< Che razza di scemo!! >> gli urlai, dandogli uno schiaffo, dietro la nuca che gli fece dondolare la testa. 
<< Anche da sbronza.... >> pensò lui, mentre intorpidita dallo champagne, mi abbandonavo sulla sua spalla, che poi lui sfilò da sotto, facendomi adagiare sul suo petto. << mi fai impazzire, Amu. >> 








** Angolo della Love** 

Ikuto ha fatto prendere ad Amu una bella sbronza avete visto quanto può essere perfido? 
Non immagino che faccia abbia fatto Tadase a non vederla tornare, ma gli sta bene! 
Viva Amuto. Grazie a chi mi segue, Love ~


 
   
 
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