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Autore: alessia21685    28/09/2015    3 recensioni
Quando si precipita su un isola deserta l'unica cosa che non si vorrebbe e' di finirci con la persona che piu' si odia al mondo. Lizzy e Aaron sono fratellastri e apparentemente non si sopportano. Lei crede che lui non sia altro che un bell'imbusto il cui passatempo pare essere quello di ripassarsi tutte le ragazze della scuola, dal canto suo Aaron sembra ignorare completamente la sorellastra, evitando ogni contatto che non sia strettamente necessario a causa della vita familiare.
Ma quando la tanto sognata vacanza nella casa dei loro ricchi genitori si trasforma in un incubo dopo un incidente aereo, finendo entrambi su un'isola sperduta in mezzo al mar dei Caraibi, entrambi saranno costretti a collaborare e ad appianare le rispettive divergenze se vogliono sopravvivere. Lizzy scoprira' che Aaron l'ha sempre evitata per un motivo ben preciso, un sentimento sbagliato che fra fratelli non bisognerebbe nemmeno nominare. Soprattutto quando corrisposto.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Grazie infinite per le recensioni! questa storia mi sta appassionando e sapere di avere lettrici è un bell'incentivo alla scrittura! Per farmi perdonare la brevità del precedente capitolo ho scritto subito il cap numero 4! Mi raccomando fatemi sapere che ne pensate! #### Mi svegliai all' improviso a causa di un conato di vomito. Sentivo freddo e avevo una sete terrificante, mi umettai le labbra screpolate, in bocca avevo un sapore amaro e non c'era un singolo muscolo del mio corpo che non mi faccesse male. Anche respirare era doloroso, ogni boccata d'aria mi bruciava nella gola come acido. Dove mi trovavo? Era tutto cosi confuso e l'unica cosa che riuscivo a distinguere era il rumore dell' infrangersi delle onde e la sabbia morbida sotto le dita. Provai ad alzarmi ma la testa mi girava vorticosamente e subito mi ritrovai di nuovo a terra. Avevo freddo ma i miei vestiti erano asciutti, da quanto tempo mi trovavo su quella spiaggia, e perche'? Poi piano piano la nebbia si inizio' a diradare dalla mia testa e ricordai. Ricordai l' aereo, il fumo, le grida di una donna, l'impatto terrificante con il mare e l'acqua che entrava nell'abitacolo. "Aaron!" Gridai con quanto fiato avevo in gola sentendo la forza di mille lame lungo la trachea. Ritentai a mettere a fuoco l'ambiente circostante e con un moto di orrore vidi il corpo di mio fratello sdraiato in una posizione innaturale sulla sabbia a pochi metri da me. Trovai la forza di alzarmi, soffocando un nuovo urto di vomito e trascinandomi fino a lui. Gli sollevai il viso sporco di sabbia e trassi un respiro di solievo quando vidi che il petto si alzava e abbassava ritmicamente. Stava respirando. Era vivo. Per il sollievo scoppiai a piangere, o almeno a singhiozzare, visto che la disidratazione sembrava avermi portato via anche le lacrime. Ma Aaron non sembrava sentirmi, non si svegliava. Una nuova ondata di panico mi assali'. E se non si fosse piu' svegliato? Se fosse andato in coma o roba simile? " Aaron svegliati ti prego!" Gracchiai con la voce roca e stringendolo a me. Come diavolo era potuta succere una cosa del genere? Era un incubo, un sogno terrificante da cui mi dovevo assolutamente svegliare. Improvvisamente Aaron si sveglio' tossendo e sputando grumi di sabbia e sangue. Piano piano i suoi occhi color verde mare si spalancarono nei miei e io ringraziai il cielo con un fervore mai sentito prima, Grazie Dio mio. Grazie. "Lizzy" mormoro' Aaron con la voce rotta. "Sono qui Aaaron, sono qui. Stai bene?" In tutta risposta lui tentò di alzarsi emettendo un gemito di dolore. "Tu...Tu stai bene? " domando'. annuii. Per quanto si potesse stare bene con la sensazione di avere tutte le ossa rotte e la testa che scoppiava. Lui sembro' sollevato anche se continuava a osservarmi serio come per verificare che non stessi mentendo. "Come siamo finiti qui'? L'aereo..." non riuscivo a finire la frase. Eravamo davvero precipitati con aereo? Non era stato tutto un terribile incubo? "Quando siamo finiti in mare... tu sei svenuta." sussurrò con un filo di voce, "ti ho preso e ti ho trascinato fuori dalla cabina, ho provato a tornare indietro per tirare fuori anche i due giapponesi ma non avevano indosso il salvagente ed erano ancora legati con la cintura, l'aereo stava affondano e io... " I suoi occhi si riempirono di lacrime e terrore al ricordo. "ho cercato di tirarli fuori ma... non ce l'ho fatta" La sua voce era tremante. Non sapevo cosa dire, tutto questo era terrificante. Lo strinsi forte a me e rimanemmo abbracciati mentre il suo respiro tornava di nuovo regolare. "Poi" continuo' "tutto cio' che mi ricordo e che sono tornato fuori dall'aereo prima che affondasse, ti ho raggiunta e ho legato insieme i nostri due giubbotti. Tu non ti riprendevi ero disperato . Siamo stati minuti, forse ore a galleggiare cosi' in mezzo al mare, non credevo che ci saremmo salvati. A un certo punto mi devo essere addormentato. Non ricordo piu niente." Per un lungo interminabile minuto rimanemmo cosà abbracciati, in silenzio. Ero cosi' triste per i due signori giapponesi. E il pilota? Non sapevo che fine avesse fatto, e neanche Aaron. Ma ero cosi' incredula su come Aaron fosse stato coraggioso, mi aveva salvato la vita, al costo di rischiare la sua. "Cosa facciamo adesso?Dove siamo?" "Non lo so. Forse siamo finiti su qualche isolotto turistico. Speriamo solo di non essere troppo lontani dal centro abitato." Annuii. Avremmo dovuto chiamare aiuto, chiamare i nostri genitori, di istinto mi infilai la mano nella tasca dei jeans per prendere il cellulare ma ovviamente non lo trovai. "tu hai il cellulare?" Anche lui si tastò le tasche ma l'esito fu altrettanto deludente. Mi guardai attorno. Non vedevo altro che sabbia e palme. Poi qualcosa attiro' la mia attezione qualcosa che galleggiava nell' acqua sballottato dalla risacca sul bagnasciuga. Mi alzai a fatica e zoppicai fino a riva. Aaron mi segui'. "cosa sono?" mormorai mentre lui entrava in acqua e i suoi jeans si inzuppavano fino alle coscie. "Pezzi dell' aereo."Rispose lui asciutto. C'erano frammeti di metallo lungo tutta la riva, pezzi di ala anneriti dal fumo. Improvvisamente una sagoma familiare color rosa confetto sbattacchio' contro un pezzo di fusoliera. "Il mio bagaglio!" Urlai. Mi gettai nelà acqua un po' correndo e un po' nuotando fino a raggiungere la mia valigia firmata Tommy Hilfiger. Vicino ad essa c'era anche una scarpa ma non volevo pensare a chi potesse appartenere. "Cerca Aaron!magari troviamo anche gli altri bagagli!" Lo sentii urlare di eccitazione e tuffarsi verso un trolley marrone scuro . "Maledizione !" esclamo' tirandola verso di se. "Non e' nostra. " . "Non importa! qualsiasi cosa puo' tornarci utile!" Cercammo ancora un quarto d'ora fra i detriti le nostre cose ma senza successo. Decidemmo di portare a terra quello che avevamo trovato sperando di scovare qualcosa di elettronico che ci permettesse di comunicare con la polizia o i nostri genitori. Sapevo già che nella mia valigia c'erano solo vestiti, cosmetici e il mio portagioie quindi ci fiondammo subito sulla valigia sconosciuta cercando di non pensare al fatto che probabilmente era di uno dei giapponesi. Una volta aperta potemmo costatare con grande felicità che era impermeabile, di fatti il contenuto pareva asciutto. All' interno c'era una mantellina impermeabile, delle magliette, un diario con una penna e una macchina fotografica con un set completo di teleobiettivi , una lunga asta di quelle utilizzate per farsi i selfie, una mappa dei Caraibi e un set da toeletta con rasoio classico, schiuma da barba, spazzolini da denti e filo interdentale. Un ombrellino di carta parasole e un intero reparto della valigia occupato da dei paccheti di cibo asiatico liofilizzato. Purtroppo nessun cellulare. Eravamo piu' scoraggiati che mai, cominciava a calare il sole e non avevamo la pallida idea sul da farsi. Inolre la sete si faceva mano a mano piu' tremenda. All' improvviso mi venne un' illuminazione "Le bottigliette!"Esclamai mentre Aaron mi guardava come se fossi improvvisamente impazzita. Poi anche lui capi'. Le bottigliette di acqua che ci aveva dato la mamma!Le avevo messe in valigia! Ci precipitammo insieme verso il mio bagaglio e nello spalancarlo gridammo di gioia nel vedere spuntare le due bottigliette di acqua Evian che spuntavano in mezzo ai miei costumi da bagno. Le aprimmo inseme bevendo a collo e gustandoci il fresco liquido che scendeva nella gola. So che non avrei dovuto bere cosi' velocemnete ma non riuscivo a smettere, in pochi secondi svuotai l'intera bottiglietta e Aaron fece lo stesso. Riemergemmo dall' apnea con il fiatone e emettendo gemiti di solievo . Dopo un po' riuscimmo di nuovo a parlare, io mi sentivo molto meglio e la testa mi faceva meno male. "Avremmo forse fatto meglio a conservarcene un po' " mormoro' Aaron dopo qualche minuto di silenzio. "Non importa" affermai io. "Non ci metteranno molto a trovarci. Sicuramente domani mattina questa spiaggia pullulera' di turisti. Non ci resta che aspettare. Aaron si guardoà intorno titubante. "Forse dovremmo trovarci un riparo." Si, una bella tenda canadese magari. " Sono troppo stanca Aaron, troppo stanca." Mormorai sdraiandomi a terra in posizione fetale. "Anche io. "Sospiro' sdraiandosi di fianco a me.
  
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