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Autore: Eternally_Missed    28/09/2015    1 recensioni
Due amiche, Ilaria e Giulia, separate dalla geografia ma con una pagina bianca da scrivere insieme. La vita che corre su binari nuovi e imprevisti.
"C'è crisi per avere un posto fisso dentro le persone".
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 2

2.


Raggio di sole sui miei occhi assonnati. Mano che si muove alla ricerca disperata del lenzuolo per ricoprirmi la testa. Cellulare che si mette a vibrare, interrompendo la mia vana speranza di rimanere a letto ancora cinque minuti. Un messaggio di Giuls dove conferma di avere internet e mi lascia il relativo orario per il nostro appuntamento virtuale.
Super organizzata, come sempre.
Mi alzo svogliatamente, come chi ha una vita momentaneamente in standby, senza un vero e proprio programma. Faccio una doccia rapida per velocizzare il risveglio, mentre mi asciugo i capelli prendo in mano la spazzola e mi atteggio a cantante consumata di fronte allo specchio. Rido come una scema. Mi vesto comoda e mangio colazione coccolata dal profumo di caffè che si diffonde in cucina.
Accendo il pc, speranzosa e ottimista prima di leggere la posta in arrivo della mia casella mail. Nessuna risposta da possibili datori di lavoro. Pare che la mia esperienza sia sempre troppa, oppure troppo poca. Insomma, nemmeno un briciolo di onestà nel rifiutare una persona: non sarebbe meglio dire “al momento non abbiamo bisogno di personale, grazie” piuttosto che prendere in giro la gente? Che rabbia.
Mando ancora qualche curriculum, nonostante tutto. Controllo l’ora e mi collego a Skype.
Tre minuti dopo, parte la videochiamate e mi compare il viso sorridente di Giuls sullo schermo.
“Ciao straniera!” esordisco “Mi hai praticamente buttata giù dal letto stamattina. Ringrazia il fatto che vivi a due ore d’aereo da me.”
“Ops, scusa. Ma l’ho fatto per una buona causa, no?” ribatte facendomi gli occhi da cerbiatta
“Bella, questi sguardi languidi possono aver fatto effetto sul biondino che viaggiava con te, ma non sulla sottoscritta. Comunque, la casa vuoi farmela vedere o no?”
“Ehm. No.” risponde incrociando le braccia al petto “O almeno, non subito. Prima devo raccontarti una cosa successa poco fa.”
“Va che sei strana, eh? Va bene, sono tutta orecchi, spara.”
“Ila, prometti di non arrabbiarti, però.”
“Che hai combinato?!” esclamo sorpresa e sinceramente curiosa di ascoltare le novità di Giuls
“Ecco, ho fatto una cosa che indirettamente ti coinvolge ed è andata in porto.”
“Oh si, ora ho capito tutto proprio!” ridacchio sarcastica sentendo una strana agitazione appropriarsi di me
“Scusami, hai ragione. Ora ti spiego tutto.” sospira per poi riprendere “Ricordi la sera in cui abbiamo visionato i tuoi provini per inserirli nei vari book? Ecco, ne ho inviato uno alla rivista per cui lavoro.”
“Tu COSA?” scatto sulla sedia curiosa “Cavolo, manco me ne sono accorta.”
“Dai, fammi finire. È passato più di un mese da quel giorno, pensavo non l’avessero manco visto. Invece il mio capo, appena rientrata dall’Italia, mi chiama e mi dice di trovare fantastiche le tue fotografie. Vorrebbe incontrarti per discutere di una eventuale collaborazione con la rivista. Che ne pensi?” sorride soddisfatta nel vedere il mio silenzio nello schermo “Ila, ci sei?”
“S-si. Sto elaborando la mole di informazioni che mi hai appena vomitato in faccia.” sussurro per poi sgranare gli occhi “Che tipo di collaborazione? Ma come faccio? Vivo qui, mia madre non posso lasciarla da sola!”
“Magari potresti lavorare in team, non è stato molto chiaro a riguardo. Ila, potremmo vivere insieme, smettila di farti paranoie. Prendi un cavolo di aereo e vieni qui. È la tua grande occasione, vivila. È il salto di qualità che stavi aspettando, la rivoluzione nella tua vita. Avanti, non dirmi che non sei nemmeno un po’ affascinata dalla prospettiva!”
“Io, ci devo pensare, Giuls. Hai ragione su tutto, ma devo rifletterci…”
“Vai.” Sento la voce di mia madre alle spalle, farmi letteralmente venire un colpo “Solo una pazza rinuncerebbe ad una simile opportunità.”
“Sicura?” domandiamo all’unisono Giuls ed io, facendo ridere mia madre
“Certo, tesoro, devi andare. Provaci, almeno!” conferma ancora lei, e qualcosa dentro di me si muove, qualcosa che tanto somiglia alla felicità. Torno a guardare lo schermo sorridendo.
“Allora, questo significa che devo preparare una valigia, giusto?” domando ironica
“Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!” esulta Giuls “Grazie seconda mamma per il permesso accordatole!”
“Cretina, poi magari manco mi prendono.” affermo sbuffando
“Mi mancavano i tuoi depression time.” mi prende in giro facendo spallucce “Ti voglio carica e positiva, come la ragazza che ho imparato a conoscere.”
“Ok, metto in valigia anche un paio di palle, non si sa mai, potrebbero servirmi al colloquio.” esclamo facendo andare di traverso il thè a Giuls “Uno pari, cocca.”
“Ragazze, vi lascio alle vostre amabili conversazioni. Datevi una regolata!” ci saluta mia madre prima di uscire di casa per andare a lavorare.
“Se vuoi ti prenoto il volo, sai che sono un asso in queste cose!” propone lei ed io le sono infinitamente grata, per cui accetto volentieri. Finite tutte le discussioni circa spostamenti, volo, orari, prezzi, casa, valigie ecc siamo esauste.
“Finito!” mi congratulo con la mia amica “Grazie, Giuls, per tutto.”
“Non vedo l’ora di venirti a prendere in aeroporto, coinquilina!” mi fa un occhiolino prima di chiudere la videochiamata.
Mi lascio prendere da un raptus di pazzia ed inizio a saltellare per casa come una matta. Sono felice. Sono libera. Sto uscendo dal letargo. Sto tornando in pista.
La sera preparo una super cena per festeggiare la novità. In casa c’è un atmosfera gioiosa, potrei persino convincere mia madre a rivedere Il Signore degli Anelli. Ovviamente scherzo, rimuovendo immediatamente l’idea. Vado a dormire serena e carica di adrenalina, per cui i miei occhi faticano a chiudersi.
Il mattino seguente corre veloce tra un giro nei negozi ed il supermercato. Non ho un momento per me, per riflettere e confermarmi mentalmente la scelta fatta. Nel pomeriggio preparo le mie due valigie, dopo aver fatto un accurato elenco di cosa può servirmi e cosa posso abbandonare in Italia. Ad opera conclusa, ovviamente non riesco a chiuderne una, per cui mi ci siedo letteralmente sopra optando per una manovra alternativa. Poi, mi corico a stella sul letto, sospirando. Guardo il soffitto su cui ho appiccicato da adolescente quelle meravigliose stelle, fluorescenti al buio: mi mancheranno a Londra? Chi lo sa. Ho bisogno di scaricare la tensione, domani ho un volo da prendere, così opto per l’ascolto di Babel dei Mumford and Sons che tanto mi ha fatto compagnia nelle ultime settimane. Canticchio allegramente mentre mi ritrovo ad accarezzare la mia adorata reflex, a smontarla, pulirla, rimetterla a posto. Sarà la mia compagna di viaggio da domani.
Dopo aver cenato, mando un sms a Giuls facendo partire in automatico il nostro countdown. Andare a dormire risulta una vera impresa, anche se non lo voglio ammettere l’idea di partire ha dato il via ad una guerra interiore. Qui è sempre stata casa mia, sono cresciuta, ho i miei amici, la mia famiglia. Londra è un sogno, è Giulia che mi accoglie. Ho paura, ma non una di quelle che ti tolgono vita, fiato e cuore. Una paura buona, come quella che ti attraversa prima di fare un grande passo.
La sveglia del mattino dopo è un vero strazio. Cammino come uno zombie fino al bagno, avrò dormito si e no tre ore, mannaggia all’ansia. Una doccia fredda mi rimette al mondo. In cucina trovo mamma con una fantastica colazione accompagnata dal suo sorriso dolce.
“Buongiorno, ecco il tuo caffè!” mi dice offrendomi la tazzina fumante che accetto super volentieri “Pronta?”
“No, mamma, non esattamente. Sono un po’ agitata, ma allo stesso tempo continuo ad immaginarmi mentre cammino per le strade inglesi. È strano, ma bello!”
“Sono fiera di te, figlia mia. Adesso però muovi le chiappe, Malpensa ci aspetta.” esclama battendo le mani e facendomi ridere di gusto. L’adoro, l’ho già detto?
Mezz’ora dopo, imbarcate le valigie, devo salutarla. Mi abbraccia forte, come solo una madre può fare. L’abbraccio più bello del mondo. Così mezza commossa, mi avvio al terminal in attesa del volo. Un’ora dopo, saluto Milano dall’alto. 
  
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