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Autore: TonyCocchi    28/09/2015    3 recensioni
Preparatevi a tremare di paura! A causa di un tragico errore le nostre adorate nazioni si sono trasformate in un'orda di orrendi, mordaci e pericolosissimi zombi! Sono ben pochi gli scampati a questo disastro! Ci sarà speranza per loro di farsi largo in mezzo a questo incubo e riuscire a salvare i loro amici? Riuscirà un piccolo, disastrato gruppetto di sopravvissuti a trasformarsi negli eroi che salveranno il mondo e non in barcollanti mostri in via di decomposizione? Leggete e scoprite!
Genere: Avventura, Commedia, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, America/Alfred F. Jones, Axis Powers/Potenze dell'Asse, Nord Italia/Feliciano Vargas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed eccoci qui, cari lettori! Siamo al cuore della suspance, all'apice dell'azione! Nello scorso capitolo i nostri ultimi due sopravvissuti, più combattivi che mai, si sono ritrovati di fronte uno scoglio in apparenza insormontabile quale il terribile Russia, tornato dalla tomba cento volte più minaccioso del solito! Riusciranno ad aggirare quest'ultimo ostacolo o ne appariranno degli altri?
L'Apocalisse ha quasi vinto, il mondo è appeso a un filo, e voi scommetto non vedete l'ora di scoprire come andrà a finire, vero? ^__°

In tal caso, buona lettura a tutti, vi auguro tanto divertimento e tanti brividi mozzafiato!




Italia buttò di nuovo l'occhietto oltre l'angolino.

Era America ad essere fuori forma o era tutto merito della trasformazione in zombi? Non riusciva a credere che uno scontro diretto tra quei due potesse rivelarsi così a senso unico.

Si rialzò con sforzo sopra un gomito; allungò la mano verso quel poco che rimaneva dei suoi occhiali, volati poco più in là. Maledetto bestione: tra lui e il fratello adesso aveva bisogno di un nuovo paio. Nonostante ciò, inforcò lo stesso sulle orecchie le stanghette tutte piegazzate, come gli occhiali fossero una parte importantissima, irrinunciabile, dell'equipaggiamento dell'eroico Alfred Jones. Quel suo brutto sorrisaccio con cui lo scrutava per terra dall'alto gli donò la forza di rimettersi in piedi.

Vedendolo farsi sotto, sussultò e indietreggiò di un passo.

“Che c'è, America? Non avevi detto di voler risolvere la faccenda << da uomo a uomo >>?”

“Infatti l'ho detto!” -ribatté punto nell'orgoglio- “Da uomini... civili... Uomini civili qual siamo, giusto? Quindi suggerirei di sfidarci come si conviene a noialtri, con le parole, no?” -continuò ad improvvisare, indietreggiando pian pianino- “Che ne dici di una gara di insulti? O a chi racconta la barzelletta più divertente?”
“Uh uh uh!” -rideva già Russia- “Se preferisci vado a riprendere il Gatling.” -suggerì, continuando a venirgli addosso- “Così la tua sarà una fine rapida! E siccome oggi mi sento di buon umore ti lascerò anche scegliere la compagnia che vorrai quando finirai nel mio panino: insalata o formaggio?”

Insalata, pensò Alfred, un po' di verdura in più fa sempre bene, specie in un pasto molto proteico quale rischiava di diventare...

Italia deglutì e guardò il de-zombificatore nella sua mano, che aspettava solo di essere attivato.

<< Cosa faccio adesso? America è nei guai, non posso abbandonarlo! Però cosa posso fare per aiutarlo io contro un mostro simile? Non ho più neanche il coltello che mi aveva lasciato Germania... Tutto quello che mi è rimasto addosso sono il congegno, delle posate di plastica e l'ultimo bento di Giappone con dentro gli spaghetti che mi sono cucinato a casa...... >>

Era un'idea assurda, ma magari avrebbe funzionato...


Lo stomaco di zombi-Russia brontolò aggressivo e America si tenne in guardia.

“Abbiamo giocato abbastanza...” -disse lo zombi rabbuiandosi.

Proprio allora...

“EHI! HAI FAME, NON È VERO?”

“Uh?”

America alzò lo sguardo oltre la sua testa e vide Italia, il generoso, sciocco Italia, incapace di lasciare dietro un compagno, in piedi in cima al torrino.

“Prima hai detto ti piace la cucina italiana: allora, eccoti servito!”

Saltò giù di lì e gli tirò contro qualcosa. Zombi-Russia non riuscì a reagire in tempo, ma ricevette alcun colpo come si era aspettato però: ciò che Italia gli aveva lanciato, mirando per bene alla sua bocca mezza spalancata, era solo forchettina di plastica con degli spaghetti arrotolati che, d'istinto, serrò tra le labbra!

“Italia!” -il suo leader corse da lui ed entrambi fissarono il mostro finale.

“......”

Questo restò immobile come una statua, per poi mettersi a masticare (anche la forchetta...); poi, quando ebbe mandato giù, gli si accese intorno un'aura luminosa di luccichini e fiori, mentre il viso cadaverico assumeva un aria di beatitudine, con sguardo ad occhi socchiusi e sorriso estatico.

“Wow... La carne umana non è male, però questa roba è favolosa! Yum! Squisita!”

“Ha funzionato!” -esclamò incredulo Feliciano: quanto era potente in realtà la sua abilità culinaria allora?”

“Eh eh eh, bel colpo! Grazie, Italia, mi hai proprio salvato la pellaccia!”

“Ve, però non so per quanto tempo resterà così imbambolato!”
“Mhmmm... Yum! Però anche la carne umana...”

“Hai ragione! Tira fuori il congegno e sbrighiamoci!” -lasciò sprizzar fuori l'entusiasmo- “Ormai niente più può ostacol...”


<< CRASH! >>


“?!?!?”


Si voltarono all'unisono verso quel forte rumore, simile a un esplosione. In effetti, la porta del torrino era venuta giù a terra di botto, scardinata del tutto, come spazzata via da un'onda d'urto.

Si erano attardati troppo.

Mani contratte ad artiglio, versi inumani e occhi fiammeggianti di furia sovrannaturale emersero dall'ombra della scala: era l'onda di piena delle marea zombi innalzatasi fin lassù che stava per abbattersi su di loro. Ostacolandosi a vicenda, spinti a forza dalla massa ribollente dietro di loro, gli zombi Francia, Spagna, Australia e Belgio, piombarono sul tetto come un tappo fatto saltare, e sapevano bene non essere che i primi.

“Veee!” -trasalì Feliciano.
“Ho idea che la nostra parata sia arrivata troppo presto!” -stemperò America, con la solita verve.

Un altro scoppio annunciò che anche la porta del torrino alle loro spalle, quello da cui erano sbucati loro, era venuta giù: in pochissimo, il tetto sarebbe pullulato di zombi!

“Sbucano dappertutto!”

“Dobbiamo sbrigarci! Corri Italia, corri!”

Gli zombi li avevano subito puntati e presero a trascinarsi nella loro stessa direzione, mentre alle loro spalle ne sopraggiungevano altri senza sosta.

“Ho fame.. Più del solito!.” -mugugnò nello sbucare lo zombi-Romano, indicando Alfred- “Ed è tutta colpa sua! Prenditi le tue responsabilità e fatti addentare, americano bastardo!”

Non dovevano pensare all'immane zombi-Russia, si fosse questi ripreso o meno dall'attacco culinario di Italia, né a guardarsi indietro, col rischio di incrociare e lasciarsi rallentare da qualche sguardo o voce familiare: distanti o già alle loro spalle, doveva esistere solo la loro meta, lo scintillio metallico dello sfiato d'areazione.

Italia precedeva America di qualche falcata, il de-zombificatore era già pronto nella mano destra: non c'era più tempo, non c'era speranza di aiuti miracolosi, c'erano solo loro e la loro determinazione.

Credevano entrambi a quel punto nulla avrebbe potuto farli cedere.

Italia sentì uno scoppio venire dal basso alla sua sinistra: una grata era stata divelta da una forza brutale proprio nel momento in cui ci stava passando accanto. Percepì qualcosa che balzava da lì sotto, dritto su di lui.

Gli fu fatale il momento in cui si girò e incrociò i suoi occhi azzurri.

L'urlo dello zombi-Germania che gli piombava addosso sembrava il ruggito di un biondo leone: i suoi occhi erano vitrei, la sua bocca, spalancata all'inverosimile, sembrava poter essere in grado di inghiottirlo intero.

Italia, sconvolto, sentì il suo corpo urlare di scansarsi, saltare, gettarsi di lato, togliersi di lì, ma l'emozione lo aveva rallentato ed ora era troppo vicino: non avrebbe fatto mai in tempo.

Tuttavia il bello di un team è che se una determinazione vacilla, un'altra è pronta a puntellare.
Feli sbatté le palpebre convinto di non riaprirle mai più, invece zombi-Germania era sparito. America, che sopraggiungeva da dietro, con prontezza felina e istinto brutale, lo aveva buttato giù con una spallata, un vero e proprio placcaggio da serie A di football. Riverso a terra quel bestione zombificato di Ludwig con una spalla slogata, Alfred si sentì gasato come l'ultimo difensore che all'estremo istante impedisce al runner avversario di giungere alla meta ormai sicura!

Le gambe di Italia avevano continuato a muoversi da sole, trascinandolo alcuni passi più in là. Si voltò: “America!”

Questi però si era già rialzato: mai restare a portata di morso, anche dopo un simile colpo, erano dei bastardi resistenti quegli zombi!

“Muoviti! Continua a correre, ti proteggo io!” -urlò con tono che non ammetteva repliche.

Italia, fedele al suo ordine, riprese a correre come avesse dei paraocchi, quasi senza accorgersi della zombi-Ucraina che stava per gettarglisi addosso da destra: quando hai compagni tanto incredibili, sai bene che puoi fidarti di loro.

Il blocker America, ormai calatosi del tutto in una partita del suo sport preferito, si abbatté sulla ragazza non-morta allo stesso modo: l'impatto sul petto di lei fu ammortizzato, ma badò bene di affondarle il gomito nella pancia per essere sicura non si rialzasse così presto. Non molto sportivo né da galantuomini, senza contare quel che ne avrebbe detto in proposito il fratellino... Ma d'altro canto, già aveva minacciato di fare di lui un hamburger, quanto di più poteva minacciarlo dopo aver schiantato sua sorella?

Si rialzò, pronto a raggiungere di nuovo il compagno di squadra e liberare ancora una volta il terreno per la sua avanzata trionfale, ma stavolta, prima ci riuscisse, si trovò la strada sbarrata.

Tra lui e Italia si frapposero lesti gli zombi Svezia, Corea ed Egitto. Sentì muoversi tutto intorno e guardò alle sue spalle la marea di zombi avvolgerlo ai lati, spargersi da ogni parte, come un fiume che ha rotto ormai ogni argine. Non gli restò che assistere, tenendo d'occhio ogni direzione, mentre diventava un naufrago su un cerchio di tetto via via più piccolo, ultimo isolotto in mezzo al mare nero che lo circondava.

“Tsk!” -li sfidò con un sorriso, perché il bravo eroe ride sempre davanti le avversità- “Andiamo bene! Fai presto, Italia...”


“Ci sono...” -trovò la forza di dirsi con un filo di voce tra gli affanni, stringendo i denti al dolore delle sue gambe: se le sentiva come avvolte da fil di ferro. Era insopportabile, ma ormai non c'erano che pochi passi.

“Ci sono...” -ansimò di nuovo.


Come in gabbia, America si girava continuamente, cercando di non dare a nessuno di loro le spalle più di un secondo. I ringhiati minacciosi degli zombi lo richiamavano da un lato e poi dall'altro, mentre la morsa si stringeva piano. Gli zombi rimasti dietro spingevano per farsi avanti, cercavano varchi, allungavano i colli per cercare di osservarlo, tutti volevano la loro parte.

Si morse le labbra. Più volte lui e gli altri se lo erano dovuti ripetere: di non farsi troppe illusioni, di accettare il fatto di essere gli ultimi rimasti, che erano stati tutti presi... Ma era in quel momento che arrivava a cogliere il peso reale di quella consapevolezza, tutta l'angoscia che causava. Si sentì disperatamente solo.

“Tutti voi...”

C'era Inghilterra in prima fila, e Romano che scalpitava dietro di lui; c'era Germania, già in piedi anche con un braccio penzolante, e Giappone al suo fianco; c'erano i fratelli baltici e tutti i nordici; c'erano quella bella coppia di Austria e Ungheria, e Finlandia a coccolare la sua cagnolina zombi tra le braccia; c'era Prussia che sghignazzava e Vietnam che sbavava come non avrebbe saputo resistere un altro attimo.

“Siete stati tutti...”
C'erano proprio tutti, tutti colpiti dalla piaga, tutti contro di lui, e anche per un eroe era durissima così.

Chiese nella sua mente scusa a compagni perduti lungo la via: avrebbe dovuto condurli alla gloria e ora erano stati trasformati nei mostri contro cui avrebbe opposto la sua ultima difesa. Si scusò di nuovo con tutti quelli intorno... ma non si sarebbe tirato indietro dal fargli molto, molto male!

Avvertì un movimento alle spalle e scansò con un passetto le mandibole di Grecia, protesosi in avanti: pagò la sua insolita impazienza con uno sganassone in piena faccia.

Si girò e vide zombi-Prussia osare avvicinarsi, e d'istinto lo tenne lontano con un calcio laterale. Si girò ancora e vide toccava a quel peso massimo di suo fratello: il pur cadaverico Ludwig conservava intatto il suo fisico palestrato e America schivò tre bei sinistri che sapeva si sarebbero rivelati letali se fossero andati a segno. Per fortuna, con un braccio fuori uso era più facile da gestire: parò un altro colpo col braccio destro e gli mollò un sinistro al corpo che lo fece indietreggiare barcollante fino al muro di zombi che lo riassorbì, presentandone in cambio altri freschi.

“Umpf!”
Quei bei colpi gli tenevano su il morale ma lo spazio era ormai pochissimo...

Quand'ecco che tra i versacci si alzò un grido potente come un profondo squillo di corno. Come il richiamo di un capobranco.

Gli zombi smisero di avvicinarsi e guardarono tutti in una stessa direzione, dove vedevano i loro compagni venire spintonati e fatti volare via in malo modo, come travolti da una carica. Un altro urlo mostruoso e questi, compresa la sua forza, si scansarono per lasciarlo passare.

Eccolo riapparire, lo zombi finale, un pilastro vivente di muscoli e mandibole: l'antipasto all'italiana era stato gradito ma aveva la faccia scura di chi era parecchio arrabbiato che la sua portata principale rischiasse di essergli sottratta. Qualche zombi provò a rivolgersi contro di lui in maniera minacciosa, ma lo zombi-Russia riusciva immancabilmente a zittirli: vuoi con un altro ruggito più forte dei loro, vuoi con un manrovescio...

America deglutì: sembrava davvero un capobranco che mantiene l'ordine e la gerarchia di cui è vertice, e guai a metterla in discussione. Lui era la sua preda più agognata e nessuno gliela avrebbe portata via.

Una fortuna in un certo senso, si disse America, pensando che se non altro quell'esercito di bestie fameliche tutto intorno si era fermato. Cambiò subito idea quando infine il loro signore tornò a rivolgersi a lui.

“Grrrrr!”

America deglutì. Zombi-Giappone, alla sua sinistra fece un passo, ma lo zombi Russia, ancora una volta, lo rimise al suo posto, mollando un pestone a terra. Raggelati i suoi simili con un'occhiataccia, avanzò nell'isolotto, verso di lui.

“Al diavolo! Se devo crepare, crepo combattendo, lo sai!”

America si sgranchì le nocche, fece due ampi passi per colmare la distanza e gli mollò un gancio destro in volto. La testa del titanico zombi sbatté con violenza nella direzione opposta e le sue ginocchia vacillarono.

“Umpf, questo l'hai sentito, eh?”

Per tutta risposta, raddrizzò il capo e, dall'alto dei suoi quasi due metri gli mostrò gli occhi piccolissimi, come punte di coltelli pronti a squartarlo.

“Si!” -sibilò tra i denti stretti, da cui uscì un rivoletto di sangue.

“......”

Peccato che non si guadagnassero punti per la grandezza dei lividi inferti, o per quanto si riusciva a far incazzare di brutto l'avversario...

Ma che diavolo stava pensando, si disse.

Quello non era un gioco! Per niente!

Il colosso riprese a venirgli contro...

“... Sbrigati, Italia...”


Si appoggiò con la mano libera alla bocca metallica, quasi dubitasse del suo essere reale: ma era lì, fredda e liscia sotto le sue dita, che non aspettava altro che l'ultimo degli eroi, la nazione scelta dal fato, colui che avrebbe dovuto mettere fine a tutto.

Italia percepì il cuore palpitargli nel petto: ce l'avevano fatta!

“Italia, muoviti con quel coso! Sono un po' alle strette qui!” -gli arrivarono da dietro le urla di America.

“Si!”

Appoggiò il pollice al pulsante: una volta gettatolo, come aveva detto Giappone, il suo potere de-zombificante si sarebbe sprigionato, diffondendosi in fretta per l'intero edificio pullulante di...


“No...”


Che stupidi.

Dimenticare una cosa tanto ovvia.

Feliciano si voltò, verso la folla non-morta che racchiudeva, quasi a sottrarlo alla vista, il povero America, impegnato ad arrancare come poteva contro lo zombi-Russia. Continuava a chiamarlo, a supplicarlo di muoversi, e gli si strinse il petto al pensiero che, ancora una volta, lui, Italia, non poteva essergli d'aiuto in nessun modo.

Il loro piano, eretto a speranza di salvezza nel momento più cupo, a cui si erano tanto fanaticamente attenuti al punto di non metterlo mai in discussione, avrebbe avuto senso se fossero stati abbastanza furtivi e rapidi da giungere lì da soli, prima di tutti gli zombi, guarendoli mentre ancora vagabondavano per il dedalo di corridoi e sale. Invece si erano lasciati inseguire e infine raggiungere, ed ora eccoli tutti lì, dal primo all'ultimo, riuniti lì per far loro la festa, e non certo alla maniera che aveva sognato Alfred...

Ormai, accendere quel coso e gettarlo nell'impianto dell'aria non sarebbe servito ad alcunché.

Avevano fallito.

Doveva attivarlo lì, pensò, ma pensò anche di non avere poi molta idea di come funzionasse in effetti il congegno di Giappone, e che sarebbe successo una volta attivato, e certo non poteva chiederlo al suo creatore... Se doveva sprigionare una specie di gas anti-zombi, avrebbe funzionato lo stesso lì sulla cima dell'edificio, all'aria aperta e per giunta con un leggero vento? Chi gli assicurava che attivandolo lì poi sarebbe riuscito ad agguantarli tutti? Se qualche zombi fosse scampato alla guarigione e fosse tornato a mordere a destra e a manca sarebbe stato un nulla di fatto, e a quel punto non avrebbero più avuto un altro colpo in canna per rimettere le cose a posto.

E mentre lui indugiava, incredulo, in quelle riflessioni, alcuni degli zombi si erano già voltati verso di lui, chiedendosi se all'abbondante America non fosse il caso di preferire una preda più piccola ma più abbordabile...

Che fare?

Cosa se non disperare?
Cosa se non lasciarsi sopraffare di nuovo dalla paura e dal dolore?

Al buio di una scala o alla piena luce del sole, ancora una volta, sentiva che era tutto finito.

“Italia che ti prende?” -urlò il suo ultimo compagno prima che una morsa gli si serrasse al collo.

Russia rise del suo soffocare: si sarebbe goduto il primo piano di lui che perdeva lentamente le forze prima di addentarlo.

“I... Italia...” -biascicò.


Tutto per niente.

Il piccolo Italia non avrebbe salvato il mondo nell'incredulità generale, i sei eroi del Team dell'Apocalisse non sarebbero mai stati celebrati e ricordati, e lui, a momenti, avrebbe abbandonato gli spaghetti tanto cari per le cervella e le budella ancora fresche e sanguinanti...

Era davvero difficile accettarlo, straziante, ma che altro poteva fare ormai? Le gambe avevano ripreso a tremare, il sudore freddo a raggelargli la fronte e cadergli sulle ciglia, come mosso a pietà volesse oscurargli la vista dal mondo spaventoso che stava per avventarglisi addosso. Non aveva un piano, non aveva rinforzi, non sarebbe sbucato in suo soccorso suo fratello, né uno spaccone dal rincuorante sorriso: girandosi non avrebbe visto altro che brandelli di carne marcia e penzolante, ferite e squarci, vestiti insanguinati, denti affilati... Lui era un codardo, come potevano chiedergli di affrontare ancora una volta tutto ciò? Non aveva sofferto abbastanza?

Perché non lo lasciavano in pace?

Perché quei mostri dovevano tormentarlo fino a quel punto, lui, così impotente, così innocuo, dopo essersi presi tra le loro fila tutti i suoi cari?

Che rabbia!

Gli stava anche tornando una fame boia tanto era nervoso!


<< Senti, per la miseria, l'ho capito, hai una paura matta del cavolo, ma non vuol dire la paura debba essere una cosa negativa per forza! >>


Ne aveva fin sopra i capelli di morsi, graffi, corse, scalate, capi idioti e mostri spaventosi che banchettavano di continuo mentre lui gli si chiudeva lo stomaco mentre se la faceva addosso dalla paura!

Ma non vedevano che non ce la faceva più?
Che rabbia!


<< Feli, la paura è... Come una scatola di caramelle: finché non la apri non puoi sapere di che gusto la troverai, cosa ti farà trovare dentro di te... >>


Basta!

Basta!


America, cercando di opporsi al braccio che lo strangolava con entrambe le mani, mollò al bestione un bel calcio allo stinco. Questi imprecando tra i denti sopportò il colpo, strinse più forte e decise che avrebbe cominciato a mangiarlo dalle labbra, così avrebbe fatto sparire sia quel ghigno sicuro di sé, sia quei suoi insopportabili, sconnessi discorsi pieni di sé!

“EHI, TU!!! PSICOPATICO DEL CAVOLO!!!”

“Uh?”

America approfittò della sua distrazione per sfuggire alla presa; poi ne approfittò una seconda volta per assecondare la sua curiosità e voltarsi verso Italia, ad una ventina di metri da loro, leggermente più in alto e quindi visibile. Insieme a lui si erano girati tutti gli zombi.

Sicuro infatti che non hai bisogno di essere vivo per restare affascinato dallo spettacolo di un Italia che ti guarda come se ti volesse spiaccicare con un mattarello e ficcarti in un forno a legna fino a carbonizzarti! Il suo respiro era così pesante che sembrava di vedere fumo uscire dalle sue narici, come un toro scatenato!

“SI, TU, PANZONE, TI PIACE MANGIARE, EH?”
“Non sono un panzone...” -ribatté seccato Russia, a cui si gonfiò una vena sulla fronte!

“No, proprio no...” -commentò America arrossendo...

“E ALLORA PERCHÈ NON VIENI QUI E MI MANGI, EH? AVANTI, CHE ASPETTI?” -sbatté il tallone a terra- “VIENI QUI E TI FACCIO VEDERE QUANTO È BUONA LA CUCINA ITALIANA, BRUTTO BASTARDO!”

America si sbatté una mano sulla fronte: che lo spirito del fratello Romano lo avesse posseduto? No, a giudicare dalla bocca apertissima dello zombi-Romano, sconvolto quanto lui!

“Uh uh uh uh!” -zombi-Russia scosse il capo cercando di darsi un contegno- “Oh, cielo...” -si asciugò una lacrimuccia- “Cioè... Fai sul serio? Mi stai sfidando davvero? Mi hai visto? Ti sei visto?”

“ME NE SBATTO! MI HAI PROPRIO ROTTO TU, INSOPPORTABILE BULLO PSICOLABILE TRACANNAVODKA MANGIASORELLE! E MI HANNO ROTTO I TUOI SORRISI FINTI, I TUOI SGUARDI DA PAZZO... NON TI SOPPORTO PIÙ... NON TI SOPPORTO PROPRIO PIÙ!”

Romano, si rivolse a lui nella mente, ecco che cosa gli aveva fatto trovare la sua paura matta dentro di sé: una micidiale, fottuta rabbia!

Rabbia contro sé stesso per essere così debole, pavido e inutile, rabbia contro i suoi compagni per averlo tanto sottovalutato, rabbia contro quegli schifosi esseri un tempo suoi amici per cui stava passando tutto questo! Ora basta! Ora il coperchio della pentola saltava!

“AFFRONTAMI! NON MI DIRE CHE NON HAI IL CORAGGIO DI VENIRE QUI A MANGIARMI! SERVITI! OPPURE HAI PAURA DI ME, BRUTTO SCHIZZATO?” -continuò a sgolarsi l'impazzito Feliciano.

Dapprima il volto del mega-zombi si corrugò. Poi si sciolse in una risata carica di cattiveria: “Oh, Italia, se proprio un tipo divertente... Ti promuovo da contorno ad antipasto...”
“NON VIENI, EH? MOLTO BENE! ALLORA VENGO IO DA TE!”

Russia gli si fece incontro, buttando all'aria un paio di altri zombi colpevoli di trovarsi sul suo cammino: “Kolkolkol! Ti fai sotto o te la fai sotto, nanerottolo?”
“VAI AL DIAVOLO!”

“Italia!” -gridò Alfred, che istintivamente, per proteggere l'amico a cui aveva senza ombra di dubbio dato di volta il cervello, cercò di lanciarsi sullo zombi-Russia. Ma immediatamente, tutte le vie gli si chiusero nuovamente dinanzi: ora che il loro tremendo signore era stato distratto, tutti gli altri zombi erano tornati a guardarlo famelici! Evitò con un balzo il morso dell'insidioso zombi-Lettonia e chiuse con un manrovescio la bocca alla zombi-Vietnam. Si girò ed ecco farsi sotto l'altissimo zombi-Svezia, si girò ancora ed ecco i rancorosi zombi-Romano e zombi-Giappone con gli artigli protesi.

“Oh oh...”

Nel frattempo, Italia si era lanciato con entusiasmo innaturale verso la sua tragica fine.

Benedetta paura, sorrise, che mi fai correre dritto tra le braccia aperte dello zombi più spaventoso e colossale di tutti pur di mettere fine a tutto, e così facendo, liberarti di te che mi affliggi. Ogni passo che faceva verso di lui la paura cresceva e con essa crescevano i battiti del suo cuore e la sua determinazione: non è così male una volta che ti sei deciso ad abbracciarla e abbracciare il potere che può darti.

Al diavolo non sapesse niente del congegno, e al diavolo se poi non funzionava: finché questo terrore mi smuove, si disse, è l'unica cosa che posso tentare e devo tentarla!

Il mega-zombi esplose in una fragorosa risata che parve far tremare la terra sotto i loro piedi e l'aria stessa intorno a loro: si fermò e spalancò le braccia come un in un mortale abbraccio nel quale non vedeva l'ora di stritolarlo, mentre fiamme viola si innalzavano e prendevano forme sinistre sopra di lui, che da tempo non si divertiva tanto!

Feliciano non abbassò il capo, ma affrontò quegli occhi fiammeggianti e quella bocca distorta che pareva la porta stessa dell'inferno.

Mi vuoi divorare non è vero? Bene...

Vedrai quanto riuscirò ad esserti indigesto!

Pochi metri li seperavano.

Poi appena la distanza di un salto.

Vide quelle enormi braccia cingerlo senza lasciargli via di scampo.

La porta oscura si spalanco e si protese, grondante di bava e lame.

Solo allora, mano destra in avanti, saltò.


“GRRR! MANGIATI QUESTAAAAAAAA!!!”

<< CHOMP! >>

“?!?!?!?!?!”


Lo zombi, dopo una simile esplosione, sapeva avrebbe potuto aspettarsi di tutto...

Ma che Italia gli ficcasse in bocca il dispositivo de-zombificante lo lasciava davvero allibito!

Radunò tutte le forze che poté: quelle che aveva messo nel salto, quelle del suo braccio che continuava a spingere dentro le sue fauci, tutta la potenza della paura a cui aveva attinto per non rallentare fino al momento del violentissimo impatto, e per non mollare la presa proprio ora. Complice anche un po' la fortuna che lo zombi, protesosi su di lui, si fosse sbilanciato, l'incredibile avvenne, e il gigante vacillò all'indietro, ruzzolando fino a perdere l'equilibrio e, infine, crollare.

Il rumore dello schianto della sua nuca contro la durezza del tetto fu tremendo, Feli doveva aver spinto davvero fino all'ultimo, ma la violenza del colpo e il suo sbilanciarsi tanto per un attacco così ardito si risentirono anche sul povero fifone: il contraccolpo lo fece ribaltare in aria e rotolare un paio di volte sul cemento, nello spazio creatosi in mezzo agli zombi, scansatisi per non venire anch'essi travolti.

“......”
Scese un silenzio immobile, una stasi che però non sarebbe durata ancora a lungo.

America fissò il dispositivo che tappava la bocca di zombi-Russia, stordito dal colpo e dall'incredulità: la lucetta verde intorno al pulsante lampeggiava invitante.

“A... merica...”

Non ci stette a pensare un secondo di più.

“Urgh!”

Prima che gli altri zombi facessero una mossa, Alfred, senza rincorsa, si lanciò in avanti allungandosi più che poté, come un giocatore di football che non vuol perdere a nessun costo la meta ormai vicinissima e i suoi punti decisivi.

Ancora in volo, allungò il braccio, quasi a volerselo slogare pur di raggiungergli la bocca.

Le sue dita atterrarono sul pulsante.

<< Bip! >>


<< POFFFF!!! >>>


Dalla più spaventosa delle bocche, resa inoffensiva, si sprigionò all'istante un fittissima nube verde che coprì al suo sguardo ogni cosa: Russia, Italia, il cielo, tutto.

Italia gemeva ancora per la botta subita, ma si consolò con quel bel profumo di fiori che aveva preso ad aleggiare d'improvviso.

Poi si ricordò di tutto e si scosse, mettendosi subito in piedi! Che era successo? Ce l'avevano fatta? America era riuscito a premere il pulsante? Aveva funzionato?

Alfred si tirò su e diradò il fumo con una mano, e, per primo, vide Russia che si rimetteva seduto. Scambiò con lui uno sguardo confuso, poi si guardò le mani e infine si tastò il collo: la ferita era sparita.

“Uffa...” -sospirò come deluso dopo essersi tolto di bocca il poco gustoso de-zombificatore- “Adesso non ho più la scusa per farti a pezzi, America... Oh, beh, sarà per un'altra volta.”

“... Eh eh! Puoi scommetterci che sarà un'altra volta!”

Contentissimo per l'oggi, gli porse una mano e lo aiutò.

La nube sparì del tutto, e andandosene restituì loro il mondo e le nazioni che conoscevano e amavano.
“Ehi, non ho più fame!” -gioì Francia.

“Davvero? Io ce l'ho ancora!” -scrollò le spalle Romano, che però era un caso a parte.

“Hanatamago, sei tornata normale anche tu!” -la strinse fortissimo Finlandia rivendo leccate festose in cambio.

“Mh!” -fu l'incontenibile esultanza di Svezia.

“Russia! Stai bene? È stato terribile!” -chiese Ucraina correndo dal fratello che subito la rassicurò abbracciandola- “Dov'è Bielorussia?”
“Ehm...”

Anche gli ex-signori degli zombi arrossiscono talvolta...

Finalmente il bellissimo cielo azzurro non appariva più fuori luogo e ipocrita: la luce tornava a splendere su sorrisi e volti rilassati, pieni di vita e ansiosi di festeggiare, che rilucevano a loro volta!

“Umpf, ottimo lavoro, Giappone.” -fece Germania stringendogli una spalla- “Ha funzionato!”

Giappone lasciò sfogare le sue emozioni in un sospiro epocale: “Grazie al cielo...”

“Grazie ad Italia, vorrai dire! Eh eh eh!” -ribatté America indicandolo lì per terra dove era rimasto seduto.

“Ve...”

Era tutto quello che riusciva a dire guardandosi intorno: era come si fosse talmente abituato alla mostruosità da aver dimenticato quanto è bella la normalità quando ti soffermi a farci caso. Anche lui, senza saperlo, era diventato lo spettacolo stupendo di coloro che gli stavano attorno e che di nuovo presero a circondarlo: un magnifico monumento di normalità, senza nessuna delle qualità richieste ad un eroe, né super-forza, né super-intelligenza, né super-coraggio, mosso da nessun orgoglio o pretesa se non quella di riabbracciare in pace le persone a cui voleva bene.

“Umpf, ottimo lavoro!” -si congratulò il redivivo gentleman Inghilterra.

“Ma dove lo trovi un fratellino così? Dove lo trovi?” -sentì la voce fiera di suo fratello dietro i volti sorridenti dei suoi compagni.

“Quindi... è finita?”

“Si, Italia, è tutto finito, grazie a te!” -rispose Germania.

“Ve...”

Inghilterra guardò America con un sorrisetto beffardo, più che certo che stesse per reclamare anche per sé i suoi giusti meriti: dopotutto era stato lui ad avere la prontezza di lanciarsi sul bottone.
Invece, in barba a quanto a fondo lo conoscesse, questi si fece avanti e lo guardò, a braccia conserte, come un capo-squadra guarda il suo miglior elemento.

“Italia, lasciamelo dire: io ne so qualcosa in quanto ad eroi, e tu, caro mio, sei un eroe!”
“... Eh eh... Un eroe...”

America gli sparò una ganza posa col pollice in su, aspettando trovasse le parole, o la forza di tirarsi su e saltare gridando al mondo la sua contentezza.

Sorrise: “Veee...”

Poi andò giù come un pezza.

“.......”
“... Ma è...
“Svenuto.” -confermò Germania.

Russia si sporse a guardarlo oltre le loro spalle: “Che tipo strano...” -disse proprio lui...

“Non ci fa una gran bella figura...” -si grattò la nuca America.

Fissarono tutti il suo dolce sorriso incosciente.
“Oh, beh...” -lo difese Germania- “Ci può anche stare...”
“Eh eh, ma si dai...”




Orbene, cari lettori, concediamoglielo anche noi al nostro grandioso Feli questa piccola “caduta di stile”, dopo essersi tanto impegnato! ^__^

Finalmente potete darvi ai sospiri di sollievo anche voi! Stappate lo spumante e scolate la pasta (che ha avuto il suo ruolo di rilievo per la buona riuscita dell'operazione!)! XD

Spero davvero questo capitolo, in quanto quello “clou” della storia, vi sia piaciuto molto: lo tenevo in serbo davvero da tanto e per me è una grande soddisfazione. Spero sia stato all'altezza delle vostre previsioni ^__°

Questa scanzonata avventura horror sta così giungendo alla fine dopo averci tanto allietati... si fa per dire, a tratti è bella ansiogena, vero? XD

Il prossimo sarà il capitolo finale e mi auguro di trovarvi lì numerosi per i ringraziamenti e i saluti ^__^
A presto!

  
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