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Autore: tixit    28/09/2015    5 recensioni
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* 19.Ottobre.2015
* LAVORI IN CORSO - NON ENTRARE! Riapparirà come "Una storia rococò"
* Penso di smezzare alcuni capitoli perché mi
* sembrano troppo lunghi (la solita mania!), mentre
* il primo capitolo non verrà sostituito da un prequel
* Potrei cancellare tutto e rifare ma non ne ho voglia.
* Forse aggiungo anche delle note - ma cambierà poco - e alcuni
* dettagli qua e là.
* L'apparizione di capitoli nuovi sarà tutta una finta, quindi!
*
* Chi ha lasciato una review, se la vuole modificare a fine "magheggio", è benvenuta.
* Per correttezza verrà comunque avvisata!
* Scusate!
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Una porzione di Paradiso è ancora sulla terra,
e l'Eden rivive nel primo bacio d'amore.
(Byron)
Da un bacio nascono molte cose: dubbi, riflessioni su di sé, domande sugli altri, timidi sogni, gesti impulsivi, sorelle e fratelli che si impicciano, interrogativi sul futuro, ricordi, lettere, discussioni, incidenti... o anche nulla.
Per alcuni giorni d'estate in Normandia, mentre si ciondola, si ricama e si leggono libri, un bacio increspa i due mondi di due ragazzi, a cui, di solito, nessuno presta molta attenzione.
... e gli altri non stanno solo a guardare.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sorelle Jarjeyes, Victor Clemente Girodelle
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Di Estati, Libri, Pasticcini, Dragoni e Rose



11. Di Pugni Serrati, Bambini, Eliocentrismo e Porte Chiuse


Tutti guardavano André con il fiato sospeso.


Sembrava che fossero seduti nei loro palchi a teatro e che stessero assistendo ad una tragedia oscura, bisbigliando pareri tra loro - era il momento del monologo? Quello che forse precede una morte gloriosa?

 

Maxence si grattò il pizzetto della barba, perplesso. Forse bisognerebbe fermare quel ragazzino prima che si faccia male.

Vincent accavallò le gambe incuriosito. La faccenda si sta facendo interessante! stiamo a vedere come se la cava.

Clément scosse la testa. Che intervento inutile! Non c’è nessun discorso sensato che si possa fare con quel Castigo di Dio.

Danielle sbuffò irritata. Vi detesto.Tutti. Indistintamente. E André è uno scemo.

 

Il monologo del ragazzo fu breve ed impacciato, anche se non privo di una sua pacata dignità; in pratica André disse che non era corretto tirare in ballo Oscar in questa faccenda, e, soprattutto, la sua obbedienza riguardo qualcosa di così... particolare.

Era impossibile essere certi dell’espressione del suo viso, immerso com’era in tutti i toni del grigio della sera, quasi indistinguibile dallo scenario circostante, solo un nastro di parole da ragazzino che si srotolava, senza urgenza, nell’aria della notte - Maxence notò, quasi con tenerezza, che il ragazzo stava cambiando voce.

 

Danielle alzò gli occhi al cielo; Oscar! Sempre Oscar! Ecco l’unica cosa che aveva in mente André! Ma non poteva pensare a sé, una buona volta, ed evitare di mettersi nei guai? Per un dettaglio poi, che in tutto il quadro della serata c’entrava poco o niente!

Padre Gaspard interruppe il ragazzino, torcendosi le mani untuoso, mentre le macchie d’unto brillavano sinistre sotto i raggi della luna ad ogni suo movimento; chiese cosa intendesse esattamente, gli occhi ridotti a due fessure come se stesse prendendo la mira per fare un centro perfetto.
Vincent si chiese oziosamente se il ragazzino si rendeva conto che c’era un fucile con un mirino a tacca puntato su di lui - caricato a sale o a piombo? L’avrebbero scoperto a breve.
In giardino c’era una bestia che stava andando a caccia di un uomo, che caso singolare.

 

André raccolse il coraggio e spiegò pacatamente che Oscar non era solo frutto di Madre Natura, ma anche di una scelta del Generale e dell’obbedienza, quella eroica davvero, di Oscar.

Victor vide i pugni serrati e se lo chiese se il Generale ci pensava mai a quei tre lasciati così a se stessi - su che cardini ad un certo punto avrebbero girato? Dove avrebbero cercato quello che prima o poi cercano tutti? Il libro sul Dragone che stava leggendo con Danielle, e gli stessi commenti della ragazzina puntavano tutti in quella direzione: si desidera ciò che si vede, ci si modella con coloro con cui si vive giorno per giorno.

Danielle scosse la testa arrabbiata. Eccoli là quei due! L’obbedienza eroica e la dedizione eroica! Che, insieme, facevano la scemenza eroica!
Ma a cosa serviva fare certi discorsi al Padre Spirituale? Decideva lui alla fine? Era solo lo spione del giudice, lui!

Padre Gaspard insistette, untuoso: non aveva proprio capito… poteva il giovane servo spiegarsi meglio?

 

Fu a quel punto che Danielle (che della caccia per appostamento sapeva tutto) batté i pugni sul davanzale, come per scacciare un animale inebetito da una trappola (cosa che faceva, certe volte, sua sorella, pensando - pure! - che lei non se ne accorgesse, la scema!) - Clément alzò gli occhi al cielo esasperato ma accidenti, s’era appena presentata un’altra vittima, tutta contenta di fare la vittima, con una questione ben più spinosa di una scollatura, che poi a ben vedere… ed ecco che quella pazzerella… -  “André, tu piantala! Questo è un discorso che riguarda solo me,” disse sporgendosi verso il basso, immemore della sua chemise così impudica, con una vocetta gelida gelida, da donnina irritata, anzi, come una madre badessa in miniatura che rimprovera un abatino per avere acceso il cero al santo sbagliato “Oscar non c’entra nulla, per cui prendila e portala a fare il suo allenamento della sera con la spada! E poi le prepari una bella tisana zuccherata, che è ora della nanna! La bambinaia vi starà cercando e non sarà contenta!”

 

Padre Nicolas Gaspard tossicchiò irritato, ma la ragazzina non lo guardò, continuò a fissare André negli occhi “Sono sicura” riprese “che Padre Nicolas Gaspard non intende mettersi a discutere con Nonnina, la vostra bambinaia, su come va educato l’Erede dei Conti Jarajayes, e nemmeno interferire con gli ordini precisi del Generale.”

 

“Ma io stavo parlando…” ribatté quieto e pieno di dignità André.

 

Clément sbuffò platealmente - che testa dura! - mentre Vincent alzò un sopracciglio incuriosito. Il giovane Grandier, l’Ombra di Monsieur Oscar, sembrava innamorato di quel mirino: si voleva immolare, quindi? Proprio questa sera?

 

Danielle si sporse ancora di più “Io non credo che Padre Nicolas Gaspard voglia perdere tempo a conversare piacevolmente con te! Davanti agli ospiti del Generale, poi!”

 

Maxence la guardò divertito e fischiò tra le labbra “Per tutti i gabbiani di Jethou! L’ospite è sacro… e anche Grandier, pure se non lo sa...”

 

Ma André non si quietava “C’è una cosa che devo dire.” insistette serio.

 

“Ah si? Hai da fare importanti rivelazioni che non sanno già tutti? O devi dire per forza qualche cretinata per poi farti bastonare? come si conviene ai servi e alle donne e ai somari? sono anche quelli animali addomesticati, vero Vincent?” la piccola badessa era davvero esasperata.

 

Oscar a questo punto la fissò scura in volto, come un gatto pronto a colpire; le due rimasero lì a guardarsi a lungo, come se stessero facendo una prova di forza: la ragazzina dai capelli rossi, incorniciata dalla luce soffusa della finestra sembrava un acquerello, mentre la ragazzina bionda, coi capelli corti, sembrava un ritratto a carboncino, fatta solo di bianco e di nero, là, nel buio del giardino, con quei capelli quasi traslucidi, che catturavano tutto il bello della luna e della sera.

 

Poi Danielle abbassò lo sguardo e disse a voce non tanto alta “Non credo serva per forza un uomo per dire qualcosa di brutto su una donna. Da sole, in quanto a misoginia, certe volte, noi siamo una spanna sopra. Se non due.”

 

Clément lanciò uno sguardo eloquente ad André che fece un rapido cenno di assenso.

Oscar tentò un passo avanti furibonda, ma André la aveva già afferrata per la spalle e se la trascinò via, protettivo. Come sempre.

 

Il sollievo tra tutti calò palpabile, tranne che su Padre Nicolas Gaspard: lui, scuro in volto, osservò incattivito la ragazzina dai capelli rossi “Signorinella, credo sia tardi anche per voi!”

 

Danielle abbozzò un inchino educato “Mi ritiro tra un attimo Padre, non dubitate, secondo l’ora solita.”


Girodelle tirò un sospiro di sollievo.

 

“E copritevi! Mostrate un po’ di modestia!” sibilò stizzito il Padre Spirituale, girandole le spalle.

 

Fu allora che la ragazzina incrociò le braccia davanti al petto e sorrise gentile - Clément non ne fu contento per niente, cosa cercava di fare? Di saggiare un limite e vedere cosa capitava a superarlo?

 

“Prozio Nicolas Gaspard, quante belle stelle, avete visto? E bella anche la luna…” disse con voce infantile. Non più badessa, ma ragazzina di convento, solo che in un convento, questa qui, non era mai stata educata, rifletté Victor inquieto.

 

“Si certo” rispose perplesso l’uomo in nero.

.

“Il che mi fa riflettere… sarebbero da osservare con un cannocchiale… che era una invenzione di Galielo Galilei. Da lì il volo è breve, come direste voi, ad un altro pensiero: ma voi le avete accettate le tesi di Galileo, per caso?”

 

“Ma certo ragazzina!” disse sprezzante il sacerdote guardandola beffardo, “solo la plebaglia contadina può essere ancora attaccata a quel vecchiume del sole che sorge e che tramonta! Tolomeo ha fatto il suo tempo, non lo sapete? ”

“Si, me lo scrisse per avvisarmi lo zio Jean-Claude, vostro nipote - non so se avete presente?
In una sua lettera mi spiegò che è ben dal 1757 che la Sacra Congregazione dell’Indice permette ufficialmente la libera circolazione dei libri sull’eliocentrismo… solo mi chiedevo che ne pensavate… Galileo ha pagato un gran prezzo per le sue teorie… aveva fatto tante belle cose durante tutta la sua vita, scoperto tre satelliti di Giove... Fu processato proprio quando avrebbe dovuto vivere una serena vecchiaia...”
Quello che Danielle non disse è che la lettera era stata un rimprovero dello zio per la sua incompetenza in astronomia (allora, eh! poi aveva studiato le ellissi prendendoci gusto) - ma era un dettaglio, non aggiungeva nulla al quadro generale.

 

“E quindi? Volete discutere l’abiura? Voi? La scioccherella su cui si rideva stasera a cena? Adesso avete deciso che preferite la teologia agli imperatori romani? Dobbiamo informare il precettore di Monsieur Oscar?” la prese in giro con cattiveria.

 

Clément sobbalzò irritato - adesso si stava esagerando! Davanti a degli estranei per di più! Possibile che in quella casa non fosse nota la prima regola di un buon comandante: i tuoi uomini sono tuoi e nessuno viene umiliato gratuitamente dinanzi ad un estraneo! Né si deve permettere che succeda!
Eppure il Generale era stato in guerra con suo padre, si erano salvati la pelle a vicenda, s’erano raccontati le cose loro, lì, quando viene la sera e fa freddo e il pane è duro e non sai che capiterà domani e pensi a quello che poi conta davvero… la sua vita era dipesa da almeno un altro uomo… non poteva essere sempre stato così.
Il Generale aveva sempre rispettato la prima moglie di Henri de Girodelle, la madre di Maxence e di Vincent; lui così religioso, che credeva all’Inferno, non aveva mai detto nulla di spiacevole su quella donna misteriosa, dalle idee molto nette e così diverse dalle sue, perfino dopo tutti questi anni… Maxence la ricordava con tanto affetto, Victor lo sapeva bene.

 

Non era uno sciocco che infila gaffe una dietro l’altra, senza sapere che diavolo fa, il Generale la conosceva l’arte di tacere, eppure… Qualunque cosa fosse Oscar François de Jarjayes, probabilmente non era davvero un uomo di quella casa, se Padre Nicolas Gaspard, il Nulla in Tonaca Nera, si permetteva di parlare impunemente dinanzi ad estranei di quello che era o che non era!

Quanto a Danielle... nessuno in casa Girodelle avrebbe preso in giro Cassandra, in questo modo, dinanzi a degli ospiti. Nessuno.
E nemmeno nel privato: la cattiveria gratuita in casa Girodelle non era ammessa. I genitori erano molto severi, non lesinavano la frusta, lui lo sapeva molto bene, ma cattiveria, derisione, mancanza di rispetto... questo mai.


“Oh no! non saprei neanche dire bene cosa sia una abiura… una cosa talmente complicata...”replicò leggera la ragazzina ”solo, sapete com’è, riflettevo, Copernico, Galileo e Keplero non hanno fatto tutta quella fatica per togliere la Terra dal centro dell’universo perché poi nel posto libero ci si potesse ficcare a forza qualcuno che, pensate che idea bizzarra, crede di poter decidere perfino se una femmina è o non è una femmina. Che ne pensate Padre?”

 

Vincent la guardò divertito mentre Maxence affondò la testa tra le mani con un’aria di comica disperazione.

 

Padre Nicolas Gaspard, Castigo di Dio, tirò fuori dalla tasca il librettino rosso con aria teatrale. “Di che femmina parlate signorinella? Ditemi che prendo nota per non dimenticare… E’ il caso che vi rispediscano domani mattina presto a Versailles da Vostra madre? Che ne dite? E’ questo che desiderate?” Rise incupito nella notte, e la risata risuonò come il latrare di una iena, mentre le macchie d’unto, brillavano minacciose come sangue sotto la luna.
Una bestia. Una orribile bestia.

 

Fu a quel punto che intervenne Clément in tono fermo: “Padre, è stata una giornata pesante per tutti: il viaggio per noi, lo scambio delle camere con il trasloco di tutte le loro cose per i nostri giovani ospiti, siamo tutti stanchi e stravolti. Io non darei peso a discorsi di bambini… avete sentito anche voi a cena i discorsi su Mademoiselle Jarjayes… una bambina che parla senza pensare.”

 

Parla appunto!”

“Si, ma è una bambina!” disse Girodelle con un tono secco, “Che sta al tavolo dei bambini con un altro bambino Monsieur Oscar, a cui è molto affezionata, e gioca con il giovane Grandier, il mozzo di stalla, un altro bambino. Tutti e due ancora seguiti da una balia.
E i bambini non usano le parole dando loro lo stesso significato che diamo noi adulti, lo avrete notato Padre, per la vostra esperienza. Giocano, non capiscono, si offendono per delle sciocchezze, parlano per dispetto, provano a fare qualche ragionamento complesso e spesso non sanno affatto quello che dicono.”

 

Danielle trasecolò e si voltò a guardarlo ferita. Girodelle distolse lo guardo “Non vorrete prendervela” continuò conciliante ”con una bambina che si interessa solo di fiocchi e di nastri? Una che fino a ieri nemmeno sapeva bene chi fossero questi famosi imperatori? Un uomo di Chiesa come voi? Che ha ben altri interlocutori... scommetto che tutti i giorni nella vostra mente Vi intrattenete con Aristotele e Platone… mica metterete sullo stesso piano la piccola Jarjayes?”

 

Danielle sobbalzò, le guance improvvisamente scarlatte.

 

Padre Nicolas Gaspard annuì “Sarò clemente!” esclamò divertito “considererò i comportamenti di questa sera come le bizze di un animaletto non bene addomesticato e un po’ nervoso… perché le hanno tolto la sua bella stanza e i suoi giocattoli!”.
Fece un inchino cortese verso il più giovane dei Girodelle e se ne andò rificcando il suo librettino rosso in una tasca interna della nera zimarra.

 

Danielle sgranò gli occhi; lo guardò allontanarsi nel buio, poi osservò Clément; stava quasi per dire qualcosa, poi socchiuse gli scuri e sparì.

 

Sotto la finestra, la coda che frustava l’aria, si sedette Catticus, il gatto rosso, miagolando disperato.
Ma la finestra non si aprì nemmeno per lui.

 


Clément e Maxence si incontrarono scendendo le scale. Erano tutti e due senza il giustacuore: portavano solo il panciotto, Maxence completamente aperto, i bottoni coi diamanti che brillavano, Clément con solo un paio di bottoni elegantemente slacciati - s’era tolto lo jabot per il caldo della sera.

 

“Per tutti i gabbiani di Jethou! Vai ad uccidere il buon vecchio Catticus, così finalmente ci lascia dormire in pace? Non la pianta un attimo di miagolare!" sbuffò il fratello maggiore, "Se serve ti do la mia spada...” aggiunse con un sorriso. ”Testimonierò davanti alla topolina che è stato solo un incidente.”

 

“Me lo porto in camera mia: si tranquillizzerà.” Victor non chiese a suo fratello dove andava - s’era fatto un’idea e preferiva non conoscere i dettagli.
Dubitava che il Generale avrebbe apprezzato.

 

“Con Aranda? Il Gatto Venuto dalle Tenebre?”

 

“Perché no?”

“Contento tu…” Maxence guardò dubbioso Clément. “Andiamo a farci un po’ di sidro? Un salto in cucina?”

 

“No grazie” Il tono del ragazzo più giovane era freddo, si capiva che non voleva parlare affatto dei fatti suoi, che erano suoi e basta, ma Maxence non aveva voglia di lasciar perdere - “La topolina s’era fermata, l’inchino e tutto, ma poi ha voluto avere a tutti i costi l’ultima parola, non si poteva tenere. Quella cosa di Monsieur Oscar non le piace per niente… L’unica era fermare quel cataplasma del Prozio e la carta del è solo una bambina era una buona carta, anche perché… tutti quei discorsi sulla lussuria… non mi piacciono molto, sai?” e Maxence guardò incerto suo fratello.

 

“Lo so.” Il tono di voce era pacato.

 

“E poi se l’è giocata pure lei la carta dell’infanzia (solo mentale) per soccorrere quel Grandier, che alla fine ha capito… a spararsi erano solo la topolina e il Castigo di Dio, quei due dovevano solo togliersi dalla linea di tiro.”

 

“Lo so.” il tono di voce stavolta gli uscì un po' meno pacato e più irritato.

 

“Ascolta, se la topolina passa tutto il suo tempo rinchiusa in camera sua, per le maree di Cancale! cosa ci siamo venuti a fare noi qui? A parlare di donne con Padre Nicolas Gaspard? Che, tra parentesi, non dovrebbe saperne un fico secco… La prima cosa era sparigliare le carte e rimetterla in gioco, lo sai anche tu… era da fare e lo hai fatto."

Victor de Girodelle emise un sospiro decisamente sarcastico e decisamente rumoroso, ma, per il resto, rimase in silenzio. 

"Io non lo potevo fare," riprese Maxence, "quel cataplasma avrebbe fatto tutto il contrario e se gli avessi proposto di punirla avrebbe pensato che lo stavo prendevo in giro... e Vincent, quel gran deficiente di Vincent, il suo nuovo amico per la pelle... nemmeno lui poteva intervenire per la topolina."

Victor annuì con aria infastidita.

"Quanto ai due ragazzini…" continuò Maxence, che non si arrendeva, "scattano per difendersi tra di loro e solo tra di loro... lui è scattato per Oscar, anche se non era per niente sotto attacco, anzi... il figlio perfetto della Casata Jarjayes, orgoglio del Generale, e tutto il resto... e Monsieur Oscar è scattato per il ragazzino, anche se il ragazzino in quel momento veniva addirittura protetto da quell'assatanato del Padre Spirituale!
Sono bambini... non hanno capito nulla dei discorsi di stasera... solo lui qualcosa, giusto alla fine... probabilmente in questa casa quelli sono pure discorsi normali, talmente normali che non li colpiscono come "stonati" - non la invidio la topolina... con Cassandra noi non ci saremmo mai permessi... e, probabilmente, sarebbero pure contenti se la cucciola se ne stesse ben lontana da te - tu non gli piaci.”


“Lo so.” di pacatezza ormai solo una minuscola traccia. Ma tanta pazienza, questo gli andava riconosciuto.


“Quel che è fatto è fatto. E comunque andava fatto.
Sai, non è proprio facile uscire da questa situazione con la topolina… la finestra sbattuta in faccia perfino al gatto! Sarà difficile, ma non è impossibile. Dovrai penare e parecchio… ci vorranno delle scuse. Con quel colore di capelli temo non sarà facile facile… le donne, anche se in miniatura, sono molto emotive, saranno quei corsetti… le rendono irritabili, per non parlare dei panier sui fianchi, una moda ridicola!”

 

“Lo so.” e anche la pazienza ormai s'era involata.

 

“Ma sistemerai… prima o poi… sono fiducioso. Solo… tu ci hai pensato bene?”

 

Girodelle non rispose.

 

“Ascolta… devo solo dirti un’ultima cosa… l’ultima, per davvero! Lo so che non vuoi discutere certe cose con nessuno. Gli imperatori romani, l’elenco completo... non me lo ricordo nemmeno io, sai?”


“Ah si?”


“Io conosco la poesia italiana, invece, e non penso, sinceramente, che quella sia la parte migliore di me. Quanto agli imperatori... non mi interessano affatto, e campo benissimo! Solo che... Victor, a te interessano?” lo chiese imbarazzato.

 

Girodelle lo guardò esasperato “Ancora con questa storia? Pure tu?”

 

“Volevo solo darti un consiglio… se gli imperatori romani dovessero contare, per te, intendo, se per te una persona per valere qualcosa deve conoscere una lista di cose, o le deve importare di conoscerla, non raccontarle bugie… non se lo merita. Ha diritto di saperlo.”

 

Girodelle tacque. In silenzio uscirono tutti e due in giardino.

 

“Tu sei perfetto Victor, lo sai vero? Dai tutte le soddisfazioni che noi non abbiamo mai dato… ma… senza un po’ di cretinate non si combina nulla, e tu…”

 

Girodelle raccolse Catticus da terra senza troppe cerimonie e se lo poggiò, in silenzio, su una spalla. Maxence lo osservò ammirato come si osserva un domatore, poi proseguì “Alle donne piacciono i complimenti, se uno dice quanto sono carine, le stelle negli occhi, la luna o la notte nei capelli, hai presente no? tutto il repertorio... colei che sola a me par donna, e tutto il resto, è roba che funziona… magari per un po’ lascia da parte l’angelico seno, la imbarazzeresti e basta, per quanto, a voler essere sinceri… è quanto meno beato e sulla buona strada per la santificazione…  ma di cose da dire… ce ne sono.
Solo che a volte ad una... persona... fa piacere poter… parlare… dei difetti. Capire se ad uno quei difetti… piacciono, o quanto meno… se li accetta.”

Maxence arrossì.”Non tutti devono essere convinti con le lusinghe, sai?”

 

Victor aprì la porta per rientrare “Se dovessi fare un viaggio in un altro paese, con una persona di mia scelta, non credo vorrei quei dodici vecchi barbogi tra i piedi. Ne vorrei un'altra.” si voltò appena “Quanto a quella dannata lista... la lista la conosco io, a memoria, e direi che mi basta. Se poi avrò paura di dimenticarmela, prenderò un appunto su un pezzo di carta.” la risposta fu secca: era chiaro che la riteneva una concessione perché quella risposta, a Maxence, dal suo punto di vista, non era affatto dovuta.

“E’ piccola.” disse senza guardarlo.

 

“Accidenti Victor, se è questo… “ sospirò, passandosi una mano tra i capelli  “Se fosse davvero così piccola come dici, non avresti nemmeno dovuto pensarle certe cose, ma non è piccola per niente... è piccola per me!” - rise divertito. “Per me sarebbe piccola, ma solo in questo Anno del Signore, precisiamolo!” ed ebbe un sorriso ribaldo che al fratello non piacque.

 

“Beh, io ho un impegno” riprese Maxence, leggero “Tu, cosa fai? Intendi raccattare tutti i gatti della topolina? Sai quanti altri ce ne sono ancora in giro, per caso?”

 

“Non ne ho idea” disse con un sorriso divertito Girodelle, “Non ne ho proprio idea, sai? Ma quella stanza che mi hanno dato è grande. Domani però la scambio.”

 

L’altro rise e si avviò baldanzoso verso le scuderie.

 

Girodelle salì le scale e si avviò verso la sua stanza.

 

Davanti alla porta di Danielle si fermò pensieroso. Fece la solita bussata dei Girodelle - la Pagnottella la conosceva bene - ma nessuno rispose.
“Ho io il tuo gatto, Catticus.” disse sperando che dall’altra parte qualcuna stesse ascoltando, facendo finta che non le importasse.”E pure Aranda…”


Attese per un minuto buono, ma dalla porta non giunse nessuna risposta.

   
 
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