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Autore: Axia    13/02/2009    10 recensioni
Spoiler della quarta stagione, ambientata dopo la puntata [4x14]: in una notte di solitudine Dean riceve visite inaspettate e decisamente poco gradite.
La doppia visione del suo futuro e del suo rapporto con Sam, già di per sè traballante, messo a dura prova dall'arrivo di un demone e di un angelo.
Genere: Malinconico, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclaimer:  i personaggi sottocitati appartengono a Eric Kripke e alla serie Supernatural. Questa opera non ha scopo di lucro.

Avviso: Si tratta della mia prima fiction su Supernatural, scritta dopo la visione e gli avvenimenti della puntata Sex and Violence [4x14 ], con numerosi spoiler della quarta stagione. Lettore avvisato mezzo salvato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Evil in the Night

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dean lo odiava il Montana.

Si gelava anche a fine estate, tanto che ai primi di settembre la notte bisognava già girare in giaccone.

A dire il vero da qualche tempo soffriva il freddo più di quanto volesse ammettere.

Non che nell’ennesima camera d’albergo in cui si erano accampati da poco meno di un’ora la temperatura fosse migliore. Era quasi una settimana che non parlava con Sam e ad essere sinceri per la prima volta in vita sua non sentiva la benché minima mancanza di dialogo e di contatto con suo fratello.

Seduto sul cofano dell’Impala con un bicchiere di caffè in mano, non aveva voglia di una birra ghiacciata con quel tempo infame, girò di un poco il collo inquadrando la finestra della loro stanza.

Le luci erano accese.

L’ombra di suo fratello era proiettata sulle tende tirate e illuminate da una lampada psichedelica.

Sam stava facendo il solco lì di fronte. O pensava di uscire a cercarlo, dopo che se n’era andato senza una parola, o stava al telefono con la stronza infernale.

Dean inspirò, dando un altro sorso di caffè bollente.

Sia chiaro, non aveva niente contro Ruby…a parte che era un demone, che si scopava Sam facendogli credere tutto quello che voleva e che…era un demone? Insomma, solo a lui sembrava una ragione più che sufficiente?

Ok, le aveva detto grazie per aver pensato a Sam durante la sua vacanza nei piani bassi, poteva anche essere stata una brava ragazza prima di passarsi almeno quattro secoli nei piani bassi, ma a tutti c’era un limite, come se poi Ruby e Sam avessero davvero smesso di vedersi per la loro caccia solitaria.

Si massaggiò il braccio, posando il caffè in bilico sul cofano, sentendo ancora un discreto dolore laddove Bobby l’aveva colpito una settimana prima, per fermarlo prima che uccidesse Sam.

Se ci pensava era ancora tutto così irreale.

Non il dolore però.

Dean lo sapeva bene. Niente per lui era diventato più reale del dolore.

Neanche la famiglia. Suo padre e Sam erano pateticamente scesi al secondo posto, se non al terzo, visto che per tirare avanti gli serviva anche una buona dose d’alcool dopo che i suoi fottuti incubi quasi gli impedivano di chiudere occhio.

Cacciò le mani in tasca e alzò la testa al cielo stellato, striato di nubi scure che non promettevano nulla di buono.

Chissà come se la cavavano quei figli di puttana là sopra. Guardavano gli essere umani agonizzare come formiche bruciate da un bambino sadico, probabilmente scuotendo il capo.

“Siamo a posto io e te?”

Gli tornò in mente quella frase di Sam, i suoi occhi.

No, non siamo a posto. Non lo siamo più, avrebbe dovuto dirgli.

Aveva mentito, come sempre. Che senso avrebbe avuto dirli “No, pensavo esattamente ogni parola che ti ho sputato in faccia, piccolo bastardo traditore”?

No, non sarebbe servito.

Erano su strade diverse e poteva davvero fargliene una colpa? Se una parte di lui, quella più sentimentale e civile pensava che ognuno affrontava i propri dolori a modo suo, l'altra parte di sè, quella arrabbiata e impassibile pensava solamente a una cosa. A come Sam gli avesse voltato le spalle dopo la sua morte.

Era atroce da dire, da pensare, ma segretamente vedeva suo fratello come un egoista, un ragazzino viziato che non era riuscito a cavarsela nel mondo da solo neanche per quattro miseri mesi.

Lui invece per quarant'anni era stato all'inferno e quella vocina odiosa dentro di sè gli ricordò subito che nemmeno lui si era fatto spuntare l'aureola là sotto. Probabilmente anche Sam aveva la sua buona parte di ragione.

Si stava rammollendo.

Tornò ad abbassare il capo, sentendo dei passi avvicinarsi. C’era un discreto via vai di passanti anche a quell’ora tarda, per la maggior parte coppiette di amanti clandestini o camionisti.

Si ritrovò ad annusare l’aria subito dopo, avvertendo un odore inconfondibile per lui. Zolfo.

Non fu necessario neanche cercare, si voltò alla sua sinistra e quasi cacciò una bestemmia senza neanche rendersi conto che il cuore quasi gli stava esplodendo nel petto.

Alastair.

Gli occhi bianchi dell’umano che il demone aveva deciso di possedere scintillarono di un bianco divertimento non appena i loro sguardi s'incatenarono. Istintivamente Dean si mosse, ma Alastair, seduto praticamente a cinque centimetri da lui sull’Impala, alzò una mano.

- Come andiamo ragazzo? Tranquillo, sono venuto solo per parlare.-

Si, fanculo. Parla con questo.

Tolse lentamente le mani dalle tasche, si guardò attorno e non vide nessuno.

L’ombra di Sam invece si stagliava sempre contro le tende.

- Troppo agitato.- rise Alastair – Non sei più contento di vedermi Dean?-

Si, non ero così contento di vedere qualcuno dall'ultima volta che Uriel mi ha pescato in sogno. Pensando all'Arcangelo, quasi si compiacque di avere di fronte almeno un essere che conosceva più "intimamente" se con quel demone si potesse mai usare un termine simile.

Si fece indietro, le mascelle serrate e le pupille ridotte a spilli, pronto a muoversi e a difendersi in qualsiasi momento.

- Cosa diavolo vuoi?-

- Sei diventato duro d’orecchi noto.-

- E tu non hai perso la voglia di giocare.- Dean serrò anche i pugni sul demin dei jeans, sentendo la gola bruciare. Aveva una voglia matta di urlare, di prendere quell’essere per il collo e farlo a pezzi, di non lasciare di quel demone una sola misera traccia, farlo sparire per sempre.

Ma come poteva?

Alastair possedeva ancora il tizio dell’ultima volta che si erano visti. Dean credeva che Anna, risalendo al cielo l’avesse spazzato via, ma ancora una volta non c’era limite a quello che il bastardo poteva fare.

Ne era l’ennesima prova.

Tuttavia, fanculo, rifiutava di farsi tenere sulla corda come un fottuto pivello. Se voleva ucciderlo, almeno si sarebbe preso la soddisfazione di usare la lingua per insultarlo un’ultima volta.

- Scendi dalla mia macchina.-

Alastair arcuò le sopracciglia, restando immobile.

- Scendi dalla mia macchina.- sillabò di nuovo Dean, imperioso – Puoi anche friggermi in padella dopo, ma devi togliere il tuo culo diabolico dalla mia carrozzeria.-

- Anche tu sei seduto qui sopra.- replicò il demone, a cui stranamente sfuggiva il nesso di quella discussione.

Fissò persino l'Impala come se non si fosse neanche accorto delle quattro ruote e degli specchietti retrovisori.

- Le mie chiappe non sono le tue.-

Alastair non era un demone comune. C'era qualcosa in lui che traspariva dal suo involucro di carne come una sorta di aura velenosa, un gas pestilenziale, ma era talmente palpabile che un cieco passando accanto a loro avrebbe potuto scappare via a gambe levate senza pensarci due volte. E Alastair era ben consapevole di quella sua forza, infatti rise e si mise in piedi, sistemandosi la giacca con perizia, bottone per bottone e fece due passi lì attorno, quasi dandogli il tempo di acclimatarsi alla sua presenza.

Sadico nazista, Dean fece una smorfia – Che vuoi?-

- Odio questo posto, si gela. Tu non trovi?-

Fantastico. Ho freddo come un demone.

- Sono sempre stato più a mio agio all'Inferno, sebbene qui abbia trovato notevoli divertimenti decenni fa. Molto spesso gli umani sanno essere fantasiosi, mi stupiscono.-

- Possiamo accelerare?- mugugnò agitando le dita in aria – Non ho tutta la notte.-

Alastair rise di nuovo, buttando uno sguardo alle loro spalle – Si, vedo, devi tornare da tuo fratello. Sai ragazzo, prima che quel moccioso ti portasse via da me, avevo sentito delle storie su quanto stesse facendo il tuo Sammy qui in questa landa desolata.-

Moccioso? Parlava di Castiel?

- Non che incontrandolo abbia cambiato idea.- continuò il demone, tornando sui suoi passi e fermandosi praticamente di fronte a lui – Azazel e i suoi maledetti marmocchi. Non ho mai creduto molto nei suoi ridicoli piani e come ho potuto notare, Sam non apporterebbe l’aiuto necessario anche se ho constatato che Ruby gli ha dato qualche buon consiglio.-

La cosa iniziava a puzzare. Dean, per esperienza, sapeva che una delle doti maggiori dell’abominio che aveva davanti era la pazienza. Oh, non c’era demone all’inferno che ne detenesse più di Alastair.

Se Lilith era famosa per le sue tecniche coercitive assai colorite, ma era molto impulsiva e detestava aspettare.

Qualcosa si accesa nella testa di Dean e si rimise sulla difensiva, accorgendosi con orrore di aver abbassato la guardia senza neanche accorgersene.

- Sei venuto per Sam?- gli uscì in un soffio.

Un’altra risata, gli occhi bianchi sollevati al cielo ora completamente coperto.

- Io scelgo meglio i miei protetti.-

- Questa chiacchierata porterà da qualche parte o sei venuto qui solo per annoiarmi?-

- Ecco cosa mi è mancato di te là sotto in quel mortorio. Il tuo brillante senso dell’umorismo ragazzo.-

- Nulla in confronto al tuo.- mormorò a denti stretti.

- In un certo qual modo ho sempre apprezzato la tua vena umoristica. Eri l'unico che mi rispondesse per le rime, anche rischiando di farti strappare le braccia dal corpo per la mia gioia. Gli altri sono tutti uguali, tutti così perfettamente prevedibili. Supplicano e pregano...tu eri diverso. Non sai che noia da quando te ne sei andato.-

Poteva immaginare.

- Anche perchè i nostri ultimi anni sono stati assai più divertenti, ricordi?-

Dean iniziò a vedere sfocato. Oh, certo che ricordava gli ultimi dieci anni.

- Eri così ansioso di imparare...così ansioso di placare la tua rabbia, anche di darti piacere.- il demone chinò appena il capo verso di lui, sogghignando - Ero così fiero di te. Lo sono ancora. Tuo padre invece era fiero di te Dean? Ti ha mai detto di volerti bene? O pensava solo a sfruttarti?-

Era troppo. Sentendo il sapore del sangue in bocca Dean rialzò la testa, pronto a uccidere, a tutto ma non riuscì a muoversi in tempo, di colpo Alastair gli fu addosso. Una ventata di zolfo, mista a una colonia da uomo.

Dean sentì quelle mani bollenti a coppa sulle guance, il gesto paterno di un mentore o la morsa di un carceriere. Non seppe dirlo.

Tremò e quel bastardo rise, prendendo a carezzargli i capelli. La dolcezza da una parte e dall'altra polpastrelli crudeli e sadici che premevano sulle sue tempie, provocandogli un dolore pungente.

Cazzo, sembrava passato troppo poco tempo dall’ultima volta.

- Torna a casa, ragazzo.-

Dean deglutì, distolse lo sguardo e un gemito gli uscì di bocca a quella forte pressione.

- Qua non hai più niente. E tuo fratello è fottuto, non sa salvare se stesso, figurarsi dare una mano a te. E non puoi contare su quell’angelo. Sai bene che ti ha portato via da me solo per un ordine del Papino. Se ne sarebbe fregato altrimenti, mentre tu gli hai salvato la vita in quella baracca.-

Non hai nessuno, Dean Winchester.

Non hai più nessuno.

Ecco un’altra delle virtù di Alastair: oltre alla pazienza, quel bastardo vantava l’analisi mentale di uno psichiatra. Sapeva dove colpire, dove lacerare, dove scavare. Sapeva che tono usare, sapeva dosare le maniera pesanti quanto le gentili.

Un’altra carezza sulla testa, come se fosse stato un cane.

Psicopatico.

- Non vorrai farmi credere che non ti manca casa. Là non avevi problemi. Ricordi cosa ti ho insegnato?-

Qualcosa dentro di lui si ribellò. Che cazzo, era fottuto ormai, ma non aveva la sindrome di Stoccolma!

- Non parlare coi suicidi che sono tutti suonati?- ironizzò.

Un lampo d’irritazione passò nello sguardo vuoto del demone, subito rimpiazzato da un’espressione divertita.

Serrò più forte la presa alle sue tempie, come se stesse cercando di fargli schizzare via gli occhi.

- Ci sono due tipi di demoni, due tipi di dannati.-

Dean concluse senza pensarci – Chi teme l’inferno e chi invece lo ama.-

- Esatto ragazzo.- gli tolse le mani dalla faccia, fino a puntargli un dito contro il petto, lo stesso petto che per trent’anni aveva squarciato con uncini affilati, gioendone – E tu sei come me.-

Non attese che Dean protestasse, perchè continuò imperterrito, vedendo a poco a poco sgretolarsi quella sciocca barriera che l'umano gli ergeva contro.

- Pensaci ragazzo. Non hai vissuto neanche trent'anni in questa landa desolata e che ne hai ottenuto? Una madre morta, un padre che non ti amava abbastanza, un fratello che ti ha voltato le spalle dopo che tu gli hai pateticamente salvato la vita. All'Inferno invece hai vissuto più di quanto tu abbia mai fatto qui. Il dolore Dean, il dolore...è la vita che scorre, finché lo senti puoi ancora alzare la faccia e gridare a Dio tutta la sua inutilità, finché riesci a provocarlo sei ancora abbastanza vivo per sentire il piacere scorrerti dentro. Il sangue caldo sulle mani...dimmi, lo ricordi?-

Non c'era bisogno di ricordare. Perchè quel sangue lo vedeva ancora. Tutti i giorni di fronte allo specchio.

Ne vedeva macchie ovunque. Sul suo viso, sulla sua bocca...sulle sue mani.

- L'Inferno è casa tua. E tu non lo temi più. E' solo il tuo stupido rimorso che ti rende debole. Affondalo e sarai di nuovo forte come prima, come quando mi stavi a fianco!-

Com'era facile scivolare. Com'era facile per quell'essere spingerlo ad essere qualcosa a cui non osava più neanche pensare.

L’improvviso rumore di una porta sbattuta lo fece sobbalzare, come se fino a quel momento fosse stato in trans e quasi sbatté la nuca contro il mento del demone, girandosi e vedendo Sam sulla porta della stanza, armato di fucile.

- Cosa diavolo vuoi?- urlò suo fratello, prendendo la mira – Allontanati da lui!-

Alastair emise un ghigno e si staccò finalmente, le mani alzate e l’aria beata.

Dean sentì il dolore piano piano attenuarsi dalle tempie, fino alla mandibola e al collo.

- Siamo in troppi qui.- borbottò Alastair in modo appena udibile per Dean – Quando vedi di nuovo quegli angeli avvisali che io e Lilith abbiamo solo cominciato. E che presto ne arriveranno altri.-

Dean riprese a sentire freddo, lo sguardo ora basso sul cemento bagnato.

L'odio, la ribellione, quell'incredibile senso di smarrimento, il fatto che ora il suo cuore per lui valesse meno del terreno su cui i demoni camminavano. Il rimorso.

- Io ti ucciderò.- disse in un soffio, rialzando gli occhi verdi.

Alastair rise, stranamente compiaciuto.

- Sicuro?-

- Io ti ucciderò. Dovessi tornare all'inferno e diventare come te. Io un giorno ti ucciderò.-

- Ti ho detto di allontanarti da lui!- urlò di nuovo Sam, muovendo qualche passo verso di loro.

Fiato sprecato, Alastair era finalmente sparito insieme alla sua tossica presenza colma di zolfo lasciando come un buco di vuoto nell'aria e nel terreno, proprio un buco nero di vuoto e nulla, dove neanche l'ossigeno poteva muoversi liberamente.

In un lampo arrivò anche Sam, che lo guardò dalla testa alla punta degli stivali, gli occhi sbarrati dal terrore.

- Cosa ti ha fatto?-

- Niente.-

- Come niente?- abbaiò suo fratello – Stavi parlando con quel demone!-

- E allora? Mica me lo sono scopato sul cofano. E’ una bella esperienza, tu che pratichi?-

Non si era trattenuto. Non ci era riuscito.

Ma se una settimana prima Dean si sarebbe morso la lingua, ora si limitò a fissare Sam senza battere ciglio, mentre quest’ultimo lo fissava con rabbia.

Scosse la testa e gli tirò il fucile in grembo.

- Vaffanculo Dean.-

- Grazie altrettanto.- replicò prima che Sam sparisse di nuovo nella loro camera, si sbattesse la porta alle spalle tanto da far traballare i cardini e quasi rompesse un vetro.

Wow, la faccenda lo innervosiva davvero. Coda di paglia?

Finalmente di nuovo soli, pensò Dean carezzando l'Impala. Fortuna che la sua piccola non c'era finita di mezzo.

Il caffè era ormai diventato freddo, il fucile pesava e come se non bastasse aveva nuovamente la sensazione di essere osservato. Non c'era limite al peggio, ne era cosciente, eppure non era preparato a un alito di vento lo colpì di spalle circa cinque minuti più tardi.

Chiuse le palpebre e anche una mano sugli occhi, pregando seriamente che non fosse chi pensava ma ancora una volta si sbagliò e di parecchio. Riconobbe i suoi passi lenti, il fruscio del suo impermeabile e il suo silenzio irritante, come se si aspettasse sempre esclamazioni di stupore ogni qual volta apparisse qua e là come un fungo.

Silenzio.

- Oh Cristo, sparisci.-

Gli arrivò un colpo secco dietro alla nuca, simile a una sberla.

- Non bestemmiare di fronte a me.-

Che cos’era quella storia? Era la nottata delle rotture di palle? Aveva già rischiato la vita con Alastair che si divertiva a farlo impazzire, ma vedere anche lui…era proprio l’ultima cosa che desiderava.

Tutta di colpo passò l'angoscia, soppiantata dalla collera.

Guardò gli occhi blu di Castiel e non si stupì di come le sue mani friggessero.

- Cosa cazzo vuoi?- ringhiò.

L’angelo non parve mutare espressione sebbene per un attimo inclinò il capo, pensoso.

- Cosa cazzo vuoi, siete tutti sordi stanotte?- ribatté Dean.

- Ti ho visto con Alastair.-

- Questo è stalking. Vattene, non voglio vederti in giro. D’ora in avanti manda qualcun altro, anche l’Arcangelo Gabriele, non m’importa, purché non veda più la tua faccia da santarellino!-

- Dubito che Gabriel scenderebbe se non per la Battaglia Finale.-

- Allora digli di scendere adesso, perchè l'Apocalisse sto per scatenarla io!-

Castiel fece il giro della macchina, piazzandosi esattamente dove Alastair e Sam erano stati poco prima.

Dean fece uno sforzo sovrumano per non colpirlo all’istante, stringendo le braccia al torace.

- So che sei furente.-

- Vaffanculo.-

- Dovresti smetterla di essere così volgare.-

- E tu dovresti sbattere le penne e volare allargo da me.-

- Non avevo scelta Dean.-

- Se il tuo Dio ti dicesse di ammazzare tutte le persone del pianeta tu lo faresti vero?-

- E’ anche il tuo Dio. E’ tuo padre.-

- Mio padre era John Winchester e per la cronaca me ne sbatto le palle di queste stronzate, specialmente a quest’ora della notte, sono stato chiaro?- saltò giù dall’Impala e lo fronteggiò, senza indietreggiare. Che cazzo, aveva tenuto la testa di fronte a un demone!

- Tu sei solo un succube, ne aveva già l'idea ma le prove non bastano mai quando uno è completamente imbecille come me. Non posso credere di essere stato tanto cieco. Sammy mi aveva riempito così tanto la testa con voi angeli che alla fine quasi ci cascavo come un povero idiota! Hai quasi fatto uccidere Anna e hai lasciato che Uriel usasse Sam per ricattarmi!-

- Erano gli ordini.-

- Me ne frego dei tuoi ordini!-

- E’ questo che ti rende furente?-

- E’ la faccia da culo con cui osi ripresentarti di fronte a me dopo quasi un mese e il tuo fare finta che non sia successo niente! Io mi fidavo di te!-

Dopo quella sfuriata gli occhi verdi di Dean scintillavano, come colpiti da mille pagliuzze di luce.

Castiel a sua volta fece un passo indietro, senza accennare a una risposta, senza aprire bocca.

Ma decise di lasciargli spazio, vedendolo ansimare. Dean emise un gemito e tornò sull’Impala, passandosi le mani sulla faccia. Era stanco. Era così stanco. Voleva solo dormire, dormire per mesi ma neanche quello gli era concesso. Solitamente si diceva alla gente che compiendo cattive azioni si finiva all'Inferno.

Vero. Verissimo.

Ma nessuno ti raccontava di un angelo che veniva a riprenderti per poi farti soffrire il doppio sulla Terra.

- Ho visto cos’è successo con Sam.- sussurrò Castiel dopo qualche attimo - E ho sentito le parole di Alastair.-

- Perché non sei venuto a ucciderlo?-

- Quel demone richiede un esorcismo che solo un Arcangelo può compiere. Solo Uriel dei quattro è qui sulla terra, Raphael non sopporta questo clima afoso, Michael caccia sul confine e Gabriel…lei non scende, ecco tutto.-

- Non voglio delle fottute scuse, voglio solo essere lasciato in pace!- ringhiò perdendo di nuovo il lume della ragione – E’ così dura da capire?!-

- Non è possibile. Sei stato scelto.-

- Certo, quindi per ripagare il fatto che hai trascinato fuori il mio allegro culo dall’Inferno devo passare il resto della mia patetica esistenza a farvi da schiavo? Sarò ripetitivo ma potete fottervi tutti quanti! Tu, Uriel, Sam e compagnia bella!-

Castiel emise un sospiro.

- Sei troppo agitato. Quel demone è molto persuasivo.-

- Se non altro Alastair si mostra per quello che è.- sibilò velenoso, scattando come un serpente.

Stavolta l’angelo parve colpito dall'affermazione e serrò i lineamenti, assottigliando gli occhi.

- Sei sconvolto Dean, posso capirlo.-

- Aveva ragione Anna, tu non capisci, non puoi. Non hai sentimenti!-

Castiel lo afferrò per la spalla prima che se ne andasse, strattonandolo come mai aveva fatto. Quella pressione fermò Dean a sufficienza perchè la rabbia montasse più forte di prima.

- Dovete smetterla di toccarmi tutti quanti. C'è una cosa che si chiama spazio personale.-

- Credi ad Alastair, è questo che vuoi dirmi? Allora perchè mi hai salvato la vita?-

- Io credo che uno come lui non abbia ragione di mentirmi e ti ho salvato il collo perchè non amo avere debiti, specialmente con te. Tu invece Cas? Hn?- diede uno strattone e si liberò dalla presa - Tu che mandi avanti gli altri per minacciarmi?- gli arrivò a un centimetro dal naso, sovrastandolo appena - Uriel mi ha detto che ti piaccio. Sai, piaccio parecchio anche ad Alastair.-

- Io e lui non abbiamo le stesse intenzioni.-

Dean rise, piegando la testa all'indietro - Sai perchè sono finito all'Inferno?-

Castiel corrugò la fronte.

- Non vedo il senso della domanda. Ti sei venduto l'anima per...-

- Per Sam,- finì Dean - esatto. E tu più di un mese fa hai minacciato di portarmelo via esattamente come hanno fatto i demoni. E ora dimmi, chi è peggiore? Un demone che non s'è fatto scrupoli a farmi a pezzettini per quarant'anni o tu col tuo bel faccino che mi hai pugnalato alle spalle? Che mi dici Cas? Fuori il fiato!- gridò, afferrandolo per il bavero della giacca - Avanti! Chi è migliore? Tu e i tuoi amici o quel demone?-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dean lo odiava il Montana.

In certe notti nel Montava quando si gelava già a inizio settembre poteva capitare che qualcosa di diabolico si sedesse accanto a te sull'Impala, riportandoti alla memoria la certezza limpida come un sole estivo che non sei un eroe, ma che le tue mani sono macchiate di sangue senza alcuna via d'uscita.

Nel Montana poteva capitare di fissare Sam negli occhi per qualche secondo e non vedere più il proprio fratellino, ma solo un estraneo. Un estraneo con cui pontificare del sesso coi demoni.

Nel Montana poteva capitare che iniziasse a piovere a dirotto e che un angelo arrivasse, strisciandoti alle spalle e colpendoti in pieno con la sua fede per te alquanto incomprensibile, lasciandoti a terra esausto, sanguinante e senza più un briciolo di speranza in niente e nessuno, specialmente in te stesso.

Dean alzò lo sguardo al cielo ora nero, senza bagnarsi affatto. Era come se le gocce di pioggia cadessero su una sorta di invisibile ombrello e in quel momento seppe che Castiel, seduto dove prima era stato Alastair, aveva spiegato le ali per ripararlo.

- Se non altro servi a qualcosa.- borbottò Dean a denti stretti.

L'angelo non rispose, restò in silenzio. Ancora una volta.

Si, il giovane Winchester decise di mettere una bella croce sul Montana.

Da quelle parti non c'era mai verso di starsene per i fatti propri.

Qualcuno, qualcosa, chiunque avesse una bocca era sempre in agguato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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