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Autore: Leonelupo    28/09/2015    6 recensioni
Emma è un cavaliere, inviata insieme al cavaliere nero Killian ed al cacciatore Graham a proteggere il conte di Locksley e la sua sposa, Regina. Emma riuscirà a rimanere fedele all'incarico che salverà la sua famiglia e porrà fine ad una faida sanguinosa che costrinse i suoi genitori ad abbandonarla da giovane per poi ritrovarla...o ascoletrà i lamenti del suo cuore venendo meno ai suoi obblighi? Nel frattempo anche i suoi compagni troveranno ragioni per restare alla corte ed Henry sarà una guida ed un aiuto fondamentale nella loro battaglia contro il male.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Graham/Cacciatore, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Emma pensava che convivere con Henry avrebbe causato delle difficoltà all'inizio, come quella della sera precedente o imbarazzanti incontri al bagno, discussione sugli oggetti personali dell'altro...la sua mente aveva immaginato diversi scenari. Tuttavia, dopo pranzo, il ragazzo la informò che il suo professore gli aveva assegnato dei compiti da svolgere su un codice che lui stesso gli aveva fornito e, da quel momento, salvo il rumore della penna d'oca che veniva intinta nel calamaio, Henry si era chiuso in un suo mondo personale.
 
Non che Emma non apprezzasse la sua dedizione allo studio o lo sguardo interessato con cui sfogliava i vari volumi ma l'atmosfera di pace ed equilibrio che si creò nella stanza la destabilizzò leggermente. Ti aspetteresti che un ragazzo in pre adolescenza sia più interessato ad imparare a cavalcare o a tirare di spada che a leggere libri e , che se anche li dovesse leggere per dovere, lo facesse sbuffando. Henry era tutt'altro, risucchiato nelle formule matematiche di Pitagora, nel pensiero filosofico di Aristotele e nella scienza delle creature magiche. 
 
Il cavaliere conobbe, dunque ,anche questa parte del ragazzo. Non la parte coraggiosa e curiosa che aveva fermato l'avanzata di un esercito, non quella che la notte precedente gli aveva chiesto di provare la sua armatura, ma una parte più intellettuale, spinta alla ricerca della sapienza ed alla scoperta delle sue meraviglie. Con questo pensiero il cavaliere estraeva dall'armadio vestiti puliti, sbirciando con la coda dell'occhio il ragazzo chino sui libri. Lei intanto disponeva, sulle rosse coperte di lino, dei pantaloni di pelle blu che , all'altezza della vita, erano circondati da diverse strisce di pelle marrone. Sopra gli abbinò una semplice camicia bianca decorata con fronzoli sul bordo della scollatura vertiginosa. Tecnicamente l'indumento era da uomo e, più precisamente, era l'unica camicia bianca posseduta da Killian. 
 
Ma Emma se n'era impossessata molti anni prima a seguito di una spedizione ed il cavaliere nero non l'aveva mai pretesa indietro. La bionda entrò nel bagno, per evitare di traumatizzare Henry a vita e, già che c'era, si diede anche una veloce lavata per togliere quei piccoli residui di terra che le erano rimasti sulle braccia. 
 
Uscì sistemandosi una manica della camicia e quando alzò lo sguardo le si disegnò un sorriso sul volto e nella sua mente si insinuò un vecchio detto.
"parli del diavolo e spuntano le corna"
 
Di fatto, con il permesso di Henry, Killian era entrato nella loro stanza ed in quel momento stava sbirciando oltre la spalla del ragazzo per vedere a cosa stesse lavorando. Solo al menzionare la parola "compiti" si tirò indietro con espressione disgustata , come se avesse appena annusato un piatto rancido e, dopo aver scompigliato i capelli ad Henry, sapendo che lo avrebbe disturbato, indirizzò la sua attenzione all'amica che intanto gli si era avvicinata.
 
-Lascialo in pace..al contrario di noi lui prova interesse per i libri-
 
-Che noia!! Non ha capito niente della vita-
 
-Lui è qui , vi ricordo - rispose Henry col broncio alzando lo sguardo verso i due. 
 
-Non lasciarti influenzare da lei...passa al lato oscuro...io ti insegnerò le cose importanti- gli sussurrò Killian nell'orecchio piegandosi sulle gambe per arrivare all'altezza del ragazzo ancora seduto. Mise una mano a coppa sopra l'orecchio del ragazzo ed iniziò a sussurrargli parole indicibili ad alta voce. Emma incrociò le braccia al petto, contraria alla corruzione di un minore, ed alzò gli occhi al cielo.
Una volta finito il suo lavoro di ammaliatore e corruttore dei più giovani, Killian si rialzò con un sorriso fiero in volto , come quello di un padre che aveva appena insegnato una regola di vita al figlio,e guardò con sfida la bionda.
 
Henry intanto, la povera vittima, volse il suo sguardo confuso ad Emma che già si preparava al peggio.
 
-Che cos'é una spagnola?- All'inizio la faccia di Emma si trasformò in una maschera di orrore e successivamente in una omicida. Nella sua mente, infatti, vide un'infinità di volte, la morte del cavaliere nero per mano sua. Si sporse, dunque, oltre Henry per colpire l'uomo sulla spalla con un pugno.
 
-Sono cose che un ragazzino dolce come te non dovrebbe conoscere. Ragion per cui ti sconsiglio vivamente di accettare mai un consiglio a quest'uomo-
 
-Sei sempre così cattiva...-mormorò lui , intuendo che il divertimento, ovvero traviare la mente del giovane, per quel giorno fosse finito- Comunque...ero venuto a dirti che io e Graham stiamo andando ad allenarci con la spada...verrà anche il conte..tu vieni?
 
-Sì , tanto la contessa è rimasta chiusa nelle sua stanza tutto questo tempo. Sarò felice di metterti in ridicolo-
 
-Ci devi solo provare, dolcezza
 
-Ehi..- li richiamò Henry alzando la penna d'oca in aria come fa uno scolaro per chiedere la parola-voglio venire anch'io a vedervi-
 
-Ottimo ,così ti farò vedere come si fa..- disse eccitato il cavaliere dando il cinque al ragazzo.
 
-Per quando sono i compiti, Henry?- chiese Emma, poi, notando il notevole volume del tomo.
 
-Domani-ammise sconsolato il ragazzo. Emma lo guardò a lungo, non voleva fare la parte della madre severa, anche perché era ciò che di più lontano ci potesse essere da una madre ,ma era anche vero che Henry aveva degli obblighi nei confronti del suo maestro e che la responsabilità lo avrebbe aiutato a crescere e ad imparare valori morali fondamentali. Così la bionda dovette pensare ad una soluzione che risolvesse il problema prendendo in causa entrambe le parti.
 
-Facciamo così..tu ora finisci la maggior parte dei compiti, poi ci vieni a guardare ed il resto lo finisci dopo cena. D'accordo?-
 
-Ma guardati , Swan- commentò Killian sornione guardando il ragazzo abbracciare la donna affettuosamente- sei già sua madre-
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Killian ed Emma incontrarono il conte e Graham in un'area del palazzo in cui la bionda non era mai stata. Essa si trovava all'aperto, posta sopra una piccola collinetta che si addossava ad un fianco del palazzo ed inglobava in sé una parte di mura. Sulla spianata in cima alla collina era stata realizzata una struttura circolare, pavimentata , costituita da otto colonne circolari di color giallo sabbia , che erano state collegate fra di loro, in cima, da un'anello circolare che abbracciava l'intera struttura. 
 
Era una costruzione insolita per dei palazzi signorili, segno che il conte fosse più dotto di quello che pensavano ed avesse conoscenze storiche elevate. I due salutarono cordialmente, chinando il capo verso il conte che, con un caldo sorriso, li ricambiò. 
-Mia moglie?- chiese curioso ad Emma, la quale, alzò un sopracciglio non intendendo la domanda.
 
-Dopo la nostra cavalcata si è rinchiusa nelle stanze e non è più uscita..penso che sia ancora lì in effetti
 
-La manderò a chiamare,sa, la spada non è proprio la mia arma e lei di solito si diverte a vedermi in difficoltà
 
Dettò ciò si allontanò momentaneamente per chiamare un servo ed ordinargli di riferire alla contessa i loro programmi. Nel frattempo, Emma, Graham e Killian si erano diretti, curiosi, ad analizzare le armi a loro disposizione, portategli dal maestro di spada di corte in persona. Guardarono con cura ogni lama, maneggiandole per sentirne il peso e l'equilibrio, poi, una volta che ognuno ebbe scelto la propria lama, iniziarono a farle roteare dietro la schiena , sul davanti e nell'aria per prenderci confidenza. 
 
Comica, Emma dovette ammetterlo, la reazione di visibile ammirazione da parte del conte nel vedere dei guerrieri all'apparenza così esperti e valorosi che potevano far ruotare una lama, ormai, come inspiravano aria. Graham , che tra loro era colui che aveva passato più tempo col conte, decise che in quanto principessa, seppur sotto mentite spoglie, Emma dovesse passare più tempo con lui al fine di conoscerlo, così da guadagnarsi la sua fiducia e, un domani quando fosse diventata regina, usufruirne come ogni sovrano avrebbe fatto.
 
Poco contava che il cavaliere non volesse il trono e, tantomeno, sfruttare le sue amicizie per ottenere appoggio politico. Il suo compito era chiaro , i suoi doveri sempre più concreti all'orizzonte e la sua vita da cavaliere libero quasi al termine. Ben presto sarebbero subentrate le leggi da approvare, i nobili da contrastare, le guerre da combattere ed un regno da governare. Poco, niente, sapeva Emma di come si governasse un regno e questo, seppur non l'avesse mai ammesso, era una delle più grandi preoccupazioni della madre Biancaneve.
 
Lei sapeva, al contrario del padre ancora ingenuo, che la vita di corte, il regnare, non facevano per la figlia e mai sarebbero stati nel suo interesse. Loro avevano pensato , quando l'avevano ritrovata, di poter cancellare tutto ciò che era successo precedentemente, tutti i loro errori e la vita disagiata di Emma per ripartire da zero. Ma ciò non era possibile. Emma non era cresciuta con gli abiti addosso, ma con gli stracci. Non aveva indossato tiare ma pidocchi. Non aveva mangiato tacchini ma pane raffermo. 
 
Ora questo potrebbe sembrare orribile all'inizio ma, col tempo, conoscendo le dinamiche di corte, le personalità che si formavano sotto la corona, Emma rielaborò in chiave positiva ciò che le era successo. Aveva imparato a cucirsi i vestiti, a medicarsi le ferite, a lavorare nei campi, ad essere autonoma, a non avere pretese , a guardare alla vita con interesse e a sopravvivere. 
 
-Vi prego di andarci piano...non impugno una spada da anni-le disse il conte strappandola ai suoi pensieri.
 
-Vediamo come se la cava-
 
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Henry chiuse il libro con una tale forza che, ne era certo, lo avevano sentito anche i servi che in quel momento stavano lucidando il corridoio. La cosa non lo toccò più di tanto e, una volta asciugata la punta della penna, si mise la giacca marrone senza maniche che Emma gli aveva prestato quella mattina ed uscì di corsa dalla stanza. Era curioso di vedere quanto fossero bravi i tre a maneggiare la spada e quante, delle storie che aveva sentito provenire dai diversi villaggi, fossero vere. Camminando con la testa fra le nuvole, però, può portare a dimenticarsi che esiste un terreno su cui camminano altre persone.
 
E così accadde che lo spensierato Henry, mentre fulmineo, si dirigeva alla ricerca dei suoi tutori si imbatté in un corpo morbido che , quasi, investì in pieno. La donna, per non cadere, gli pose le mani ai lati delle spalle e lo raddrizzò ,fermando la sua camminata ansiosa. Il ragazzo si ritrovò con il viso sprofondato nell'incavo di un collo prima di essere raddrizzato da una presa ferrea ma dolce. Alzando gli occhi, però, il suo cuore perse un battito ritrovandosi di fronte il viso divertito della contessa.
 
Caduto nel panico, Henry, iniziò a blaterale senza controllo valanghe di scuse.
-Contessa!! Sono dispiaciuto...tantissimo dispiaciuto...la prego di scusarmi, non l'ho vista..non mi faccia tagliare la testa
 
La donna ascoltò attenta le parole incoerenti del ragazzo, inarcando un sopracciglio, quando pronunciò l'ultima richiesta. Lasciò le spalle del giovane, accarezzandole un poco prima di ritrarre le mani, e si rivolse al ragazzo con il tono più dolce che potesse utilizzare. 
 
-Perché mai dovrei fare una cosa del genere?-
 
-Uhm..-Henry spostò il peso da un piede all'altro, ansioso ed agitato. Non aveva certezza di essere scampato ai guai e se avesse riportato alla contessa le dicerie provenienti dai vari villaggi, forse l'avrebbe solo irritata ulteriormente. Ciò nonostante fu convinto dallo sguardo fintamente severo della donna che pretendeva una risposta chiara alla sua domanda.
 
-Vede al villaggio girano voci sul vostro conto...che siete la figlia....della regina di cuori e che...la sua crudeltà è così grande che voi l'avete ereditata-
 
-Mi credono una specie di mostro insomma- Regina soppesò le parole del ragazzo, dimenticatasi già, del motivo per il quale era nata la discussione e soffermandosi solo su quell'ultimo pensiero. I suoi sudditi la temevano, nonostante fosse sempre stata gentile, anche indifferente, nei loro confronti. Nessun torto, a parer suo, era stato arrecato alla povera gente che viveva al di fuori delle mura. Ma d'altronde aveva sempre saputo, e visto con i propri occhi, che Robin era il più amato tra i due. Lui era un uomo del popolo, faceva parte di loro ed aveva guadagnato la loro fiducia. 
 
Lei non apparteneva lì, quella non era la sua casa. Lei era la dama misteriosa che molti anni fa era giunta da terre oscure e si era sottratta all'influsso malefico della madre , la cui immagine era associata a quella della creatura più effimera e maligna. Da molto tempo cercava di fare quel posto casa sua, trapiantando l'albero che lei ed il padre avevano curato dalla sua infanzia, portando nelle scuderie il suo fedele destriero. Ma tutto ciò non bastava e quelle mura, quei paesaggi, quei paesani non le davano ancora la sensazione di casa.
 
-No..no...ok forse lo pensano alcuni ma non lo siete. Io vi trovo molto gentile e così gli altri. Anche Emma e Graham mi hanno parlato molto bene di voi- 
 
L'attenzione di Regina, al sentir nominare il cavaliere, fu reindirizzata sul ragazzo che , con un sorriso speranzoso, cercava di allontanare i pensieri oscuri dalla mente della dama. 
-Emma vi ha parlato di me? A proposito dov'eri diretto così di corsa prima?
 
Henry non poté non mostrarsi sollevato ed abbassare le spalle tese, avendo la certezza di non subire alcuna ripercussione per il piccolo incidente precedentemente causato.
-Stavo andando a vedere gli altri allenarsi. Emma ha detto di raggiungerli appena finivo i compiti-
 
-Ah davvero? Anche io stavo andando a vederli? Mi accompagneresti?-
 
-Certamente...ma che fa?- Henry si mostrò confuso quando la donna, sorridendogli caldamente, si pose al suo fianco ed allacciò un braccio a quello smilzo del ragazzo. Il giovane non si sottrasse al tocco gentile della dama ma si chiese, tuttavia, la ragione di tale gesto. Regina scrollò le spalle, iniziando a camminare per i corridoi. 
 
-Un giovane affascinante come te dovrebbe avere sempre una dama al proprio fianco- il suo sorriso fece intimidire Henry all'istante, portandolo ad arrossire visibilmente prima di montarsi la testa , allargare il petto inesistente e procedere sicuro lungo i corridoi. Inutile dire che la contessa trattenne le risate a stento ed Henry arrossì sempre di più.
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-Toccata!!- esclamò Killian punzecchiando Emma nel fianco con la punta della spada. La bionda, infastidita, con la sua lama colpì quella dell'altro obbligandolo a ritrarre il braccio. Puntandola poi a mezz'aria per calcolare la distanza fra lei ed il compagno , lo guardò, con sorriso di sfida e lo invitò con un cenno ad attaccare. Quando lo fece, che cercò di scacciare la lama di Emma spostandola da un lato la bionda seguì il movimento del cavaliere, avendolo previsto, e fece una piroetta , colpendolo con l'elsa nel fianco. 
 
-Questa non è scherma- lo derise mentre quello la malediceva sottovoce e ritornava all'attacco, questa volta, mettendola in difficoltà. Intanto Graham li teneva d'occhio , ascoltando i loro discorsi infantili mentre evitavano di mozzarsi la testa a vicenda per pochi centimetri, ed intanto combatteva col conte, che pur mettendocela tutta non rappresentava nemmeno una minima minaccia per nessuno dei tre. 
 
Emma ci aveva provato ad insegnargli qualcosa o ad andarci piano con lui ma la donna voleva adrenalina, voleva la sfida e dopo una mezz'ora scarsa aveva supplicato Graham di fare a scambio con lei. Anche a casa Killian era solitamente quello con cui la bionda si allenava, essendo il meno cauto e responsabile, mentre con Graham si allenava solo per affinare la tecnica nella quale lui era un vero maestro. 
 
Il cacciatore, però, non gliel'aveva data del tutto vinta ed aveva escogitato un modo per far combattere tutti con tutti. Semplicemente , ogni venti minuti, si eseguiva uno scambio in modo da formare sempre nuove coppie e da far combattere tutti contro tutti. 
 
-Cambio!!-urlò il cacciatore ai due che ormai avevano accantonato le spade ed erano venuti direttamente alle mani, rotolandosi sul pavimento di pietra. Ridevano e con loro il conte, esilarato dalla scena della bionda bloccata dalle gambe del cavaliere e successivamente di esso bloccato sotto il peso della donna che gli si era seduta sulla schiena. Graham si portò una mano alla fronte, dandosi un lieve colpo, e chiedendosi perché ancora, dopo così tanto tempo, si stupisse di quanto fossero stupidi i suoi amici.
 
Lo scambio avvenne dopo che la bionda ebbe terminato di fare il suo giro del trionfo ed ebbe ripreso in mano la spada precedentemente lanciata a terra. Si portò di fronte al conte che teneva l'elsa con due mani, errore da principiante ed i piedi troppo larghi . Azzardò un attacco , un fendente che dall'alto avrebbe dovuto colpire la spalla di Emma , ma la bionda, notando i movimenti lenti dell'uomo, cambiò semplicemente posizione, muovendo un passo, e disarmando l'uomo subito dopo. Per farlo bastò abbassare la  spada che colpì la lama protesa di Robin , il cui peso, avendo mancato il suo bersaglio, era tutto spostato in avanti e per poco non cadde anche lui insieme all'arma.
 
Un poco Emma si sentì in colpa per l'umiliazione che stavano infliggendo al povero aristocratico nella sua stessa casa ma ammirava ugualmente l'impegno e la perseveranza con cui continuava a menare fendenti nell'aria. Forse un giorno, pensò la bionda, colpirà qualcosa.
 
Nel frattempo nessuno si era accorto dell'arrivo della contessa e di Henry, troppo presi a menare fendenti a destra e a manca, deridendosi a vicenda. Regina , sospirò, appoggiata alla colonna color sabbia.
"Uomini" pensò rivolgendo lo sguardo a Killian e Graham che si stavano punzecchiando con le spade come con dei bastoncini appuntiti e poi dovette correggersi, portando lo sguardo sul marito e la bionda, notando come anch'ella si stesse divertendo nel beffeggiare l'uomo. 
 
Esilarante, in effetti, era un termine riduttivo. Robin ci provava, ma la spada decisamente era fuori dalla sua zona di competenza. Mettetegli un arco in mano e vincerà una guerra, porgetegli una spada e farà la figura dell'incapace. 
 
Henry intanto , non accontentandosi di osservare i guerrieri, si diresse al tavolo su cui erano riposte le armi e scelse una spada, quella che lo attrasse di più, spostandola lentamente per non farsi notare. Il problema, come la notte precedente , fu che il peso dell'arma divergeva da quello calcolato nella mente del ragazzo e , benché la tenesse con due mani sull'elsa, la punta cadde a terra con un tonfo. L'attenzione dei cinque converse nel punto in cui Henry, imbarazzato, cercava di risollevare la lama da terra ma Emma, nel voltarsi ,vide con la coda dell'occhio Regina, che la stava osservando con sguardo assente. 
 
La bionda , ora concentrata interamente su Henry, gli si avvicinò scuotendo la testa.
-Volevi fare il bis dell'altra sera?-
 
-Questa riesco a sollevarla, guarda- Bisogna dire che Henry si impegnò duramente e che la lama , per qualche minuto, raggiunse un'altezza accettabile per essere brandita. Ma , in poco tempo, i muscoli del ragazzo cedettero e la lama produsse un nuovo tonfo. Emma alzò un sopracciglio, come a dire ad Henry che aveva ragione  lei e che sarebbe stato meglio per lui concentrarsi sulle questioni di mente piuttosto che su quelle di corpo, per adesso.
 
-Sì sì ho capito...-rispose il ragazzo riponendo la spada ed allontanandosi per raggiungere Regina. Aveva le spalle basse, il tono seccato con se stesso ed il viso deluso dalle sue stesse capacità. Ciò che, ovviamente, non poteva capire era il fatto che per maneggiare bene una spada o anche solo per saperla impugnare ci volevano mesi o addirittura anni di allenamento. Così Emma ne ebbe pietà e si segnò mentalmente di procurarsi uno spadino per iniziare Henry all'arte della spada. 
 
Era sicura che gli avrebbe fatto piacere e, poi, gli avrebbe anche insegnato a difendersi.
-Stai tranquillo quando sarai più grande sono sicura che sarai un ottimo spadaccino- Regina aveva avvolto un braccio intorno alle spalle di Henry e con una mano gli stava accarezzando i capelli. Lui non lo dava a vedere, ma quelle carezze, incredibilmente simili a quelle che solo una madre ti poteva dare, lo stavano consolando e lo stavano portando ad affezionarsi alla mora.
 
-E questo quando è successo?- disse Emma incuriosita indicando i due. Si pose di fronte a loro come una guardia scettica e, agli occhi dei due, oltremodo buffa, con le braccia incrociate al petto ed un finto sguardo indagatore. 
 
-Quando qualcuno molto maldestro ha rischiato di farmi capitombolare a terra- rispose la mora arruffando i capelli di Henry, il quale rimase sorpreso dal fatto che, non gli diede affatto fastidio. 
 
-Henry!!-lo richiamò Emma.
 
-Non l'ho fatto apposta, lo giuro. Mi scusi ancora contessa
 
-Chiamami Regina e ti ho già detto che è tutto apposto...Ora vai credo che Graham e gli altri ti stiano chiamando-
 
In effetti i tre uomini stavano facendo segno al ragazzo di raggiungerli per insegnargli a difendersi da solo a mani nude e,almeno in questo, Robin poté misurarsi alla pari degli altri due guerrieri. Killian si parò dietro il ragazzo e Graham davanti , dicendogli di tirare il pugno da una certa distanza ed in un certo modo. 
 
Distaccate da tutto rimasero Emma e Regina. 
 
-Spero che non vi abbia fatto male- disse Emma accennando un sorriso imbarazzato. Regina notò lo stato di evidente disagio della bionda dal gesto nervoso con cui si stava grattando il capo. La donna di fronte a sé le sembrò ,improvvisamente, molto simile ad un cucciolo che camminava con la coda tra le gambe. Un bellissimo ed adorabile Labrador dal bellissimo manto biondo e gli occhi turchini. 
 
-Non vi preoccupate...è maldestro ma è un perfetto cavaliere
 
-Spero che non mi rubi il ruolo allora-
 
-Per il momento vi ho vista solo essere maldestra e buffa...devo ancora valutare il vostro essere cavaliere- rispose con un ghigno divertito la mora, sapendo che la bionda ne sarebbe leggermente rimasta offesa o , altrettanto probabile, divertita. 
 
Emma, infatti, rimase leggermente sorpresa dalle parole della mora ma, allo stesso tempo, il tono giocoso della donna le fece intuire che la stesse solo prendendo in giro e stesse giocando con lei. Beh, pensò Emma, questo gioco si può fare in due. 
 
-E sentiamo...-disse Emma sporgendosi impercettibilmente verso la mora per invadere il suo spazio personale e osservare meglio le reazioni sul suo viso- cosa dovrebbe fare un cavaliere per essere degno di tale titolo?-
 
Regina finse di pensare, portandosi una mano al viso per sollevare il mento e dare l'impressione, di starsi sforzando notevolmente per pensare. Emma , guardandola attentamente con sguardo dolce, accennò un sorriso divertito e contemplativo della tenerissima espressione sul volto dell'altra che, incredibilmente rilassato, pareva essere ringiovanito. La contessa, inoltre, accentuando la sua aria buffa e giovanile aveva buttato fuori la punta della lingua mentre fingeva di pensare.
 
-Un cavaliere deve essere dolce e gentile...-
 
-Fatto
 
-deve essere coraggioso e valoroso...misericordioso..-
 
-Fatto- disse Emma spuntando da una lista immaginaria le qualità che Regina stava pronunciando e che lei possedeva. 
 
-deve proteggere la sua patria ad ogni costo...-
 
-Mi pare che sia il motivo principale per il quale sono qui...- continuò ad interromperla Emma allargando il suo sorriso in uno di trionfo.
 
-Deve saper affascinare....-
 
-Fat..
 
-E...- la interruppe Regina alzando una mano per bloccarla- deve guadagnare l'amore della sua dama, lottando per lei e dimostrandole di essere degno del suo amore
 
-Su quel versante ci sto ancora lavorando...ma voi parlate dei cavalieri nei libri...l'amore cortese dei cavalieri delle corti di Artù-
 
-Dunque? Un cavaliere non può avere l'amore?
 
-Non so se sarei mai in grado di rubare la donna di un altro uomo per amore- rispose Emma sinceramente  guardando negli occhi di Regina. La bionda, una volta calato il silenzio fra le due, rielaborò le parole appena pronunciate da entrambe sotto una nuova luce, non più oscurata dall'innocenza della prima meraviglia, ma carica di un significato nascosto ,allegorico di fronte al quale il cavaliere non si era mai trovato. 
 
Era possibile, come narrato nei racconti sul conto di Artù, che un cavaliere potesse , tramite lotte e dolori, vincere il cuore di una dama e sottrarlo al suo sposo e, nonostante questo atto apparentemente ignobile , vivere senza rimorsi con l'amata al fianco e, come testimoniato dall'enorme successo di queste opere, avere il favore del popolo? 
 
Poteva Emma credere che un giorno quegli occhi di tenebra si sarebbero specchiati solo nei suoi? Che quelle labbra rosse potessero, realmente, sfiorare le sue? Sogno, illusione, o realtà testimoniata? Era questo ciò che voleva il suo cuore? Poter sfiorare quella morbidissima pelle, assaporare quella vorace bocca, porsi a difesa di quel palpitante cuore , vedere il tremolio delle candele notturne nei suoi occhi prima di dormire ed il riflesso dei raggi del sole come prima cosa al mattino.
 
Interrotti, furono, i suoi pensieri, da una presenza alle loro spalle che si schiarì la voce con violenza, notando quanto entrambe le donne fossero perse nei propri pensieri, pur non distogliendo lo sguardo l'una dall'altra. Regina fu la prima, più veloce, a deviare lo sguardo sull'omuncolo che stringeva il cappello rosso di lana fra le mani tremanti. Riferì la notizia alla contessa e si licenziò. 
 
Quando Regina riportò lo sguardo verso Emma ella non c'era più e la mora abbassò gli occhi , li fece cadere nel vuoto , pensando a cosa stesse facendo. Gioco, realtà, sfizio, sentimento, noia, amo...
Le mani di Robin cancellarono i suoi pensieri, posandosi sulle sue spalle ed immediatamente, baciato dal sole, vide il volto sorridente del marito rivolto verso di lei. Ogni singolo dubbio venne facilmente estirpato e la scomparsa di Emma venne notata solo dai suoi compagni e da Henry che la vide correre giù dal versante opposto della collina. 
 
Killian e Graham si scambiarono uno sguardo preoccupato , bloccando Henry, poggiandogli ciascuno una mano sulle spalle, per impedirgli di seguirla. Il ragazzo non capiva dove la bionda stesse andando o perché si fosse allontanata da loro ma i due uomini, che , inconsciamente stavano prendendo il ruolo di fratelli maggiori nella sua vita, lo bloccarono e gli dissero che sarebbe tornata quando lo avrebbe voluto.
 
I cinque si diressero verso l'entrata del castello e superarono numerosi corridoi prima di entrare nella stanza più grande di tutte, i cui soffitti toccavano il cielo secondo Henry , e quella in cui risiedevano i loro troni. Essi erano in pietra, rialzati dal pavimento di granite nera almeno di dieci scalini e ricoperti di pelle color porpora, simbolo del potere. Gli stendardi, pendenti dal soffitto e lunghi qualche metro in meno delle possenti colonne che reggevano la sala, raffiguravano la testa di una volpe sopra due frecce incrociate. Il tutto era colorato d'oro. 
 
Killian ed Henry si appoggiarono ad una colonna che gli permetteva di tenere d'occhio l'intera sala e , vedendo come il cavaliere nero si era posizionato, braccia conserte ed una gamba piegata contro la pietra, Henry lo imitò come se fosse uno specchio. Graham , invece, si posizionò accanto al trono del conte, il quale prese posto sul trono e, di conseguenza, la moglie. Egli allungò una mano, stringendo quella dell'amata delicatamente e con l'altra fece cenno all'uomo davanti alla porta di aprirla.
 
Sette uomini, vestiti con tuniche bianche e porpora, entrarono in religioso silenzio nella sala stringendo ognuno un rotolo fra le mani. In testa, disposti a piramide, e più vicino ai conti, vi era un'uomo di mezza età, i capelli grigi gli formavano una corona sulla testa, lo sguardo arcigno e le rughe profonde lo fecero dispregiare immediatamente dal cavaliere nero che lo riconobbe , dai suoi stessi ricordi, come un uomo avido di potere e senza scrupoli morali. 
 
Anche lo sguardo di Graham si fece più attento, guardingo e quasi cagnesco. La sua mascella si strinse e le corde vocali vibrarono sommessamente provocando un ringhio impossibile da udire da altri se non lui o un mutaforma. Spencer era il nome dell'uomo, del consigliere, che Robin salutò calorosamente ed i due compagni di Emma avevano avuto il dispiacere di avere a che fare con lui in passato. 
 
Egli era il padre , tecnicamente, di James, il padre di Emma e molti anni fa aveva cercato di riprendersi il regno con le sue truppe, ingrossate da creature magiche oscure e da incantatori. Riuscirono a sconfiggerlo, grazie alle prodezze di un'Emma ventenne e di suo padre ,e lo esiliarono. Non lo avevano più visto da allora. 
 
-Robin, temo di dover riaprire un discorso a cui, per molto tempo ,avete cercato di sottrarvi-
 
-È necessario? Siamo veramente giunti a questo?-
 
-La guerra, non è un gioco , signore. E , nell'eventualità che voi non tornaste, la casata dovrà sopravvivere. Sapete qual'è il mio suggerimento , anzi, il mio vivo consiglio. Deve esserci un erede, soprattutto in queste situazioni, e vostra moglie non può concepirne uno
 
-Non per mia scelta di certo- abbaiò la donna. Occhi brillanti, pieni di fuoco e le mani strette sui bracioli di pietra. Si era sporta in avanti, sperando di far rimangiare le parole all'uomo, di fargli paura ma Spencer rimase stoico, forse addirittura divertito dalla sua , prevedibile, perdita di controllo.
 
-Ciò nonostante...Vi prego, signore, comprendete la situazione- si fece avanti un'altro consigliere, seppur non interpellato. Era più giovane, sì, più dolce nei suoi modi di parlare e muoversi rispetto a Spencer e, forse, fu quello a far prendere in seria considerazione la proposta a Robin. Non era Spencer a volerlo, come tutte le altre volte, ma anche gli altri consiglieri, solitamente in disaccordo con lui, supportarono la sua tesi. 
 
Robin era combattuto , così banalizzando, tra l'amore puro per sua moglie, il rispetto tale che provava nei suoi confronti da non volere nemmeno concepire l'idea di tradirla ed il suo dovere, come sovrano, come capo del popolo e come signore. Ci mancò poco , davvero poco, che l'uomo maledisse il giorno in cui aveva reclamato il trono. Ma se non l'avesse fatto lui e Regina non avrebbero mai avuto quella vita, piena di amore e senza pensieri che avevano vissuto fino a quel momento. 
 
Ma se non l'avessero fatto, si fermò a pensare l'uomo, lui avrebbe continuato a rubare e lei sarebbe rimasta a casa, in una piccola cabina nella foresta, ad aspettare il suo ritorno, a cucinare come amava lei, a leggere i grandi poeti che le infiammavano la mente, a cacciare gli animali  come le aveva insegnato suo padre. Sarebbe stata felice? Anche così ?
 
-D'accordo- Gli sguardi presero il volo, famelici ed infinitamente curiosi di sapere da dove fosse giunta quella fatale parola. Gli occhi di Regina erano mesti, la presa sulla mano del marito era persa e le loro braccia ciondolavano, senza vita, lungo il fianco dei troni. Robin , bocca spalancata , sentì quell'improvvisa mancanza come un coltello spinto con forza nel suo petto. La scelta gli era stata tolta, sottratta da una delle cose per cui stava cercando di combattere.
 
Regina aveva scelto, sconvolgendo i presenti, compresi Graham, Henry e Killian e provocando, con suo grande disprezzo, il compiacimento di Spencer. Tenne alto il mento, uno sguardo d'odio puntato negli occhi dell'uomo che stava mettendo a dura prova il loro fragile amore. Ma lei stessa si doveva incolpare per quella parola , irrimediabile e sentenziosa . 
 
La porta si aprì di nuovo , con un cigolio, ed un senso nascosto , di assoluto , nei suoi movimenti. Una figura , coperta in un mantello viola, capelli neri e pelle olivastra, entrò a passi leggeri con il capo chino. Spencer la presentò come un cavallo di razza , mostrandola in tutte le sue parti al conte i cui occhi oltrepassavano la figura, come se non esistesse e si concentravano sul dolore inflittogli dalla moglie. 
 
-Lei è lady Marion
 
All'insaputa di tutti, nascosta dall'oscurità che avvolgeva l'ampio spazio che distaccava i troni dal muro, Emma aveva assistito a gran parte dell'udienza, dopo aver fatto i conti con le sue strane sensazioni e pensieri, ed anche lei era rimasta scioccata udendo il consenso della mora. Ciò nonostante , quando l'attenzione dei presenti si concentrò sulla nuova arrivata , metafora della vita di Regina sin da quando era piccola, Emma aveva camminato nella luce, ponendosi al fianco del trono come Graham ed aveva allungato una mano fino a quella di Regina, che stringeva convulsamente il braciolo. 
 
Le sfiorò il torso con la punta delle dita , impercettibilmente, ma sentì, dopo poco, la mano della mora rilassarsi sotto quello che doveva risultare un tocco confortante. Emma , intenzionalmente le aveva promesso qualcosa di molto importante. Tanto importante che se glielo avesse fatto mancare Regina sarebbe caduta in pezzi. 
 
Qualcuno sul quale contare, sul quale fare affidamento. Rise, nella sua mente il cavaliere, contro ogni razionalità, pensando quanto uno sfioramento di dita potesse acquistare di significato. 
 
E sì, pensò Emma , è proprio come nei libri. 
 
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N.A.
Hello everybody 
Spero di non avervi annoiati troppo. Mi rendo conto che questo capitolo possa pesare quanto un mattone, oppure no...me lo direte voi. Comunque che dire...aspettatevi altre sorprese. Non ho affatto finito di giocare con i vostri sentimenti e spero che la storia continui a meravigliarvi e, chi lo sa, magari anche farvi riflettere. 
Vi lascio alla vostra giornata e spero che sia buona e luminosa. 
Adios ed alla prossima N.
   
 
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