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Autore: _ter87_    28/09/2015    1 recensioni
quella voce ormai le faceva venire i brividi. Non la associava più all'amore della sua vita, ma al suo incubo peggiore. Deglutì, girandosi lentamente dopo aver preso il contenitore per la torta e stringendolo al petto guardò verso il ragazzo.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Cheerilee, Discord, Fluttershy, Rainbow Dash, Un po' tutti
Note: AU, Lime, Otherverse | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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<< La tua cena. >> sentì dire da una voce, allora era solo sera..guardò la donna che posò il piatto sul pavimento freddo senza degnarla di uno sguardo e girandosi subito dopo, tornando a lasciarla sola. Si chiese come mai quella donna fosse così, perché desse man forte ad un nipote che non era altri che una bestia..

Sospirò sollevata appena si richiuse la porta, nel ritrovarsi nuovamente sola. In un certo senso si sentiva più a suo agio così rispetto all'essere circondata da occhi che la guardavano malignamente o maliziosamente, a seconda del momento. Allontanò di poco il vassoio da se e come ormai faceva ogni sera lo posò sul davanzale della piccola finestra aspettando che gli uccelli venissero a mangiare e si ritirò nel suo angolino, tirandosi le gambe al petto ed affondando la testa fra esse. Avrebbe mai rivisto la luce del sole? E quella ragazza, si sarebbe mai accorta che non c'era più? Probabilmente no, in fondo chi mai avrebbe perso tempo a cercare o solo pensare una come lei? Senza volerlo, calde lacrime presero a rigarle il viso. Ormai non le controllava nemmeno più, scendevano da sole quasi come avessero un loro preciso orario d'uscita. Rainbow dal canto suo, non sospettava minimamente nel fatto che la ragazza potesse trovarsi ancora lì ed imprigionata nel suo stesso negozio per giunta! Per qualche giorno ignorò le parole della donna, girando in tondo senza meta ed ispezionando ogni bar o pasticceria si trovasse lungo la sua strada. Dovettero passare altre due settimane prima che la consapevolezza che non l'avrebbe più trovata iniziasse a farsi spazio dentro di lei.

Aveva provato a rinunciarci da subito, davvero..si era detta 'basta, ormai è andata', ma era stato più forte di lei. Non lo voleva tanto per chi sa quale motivo, ma perché aveva capito che la sua vita non era affatto tutta zucchero e dolcetti come poteva sembrare vista da fuori. Era tutta una finzione. In realtà nella sua vita c'erano carbone nero e lacrime, buone solo a distruggere le persone. E nel suo caso, il carbone aveva sembianze umane, era quel ragazzo. Ma chi potesse essere ancora lei non lo aveva capito. Forse il fratello, forse il fidanzato o un cugino, chi poteva dirlo. Restava il fatto che le aveva distrutto la vita, portandola lontano dal suo luogo di nascita e chissà dove a ricominciare -o almeno la parte meno razionale del suo cervello le aveva suggerito questo- o a distruggerle del tutto la vita. Ecco, questa seconda idea forse aveva più senso ma davvero..non voleva nemmeno pensarci.

I giorni continuarono a passare, la vita continuò e Rainbow finalmente decise di mettere fine alle sue inutili ricerche. Successe un giorno di maggio tre mesi dopo, mentre pioveva -e che novità per quel posto- e la ragazza si apprestava a ritornare a casa dopo le sue solite sei ore di lavoro. Trovò la porta del proprio appartamento socchiusa e lì per lì si spaventò ma con il cuore che andava a mille entrò comunque nel suo appartamento. Si richiuse la porta alle spalle una volta dentro e si guardò intorno nel piccolo salone che sembrava in ordine, quindi non erano entrati i ladri..allora la porta aperta? Viveva sola ed era sicura di averla chiusa se non a chiave almeno a mano! Insomma, chi esce lasciando la porta di casa aperta?

<< E-Ehilà..? C'è..c'è qualcuno qui dentro? >> mormorò con voce leggermente roca iniziando ad addentrarsi nel proprio appartamento. Si fermò solo una volta arrivata all'ingresso della cucina e lì prese un profondo respiro aggrottando poi le sopracciglia come a voler fare un espressione da dura, e 'so che c'è qualcuno qui, fatti vedere!' proclamò con voce dura, espirando subito dopo e lasciando cadere anche le spalle con espressione ora triste. Era preoccupata, poi..un rumore. Un bicchiere, forse una tazza, che si infrangeva sul pavimento. Lì dentro c'era qualcuno. Ormai i battiti del cuore davano segni di un imminente infarto ma era coraggiosa lei -o almeno ci provava- e combattendo contro la se stessa che voleva scappare via urlando diede uno spintone alla porta, entrando finalmente nella stanza. Ma quello che vide avanti ai propri occhi la fece..imbambolare. Applejack era lì, in piedi accanto ad una tavola interamente addobbata per una grande cena. Piatti, enormi piatti strapieni di buon cibo troneggiavano su di quel piccolo quadrato e bicchieri ricolmi di una sostanza rossastra, ma doveva essere vino, erano subito accanto a loro. Cosa stava succedendo?

<< Ben tornata a casa, zuccherino >> disse la ragazza, ridendo avanti all'espressione stralunata dell'altra. Rainbow si avvicinò al tavolo senza chiudere la bocca o gli occhi e posò la mano su di esso toccando con grazia gli oggetti posatici su.

<< Ma cosa..cosa vuol dire tutto questo? >> era il suo compleanno e lo aveva dimenticato forse? O era il compleanno di lei? No, era a settembre ed erano appena a maggio! Allora perché tutto quel ben di Dio..

<< Buon anniversario! >> buon...oddio. Oddio lo aveva dimenticato. Ed ora come se ne sarebbe uscita? Lei aveva preparato tutto quello -ed ora capiva perché non voleva prestarle quei soldi- e lei? Lo aveva dimenticato. Grandioso, brava Rainbow sei la migliore, davvero. Fece un sorriso forzato in direzione della ragazza e le si avvicinò finalmente, posandole le mani sui morbidi fianchi asciutti.

<< Buon anniversario anche a te, bionda >> sussurrò contro le sue labbra, baciandogliele poi con dolcezza. Ma non sentì nulla, niente farfalle..niente mal di pancia..nulla. Quella cosa la turbò e non poco, ma cercando di sembrare naturale continuò ad abbracciarla sedendosi poi di fianco a lei durante tutta la cena e dopo, quando si trasferirono sul divano. La serata fu tranquilla, come al solito..ma tutto quello bastò a far capire a Rainbow Dash che non si corre dietro ad un sogno, trascurando la realtà. E lei aveva trascurato in abbondanza la sua Applejack, tanto che quasi era sorpresa dal trovarsela ancora di fianco! Fosse successo a lei probabilmente l'avrebbe lasciata dopo due giorni ma non lei che era ancora lì pronta ad abbracciarla, baciarla ed amarla come solo una buona fidanzata è in grado di fare. E come la ringraziava lei? Perdendo tempo dietro ad una pasticcera tra l'altro sparita nel nulla, era normale tutto ciò? Scosse il capo da sola quando si pose quella domanda e si girò a guardare la ragazza al suo fianco sul divano, poggiata ad occhi chiusi -probabilmente addormentata- sulla sua spalla. Le sorrise, piegandosi fino a lasciare un bacio tra i suoi capelli biondi e la tirò meglio contro il proprio corpo, abbassando la voce della tv in modo da non darle fastidio. La vide accoccolarsi al meglio contro di se e decise in quel momento che per quella sera avrebbe dormito lì con lei quindi si alzò, portandola in braccio fino al letto dove la posò con grazia tornando in salotto solo per spegnere la televisione prima di raggiungerla, prendendo posto al suo fianco sotto le coperte e cadendo quasi subito in un sonno profondo.

 

Da quel giorno ne passarono altri due, poi tre, finché non divenne una settimana. Come promesso qualche giorno prima, David diede un secondo lavoro a Rainbow per arrotondare e fu quella l'ultima goccia, quella che la fece così felice da farle dimenticare completamente il resto del mondo, Fluttershy compresa. Lei invece al contrario della ragazza non si era dimenticata né di lei né di uno qualsiasi degli altri clienti e tentava ogni modo, ogni stratagemma per uscire da lì anche solo per pochi minuti. Tentò anche la carta della pulizia, ma..

<< Cos'è questo rumore, cosa combini qui sotto? >> la zia di Discord non era molto diversa da lui quando si trattava di sgridare la povera ragazza che altro non stava facendo che sistemare un po' lì sotto, cercando di rendere il posto quanto meno ospitale visto che era costretta a viverci. Almeno era quello che le avrebbe fatto credere quando 'sto pulendo, non posso?' le rispose, cercando di non ridere della sua espressione mista tra il confuso e l'arrabbiato perché effettivamente la ragazza non stava facendo niente di male, ma questo non le impedì di abusare di lei e avvicinatasi al viso SCIAFF, un destro ben assestato lo colorò di rosso, imprimendo sulla sua guancia la forma delle cinque dita.

<< Cerca di farlo in silenzio >> disse solo, tornando su in negozio per continuare la sua recita. Fluttershy sospirò affranta, avvicinandosi alla piccola finestra per specchiarsi, guardando attentamente la macchia rossa che ora spiccava sulla sua guancia sinistra. No , doveva fare qualcosa. Non avrebbe più permesso a quella famiglia di trattarla così. Si guardò intorno alla ricerca di un qualcosa che le avrebbe permesso di scappare da lì, ma non c'era nulla..nulla. Avevano fatto sparire ogni tipo di oggetto che avrebbe potuto usare. Sconfortata tornò al centro della stanza, inciampando quasi su qualcosa..

<< Accidenti.. >> sussurrò, aggrappandosi all'aria per non cadere e riuscendosi a tenere in equilibrio per miracolo. Abbassò lo sguardo per vedere cosa mai fosse e la notò; la sua forchetta. L'aveva spostata dal piatto quando lo aveva posato sulla finestra.. La raccolse e come fulminata da un'idea geniale si avvicinò alla porta, cambiando idea quasi subito però e andando allora alla finestra. Riusciva a malapena a passarci la sua mano e dovette fare uno sforzo non indifferente per riuscire a guardare fuori da lì. Sapeva bene di trovarsi nel magazzino del proprio negozio quindi conosceva altrettanto bene il retro, orari e nomi di chi passava di lì. Non sapeva che ore fossero, ma nel dubbio iniziò a battere con il piccolo oggetto in acciaio contro il vetro; qualcuno avrebbe pur sentito prima o poi, no? Ma avrebbero potuto passare dei minuti, ore, giorni, settimane perfino senza che nessuno sentisse, e allora cosa fare? Non poteva urlare, l'avrebbero sentita ed a quel punto per lei sarebbero stati guai grossi. Il tempo iniziò a scorrere inesorabile e ben presto la ragazza dai capelli rosa si stancò, restando aggrappata a quella finestra con le ultime forze come se da quello dipendesse la sua vita, ed in effetti..era proprio così. Fu solo quando calò la notte che sentì dei passi e rincuorata, sentì l'energia tornare tanto da riuscire ad aggrapparsi ancora una volta a quella finestra per poter riuscire a guardare fuori ma quando lo vide per poco non le venne un colpo.

Era lui, Discord, ma non era solo..e di certo quella ragazza tutte curve non era la zia. Aveva i capelli lunghi abbastanza lunghi, fino alle spalle ed un'unica ciocca colorata di un rosso acceso. Si sentì mancare il fiato Fluttershy e cercando quasi di non respirare nemmeno restò lì immobile, guardando come entrambi -con aria sicuramente felice- parlavano tra loro, tutti sorrisi e smancerie, baciandosi di tanto in tanto. Non era possibile, non dopo tutto quello che aveva dovuto sopportare a causa sua! Pensava..pensava che almeno un po' le volesse bene e invece, si stava sbagliando di grosso..

Non aveva più senso restare lì a guardarli si disse dopo un po', si stava solo facendo del male, ancora di più. Si trascinò a stento fino al centro della stanza lasciandosi scivolare lentamente fino al pavimento. Era sconvolta, con le mani tra i capelli a tirarli piano ed occhi e bocca spalancati. Com'era potuto succedere ciò? Sapeva di non contare più di tanto per lui da quando le aveva messo per la prima volta le mani addosso, ma..davvero, pensava ancora di poter passare la vita con lui perché, nonostante tutto, era il suo Discord..

Ancora una volta, per l'ennesima se non di più, senti delle calde lacrime rigarle il viso e fu proprio in quel momento che prese una decisione drastica per lei ma definitiva. Sarebbe andata via da lì, stavolta per davvero, lo avrebbe lasciato e sarebbe scappata lontano da lui, per non dover tornare mai più. Passò l'intera notte ad ideare un piano, qualcosa che le permettesse di farsi sentire da qualcuno fuori da lì ma oltre al metodo forchetta -come l'aveva chiamato lei- non le veniva altro. E va bene, ce l'avrebbe messa tutta stavolta però. Si sarebbe fatta sentire e vedere da qualcuno, possibilmente non da lui, e sarebbe uscita da lì. Si, ci sarebbe riuscita di certo! E con questa nuova consapevolezza si distese sul freddo pavimento, cercando di prendere sonno..

Venne svegliata di soprassalto poco dopo -o tanto, non riusciva a quantificarlo senza un orologio- da un rumore proveniente dall'interno. Cosa poteva essere stato? I ladri? Scattò in piedi, arrivando alla porta con passo felpato e poggiando l'orecchio contro il legno freddo ascoltando attentamente ogni rumore o parola proveniente dall'esterno. Una sedia caduta la fece saltare per aria e in un attimo si ritrovò spalle al muro sperando che una voragine la inghiottisse in quel momento. Poi però le venne un'idea; se lì dentro c'erano davvero dei ladri, magari sarebbero entrati nel magazzino. L'avrebbero vista, e forse le avrebbero fatto del male certo, ma poi sarebbe stata libera dalle grinfie di quella famiglia -e non si sentì esagerata nel dirlo- bestiale.

E allora, guidata da una forza che non credeva di possedere tornò alla porta, iniziando a sussurrare la parola 'aiuto' non troppo forte, ma abbastanza sperava lei, da farsi sentire. Certo era spaventata, ma quello che le sarebbe successo avrebbe mai potuto essere peggiore di ciò che stava subendo lì? Ovviamente no, nulla avrebbe mai potuto essere solo lontanamente paragonabile alle offese, alle violenze fisiche e mentali che aveva e stava subendo in quel posto. Allora la sua voce di alzò di qualche decibel e 'aiuto, sono qui..aiutatemi' disse ancora facendo quasi finire la voce in falsetto sulle ultime parole. Era disperata, nel vero senso della parola. Un altro rumore, poi silenzio. Che l'avessero sentita? Iniziò a pregare, sognare di essere rapita e portata via da lì, ma tutto si infranse quando la porta si aprì e sull'uscio non vide altri che la zia di lui con una lunga mazza ancora tra le mani, alzata.

<< Stavi per farcela sotto il naso, vero? Urlare in questa maniera.. >> la mazza si mosse, andando a finire sulle gambe della ragazza che in un attimo si ritrovò sul pavimento urlante e in lacrime.

<< E non urlare, o ti farai sentire! >> urlò la donna, dandole la mazza su un braccio. Se lo ritirò, mugugnando solo e cercando di non urlare come le era stato ordinato. Ma non ce la faceva più, quella non poteva essere chiamata vita e piuttosto che subire ancora tutto quello avrebbe preferito morire..ma non poteva semplicemente impiccarsi e dare così soddisfazione a quelle persone. No, lei avrebbe resistito fino alla fine. Avrebbe fatto capire a quella famiglia cosa voleva dire essere umani, quello che loro non erano mai stati.

<< Devo portarti via da qui a quanto pare, dopo stanotte non è più un posto sicuro questo >> fu la voce della zia di Discord a riportarla alla realtà. La guardò senza comprendere appieno le sue parole o forse, semplicemente, senza volerlo fare. Andare via da lì? Ma non poteva farlo! Avrebbe significato perdere del tutto la speranza di essere trovata, di tornare a vivere una normale esistenza di ragazza padrona di una pasticceria che lavora bene e lei davvero non ne poteva più di tutto quello, e..

<< No >> si sentì dire, restando lei stessa a bocca aperta per il proprio coraggio.

<< Come hai detto scusa? No? >> la faccia della donna si increspò e riuscì quasi a vedere la rabbia prendere forma sempre più attraverso i suoi occhi. L'avrebbe colpita se lo sentiva, ma una nuova forza si stava prendendo possesso di lei e appena la donna alzò la mazza per colpirla si abbassò spaventata, ma il proprio braccio -non d'accordo con lei- la bloccò riuscendo solo a spingerla di un passo indietro non avendo molta forza.

<< Tu, piccola ragazzina stupida. Come osi rivolgerti a me in questo modo? >> urlò la donna ora decisamente su tutte le furie e cosa poteva fare lei? Si era messa nei guai, senza nemmeno volerlo! Come le era venuto in mente di farle una cosa simile e perché Discord ancora doveva comparire? Forse era con quella..quella ragazza..e nemmeno pensava a lei, a cosa stesse passando. No, a lui non importava nulla e perché mai allora doveva importare così tanto a lei? Improvvisamente bloccò la propria fuga, girandosi in tempo per vedere la donna avvicinarsi con ancora la mazza tra le mani. Si guardò intorno e quello che trovò fu solo la sua forchetta, lasciata lì poco prima. La impugnò e senza pensarci due volte gliela lanciò contro ad una distanza tale da riuscire ad infilzargliela nella pelle. Non poté evitare la bastonata sulla spalla ma non fu forte come se l'avesse presa completamente e dopo un primo attimo di sbandamento riuscì a rimettersi in piedi. La porta era aperta. Non pensò nemmeno di prendere le proprie cose, l'occasione era troppo per essere sprecata.. Uscì dalla stanza, salì di fretta le scale e si chiuse la porta a chiave alle spalle, porta che sentì sbattere poco dopo. Era sicuramente la zia del ragazzo che voleva seguirla, ma ora era lei in trappola. Affannando si guardò intorno nel locale semi buio. Era sempre lo stesso..sorrise, quel posto le mancava e non poco. Scosse poi il capo, riprendendosi. Non poteva certo farsi trovare da Discord lì in mezzo, doveva andare via subito! Corse alla porta, aprendola, e finalmente si allontanò da quel negozio che era stata la sua prigione per tanto, troppo tempo. Quando finalmente Discord fece il suo ritorno a casa non si accorse subito del leggero cambiamento di programma. Le luci erano spente, tutto era in ordine, insomma..tutto come al solito. Si avviò alle scale, deciso a buttarsi sotto la sua amata doccia prima di dormire ma quando passò davanti alla porta che portava al magazzino -ben nascosta al lato delle spalle del bancone- sentì dei rumori mai uditi prima. Che Fluttershy si stesse ribellando? Ma non l'aveva fatto fino a quel momento, non avrebbe certo potuto iniziare ora, no, Discord ne era sicuro. Ma poi; 'Discord, Discord!' e quella non era la voce di Fluttershy.

   
 
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