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Autore: RYear    28/09/2015    2 recensioni
- E tu perché fai tutto questo? Perché vuoi… salvarmi?
- Te l’ho già detto – si sdraiò per osservare le stelle – salvo te perché tu salvi noi.
Si inginocchiò accanto a lei osservandola. Lei girò il capo e fissò quella maschera, cercando di immaginare che tipo di persona nascondeva.
Ciao a tutti! E' la mia prima fan fiction che scrivo su Amazing Spiderman (nonostante lo ami da anni ormai!), spero vi piaccia! Leggete e recensite se vi va ^^.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Peter Parker, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2

Qualsiasi ragazzina in preda ad un attacco di ormoni in ebollizione avrebbe cominciato a fantasticare su una possibile vita insieme all’uomo ragno, dopo esser stata salvata da quest’ultimo. Invece lei no. Lei se ne “sbatteva altamente le ovaie” dell’uomo calzamaglia; si sentiva soltanto orgogliosa per aver messo in salvo New York da un prossimo attacco. Anche lei era stata eroina, per un giorno, rubando la scena al Fantastico Spiderman!
Piuttosto, continuava a chiedersi “smetterò mai di essere circondata da idioti?” e, in quei rari attacchi di dolcezza e storie strappalacrime, “troverò mai la mia anima gemella?”, blaaah.
Lei voleva solo realizzare il suo sogno ed avrebbe fatto di tutto per far si che quel giorno arrivasse, ed anche presto. A proposito, doveva andare a riscuotere il suo “stipendio” da quella testa di carciofo di Jonah Jameson. Quanto poteva odiarlo?
Quel giorno pioveva e, quindi, fu costretta ad indossare quegli squallidi stivali impermeabili color verde vomito regalati dalla dolcissima nonnetta. Poteva mai deluderla? Ovvio che no! Era troppo importante per lei e non faceva mai del male alle persone che amava, piuttosto donava tutta se stessa per esser loro d’aiuto, mostrando una parte di se nascosta a tutto il mondo.
Si guardò un’ultima volta allo specchio: indossò un capello, prese l’ombrello ed uscì.
Ed eccola immersa nel caos di New York! Per fortuna lo studio non era molto lontano.
Camminò ripensando al futuro incontro con quel tizio ed Harry che avverrà al bar.
Un tipo insolito, il biondino, eppure l’ho già visto da qualche parte… pensò, mentre una macchina sfrecciò davanti a lei passando su una pozzanghera che la bagnò da capo a piedi.
Spalancò la bocca per lo stupore ed il freddo – ma soprattutto per non imprecare – cominciando a maledire quella giornata. Strinse i denti e cominciò a sfregarsi le braccia per ottenere un po’ di calore. Camminò per un altro paio di metri e finalmente arrivò a destinazione: per fortuna era in anticipo ed avrebbe avuto tutto il tempo per finire qui e tornare al lavoro, quello vero.
Bussò sulla porta che dava scritto “direttore” e, dopo aver ricevuto un “avanti”, entrò.

- Buongiorno signor Jameson.
- Mio Dio come sei ridotta! E ti permetti anche di venire qui in questo stato?
Sforzò un sorriso trattenendo un bel vaffanculo.
- Sono qui per il mio stipendio.
- Oh si certo, lo so. E sarà anche l’ultimo.
Ed eccolo lì. Mr. Stronzaggine umana, con i suoi capelli grigi, i suoi baffi alla Hitler – quasi pareva lui – e la sua amata grossa pipa tra quelle viscide labbra.
- COSA!? PERCHE?!
- C’è chi fa foto migliori di te all’uomo ragnatela, signorina Grey. E se non le spiace, avrei da maltrattare proprio quel tizio che lavora meglio di lei. Non prenderti più il lusso di portare il suo sudicio culo fin qui ogni mese, Natasha. Sei licenziata.
Ora basta, ne aveva abbastanza.
- Sa che le dico!? D’accordo! Vada a farsi fottere lei, spiderman ed il suo amato nuovo “lavoratore”, se questo possa chiamarsi lavoro! Non ho bisogno di lei e dei suoi miseri e sporchi soldi, ADDIO.
Oh, invece si che ne aveva bisogno. Come avrebbe fatto ad andare avanti con uno stipendio in meno? A trovare un’altra occupazione che non le impegni più di tanto?
Era sull’orlo di una crisi di nervi; girò i tacchi ed andò a sbattere contro un ragazzo alto e moro con gli occhiali, che la guardò con grandi occhi sbarrati ed una bocca socchiusa. Abbassò la testa ed uscì di lì sbattendo la porta.
 

P.d.v Peter Parker

Quella è la Natasha che ho salvato ieri sera? QUELLA? Che cos’è, una donna o un camionista? Ha le palle, ed anche da vendere! Non mi sarei mai permesso di rivolgermi così a Jonah – anche perché se l’avessi fatto probabilmente sarebbe inchiodato al muro con un mucchio di ragnatele – ma questo stipendio, anche se misero, mi serve. E poi è una passeggiata per me auto-fotografarmi! Insomma, prendo due piccioni con una fava!
Mi girai indicando la porta, ma rivolgendomi al direttore: Licenziata? – chiesi.

- Sì. Non posso permettermi di pagare gente inutile. Dimmi Parker, che ci fai qua? Ah si, lo stipendio. Tieni, ora smamma.
Presi la busta e corsi via di lì.
Dovevo inseguirla. Probabilmente ora starà andando al bar. O forse a casa sua per cambiarsi? Era fracida!

 
P.d.v Natasha

Ora è troppo tardi, non ce la farò mai ad arrivare in tempo a lavoro! Ma non posso presentarmi neanche in queste condizioni in uno dei bar più in della città. Quindi… casa o lavoro?
Passai davanti ad una vetrina e mi ci guardai attraverso: ok, casa.
Quando arrivai mi guardai un’ulteriore volta allo specchio: ero davvero inguardabile, sembravo un pulcino! Puzzavo di pioggia e fango, necessitavo assolutamente di una doccia calda e veloce! Anche per scacciare un po’ di nervoso.
Sono stata scaricata per un belloccio alto un palo, moro e quattr’occhi! La gente ai giorni d’oggi non assumeva solo tette e culo?  Uscii dalla doccia guardandomi allo specchio del bagno Ora capisco perché.
Sono inguardabile! Fisicamente, s’intende. Da quando sono diventata così… flaccida?
Cose da aggiungere alla lista di “Cose da fare”? Palestra. O corsa la mattina.
 
 
Quel giorno Natasha arrivò più tardi del dovuto, a lavoro. Insolito per lei, in quanto puntuale sul dovere. Ma, fortunatamente, era presa a ben volere tra lo “staff” e, conoscendola, le poteva essere concesso qualche imprecisione, ogni tanto.

- Nat – la richiamò la sua amica Lili – tutto ok? Ieri eri… pallida, ed oggi arrivi tardi a lavoro! Cosa c’è che non va?
- Nulla! Senti, fammi un favore..
- Solo se sta sera ti va di passare del tempo insieme e… parlare?
Alzò gli occhi al cielo.
- D’accordo, ora stammi a sentire. Quel ragazzino biondo e quel tizio strano del tavolo 8 di ieri, sono già arrivati?
La porta si aprì.
- Sì, proprio adesso. Vuoi occupartene tu?
- Sì, per favore. Gli devo… un favore?
- Cotta?
- Oh ma per piacere – imitò una smorfia di disgusto e raggiunse il tavolo per prendere l’ordinazione.
- Buongiorno! Colazione-offre la casa, ricordate?
- Oh, è lei. Buongiorno. Sì grazie, prendiamo lo stesso di ieri.
- Grandioso.
Stava per ribattere – piuttosto bruscamente e nervosamente – a quel tizio col cappello che “è maleducazione stare col cappello in testa in un luogo chiuso” ma, puntualmente, venne richiamata dalla cucina.
- Tavolo 8, lo stesso di ieri Rich. Ah, ed oggi offro io.
- Puoi permettertelo? – lo guardò sdegnata. Cos’aveva il mondo contro di lei, oggi? E soprattutto, perché proprio le persone che sono state sempre gentili con lei!
Ripensò a Jonah. Ok, forse non tutte, e non sempre.
- Tieni, la colazione per quel tavolo è già pronta.
- Perfetto – tirò un sorriso e tornò in sala.
- Ecco a voi – posò il vassoio sul tavolo – grazie per essere tornati. Resterete clienti fissi? – chiese con falsa gentilezza e sorriso.
- No, ma ci vedrete spesso in giro – sorrise malizioso il biondino. Natasha rabbrividì.
Era inquietante e… sinistro.
Si allontanò da loro udendo una frase sussurrata: ho un piano, e non sarai solo. Uniremo un gruppo e combatteremo, sabato sarai fuori.
Natasha pietrificò, spalancando gli occhi e guardando verso l’uscita. Il cielo era ancora nuvoloso, e davanti alla vetrina una misteriosa figura si voltò di spalle nell’esatto momento in cui Natasha incontrò i suoi occhi. Lo riconobbe subito ed avanzò a grandi passi verso di lui, abbandonando per un attimo il lavoro. Fuori faceva freddo e lei era vestita con un semplice pantalone e t-shirt neri ed un grembiule.

- TU! – disse a denti stretti, per il freddo ed il nervoso – ruba lavoro che non sei altro, ti diverti ah!?
- Come?
- Il paparazzo dell’uomo calzamaglia!
- Ah oh – sorrise imbarazzato e grattandosi la nuca – l’incontro di prima, dici? Mi dispiace, non volevo! Non credevo che quel pazzo potesse licenziarti.
- Beh, è un bastardo dovresti saperlo. Avevo davvero bisogno di quello stipendio!
- Non ti basta questo lavoro? – indicò il bar.
- Non mi basta per andare avanti! Sei un bastardo, te la farò pagar.. - due morbidi  labbra si posarono sulle sue lasciando la sua frase incompleta. Sì stacco quando due figure, un tipo col cappello ed un biondino, li oltrepassarono.
- Manifestazioni d’affetto in pubblico mettono la gente in imbarazzo – sorrise malizioso, indicando i due – … e distolgono lo sguardo. Vecchio amico, brutta storia.
Natasha spalancò gli occhi, e la bocca. Ed una mano in pieno volto non mancò a tardare.
- E’ la seconda volta che incasso uno schiaffo o un pugno da una ragazza, senza riuscire a fermarla.
- E ne accadranno altre se non sparisci dalla mia vista! Vattene! – gridò
- Stavo giusto per andare via da solo, tranquilla. Ciao Natasha – indicò la targhetta col suo nome sul grembiule, sorrise malizioso ed andò via.
Rientrò nel bar nervosa e su di giri. Quel bacio l’aveva scombussolata. E’ stato così inaspettato e… bello, dopo tanti anni.
Questa era Natasha: un attimo prima è un camionista acido e scontroso, un guerriero combattivo e valoroso, ed un attimo dopo è un cucciolo fragile e vulnerabile. Questa era lei.
Sì fermò al tavolo 8 per ripulirlo e notò un oggetto smarrito sul divanetto… un pass.  Un pass che dava l’accesso al Ravencroft: apparteneva ad un certo Gustav Fiers e dalla foto doveva essere quel tizio col cappello. Bingo!



SPAZIO AUTRICE
Hi guys! Scusate per il ritardo maaa... Ecco il secondo capitolo! Spero vi piaccia e scusatemi per gli errori grammaticali. Recensite se vi va dicendomi la vostra! c:
Alla prossima, R.
   
 
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