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Autore: Anmami    29/09/2015    3 recensioni
Niente è più lo stesso dopo gli eventi del Grady. Beth se n'è andata portandosi via molte delle speranze del gruppo. In particolare quelle di Daryl che, svuotato e devastato, è alla disperata ricerca di qualcosa in grado di alleviare il suo senso di colpa per non averla protetta, una giusta punizione per aver fallito così miseramente.
Questa storia è un viaggio. Un viaggio attraverso il dolore, passando per la disperazione e la sconfitta, fino ad arrivare quasi in fondo al tunnel, fino a raggiungere un piccolo spiraglio di luce.
Dal testo:
"Beth finalmente riposava, avrebbe passato l'eternità in quel prato, circondata da fiori e all'ombra di un albero secolare. Da viva avrebbe adorato quel luogo.
Daryl aveva scelto con cura il posto, senza nemmeno interpellare Maggie."
"Un uomo distrutto, sia nello spirito che nel corpo. Un uomo incapace di trovare una motivazione che lo spingesse a non arrendersi, che gli desse ancora un briciolo di speranza."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Beth Greene, Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Rick Grimes
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Ciao a tutti! Siamo arrivati alla fine se non si conta l'epilogo. Non posso crederci è finita! Comunque chiedo scusa per il ritardo ma sono stata presissima tra la casa nuova ed i primi preparativi del matrimonio! A presto.
 
Capitolo 26

WE'LL BE FINE.

-Io e la mia famiglia abbiamo camminato per giorni attraverso il bosco, non vogliamo guai, solo un posto dove far riposare la bambina, mia figlia. Se poteste farci entrare ve ne sarei molto grato.- disse un uomo davanti all'entrata del rifugio.

-Aprite il cancello!- ordinò Paul ai due uomini di guardia.

Il cancello si aprì ed un piccolo gruppo formato da uomini e donne, di diverse età ed etnie entrò nel cortile. Tra di loro vi erano anche un ragazzino ed una bambina che doveva avere poco meno di due anni.
Paul si avvicinò all'uomo che sembrava il leader di quelle persone e gli disse di attendere qualche istante l'arrivo del capo.
L'uomo sembrò accettare di buon grado la richiesta e restò in attesa.

-Se la bambina ha fame abbiamo del latte appena munto.- disse Paul con fare gentile.


All'interno di quello che ormai era diventato il suo ufficio, Daryl rifletteva su ciò che lo aveva portato ad essere il capo di quel posto, con tutte le responsabilità che ne conseguivano, quando Jo arrivò di corsa spalancando la porta e avvisandolo del fatto che c'era bisogno di lui al cancello.

-Dannato ragazzino! C'è A.J con lui, non possono cavarsela da soli?- chiese alzandosi dalla sua sedia e raggiungendo la porta.

-Dai, sei il capo ora! Ehi... stavo pensando... questo fa di me una first lady?- disse Jo affiancandolo e accarezzandogli un braccio con sguardo malizioso. 

Quei gesti, nonostante ormai fossero diventati abituali, gli provocavano ancora un brivido lungo la schiena. Tra di loro non era mai  successo nulla di concreto, ma il sentimento che li legava era innegabilmente qualcosa che andava oltre l'amicizia. Josephine non perdeva occasione per lanciargli battutine allusive e sguardi languidi. 
Flirtavano tutto il giorno e non facevano altro che punzecchiarsi. Daryl, dal canto suo, dimostrava il suo affetto nei confronti della ragazza nell'unico modo in cui era capace di farlo, come aveva fatto dall'inizio, quando ancora la credeva un ragazzo: la proteggeva e se ne prendeva cura ed a lei tanto bastava, non poteva chiedere di meglio. 
Avevano raggiunto un loro equilibrio ed era certa che prima o poi l'attrazione evidente che c'era tra di loro, sarebbe sfociata in qualcosa di più.
Daryl non aveva ancora cambiato alloggio ed il fatto di dormire così a stretto contatto lo aveva messo alla prova molto spesso. Tuttavia non voleva affrettare le cose, ne aveva passate troppe per potersi permettere di lasciarsi andare.

Attraversarono il corridoio, fianco a fianco e finalmente arrivarono nel cortile. 
L'uomo, sempre attento più all'incolumità di Josephine piuttosto che alla propria, si parò davanti a lei, in modo da poterla proteggere in caso di pericolo.
A pochi passi dal cancello, però, Daryl dovette fermarsi, lo shock per quello che aveva davanti fu troppo grande.

Senza che nessuno ne capisse il motivo e, senza che nessuno riuscisse a spiegarselo, cadde in ginocchio, completamente sconvolto.
Gli occhi fissi, una strana espressione che andava dallo smarrito al sorpreso.
La ragazza si fermò accanto a lui chiedendogli spiegazioni e volgendo lo sguardo verso il gruppo dei nuovi arrivati, in cerca di risposte.
Uno degli uomini, dopo essersi passato una mano sugli occhi si avvicinò a grandi passi verso l'arciere inginocchiandosi davanti a lui.
Si studiarono per qualche secondo e poi si abbracciarono scoppiando in lacrime.

La ragazza tentò di vederci più chiaro in quella faccenda, ma si spostò di qualche passo per non intaccare la profondità del momento.
Una donna dai capelli corti e grigi corse come una furia verso i due uomini e, non appena Daryl si accorse della sua presenza, si divincolò dall'abbraccio dell'altro e strinse con tutte le sue forze la nuova arrivata.
Jo provò una certa sensazione di fastidio nel vedere quella scena e si domandò chi fosse quella donna che era riuscita a strappare un gesto così affettuoso e spontaneo all'uomo. Non era un tipo incline a slanci di affetto così plateali e l'idea che il vero problema fosse lei le fece storcere la bocca.
La donna dopo aver risposto alla stretta, si spostò di un passo e schiaffeggiò con forza Daryl.
Lui non si mosse, incassò il colpo per poi tornare a stringerla tra le braccia ricominciando a piangere.
Non pensava che lo avrebbe mai visto piangere in quel modo, era un uomo duro e burbero, ma dopo aver visto quella scena arrivò alla conclusione che forse, quella era solo una maschera. Un camuffamento indossato per proteggersi e non permettere a nessuno di vedere quanto meraviglioso fosse.

Fu in quel preciso istante che Josephine capì di essere perdutamente innamorata di lui.

Continuò a tenersi in disparte mentre Daryl, guidato dai due si avvicinava al resto del gruppo elargendo abbracci e strette di mano.
Quando raggiunse il ragazzino che teneva in braccio quella bellissima bambina bionda, la afferrò e la strinse tra le braccia accarezzandole la testa.
Senza lasciare la piccola, si diresse verso Josephine e, come raramente gli aveva visto fare, le sorrise.

-Vorrei presentarti una persona. Lei è la Piccola Spaccaculi.- disse Daryl guardando intensamente la bambina.

Poi rivolto alla folla che si era riunita, incuriosita per quella scena, disse le poche parole che l'emozione del momento gli consentì di articolare.

-Questa è la mia famiglia.- affermò indicando il gruppo appena arrivato.

C'era chi batteva le mani, chi piangeva commosso da quel quadretto, chi si avvicinava per presentarsi e dare il benvenuto.
Daryl fece cenno a Josephine di seguirlo e le fece conoscere tutti.
L'uomo, che era il padre della bambina, si chiamava Rick Grimes e Daryl lo aveva definito "fratello".
Conoscere la sua famiglia, fu per Jo abbastanza strano. Si sentì di troppo in quel momento e, per la prima volta da quando lui era lì, anche piuttosto sola.
Con una scusa si allontanò e lo lasciò libero di godersi la gioia del loro arrivo.
La sua presenza era fuori luogo e si sentiva a disagio in mezzo a tutti quei convenevoli.

Si avviò verso il retro del cortile, nel campo pratica ed iniziò a fare qualche lancio con il suo tomahawk.
Lui era stato educato a presentarla, ma si trattava solo di quello, di educazione. Tutte le sue idee erano, appunto, solo e soltanto idee; elucubrazioni di una donna romantica e stupida. Credeva di essere superiore a quella roba ed invece ci era caduta.
Si allenò da sola per diverse ore, ciò che però non sapeva era che qualcuno la stava fissando, non perdendola di vista nemmeno per un secondo.

Daryl se ne stava seduto sul davanzale della finestra del suo ufficio, fumando una sigaretta e guardando Jo, tentando di spiegarsi il motivo del suo comportamento. Anche lui aveva spesso bisogno di stare solo, ma quella volta non poteva far altro che sentirsi responsabile, una voce gli diceva di essere colpevole di quel cambiamento di umore della ragazza.
Rick entrò nella stanza e si sistemò accanto a lui in silenzio.

-Mi spieghi come hai fatto a diventare il capo di questo posto?- chiese Rick sorpreso.

Di tutte le domande, quella era proprio l'ultima che Daryl si aspettava di ricevere dall'amico.

-Mi hanno eletto.- rispose facendo un tiro dalla sigaretta.
-Ti hanno eletto...- disse Rick sorpreso.

Daryl annuì continuando a fissare Josephine.
Ciò non sfuggì all'altro che capì immediatamente la verità che si nascondeva dietro a quella decisione.

-Quindi quella biondina laggiù non c'entra nulla, giusto?- domandò lo sceriffo ridendo.

Daryl fece spallucce alzando appena le sopracciglia, sperando che l'altro capisse il senso senza bisogno di parole.

-Che ti è saltato in mente?- chiese Rick facendosi serio.

L'arciere lo guardò negli occhi, cercando una spiegazione che potesse bastare, qualcosa che potesse far capire a lui, suo fratello, cosa lo aveva spinto ad abbandonarli.
Il senso di colpa lo investì obbligandolo ad abbassare lo sguardo.

-E' stata dura senza di te, ma più dura è stata la convinzione di trovarti prima o poi trasformato in un vagante. Daryl... ti abbiamo cercato, non hai idea quanto. Poi eravamo sfiniti e le speranze ci avevano abbandonato quando abbiamo visto quei segnali nel bosco, abbiamo sperato davvero che fossero stati opera tua, perciò abbiamo deciso di seguirli e ci hanno condotti qui. Poteva essere un azzardo, ma Judith aveva fame ed abbiamo deciso di avvicinarci al cancello e provare ad entrare. E non ti sto dicendo questo per farti sentire in colpa, voglio solo farti capire che dobbiamo stare insieme, siamo una famiglia.- spiegò lo sceriffo e poi poggiò una mano sulla spalla di Daryl.

Lui si voltò un attimo nella sua direzione e poi ricominciò a fumare la sigaretta e guardare Josephine che conficcava la sua arma dentro un pezzo di legno.

-Va tutto bene quindi?- domandò Rick continuando a tenergli la mano sulla spalla.

L'arciere sorrise, fece l'ultimo tiro e con un cenno del capo indicò la ragazza.

-Starò bene.- disse semplicemente.

 
Ed era vero. Sarebbe stato bene, tutti loro lo sarebbero stati.
  
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