Ho disegnato l’impossibile, stamattina.
Con i pastelli ho tratteggiato le linee più importanti, poi ho riempito l’immagine di colore e ho lasciato che gli acquarelli sbiadissero il tutto.
E’ una tecnica anomala, la chiamano “La danza dei sensi”. Sono pochi i maghi che adottano questo metodo perché si dice che l’anima rimanga impressa nel disegno, abbandonando il corpo poco alla volta.
Io non provo mai questa sensazione quando disegno, e talvolta credo che sia perché non ho più un’anima, né umana né babbana.
Resto lì, con il giallo che mi copre i polpastrelli fino a far sparire le mie impronte.
Non so proprio da dove iniziare. Devo riempire questa tela bianca di me.
Potrei disegnare l’inferno, ma non so se colorarlo di rosso come il sangue o di nero come i miei occhi.
La matita grigia traccia piccoli segni, senza senso alcuno. E’ nelle mie mani e anche lei sente il dovere di fingere, non ha nulla da raccontare ma si lascerà scappare qualche bugia.
Non ci resta che la menzogna, amica mia. Chi guarderà la nostra creazione artistica vedrà soltanto quanta poca fantasia è rimasta dentro i nostri cuori stanchi.
E per chi non ha gli occhi aperti, disegno lo stemma di Salazar.
Lascio due righe di spiegazione.
Non sono drabble pure.
Il primo personaggio è Remus che disegna la luna piena e crede di avere un’anima animale.
Il secondo personaggio è Piton, che non vuole lasciare una sua impronta per questo, disegna soltanto lo stemma dei Serpeverde. Con il termine “per chi non ha gli occhi aperti” intendo riferirmi a chi si ostina a voler vedere solo l’apparenza e non andare in profondità.
Ricordate di lasciare un commentino (se volete anche alla one-shot: In onore e gloria di S. Serpeverde), mi serve per capire cosa vi piace di più e cosa di meno, e per capire dove posso migliorarmi (in percorso è lungo ma non mi arrendo).
A presto, Alida