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Autore: just__hope__    29/09/2015    0 recensioni
Lee Eun Bi è una dei migliori Agenti dell'organizzazione criminale più influente del mondo, chiamata "Agentia".
L'Agentia si occupa di mantenere l'equilibrio della bilancia delle classi sociali, eliminando le eccedenze ...
Kyungsoo è un ragazzo che, ormai arreso alla morte di tutti i suoi familiari, decide di seguire dei ragazzi all'interno del quartier generale dell'Agentia. Qualche anno dopo verrà inserito nel team operativo di Eunbi, e inizieranno a lavorare sulle loro prime missioni per poi giungere alla missione più importante per l'Agentia. Durante la missione, vecchie ferite di Eunbi si riapriranno rendendola totalmente incapace di riflettere, e Kyungsoo diventerà la sua unica luce ...
Genere: Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: D.O., D.O., Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando il tuo volo accelera per inseguire quel qualcuno



Ero appoggiata alla grande parete metallica della cassaforte della sede della banca di Seoul, in attesa dell’arrivo del mio bersaglio, in notevole ritardo.
“Dopo mesi e mesi di fermo, mi viene semplicemente chiesto di sventare una rapina?” pensai abbassando la pistola tranquillamente, tanto non sarebbe arrivato nessuno.
Qualche minuto dopo sentii dei passi attraverso l’auricolare, collegato ad un microfono in corridoio. Stava arrivando, impugnai nuovamente la pistola. Lui possedeva i codici per entrare e ben 6 uomini armati al seguito, io ero sola, ma contavo sul “rapido” ed “efficiente” aiuto della polizia, appostata in un angolo davanti alla cassaforte.
Osservai il portone, ne esaminai rapidamente il raggio di apertura e mi nascosi dietro, in modo che al momento dell’apertura io vi sparissi completamente dietro.
La grande serratura ruotò violentemente e rumorosamente ad ogni numero inserito, per poi aprirsi con un fragore ancora più forte.
Il bersaglio entrò accompagnato da 2 uomini, gli altri 4 dovevano essere stati disseminati nell’edificio. Lo riconobbi immediatamente senza aver bisogno di usare la lente di riconoscimento, avendo già più volte avuto a che fare con quel tipo.
Decisi di uscire allo scoperto colpendo uno dei suoi uomini con la pistola con silenziatore. L’uomo si accasciò sul pavimento. Rimasi abbastanza stupita che nessuno degli altri avesse sentito il colpo, così colpii anche l’altro, il quale urlò, perciò il bersaglio si accorse di me. Nonostante cercasse di controbattere, riuscii ad atterrarlo con appena qualche calcio ben coordinato. Una volta atterrato puntai la pistola alla sua fronte.
-Stavolta pensavi di rubare i soldi allo Stato, Sehun? E dopo, chi manterrebbe tutti quelli come voi?- sapevo avesse la mia stessa età, quindi mi permisi di parlargli in modo informale.
-Mantenere? Ma se siamo noi che manteniamo loro continuamente … noi paghiamo le tasse, diamo loro questi soldi, ma loro preferiscono andarci in vacanza- disse abbozzando un ghigno.
-Hai ragione- dissi io onestamente. –Ma questo fa parte del nostro equilibrio, senza questo fenomeno la bilancia potrebbe collassare, e non possiamo lasciartelo fare. Scusa, ma a questo ci pensiamo noi- spiegai io. Quell’ultima frase non era altro che una frase segreta che dava il via al blitz dei poliziotti.
Poco dopo questi ultimi irruppero nella cassaforte e ammanettarono il giovane ladro.
-La vostra è una bilancia in mezzo ad un sisma! Non raggiungerà mai un equilibrio fermo, anzi, vi sfuggirà di mano- urlò il prigioniero mentre mi accingevo a tornare al quartier generale lasciando la situazione alle forze dell’ordine.
 
-Frasi d’effetto direi- disse il Presidente Myungsoo seduto a sfogliare i fascicoli sulla “missione” appena conclusa.
-Non del tutto infondate però. Inseguiamo un equilibrio che non avremmo mai- dissi io accavallando la gamba sulla comoda poltrona del suo ufficio.
-Allora perchè abbiamo milioni di agenti in tutto il mondo?- chiese lui alzando gli occhi dal fascicolo in segno di sfida.
-Ognuno di noi ha avuto un motivo che lo ha spinto qui, totalmente diverso dal fine originale dell’Agentia-
-Oh, non ho dubbi al riguardo … Oh Sehun era soltanto un ex detenuto ritenuto pazzo e rilasciato per incapacità di intendere e di volere … - spiegò lui, ma non lo lasciai finire.
-Certo, perchè tutti quelli che si azzardano ad avere un’idea propria e a metterla in atto sono considerati pazzi, estranei e diversi. Non sarà che, senza la carta jolly dell’infermità mentale, Sehun abbia tentato di svelare dei segreti di Stato?- dissi sporgendomi in avanti verso la sua scrivania.
-Eunbi suvvia, ormai il fatto che lo Stato utilizza i soldi dei cittadini per fini personali non è certo più un segreto, lo sai bene anche tu, altrimenti non lo difenderesti e non lo ascolteresti. Ma ricordati, l’Agentia esiste perchè esistono queste situazioni- concluse lui chiudendo il fascicolo.
 
Dopo aver parlato intensamente col Presidente Kim tornai ad allenarmi per riprendere il ritmo, senza smettere di pensare al caso di Sehun. Pensavo fermamente che non fosse pazzo, forse un po’ avventato, ma sicuramente aveva tentato quel gesto estremo perchè sapeva che nessuno lo avrebbe ascoltato finchè non avesse lasciato precipitare i soldi su tutti i cittadini. Eppure, se lo avesse fatto, la nostra bilancia sarebbe stata sconvolta in modo irreversibile … forse era meglio così.
 
Quel giorno mi ritrovai con i miei colleghi in pausa pranzo in mensa, mangiavamo lì da un po’ di tempo per stare vicini alle nuove reclute.
Non appena vidi Suho entrare con una meravigliosa torta al cioccolato con sopra il numero 10, ricordai immediatamente di che giorno si trattava.
La poggiò con delicatezza sul tavolo davanti a me.
-Happy Birthday, o forse dovrei dire Deathday?- urlò tirandomi una potente pacca sulle spalle. Kyungoo guardò curioso il numero sulla torta, e Suho percepì la sua curiosità e ne spiegò il significato:
-Oggi la nostra Eunbi compie 10 anni dalla sua morte, quindi 10 anni dal suo ingresso all’Agentia. Posso ancora ricordarmi quando, nel periodo di addestramento, fu lei a diventare operativa per prima, e io la seguii qualche mese dopo. È come una sorella minore per me- spiegò tagliando la torta. Io sorrisi, ricordando di quando eravamo nello stesso corso, piccoli e inesperti, con ancora impressa la voglia e la forza per giocare tra di noi e scommettere chi dei due sarebbe diventato operativo per primo.
-Tra poco tu farai un anno- dissi sorridendo a Kyungsoo.
-Ti accompagno io oggi alla lapide- disse Suho. Durante l’anniversario è tradizione recarsi alla propria tomba a posare un orchidea. Io annuii, mangiai di gusto la torta e andai ad indossare dei vestiti decenti.
 
Io e Suho eravamo seppelliti nello stesso cimitero, quindi decidemmo di fare una passata anche alla sua lapide.
Il clima autunnale aveva invaso le strade in pochi giorni, il cimitero si era colorato dell’arancio scolorito delle foglie cadute. E dal fiume di foglie arancioni emergevano le lapidi dei defunti. La mia era una delle più piccole del settore in quanto non c’erano resti. Inserii l’orchidea nel vaso insieme alle altre 9, rileggendo per l’ennesima volta il mio nome in rilievo e quella data di 11 anni fa, quando al mio funerale presenziò soltanto la vicina di casa, la quale si occupò anche della lapide.
-Tutto bene?- chiese Suho poggiandomi una mano sulla spalla. Mi voltai e annuii incalzando il passo nelle foglie verso la sua tomba qualche settore più in la.
La sua era sempre ricca di fiori, sempre sani e colorati, un evidente segno della cura che la sua famiglia aveva anche 11 anni dopo la sua morte, e mi venne istintivo chiedere a lui se andava tutto bene. Ma lui pareva sempre prendere la situazione con un sorriso.
 
Rientrai la sera dopo una deliziosa cena francese, da sola dal momento che Suho aveva una casa sua. Nella hall solitamente buia e silenziosa echeggiavano quella sera suoni di colpi. Feci un rapido giro della hall per capire da dove venissero, e mi diressi nella grande palestra per gli allenamenti. Più mi avvicinavo, più il rumore si faceva intenso e riconoscibile. Qualcuno si stava allenando a boxe in tarda notte. Mi affacciai sul lato destro della palestra, dove ogni giorno si praticavano arti marziali e boxe, entrai e scoprii che a prendere nervosamente a pugni il sacco era Kyungsoo.
Mi avvicinai afferrando un asciugamano trovato sulla panchina:
-Non è un po’ tardi per allenarsi?- dissi quasi spaventandolo, e porgendogli l’asciugamano.
-Ti ho svegliata?- chiese lui timidamente.
-Sono tornata adesso, vado a dormire ora- dissi facendo per uscire. –E tu vieni con me, basta allenamento- gli ordinai. Lui scattò ad infilarsi la felpa e mi seguì. Mi stupii di come mi portasse rispetto anche nei momenti in cui poteva approfittare della differenza di età fra noi.
-Non siamo in servizio, non devi per forza comportarti da cagnolino, sei più grande di me- gli dissi ironicamente, forse con una leggera punta di serietà.
-Sei pur sempre un mio superiore, e cosa dovrei pretendere?- chiese lui.
-Non so, pretendi rispetto! Pretendi che io non ti parli così- sbottai io.
-Va bene, allora non parlarmi così- disse lui tentando un tono da superiore (fallendo miseramente).
-Yes Hyung- risposi in falsetto, assolutamente non da me. Lui mi sorrise, quasi stupito dalla strana risposta, almeno quanto me.
-Da ora in poi dovrai pretendere rispetto da me, almeno nell’arco della giornata in cui i grandi capi non ci sono, ok?- chiesi io.
-E va bene, questo implica che ci vedremo più spesso la sera?- chiese lui.
-Potrebbe implicarlo- dissi voltandomi verso la porta della mia stanza. Lo salutai con la mano ed un sorriso ed entrai chiudendomi la porta alle spalle.
Percepii improvvisamente un sorriso a vuoto, stavo sorridendo come una stupida da sola?
E perchè mai avrei dovuto parlare così ad una matricola?
Mi posai una mano sul petto, come mi aspettavo il battito era molto più veloce, pareva inarrestabile.
Mi cambiai e rapidamente mi infilai sotto le coperte, forse erano tutti sintomi di una bella giornata, forse non significava niente quell’incontro con Kyungsoo, … forse.
   
 
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