Fanfic su artisti musicali > Mika
Segui la storia  |       
Autore: Lizhp    29/09/2015    7 recensioni
SEQUEL DI YOU MADE ME.
-Perché ridi?- gli chiese il riccio, sorridendo leggermente.
-Perché tu sei completamente pazzo!- e così dicendo il biondo si alzò dalla sedia per controllare il cibo sui fornelli.
Mika osservò ancora per un attimo quella lettera, riflettendo di nuovo sulla proposta; Andy però, inconsapevolmente, gli aveva appena dato un ottimo motivo per accettare.
-Dici che è una cosa pazza, eh?- chiese quindi al biondo.
-Assolutamente sì- confermò il ragazzo, tornando a sedersi accanto a lui.
Mika alzò gli occhi alla ricerca delle iridi color del cielo del compagno e quando le incontrò sorrise.
-Allora se è una cosa pazza, la faccio!- dichiarò, prendendo infine la sua decisione con un’alzata di spalle.
Andy lo guardò, sbarrando gli occhi.
-Mika, ma davvero lo farai?-
-Sì!- confermò convinto il cantante, annuendo freneticamente con la testa –Perché non dovrei? Ho detto no a troppe cose in quest’ultimo periodo-
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Non mentirmi- disse Mika, appoggiando i fogli sul tavolo e iniziando a girare per la sala, con Melachi stesa lì accanto che osservava ogni suo movimento.
-Non farlo nemmeno tu- rispose Andy e poi la conversazione cadde di nuovo in un assordante silenzio.   
Un sospirò riempì l’aria: Mika si decise ad iniziare il discorso, intuendo che il biondo non avesse nessuna intenzione di farlo. Ormai erano scoperti entrambi, tentare di intavolare una conversazione normale sarebbe stato inutile.
Non si poteva inoltre pretendere che tutte le telefonate fossero libere e spensierate. 



-Domani vado in studio, potrebbe essere l’inizio del quarto album…-
Mika non lo poté vedere ma dall’altro capo del telefono Andy si portò una mano sul volto, obbligandosi a stare calmo.
Era il suo lavoro.
Era tutto il suo lavoro ed era una delle cose più importanti della sua vita, lo sapeva bene.
Sapeva che sarebbe potuta andare a finire così, l’aveva sempre accettato e supportato. Perché in quel momento ci riusciva di meno?
Forse era colpa dei due mesi di lontananza, forse il fatto che le cose complicate davvero non facevano per lui.
-… e stavo ripensando a The Origin Of Love e al fatto che sia andato meno bene dei due album precedenti-
-Mh- si limitò a commentare Andy, non riuscendo del tutto a concentrarsi su quel discorso.
Lavoro, si parlava ancora di lavoro.
-E non lo so, stavo ripensando a quello che ho scritto e al periodo in cui l’ho scritto…-
Anche il greco ricordava bene quel periodo, come dimenticarlo. Origin Of Love era stato il regalo più bello che qualcuno gli avesse mai fatto in vita sua e ascoltarla gli faceva ancora venire i brividi, ma non poteva dimenticare quello che aveva portato quel capolavoro.
-E forse questo ha influenzato anche la mia musica…-
Andy si prese un momento per riflettere.
Stava sul serio parlando di nuovo di quel periodo mettendo tutto sul piano del lavoro?
Tutto, in un modo o nell’altro, ritornava sempre lì, al suo scrivere canzoni, al riuscirci o meno, al successo che riusciva ad ottenere o a quello che non riusciva ad avere.
Forse non era la serata ideale per convincere Mika a parlare, ma ormai il gioco era fatto.
-E’ chiaro che quello che succede nella tua vita influenza la tua musica- commentò solo, senza aggiungere altro.
-E lo fa in positivo o negativo?-
-Lo fa e basta- una risposta secca, perentoria, che sembrava non ammettere repliche.
Mika rimase per un attimo immobile al telefono, sedendosi sul divano verde della sala, stranito da quei modi di fare che non erano quelli a cui era abituato.
-O-okay- balbettò incerto, poco dopo, decidendo in quel momento che per quella sera non avrebbe aggiunto altro su quei dubbi che l’avevano colpito poco prima. Decise quindi di capire quale fosse il problema del compagno.
-Tu invece cos…-
-Secondo te?-
Mika deglutì a vuoto. Non gli aveva dato nemmeno il tempo di rispondere che già lo aveva zittito con una domanda fin troppo pungente.
-Andy, non so cosa sia successo lì, ma…-
-No, qui non è successo niente. Due mesi, Mika. Due mesi, e tutto quello che ho sentito dall’altro lato del telefono è stato il lavoro, sempre-
-Ma… Andy, ho fatto quello in questi mesi, cos’altro avrei dovuto raccontarti?-
-Sei stato quattro giorni a Londra a far niente, non ti è venuto in mente che forse mi avrebbe fatto piacere…-
-Non vedevo i miei fratelli da tempo!-
-Perché noi invece ci siamo visti tutti i giorni!- quest’ultima frase sarcastica venne quasi ringhiata dal biondo, che ormai stava lasciando fuoriuscire tutto ciò che si era tenuto dentro in quelle settimane.
A sentire quel tono di voce, anche Mika iniziò ad innervosirsi e come spesso accadeva quando litigavano, iniziarono un botta e risposta in cui entrambi parlarono senza pensare troppo.
-Sarei venuto quattro giorni in cui tu avresti solo lavorato e…-
-Certo! Non mi pare che abbia mai fatto troppi problemi quando ti seguivo nei tuoi concerti o quando sono venuto tre giorni a Napoli per l’inizio delle audizioni!- quelle parole di Mika, proprio in quel momento, gli bruciarono dentro, ripensando a tutte le volte in cui lui era corso dal ragazzo, nonostante fosse ben consapevole che avrebbe avuto del lavoro da fare e che non avrebbe potuto dedicargli troppo tempo.
-Potevi anche dirmelo che volevi che venissi!-
-Io te lo dovevo dire? Non hai nemmeno chiesto! Non ti è nemmeno passato per la testa, nonostante avessi quattro giorni liberi e…-
-Era la prima volta che riuscivamo ad essere tutti a Londra, mamma voleva…-
-Sì, sì, ho capito che non li vedevi da tanto tempo, HO CAPITO!-
La situazione stava sfuggendo loro di mano; entrambi se ne rendevano conto, eppure non riuscivano a fermarsi.
-Non iniziare ad urlare ora! Non è stata colpa mia se in questi due mesi non siamo riusciti a vederci, sapevi che X Factor mi avrebbe portato via dell’altro tempo, ne avevamo parlato-
-Sì, ne avevamo parlato, e avevamo anche detto che avremmo fatto di tutto per passare comunque del tempo insieme!-
-Lo abbiamo fatto!- esclamò Mika, ormai sull’orlo dell’esasperazione.
-Due mesi! E nemmeno in quei giorni in cui avremmo potuto…-
Mika alzò gli occhi al cielo: ancora gli rinfacciava quei giorni.
-Adesso mi devo mettere a scegliere se venire ad Atene da te o a Londra dalla mia famiglia? Avevamo messo in conto quando sei partito che sarebbe andata a finire così!-
Andy rimase in silenzio.
“Ad Atene da te o a Londra dalla mia famiglia”.
Questa frase lo fece innervosire ancora di più, spingendolo a riportare alla sua mente anche il discorso di poco prima, sul periodo in cui aveva scritto le canzoni di The Origin Of Love.
“E lo fa in positivo o in negativo?”
Pure quel periodo era stato messo sul piano del lavoro e delle conseguenze che aveva avuto: l’aveva perdonato, ma non dimenticava quanto fosse stato male in quel mese e mezzo in cui Mika era scappato, e sentir parlare di quei momenti come un qualcosa che aveva influito forse negativamente sul suo lavoro gli aveva dato probabilmente il colpo di grazia.
C’era stato ben altro in quei mesi, al diavolo il lavoro.
Andy puntò gli occhi fuori dalla finestra, facendo un respiro profondo.
-Non ti sto chiedendo di scegliere, non l’ho mai fatto. Ma mettiti anche nei miei panni! Due mesi, e anche stasera te ne salti fuori con questa storia, ancora legata alla musica, ricordando un periodo che preferirei dimenticare e collegandolo solo al fatto che probabilmente ha influito negativamente sulla tua musica! Non si tratta solo di lavoro, c’è ben altro- di nuovo concluse la frase con un tono di voce secco, arrabbiato, freddo.
Un tono di voce che non contribuì a far calmare Mika.
-Beh, sai una cosa, probabilmente sì, quello che è successo ha influito negativamente sul mio lavoro: ecco perché questo album non è andato bene come gli altri!- Mika parlò prima ancora di rendersene conto, prima ancora che potesse pensarci.
Subito dopo chiuse gli occhi, maledicendosi per quelle parole e per quello che potevano lasciar intendere, e tentò di rimediare –Andy, io non…-
-Fai una bella cosa, Mika. Chiudi questa chiamata e torna pure dalla tua famiglia- e marcò questa parola, ricordando la frase di poco prima –E poi continua pure a riflettere indisturbato su quanto la tua fuga possa aver influito sul tuo lavoro…- e anche qui marcò la parola “tua” mettendo in evidenza il fatto che il riccio avesse deciso di sua spontanea volontà di fare le valige e scappare, lasciandolo per un mese e mezzo senza sue notizie e senza una vera e propria spiegazione -… e forse ti conviene trovarti un’ispirazione migliore, visto che domani inizi con un nuovo album, non vorrei che poi fosse di nuovo colpa mia se non va come speravi-
E fu Andy a chiudere la chiamata, spegnendo poi il cellulare.
Lo appoggiò malamente sul comodino accanto al suo letto, per poi prendersi il volto tra le mani e sospirare.
Aveva bisogno di calmarsi; forse facendo passare quella notte avrebbe potuto riflettere maggiormente su ciò che Mika gli aveva detto… ma anche su ciò che lui aveva urlato al ragazzo per telefono.
In quel momento però la rabbia per ciò che era appena successo e per alcune frasi pronunciate dal cantante, gli impedivano di vedere la situazione lucidamente.
Appoggiò la testa al cuscino, pensando che mancavano solo due giorni, poi sarebbe tornato a Londra, da lui.
Ma cosa sarebbe successo in quei due giorni? Il giorno seguente lo avrebbe sentito?
Inutile farsi troppe domande a cui in quel momento non sapeva e non voleva dare una risposta.
Ora voleva solo cercare di capire se avesse esagerato, oppure se la sua reazione poteva essere comprensibile.
 
Nell’appartamento di Londra, ancora seduto sul divano verde, Mika rimase per qualche secondo con il telefono vicino all’orecchio, ad ascoltare quel fastidioso suono che gli comunicava, quasi assordandolo, che dall’altro capo del cellulare ormai non c’era più nessuno.
Lanciò il telefono tra i cuscini del divano, per poi osservare Melachi, pensieroso. Le fece segno di seguirlo e andò in camera da letto, mettendosi i vestiti per la notte e sprofondando nel materasso, permettendo alla cagnolina di stendersi accanto a lui.
Spense la luce e abbracciò Mel con un braccio, iniziando ad accarezzare il suo pelo; ben contenta di ricevere le attenzioni del suo padrone, la golden rimase immobile, lasciandosi coccolare.
Inevitabilmente Mika ripensò alla chiamata che aveva appena chiuso; o meglio, alla chiamata  che si era appena visto sbattere in faccia.
“Forse ti conviene trovarti un’ispirazione migliore, visto che domani inizi con un nuovo album”
Come se fosse possibile. Come aveva potuto dirgli una cosa del genere?
E tutte quelle storie per quei quattro giorni a Londra non erano da Andy; anche lui voleva rivederlo, più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma purtroppo quei mesi erano andati come erano andati.
Mettersi a litigare per quelle cose proprio quando mancava così poco al suo ritorno era davvero un peccato.
Ripensò però anche alle parole che lui stesso gli aveva detto; forse non erano state le migliori, forse lasciavano spazio a fraintendimenti un po’ troppo grandi che avevano ferito il compagno sul serio.
Forse entrambi avrebbero dovuto pensare di più prima di parlare. Questa consapevolezza si fece spazio dentro di lui mentre, al di là di Melachi, osservava il cuscino vuoto accanto a sé.
Vuoto così come lo era da troppo tempo.
Un vuoto che pesava, nonostante tutto.
Come avevano fatto ad arrivare al punto di prima, al telefono? Erano partiti così bene ad affrontare quei mesi di lontananza, con un po’ di malinconia, ovvio, ma supportandosi sempre a vicenda.
Forse certe cose sarebbe stato meglio non dirle… non in quel modo, almeno.
Una melodia dolce e lenta iniziò a risuonare nelle sue orecchie, mentre alcune frasi in rima iniziavano a prendere vita dentro di lui, ma Mika scosse leggermente la testa: non avrebbe scritto niente quella notte, non mentre ancora era così coinvolto e così arrabbiato, dispiaciuto.
Il giorno seguente avrebbe ripensato con calma a tutto quanto.
 
Andy si risveglio a causa dei raggi del sole che filtravano dalle persiane scordate aperte la sera precedente. Sbadigliò e si strofinò gli occhi, sentendosi più stanco di quando era andato a letto. Un leggero senso di amarezza lo pervase quando, riacceso il cellulare, si accorse che non c’era nessuna chiamata persa di Mika e nessun messaggio.
Sbuffò sonoramente prima di alzarsi dal letto e iniziare a prepararsi per quella che sarebbe stata l’ultima giornata di lavoro: la mattina seguente, molto presto, avrebbe preso l’aereo che finalmente l’avrebbe riportato a casa.
Non sapeva bene cosa lo aspettasse al suo ritorno, dopo quello che era successo la sera precedente, ma nonostante tutto sentiva il bisogno di vederlo di nuovo e di risolvere quella discussione faccia a faccia, anche se magari non si trattava di nulla di così grave come gli sembrava in quel momento, anche se forse alcune frasi erano state dette semplicemente per la rabbia del momento.
Il greco si ritrovò a pensare che, nonostante tutto, quelle frasi facevano comunque male e continuavano a rimbombare nella sua testa, senza tregua.
Non avrebbe scritto o chiamato Mika, non quel giorno almeno: era un po’ più calmo della sera precedente, ma sentiva che avrebbe potuto arrabbiarsi di nuovo ripensando alle parole del ragazzo.
 
Nella capitale inglese, tre ore più tardi, Mika spense la sveglia con un pugno e, la prima cosa che fece, fu controllare il cellulare per vedere se da Atene fossero arrivate notizie.
Inconsapevolmente, a chilometri e chilometri di distanza, entrambi avevano avuto lo stesso primo pensiero.
Mika scosse leggermente la testa di fronte alle notifiche del suo cellulare, tutte notizie di lavoro e un messaggio da suo fratello minore, con una foto del dolce che mamma aveva preparato per colazione e una frecciatina sul fatto che lui non avrebbe potuto assaggiarlo. Bloccò il cellulare e si decise a prepararsi, per poi raggiungere gli studi di Londra.
Era appositamente in anticipo, proprio perché voleva prendersi del tempo per riflettere senza i suoi collaboratori. Alcune cose erano sue, personali, e non se la sentiva di condividerle subito con gli altri. Magari avrebbe chiesto un aiuto poi, per migliorare e aggiustare il tutto.
Si sedette di fronte al computer del lavoro e aprì una pagina bianca, ritornando con la mente un po’ più lucida alla sera precedente.
Non si trattava solo di lavoro in quel momento; sentiva il bisogno di buttare fuori tutto e racchiuderlo in una canzone, di cui solo lui avrebbe capito davvero il significato profondo e gli avvenimenti che vi erano legati.
Continuava a ripetersi che era stata una discussione non diversa da quelle che capitavano ogni tanto, e ne prendeva sempre più consapevolezza. Tuttavia, i modi erano stati sbagliati.
Si rendeva anche conto che delle semplici parole, dette anche nel bel mezzo di una discussione qualsiasi, potevano ferire anche più del motivo per cui la litigata era iniziata.
Non serviva molto per scatenare questo: lasciarsi guidare dall’istinto, non riflettere prima di pensare. Forse era stato proprio lui quello che con le parole ci era andato giù pesante e sentiva un forte senso di colpa in quel momento, che cercava di rompere il suo equilibrio: si sentiva come se stesse camminando su un filo, con il rischio sempre più elevato di cadere.
 
I’m pulling but my heart is on the wire
Don’t need a tousand guards to lock me in
Doesn’t take a fool to start a fire
A solitary spark and wars begin

 
Le sue dita schiacciarono i tasti del computer, fino a comporre quelle frasi, che forse avrebbero dato inizio a qualcosa di buono, che l’avrebbe potuto aiutare.
Chiuse gli occhi, riportando alla sua mente la lieve melodia che era apparsa nella sua testa la sera prima, un po’ come una ninna nanna che aveva anticipato il sonno.
Spostò il computer sul pianoforte e lasciò che le sue dita passassero dalla tastiera del pc a quella dello strumento. Sentire quella melodia uscire dalla sua testa e invadere la stanza, lo aiutò ancora di più con le parole della canzone.
Una fitta di dolore lo colpì forte in ogni parte del corpo, quando si rese conto di quello che lui stesso aveva detto a Andy e delle risposte che aveva ricevuto in cambio.
Forse lasciando passare un po’ di tempo avrebbe fatto meno male e avrebbero risolto tutto, come sempre.
 
Say it’s only words
And that it will get easier with time
Nothing’s only words
That’s how hearts get hurt

 
Chissà come si sentiva e cosa stava pensando Andy in quel momento, mentre lui era seduto davanti ad un pianoforte e ad un computer.
Chissà se come lui non riusciva a togliersi dalla testa le parole che erano volate la sera precedente, tutte le frasi che si erano detti e che li avevano feriti a vicenda.
 
I can’t, I can’t, I can’t stop hearing
All the words you said
I can’t stop hearing
All the words you said
I can’t stop hearing
All the words you said
I can’t stop hearing words
That’s how hearts get hurt

 
Mika abbassò lo schermo del computer e coprì nuovamente i tasti del pianoforte; lasciò detto di sentirsi poco bene e tornò verso la macchina, guidando poi fino a casa.
Non era la giornata giusta per mettersi a scrivere con altra gente. Avrebbe trascorso le ore che lo separavano da quella sera a casa con Melachi, davanti al suo pianoforte, nel suo studio, nella sua casa, in cui avrebbe potuto dire davvero tutto quello che gli passava per la testa in quel momento.



Buonasera :)
Ecco il nuovo capitolo!
Riferimenti al tweet di Mika del 31 luglio 2013: back in london. In writing sessions and in the studio. This might just be the start of album 4
Qui è da dove sono partita, collegandomi poi alla domanda che Mika stesso aveva fatto a La Lettura, chiedendo se il giornalista non aveva paura che tutto, un giorno, potesse finire. Ho preso questo piccolo dettaglio, su suggerimento di LoveMika che me l’ha fatto notare e che ringrazio, e ho deciso di andare un po’ di fantasia.
Niente, come al solito grazie mille a chi mi lascia seeeempre un pensierino.
Alla prossima :)
 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Mika / Vai alla pagina dell'autore: Lizhp