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Autore: Ibris    14/02/2009    2 recensioni
Mattina. Un altra stupida,stupidissima mattina.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mattina. Un altra stupida,stupidissima mattina. Fa freddo,non mi va’ di scendere dalla macchina. Ma meglio non far arrabbiare papà,non è il caso. Non mi va’ proprio di andare a scuola,come ogni lunedì mattina. Cammino lemme lemme,lo zaino è enorme,pesante. La fine della piazza è così lontana. Brulica di gente, maledette greffe. C’è troppo rumore. Risate forti, fastidiose. Risate da cui sono escluso. Cosa ci sarà di divertente poi? Non lo so. E non mi interessa. “Okay concentriamoci sul compito dai.” Cammino a testa bassa ripetendo a mezza voce le formule di geometria. Mi prenderanno per pazzo, ma tanto peggio di così! “Anzi, si, diamo alle belve qualcosa di cui sparlare,me.” Aumento il tono di voce. E’ strano, ma ultimamente provo una sorta di piacere sadico a passare per lo scemo del villaggio. Io so che è tutta una finta, insomma so di essere normale,io. Almeno credo. Quasi non mi ero accorto di essere arrivato al portone preso com’ero a confabulare col mio libro di geometria. La mia scuola è orribile. Intonaco verde vomito e muri punteggiati di scritte oscene,nonché porte scassate e bidelli stressati. Tutto nel pacchetto “Scuola Media N. 5”. Non vedo l’ora di andarmene ma, aspettando il lieto evento, non posso far altro che sedermi al mio posto. Il mio banco. Pulito. L’unico senza scritte forse della scuola, di sicuro il solo della classe. Si perché sono vandali. I miei compagni sono solo vandali, persone senza morale e assolutamente tutti stupidi, identici e maleducati. Penso questo, o perlomeno mi piace pensarlo. No,no, è sul serio così. E’ un bene che IO non mi lasci influenzare,è essenziale. Ci guadagnerò in futuro,avrò la mia rivincita. Ride bene chi ride per ultimo. Come al solito solo io saluto il professore alzandomi educatamente in piedi. Spiega provando a far prevalere la sua voce su quella degli altri. Ormai neanche prova più a zittirli. Sono pronto con la mia penna a sfera,prendo appunti sul quaderno. Un ora piatta, passata ad ascoltare il professore che prova a spiegare tra le urla di Alfi e le battutacce di Franghi. Poi distribuisce le verifiche di geografia corrette. Nove. <> Grazie. Se voleva aumentare l’astio degli altri nei miei confronti c’è riuscito. Grazie di cuore. Inizia il concorso “fai piangere Lucio il secchione e vinci l’ammirazione della classe”, è anni che ci provano. E qualche volta,all’inizio della prima media credo, ci sono andati vicini. Non sto a elencare tutto quello che dovrebbero essere mia madre e mia sorella secondo loro. Io non rispondo. Ho rinunciato, mi fregano sempre con le parole. Questa volta partecipano solo i 2 o 3 concorrenti più assidui, a quanto pare trovano divertente essere “i porci” e dopo qualche minuto passano a elencare tutte le qualità fisiche che avvicinano Daria a un maialino e mi lasciano in pace. All’ inizio non li odiavo. Al contrario mi sarebbe piaciuto assomigliarci un pochino. Non sono mai riuscito a ridere così io. Così forte e per così tanto. Sembra quasi che, se le emozioni dovessero avere un colore, le loro siano in colori violenti e accesi, rosse forse,di quel rosso intenso e distruttivo come negli incendi alla tele; mentre pare che le mie gradazioni navighino nel grigio. Cioè tutta la mia vita in confronto alla loro mi sembra un po’ grigia, ogni tanto. Dopo qualche altra ora non proprio allegra suona finalmente l’ultima campana. Al ritorno sono a piedi. Casa non è molto lontana. Suono e solo dopo dieci minuti buoni arriva Ilaria ad aprire. La saluto senza guardarla,lei mormora un “ciao” frettoloso per poi scomparire nella sua camera,non credo che ne uscirà fino a sera inoltrata per uscire col suo “raga”. Tutto è immerso nel silenzio. Forse sono arrivato in ritardo per la litigata di prima di pranzo. Ah no,eccoli, i miei sono chiusi nella loro stanza e le voci alterate mi arrivano appena, attutite dalla porta di legno scuro. E’ un buon segno, non urlano. Appoggio lo zaino sul tavolo in cucina e tolgo il foglio del compito col voto in rosso da firmare. Se lo lascio là magari lo noteranno. Il frigo è mezzo vuoto. Tolgo fuori un paio di sottilette e di pomodori. Non c’è altro. Guardo negli scaffali,sperando in una scatoletta di tonno, che non trovo. Un po’ misero come pasto ma mi accontento. I decibel dalla stanza dei miei aumentano. Accendo la TV per coprire il rumore. Dopo il pranzo solitario mi metto sotto coi compiti. Quando sono appena a metà di un’analisi logica entra mia madre coi capelli sfatti e il viso arrossato:<< Oh ciao Lucio, sei tornato non me n’ero accorta…>> <> <> Anche la voce è finta, allegra ma troppo acuta. Sto al gioco e rispondo con lo stesso tono:<> <> Ha già i suoi problemi, le bastano e avanzano quindi rispondo con un radioso <> e me ne vado in camera a finire i compiti. Chissà qual è il problema del nuovo lavoro,è mesi che babbo ne cerca uno,mamma dovrebbe essere contenta. Ilaria resta tutto il pomeriggio in camera, al cellulare con un amica, la mamma in cucina a ricamare,ha trovato un lavoro part-time da una sarta e si porta cosette da cucire anche a casa, e papà dorme in salotto,sul divano. A cena siamo “tutti assieme”. Papà trova insipida la pasta e ne fa una tragedia, mamma sgrida Ilaria per l’ennesima nota in classe mentre lei fa zapping col telecomando nella destra e risponde a un SMS con la sinistra. Io…beh io ascolto,e guardo. Non ho niente da dire. Niente che li possa interessare. Poi mi viene in mente del nuovo lavoro e chiedo spiegazioni a papà. La mamma si irrigidisce,lui invece tranquillissimo si pulisce con lo scottex la barba ispida da uno schizzo di sugo e mi dice:<< Mi hanno preso in un ospedale minore fuori sede. -prima del licenziamento era un infermiere professionista- Però, è molto fuori sede, sarebbe scomodo fare su e giù da qui a Vergate no? Ragion per cui…Ci trasferiremmo tutti e quattro là!>> A quelle parole mia madre si esibisce nel suo secondo sorriso forzato della giornata :<> C’è del sarcasmo nella sua voce, e si capisce benissimo che preferirebbe morire di fame piuttosto che lasciare Genova. <> << Prima della fine del vostro quadrimestre!Tanto tu non avrai problemi nella scuola nuova coi tuoi voti e tua sorella sembra averla mandata a quel paese da un po’, la scuola.>> A quel punto inizia il putiferio,Ilaria urla che non è giusto che lei qua ha una vita eccetera eccetera,papà si arrabbia perché è un sacrificio anche per lui e lo sta facendo per noi e la mamma cerca di mediare, gridando anche lei. A quel punto telo in camera mia,chiudo la porta e mi lascio andare a un sospiro accompagnato da un sorrisone mentre mi infilo sotto le coperte. Una nuova scuola,forse un nuovo inizio,un altra possibilità. _____________________________________________________________________ ehm piacere a tutti, sono nuova... siate clementi, anzi no! demolitemi tanto sono una dura U.U cmq per fortuna non è autobiografica xD grazie della lettura =D
  
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