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Autore: Heartless_18    30/09/2015    5 recensioni
Lei: Samantha Jackson, denominata psicopatica disadattata.
Lui: Sven Clark, denominato stronzo di professione.
L'apparenza inganna, e Sam lo sa bene.
Un angelo.
E' questo l'aggettivo che gli ha affibbiato la prima volta che i suoi occhi si sono puntati su di lui.
Peccato che poi questo angelo abbia aperto bocca, rivelando la sua natura da demonio.
Il problema? Per Sam è già troppo tardi, anche se cercherà invano di combattere contro la forza dell'attrazione che la spinge irrimediabilmente verso di lui.
Ma anche Sam sa di non essere un angioletto, quindi quale coppia più perfetta di due diavoli che indossano maschere da angeli?
“Tutto il mio cuore è suo; Gli appartiene e con lui rimarrebbe, anche se il fato destinasse il resto di me a stargli per sempre lontano.”
-Charlotte Brontё, Jane Eye.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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“Amy, ora mi spieghi perché il paraurti della mia auto è ammaccato.”
Sia io che Amy diventammo paonazze al suono di quella voce roca e minacciosa.
Anche se ero più che sicura che il suo motivo fosse ben differente dal mio..
“Cazzo.” la sentii imprecare tra i denti,prima di montare su uno dei sorrisi più adorabili che avessi mai visto.
Molto probabilmente era la sua arma per difendersi dall’attacco nemico.
Anche io avrei dovuto inventarmene una,sicuramente però non avrei potuto contare sulla dolcezza. Puntavo più sulla forza bruta,tipo un calcio rotante,o un attacco a sorpresa..
Il mio cervello andò in momentanea pausa quando la sua figura apparve sulla soglia della cucina,camminando dritto verso Amy con un dito accusatore puntatole contro.
“TU!” sibilò,a meno di un metro da lei.
“Fratellino ti voglio un bene immenso.” lei lo ignorò,cercando di non concentrarsi sul suo sguardo infiammato.
Gli si buttò contro,aprendo le braccia nel tentativo di abbracciarlo,ma incontrò solo l’aria.
Lui le appoggiò una mano sulla testa,e bastò quel gesto per tenerla a debita distanza,nonostante i suoi tentativi di spingersi oltre.
A quel punto finse di rattristarsi,allontanandosi con espressione ferita e imbronciata. Dava l’impressione di star per piangere da un momento all’altro.
Io,che normalmente avevo in corpo più acido corrosivo che sangue,quasi mi sciolsi davanti a quella visione.
Invece il bell’imbusto si mise a ridere,da non credere!
“Non provare a raggirarmi con quella faccia da cucciolo bastonato perché ormai non funziona più. Pagherai tu il carrozziere,senza chiedere i soldi a mammina.”
Si piantò in volto un sorriso detestabile,incrociando le braccia al petto risoluto e,ci scommettevo,con un accenno di divertimento.
A quel punto anche lei si inviperì,cambiando radicalmente espressione per passare al contrattacco.
“Non ci penso neanche lontanamente. E’ stato un incidente, e non è avvenuto a causa mia!”
“Ma la macchina l’avevi presa tu quando è successo!”
“E che vuol dire?”
“Senti” sospirò lui stancamente,passandosi una mano sul viso. “O paghi di tua spontanea volontà,o dico alla mamma che l’altra sera ti sei ubriacata e ti sei messa a ballare la lap dance in mezzo alla strada,attaccata a un palo.”
Oh beh..a ognuno i suoi modi di prendere l’alcool.
Mi sembrava che,esattamente ieri,Trent mi stesse ricordando delle mie effusioni proprio con un palo.
L’espressione di Amy era ineguagliabile,e profondamente rammaricata.
Quella volta ero quasi certa che sarebbe scoppiata a piangere davvero nel giro di qualche istante.
“E non vedo perché lei non possa dire loro che tu corra il rischio di contrarre l’AIDS pressoché ogni notte.”
Oddio,quella non era la mia voce,vero? Non ero stata io a parlare..vero?!
Quando però vidi il suo viso ruotare in mia direzione,fissando i miei occhi nei suoi,mi resi conto di quella che era la realtà.
Cazzo,avrei dovuto iscrivermi a un corso che mi insegnasse a trattenere gli istinti.
Mi scrutò per qualche istante,prima di aprirsi in un sorriso ironico.
“Ma tu guarda,Miss sono in astinenza da sesso in casa nostra..”
Strinsi i pugni lungo i fianchi e mi imposi di non afferrare la pentola alle mie spalle,che mi urlava di essere lanciata addosso a lui con prepotenza.
“Almeno io sono al sicuro da malattie sessuali,razza di idiota!”
Avrei tanto voluto tapparmi la bocca,ma ormai era troppo tardi per farlo.
Non capivo cosa mi succedesse quando fossi davanti a lui,ma la bocca decideva di scollegarsi dal cervello per andare avanti in autonomia.
Inoltre,avevo appena ammesso implicitamente che la sua constatazione sul mio rapporto col sesso,fosse totalmente corretta.
“Sicura di stare bene? Il tuo colorito si addice a quello delle tende.” ghignò.
Portai subito la mia attenzione rivolta verso le tende della finestra e..rosse,quelle dannate tende erano rosse!
Ero per caso arrossita? Non poteva essere,io non mi trovavo mai in situazioni di fatale imbarazzo.
Eppure,effettivamente,mi sentivo accaldata. Il riscaldamento era troppo caldo in quella dannata casa!
Il mio sopracciglio venne fatto prigioniero di un tic nervoso,che mi costrinse ad alzarlo e abbassarlo ad intermittenza.
Chiusi gli occhi e respirai,ma quel gesto non servì a calmarmi.
“Tra poco anche il colorito della tua faccia sarà simile al mio!”
Mi avvicinai a lui,con l’intenzione di fargli ribaltare la testa con un schiaffo,ma Amy si mise in mezzo per ristabilire la pace.
Dannazione,nessuno aveva chiesto il suo intervento! Per lo meno..non proprio in quel momento!
“Sven, non hai nient’altro da fare stasera?” domandò Amy,tenendomi ferma da un braccio con una carezza appena accennata,cercando di farmi calmare.
“In realtà avrei un appuntamento,ma sono tentato di disdire..” mi stuzzicò ancora,continuando a fissarmi strafottente.
“Per rimanere a casa?” risi. “Secondo me non dovresti farlo,se no come fai senza una sana scopata,a resistere fino a domani?”
“Non saprei.. potresti sempre insegnarmelo tu come si sopravvive.”
Uscì dalla cucina prima che potessi aggredirlo nuovamente,scomparendo dietro la porta qualche attimo dopo.
Solo in quel frangente rilassai i nervi.
“Io lo ammazzo,ti giuro che prima o poi lo ammazzo!” strillai.
 
La serata,a parte quel piccolo inconveniente,trascorse meglio di quel che mi aspettassi,e verso le dieci di sera tornai a casa.
Durante il tragitto,mi capitò di sbadigliare pressoché una decina di volte.
Ero sinceramente curiosa di scoprire come sarei riuscita a svegliarmi presto,domani mattina. Soprattutto tenendo conto che non avessi più quella sveglia fracassa timpani.
Mi sarei dovuta far bastare quella del cellulare,con la sola differenza che quella non avrei potuto spegnerla lanciandola contro la parete.
Appena misi piede in casa,fu una magra consolazione.
Mi svestii durante il tragitto,arrivando al letto già completamente svestita.
Quella casa era un porcile,con vestiti disseminati ovunque e avanzi di cibo attaccati persino alla tastiera del letto tra poco.
Avevo realmente bisogno dell’aiuto di una qualche forza divina,o di mia madre..
Prima di lasciarmi cadere in un sonno profondo,raccattai il cellulare in modo da impostare la sveglia.
Appena sbloccai lo schermo,però,mi accorsi di cinque messaggio non letti.
Il primo era di Dee,che mi chiedeva se fossi ancora viva.
Gli altri quattro erano di quel ragazzo che non si era ancora rassegnato al fatto che non mi interessasse minimamente.
 
-Ciao bellissima,mi chiedevo se avevi voglia di uscire per un caffè un giorno di questi? Fammi sapere xx-
 
-Credo di averti avvistata nel centro oggi, e non ho potuto pensare a quanto fossi bella. Ti prego richiamami, un bacio-
 
-Comincio a pensare che tu sia morta..-
-Ti chiedo scusa,potrei sembrarti assillante,ma ci tengo davvero a rivederti. Spero tu ti faccia viva presto,buonanotte-
 
Se avessi avuto un cestino a portata di mano,con tutte le probabilità ci avrei vomitato dentro.
Per lo meno,quei messaggi valevano come prova che ci fossero ragazzi disposti a portarmi a letto,il problema era che fossi io a non volere loro.
Alla faccia tua,Sven sono figo solo io!
Lo ignorai volutamente e,impostata la sveglia,mi abbandonai al torpore del mio comodo letto.
 
La mattina seguente dovetti lottare contro tutta la mia forza di volontà per non scaraventare il mio cellulare contro la parete,in un gesto abituale che avevo l’istinto di svolgere ogni qual volta sentissi quel trillo fastidioso.
Mi alzai dal letto,inciampando poco dopo in una mia ciabatta.
E quella da dove saltava fuori? Ero sicura di averla persa il mese precedente.
Mi fiondai sull’armadio e,alla cieca,estrassi un paio di jeans strappati e una maglietta nera aderente,con uno scollo a V.
Non persi molto tempo per truccarmi,cercai solo di eliminare le occhiaie che mi si erano venute a formare.
I capelli erano un vero impiccio,così gli tirai su in una coda lunga.
Afferrai la solita borsa capiente,e la riempii con i libri che mi sarebbero serviti in quella giornata. Non demordevo a portarli,seppur fossi consapevole che sarebbe stato difficile che seguissi una lezione.
Uscii di casa senza neanche fare colazione,già abbastanza in ritardo.
Trent mi aspettava davanti alla sua macchina,in anticipo come al solito.
Salii a bordo con un grugnito in segno di saluto,prima di rifiutarmi categoricamente di indossare la cintura di sicurezza.
“Tieni.” anche lui non si perse in convenevoli,porgendomi la solita dose di caffè proveniente da Starbucks.
Iniziai a sorseggiarla lentamente,cercando di non scottarmi,mentre Trent faceva retromarcia nel vialetto e si dirigeva verso l’università.
Quel week-end sembrava esser stato più lungo del solito,per quel motivo avevo ancora meno voglia di ritornare a scuola e buttarmi nuovamente sui libri.
Oh,ma andiamo.. non ci credeva nessuno al fatto che fossi una studiosa!
Le poche volte che studiavo erano quelle in cui Trent mi chiudeva in casa,letteralmente, e mi impediva di uscire fino a quando non si fosse assicurato avessi appreso la lezione. Un vero strazio.
“Novità brillanti di cui illuminarmi prima di perderci nei meandri scolastici?”
Spostai il mio sguardo dal paesaggio fuori al finestrino,a lui.
“Niente di che,a parte un nuovo incontro ravvicinato con il diavolo.”
“Sven?”
“Chi altri se non lui..” gemetti frustrata,battendo un calcio contro il cruscotto quando mi venne in mente l’incontro della sera prima.
Che lui sia maledetto.
Era riuscito ancora una volta ad andarsene prima che io avessi avuto l’ultima parola.
La prossima volta,augurandomi comunque che non si sarebbe verificata,sarei stata io a lasciarlo senza parole e a girare i tacchi.
“Ti devo implorare di parlare o ci arrivi da sola al fatto che intendo sapere com’è andata?”
“Vuoi sapere com’è andata?” sbottai isterica,girando la testa in sua direzione con uno scatto. “E’ successo che è riuscito a farmi fessa un’altra volta. Sembra aver già capito quale sia il mio punto debole,ovvero il fatto che non vada a letto con qualcuno da un po’. La sua unica arma contro di me è quella.
Ieri sera ero a casa di Amy e lui aveva un appuntamento ma,molto probabilmente perché trova uno spasso urtarmi i nervi,stava rivalutando il fatto di andarci.
Io gli ho implorato di farlo, ricordandogli che se no non sarebbe mai sopravvissuto fino al giorno seguente senza una sana scopata.
Lui non ha perso occasione di beffarsi di me,ricordandomi  che ‘avrei potuto insegnarglielo io come sopravvivere’..” gli feci il verso. “Ti rendi conto?!”
Qualcosa,nel mio sfogo,dovette causargli la ridarella isterica.
Il mio problema era percepire cosa.
Lo guardai in tralice,con il vano tentativo di vederlo prendere fuoco da un momento all’altro.
“Scusami.” fece tra le risate,cercando invano di trattenersi.
Frenò di colpo quando ci ritrovammo davanti un semaforo rosso,continuando a ridere e lacrimare contemporaneamente.
“Ma quel ragazzo è uno spasso”
Stetti per rovesciargli il caffè bollente in testa,ma lo risparmiai solo quando riprese a parlare seriamente,togliendosi dei panni del Trent insopportabile.
“Comunque,da come mi hai detto,la sua unica arma è la tua astinenza. Allora liberatene,vai a letto con qualcuno e dimostragli che si sbaglia.”
Tutto sommato aveva ragione,come sempre del resto.
Il mio blocco doveva consistere unicamente in quello,se io l’avessi eliminato sarebbe dovuto tornare tutto come prima,e sarei rimasta la regina indiscussa di uno scontro verbale.
“Hai ragione..” risposi sovrappensiero,mentre un’idea malsana si faceva strada nella mia testolina malata.
Avrei dovuto chiedere a Dee per che giorno era in programma la prossima uscita con Trey e i suoi adorabili amici.
 
Le lezioni furono più noiose del solito,tant’è che per sopravvivere dovetti appisolarmi almeno tre volte.
Peccato che la terza,non fui così fortunata nel non venir beccata.
“Signorina Jackson,è ancora tra noi?” mi richiamò quella vipera della Parker,professoressa di biologia. Quale materia più insulsa.
Mi stiracchiai sulla sedia,cercando di reggere il confronto con un’aria sveglia.
“Certamente professoressa,non oserei mai abbandonarla.”
Si levò una lieve risata generale,che però fu zittita da una sua occhiata glaciale.
“Se pensa di essere tanto simpatica,perché non va a deliziare il preside con le sue  battute?” mi invitò implicitamente ad uscire dalla classe.
Le mie visite in quel postaccio erano aumentate notevolmente negli ultimi tempi,avrei dovuto far attenzione.
Ma era risaputo che quella vecchiaccia non mi sopportasse e che mi avrebbe sbattuto fuori anche se,per una volta,mi fossi impegnata a seguire la lezione.
Un motivo l’avrebbe trovato!
“Con molto piacere,corro, prima che i miei neuroni si rincoglioniscano del tutto a rimanere qua dentro..”
Lasciai l’aula seguita da un’altra risata generale,prima di ritrovarmi sola nel bel mezzo del corridoio silenzioso.
Sbuffai,guardandomi attorno in cerca di un appiglio.
Non c’era un’anima viva,sembrava quasi che quel giorno avessero deciso tutti di seguire le lezioni.
Mi avviai quindi,con fare svogliato,verso la presidenza.
La porta la trovai stranamente chiusa,così dovetti bussare per attendere di entrare.
Ormai io e il preside avevamo instaurato un rapporto di tolleranza,arrivando quasi a trovarci a nostro agio nei momento che trascorrevamo in compagnia.
Dopotutto dovevo ammettere che fosse un tipo apposto,forse un po’ critico a volte,ma pur sempre accettabile.
“Avanti.” avvertii,da dietro la porta.
“Eccomi a lei,in una delle mie prime visite settimanali.” esclamai raggiante.
Non appena,però,spalancai interamente la porta,quasi rischiai di cadere a terra sopravvenuta da un infarto immediato.
“E tu che cazzo ci fai qua?” sbottai incredula,non premurandomi neanche di trattenere il livello di linguaggio a causa della sorpresa.
Ma andiamo,non era umanamente possibile che una tale sfortuna mi ronzasse costantemente intorno!
Anche lui sembrò essere sorpreso,ma riassunse velocemente la sua integrità.
“Sam,il linguaggio..” intanto il preside,con fare affranto ma ormai rassegnato alla realtà che non sarei mai cambiata,si sostenne la fronte con una mano.
“Frequenti questa scuola?” mi chiese stralunato.
“Che genio! Tu piuttosto,che diamine ci fai qua?”
“Io..” iniziò a parlare,ma il preside lo interruppe.
“È diventato da poco un nuovo studente,e gradirei che gli facessi fare un giro turistico della scuola,esponendogli le varie aule e fornendogli  risposte per qualsiasi sua domanda di dubbia certezza.”
Aprii bocca per contestare,ma quest’ultimo mi interruppe prima che potessi farlo.
“Avremmo sicuramente un altro momento per passare del tempo insieme,ne sono certo. Ora,per cortesia,fammi questo favore.” mi zittì con un dito,prima di ritornare a posare gli occhi su alcune scartoffie sparse per la scrivania.
Guardai prima lui,e poi il diavolo,piegando il capo sconfitta.
Sospirai e,con uno sbuffo,uscii dallo studio urlandogli dietro di seguirmi.
Camminai rapida per il corridoio,ma lui mi fu vicino prima ancora che me ne rendessi conto.
Non ero preparata a tutto quello,non l’avevo neanche lontanamente previsto.
Come diamine faceva a stravolgere in questo modo i miei piani?
Mannaggia a me e alla mia scarsa attenzione in classe,se solo non fossi stata sbattuta fuori avrei evitato di incontrarlo,almeno non così presto.
“Qualcosa non ti è chiaro di come sia fatta la struttura di una scuola?” domandai,sperando di tirarmi fuori sbrigativamente.
“No.” rispose secco lui.
La sua risposta fu come una dolce melodia per le mie orecchie.
Pericolo scampato,pallottola deviata. Ero appena riuscita a tirarmene fuori in meno di cinque secondi.
“Bene,allora direi che non c’è nient’altro da dire.” feci per scappare da lui,dirigendomi verso il cortile della scuola senza neanche salutarlo.
Peccato che lui mi fu dietro.
“E’ una mia impressione o starmi vicino ti causa qualche problema,Sam?” calcò sul mio nome,come per farmi notare con soddisfazione che ora ne fosse a conoscenza.
Il preside aveva appena smontato l’unico mio velo di mistero.
“Non ho idea di cosa tu stia parlando,Sven” mentii,velocizzando il passo per seminarlo.
“Ah no?  Allora perché stai scappando?” chiese divertito,facendomi istintivamente arrestare il passo per fargli capire che non fosse come lui diceva.
Mi girai per affrontarlo,rimanendo però senza parole davanti alla sua bellezza.
Per Dio,questa ridicola attrazione sarebbe dovuta evaporare il prima possibile!
Ad un tratto fu come risvegliarsi dal Limbo..
Che fosse anche per colpa di quella che non riuscissi a prevalere su di lui?
“Ehi bambina,ti sei incantata?” mi beffeggiò,lasciandomi un buffetto sulla guancia con aria divertita.
L’avrei preso a schiaffi,l’avrei preso a schiaffi,l’avrei preso a schiaffi..
Era così fastidiosamente irritante,bello,stronzo,bello,strafottente,bello..
Oddio,avrei seriamente dovuto iniziare a preoccuparmi,perché la reazione che stavo avendo non era normale.
Nonostante fosse ancora mattina,mi accorsi di aver bisogno di una sbronza.
Dovevo sbronzarmi il prima possibile.
Questa sera avrei trascinato Trent a bere qualcosa..
“Ascoltami bene,io non intendo sopportare ancora..”
“Mi spieghi chi è quel ragazzo e perché mi sta fissando in quel modo?” tuonò serio,senza lasciarmi finire di esporre quello che ero sicura si sarebbe trattato di un monologo.
Seguii il suo sguardo accigliato,notando lo stesso ragazzo che mi tormentava, camminare in nostra direzione con espressione rammaricata.
Oddio no.. tutto ma non anche questo.
È proprio vero che al peggio non c’è fine!
Sussultai e,presa alla sprovvista, presi ad agitarmi.
“E adesso cosa faccio? Se me la do a gambe è evidente che l’abbia fatto per lui.
Ma non ho neanche l’intenzione di sorbirmelo ancora,anche perché sarebbe capace di chiedermi ancora di uscire,e francamente preferirei bruciare lentamente al rogo piuttosto che passare altro tempo con lui..” mi fermai solo quando il soggetto davanti a me non attirò nuovamente la mia attenzione.
Mi si accese una lampadina,e mi sarei applaudita da sola per quell’idea geniale.
Peccato che mi servisse lui per metterla in atto..pazienza,avrei improvvisato.
Mi misi al suo fianco e iniziai a rivolgergli sorrisetto ammiccanti e teneri,scatenando in lui un vero e proprio status di confusione.
“Stai al gioco.” sibilai tra i denti,una volta che l’individuo prese ad avvicinarsi maggiormente.
Fece per replicare,ma lo zittii pestandogli fortemente un piede,prima di avvinghiarmi al suo braccio proprio come aveva fatto la biondina dell’altra sera.
Dovevo ammettere di provare una mistica soddisfazione nel farlo,potevo ritenermi quasi appagata.
“Ehi Sam,ne è passato di tempo. È da un po’ che provo a rintracciarti ma non mi hai mai risposto.” parlò- come si chiamava già? Jeremy? Jimmy?- con sospetto,scrutando il ragazzo al mio fianco.
“Scusami tanto..solo che il mio cellulare è in assistenza e non ho potuto controllare”
Mi inventai su due piedi,decidendo di sorvolare sul suo nome in quanto non me lo ricordavo. Avrei dovuto iniziare ad allenare un po’ la mente..
“Capisco..cose che capitano. Ma.. lui chi è?”
Eccolo,lo sapevo che sarebbe arrivato quel momento!
Risi maleficamente tra me e me,soddisfatta per la mia trovata.
Lanciai uno sguardo a Sven,accorgendomi che non avesse ancora capito in che razza di situazione si fosse cacciato.
Molto probabilmente,una volta realizzato,me l’avrebbe fatta pagare.
“Lui? Oh beh..” iniziai timidamente,facendomi le parti “Lui è il mio ragazzo.”
Mi alzai sulle punte e gli lasciai un bacio accennato sulla guancia.
A quel punto,sia Jimmy/Jeremy,che Sven, assunsero la stessa espressione.
Erano entrambi una maschera di stupore,solo che poi,una volta acquistata consapevolezza,si divisero in sentimenti differenti.
Il primo si intristì,rimanendo deluso dalla notizia,mentre l’altro mi guardò come a volermi uccidere.
Ero consapevole del fatto che avrei dato il via ad una voce,e di conseguenza l’intera scuola avrebbe pensato fossimo realmente fidanzati.
Risultato? Sarebbe stato più complicato per lui farsi chiunque.
Dovevo ammettere che improvvisare mi riusciva egregiamente.
Jimmy/Jeremy prese a balbettare senza sapere come ribattere,mentre il viso di Sven sembrò rabbuiarsi.
“Io..non so davvero cosa..insomma..”
“Scusaci  Bill,ma ora dobbiamo andare.” Sven interruppe il suo balbettio con arroganza,prima di prendermi di peso e trascinarmi via,sotto gli occhi stralunati di quel povero ragazzo.
Da una parte mi dispiaceva..ma almeno mi ero tolta un peso.
Anche se dall’altro lato ero sicura di essermi cacciata in un bel pasticcio.
“Mettimi subito giù!” protestai,e lui mi accontentò.
Si assicurò di aver raggiunto un punto non visibile agli occhi degli altri,prima di lasciarmi cadere di peso sul prato.
“Ops.” commentò,in realtà per niente dispiaciuto per la poca delicatezza.
Mi scavalcò con una falcata e poi si inginocchiò alla mia altezza,mentre io cercavo di mettermi seduta senza emettere gli stessi versi di una vecchietta afflitta da ernia al disco.
“Ascoltami bene tesoro.” mi prese il mento tra le dita e mi costrinse a fissare i miei occhi nei suoi.
“Non sono venuto in questa scuola affinché tu possa rovinarmi la permanenza. Sia chiaro che se la voce si diffonde,a me non frega niente se poi passi per la parte della cornuta,è chiaro?” parlò glacialmente.
Cercai di non rimanere in silenzio intimorita dalle sue parole,mantenendo il solito tono di voce da acidona, che era ormai diventato un vanto.
“Stai tranquillo.. magari sarai te a passare per il cornuto..” feci il segno delle corna,facendole spuntare da dietro la sua testa.
“Ehi,ti donano!” commentai poi sarcastica,prima che lui mi scacciasse malamente la mano. 
“Ti consiglio di non metterti in rotta di collisione con me..” mi avvertì serio.
“E perché?” ribattei irritata.
“Perché andresti a fondo.” sibilò al mio orecchiò,prima di spingermi dalle spalle e farmi nuovamente cadere sull’erba.
Lo osservai mentre si allontanava,assottigliando gli occhi pensosa.
Mi ci voleva una strategia,un piano,un qualcosa..
Ma non gli avrei permesso di prendersi gioco di me a quel modo!
Nessuno metteva i piedi in testa a Samantha Jackson,e anche lui avrebbe capito di dover rimanere al suo posto. Quello era poco,ma sicuro.

 
Ed eccoci qua!
Il rapporto tra i due comincia a delinearsi, e a prendere pian piano forma.
Povera Sam, a quanto pare ha imparato che al peggio non c'è mai fine..
La cosa positiva è che abbia finalmente deciso di reagire e di non permettergli ancora di lasciarla senza parole, o ancor peggio di metterle i piedi in testa!
La cosa negativa è che sarà tremendamente difficile riuscire a gestire la situazione.
Dopotutto, si sa quanto non sia raccomandabile cercare di patteggiare con il diavolo, ancor peggio sfidarlo!
Un bacio grande a chi ha messo la storia nelle seguite, nelle preferite, e soprattutto a chi mi ha lasciato la sua opinione!
A presto.
Xoxo. Heartless.


 
  
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