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Autore: Felpie    30/09/2015    1 recensioni
I Malandrini erano ormai abituati a finire in punizione. Diciamo che loro consideravano minime moltissime cose, dal decorare la Sala Comune dei Serperverde con i colori dei Grifondoro all’inscenare una battaglia, con tanto di costumi, nell’ora di Storia della Magia. Il problema è che la McGranitt non la pensava come loro. E forse, ma era solo una remota possibilità, secondo le grandi menti di Black e Potter, era per questo che finivano sempre in punizione.
Ma, si sa, un Malandrino è un Malandrino anche in punizione.
[Storia partecipante al contest Let's play TABOO - Old Generation Edition, indetto da Writer96 e Alyx]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Nickname: Felpie
Carta scelta: Gruppo E, numero 14: "Il pensiero unisce ciò che la lontananza separa"
Titolo: Mirrors
Introduzione:
I Malandrini erano ormai abituati a finire in punizione. Diciamo che loro consideravano minime moltissime cose, dal decorare la Sala Comune dei Serperverde con i colori dei Grifondoro all’inscenare una battaglia, con tanto di costumi, nell’ora di Storia della Magia. Il problema era che la McGranitt non la pensava come loro. E forse, ma era solo una remota possibilità, secondo le grandi menti di Black e Potter, era per questo che finivano sempre in punizione.
Ma, si sa, un Malandrino è un Malandrino anche in punizione.
Personaggi: Malandrini
Generi: slice of life
Note: nessuno
Avvertimenti: nessuno





Il pensiero unisce ciò che la distanza separa” secondo Sirius non c’era frase più vera di questa. Solo che mentre tutti la intendevano come una frase da innamorati, sdolcinata o cose così, lui la pensava diversamente. Per il ragazzino la frase era semplicemente la spiegazione del modo di funzionare degli Specchi Gemelli.
Il suo gliel’aveva regalato James, a Natale, e l’amico si era tenuto l’altro, in modo che quando finivano in punizione – perché non sarebbe stato corretto dire se sarebbero finiti in punizione, sapeva che la McGranitt li avrebbe costretti a lavori ignobili fino alla fine dei sette anni – anche se separati potevano comunque parlare.

I Malandrini erano ormai abituati a finire in punizione. Diciamo che loro consideravano minime moltissime cose, dal decorare la Sala Comune dei Serperverde con i colori dei Grifondoro all’inscenare una battaglia, con tanto di costumi, nell’ora di Storia della Magia. Il problema era che la McGranitt non la pensava come loro. E forse, ma era solo una remota possibilità, secondo le grandi menti di Black e Potter, era per questo che finivano sempre in punizione.
Questa volta il motivo per cui stava lucidando tutte le coppe e le medaglie della Sala dei Trofei era che aveva scambiato degli innocui bigliettini.
Va bene, forse –ma solo forse – avrebbe dovuto scrivere il rotolo di pergamena per Trasfigurazione qualche giorno prima, o alla peggio il giorno prima, e non la mattina. In classe. Giusto 5 minuti prima che li dovessero consegnare.
Anche James era nella sua stessa situazione e il motivo era semplice. La colpa era sua. O meglio, della sua grande ossessione per il Quidditch. Sirius non avrebbe augurato neanche al suo peggior nemico di partecipare ad un allenamento con James. Dire che tornava in camera distrutto era un eufemismo. Quindi, per forza di cose, nessuno era stato in grado di svolgere quanto assegnato dalla professoressa dopo un allenamento.
E pertanto tutti e due avevano dovuto scrivere mille bigliettini a Remus per chiedergli di far copiare loro il tema.
E lui avrebbe anche potuto dire di sì subito, senza stare troppo a tergiversare. Perciò tecnicamente era anche colpa sua se tutti e tre erano finiti in punizione.
Comunque Remus doveva ritenersi fortunato. Avrebbe dovuto solamente pulire la Guferia. Che cosa sarebbe stato mai qualche escremento di gufo in confronto alle miriadi di coppe vinte in questa scuola? Anche James non era messo meglio. Non si sa da quanto tempo qualcuno non rimetteva a posto i libri della biblioteca.
Sospirando Sirius si voltò verso l’enorme montagna dorata che si stagliava ai suoi piedi, ansiosa di essere pulita da un ragazzo non proprio innocente. Tutto quel lavoro per un paio di bigliettini. Che erano per di più sulla sua materia. La McGranitt era ingiusta.

Si mise a lucidare i trofei e, quando si chinò per raccoglierne uno, lo specchio, nascosto sotto la maglietta, gli sbattè contro il petto, ricordandogli che non era solo.
Sirius ghignò e, visto che era vero che il pensiero univa ciò che la distanza separava, strinse lo specchio tra le mani e pensò al suo migliore amico, mentre un James usciva dalle sue labbra.
Ecco subito che il suo migliore amico apparve nel frammento di specchio mentre un “Ma porco Merlino” seguito da un tonfo, sicuramente provocato da molti volumi caduti a terra, annunciava che il collegamento tra gli specchi era stato stabilito.
“Questa Remus me la paga” borbottò James, tirando su i tomi caduti e scatenando la famosa risata- latrato di Sirius che rimbombò per tutto il castello.
 



NdA: Ho voluto provare a raccontare uno dei tanti momenti e delle tante punizioni dei due ragazzi. Mi sono sempre immaginata che, per James e Sirius, gli Specchi Gemelli fossero molto utili e che i due non fossero mai soli. Solo un semplice pensiero all'altro bastava ad unirli, anche se erano in punizioni separate.
Spero che la storia vi sia piaciuta e se lasciate una recensione sono contenta :)
A presto,
Felpie 
   
 
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