Capitolo
9: The Last Kiss
“ne
sei sicura?” Casside
e Ariel erano nascoste dietro ad un cespuglio di alghe congelate.
“si,
è questo il posto”
confermò la rossa a voce bassa. Tutte quelle ore passate sui
libri di storia
antica a qualcosa erano finalmente serviti, aveva riconosciuto
l’imboccatura
dell’antro della strega grazie ad un illustrazione a doppia
pagina sul grande
libro.
“Allora,
qual è il
piano?” La sirena guardava la compagna fiduciosa, di certo
una persona normale
non si avventurava in un salvataggio così estremo senza aver
prima escogitato
qualcosa…
Sì,
ma Ariel non era una persona normale.
“piano?
Che piano?”
ripetè lei cadendo dalle nuvole.
“tu non hai un piano??”
Casside
cadde dalle
nuvole a sua volta, quella sirena dai capelli rossi l’aveva
trascinata in
un’impresa pericolosa come quella e non aveva nemmeno uno
straccio di piano?!
Si
portò una mano alla
testa sconsolata, erano lei ed una sirena incinta andate da sole ad
affrontare
una terribile strega del mare, quante possibilità avevano di
farcela?
“devo
pensare a tutto
io…” così
dicendo spiegò ad Ariel quello
che doveva fare, e come sfruttare al meglio l’effetto
sorpresa.
“siamo
solo noi due, ma
se giochiamo bene le nostre carte forse…si,
forse dovremmo farcela.”
Bisbigliò
quello che era
un piano molto semplice e che consisteva nel fare uscire allo scoperto
la
strega dal suo antro, doveva cercare di provocarla e allontanarla dal
suo
territorio dove disponeva sicuramente di filtri e aggeggi a portata di
mano.
“bene
è giunto il
momento, andiamo…”
Ariel
uscì dal cespuglio
lentamente, la paura di non farcela le attanagliava lo stomaco, non
aveva
pensato a cosa fare una volta giunta sin lì; non sapeva cosa
fare per salvare
Arren dalle grinfie dell’ennesima strega che si ritrovava ad
affrontare.
Guardinga si avvicinò all’imboccatura della grotta
quando, dal suo interno,
uscì una figura.
Casside
vide qualcuno e
si nascose prontamente nel cespuglio lì vicino, aveva
riconosciuto subito
quella persona.
“Arren…”
Ariel sussurrò
il suo nome, e quelle parole le morirono in gola non appena vide sul
volto del
ragazzo un’espressione buia. Le sembrava fosse passata
un’eternità da quando
aveva pronunciato per l’ultima volta quel nome in quella
lontana sera quando lo
aveva visto ridere e scherzare a pochi metri da lei. Lo
guardò come fosse la
prima volta, i suoi occhi erano affamati di lui, come aveva fatto tutto
quel
tempo a stargli lontana?
La
distanza tra di loro
s’accorciava sempre più velocemente, aveva preso a
nuotare energicamente per
stringerlo nuovamente a sé, le lacrime presero a correre
alla stessa velocità
dai suoi occhi annebbiandole la vista; una cosa però le fu
evidente da subito,
Arren non le stava correndo incontro.
Prima
ancora che quel
pensiero potesse radicarsi nella sua mente era già arrivata,
l’aveva cinto con
le braccia lungo i fianchi e sprofondato la sua testolina fulva contro
il suo
torace. Il ventre leggermente rigonfio faceva da piccolo divisore tra
di loro,
ma Ariel era talmente avvinghiata a suo marito che non permise a
qualche centimetro
di troppo di separarla da lui, questa volta non l’avrebbe
lasciato andare mai
più.
Passò
qualche istante
poi, la voce fredda e assente del ragazzo fece capolino al suo orecchio
“Devi andartene”
Ariel
sollevò lo sguardo
confusa, ancora stretta a lui. “come…?”
non poteva aver sentito bene, dopo averlo ritrovato non poteva dirle
una cosa
del genere, sicuramente doveva aver inteso male le sue parole. Lo
guardò intensamente
cercando di capire le sue intenzioni ma Arren la spinse via da
sé.
“Vattene” Scandì bene
questa volta.
La
sirena riprese
l’equilibrio confusa. Arren
non aveva
ricambiato il suo abbraccio e l’aveva spinta lontano da
sé intimandole di andar
via, dopo tutta la strada che aveva fatto per ritrovarlo, lui non stava
facendo
esattamente i salti di gioia per il loro ricongiungimento.
“Sono
venuta qui per …
salvarti” sussurrò lei titubante tentando di
riavvicinarsi incerta; il tritone
fece un balzo indietro allontanandosi quasi disgustato da lei,
puntò i suoi
occhi verdi gelidi come il ghiaccio che li circondava contro i suoi e
fu in
quel momento che Ariel comprese che qualcosa non andava.
“Beh…
forse non volevo
essere salvato” lo vide esitare poi continuò a
parlare, il suo volto era
diventato una maschera di fredda impassività,
“sono andato via di mia spontanea
volontà.”
“Arren”
Ariel si sentì
lacerare dentro dalle sue parole ma doveva essere forte,
“cosa stai dicendo?”
chiese ancora in tono tranquillo.
“Vattene!
Non lo
capisci?! Non voglio più stare con te!” le
gridò contro, poi voltò le spalle, i
capelli biondi gli ricaddero sulla fronte coprendo i suoi occhi, la sua
voce
era rotta da quella che Ariel credette fosse rabbia e odio.
“Avevo bisogno di
tempo per pensare alla nostra storia, mi sono reso conto di non aver
mai voluto
un figlio.”
Ariel
rimase immobile, lo
sguardo vitreo incapace di ascoltare quelle parole così
dure, così vere… i
suoi incubi peggiori si stavano
avverando, stava già soffrendo immensamente senza bisogno
che lui aggiungesse
altro, eppure non sembrava soddisfatto,
“Tutto
quello che è stato
fa parte del passato ormai, mi dispiace averti illuso per
così tanto tempo ma non
ti amo più ed è giusto che io sia onesto con te,
da adesso in poi è meglio che
continui la tua strada da sola; io continuerò per la
mia.” S voltò dandole le
spalle.
Ariel
si portò una mano
al volto sconvolta, la stava lasciando, anzi
l’aveva appena fatto, “Avevi detto che sarebbe
andato tutto bene” riuscì a dire
incapace di ribattere. Per la seconda volta la persona che
più amava al mondo e
per cui avrebbe dato la vita le stava spezzando il cuore, il dolore per
la
perdita di Eric le ritornò vivido alla mente aggiungendosi
al dolore per
l’ennesima delusione.
Era
stato tutto troppo
bello per essere vero, il loro amore, le nozze, il bambino in arrivo;
tanto più
in alto era volato il suo cuore di gioia tanto più forte era
il rumore che
adesso faceva schiantandosi al suolo e frantumandosi in mille pezzi. Di nuovo.
“credo
sia un maschio”
sperava di farlo voltare nuovamente per incrociare il suo sguardo.
“COME
TI DEVO DIRE CHE
NON ME NE IMPORTA NULLA!” fu la sua risposta alterata.
“Se
questa è davvero la
fine” iniziò lei “ti chiedo un ultima
cosa”
Il
biondo si girò di tre
quarti, “cosa?” il suo tono da irritato appariva
più rassegnato ormai.
“un ultimo bacio”
Quella
richiesta lo
scosse, Ariel potè vederlo dalla sua espressione confusa
mentre si voltava del
tutto a guardarla.
“non
ti bacerò” asserì
imperterrito. Da un bacio si potevano capire molte cose, troppe per i
suoi
gusti, non avrebbe mai permesso dopo tanta fatica fatta per
convincerla, che le
loro labbra si incontrassero di nuovo, che lui scordasse tutto il resto
del
mondo intero mettendo a rischio lei ed il bambino, un
bel maschietto, per i suoi sentimentalismi.
Ma
conosceva bene la sua
adorata sirena e di certo avrebbe insistito.
“Me
lo devi! Dopo tutta
la fatica che ho fatto per raggiungerti mi devi almeno un ultimo bacio,
poi
sparirò dalla tua vita…”
Quegli
occhi così azzurri
ad ogni occhiata lo facevano sentire più colpevole,
s’avvicinò lentamente,
evidentemente arreso a quell’ultimo capriccio.
Ariel
fece un passo
avanti sino a trovarsi davanti a lui, aveva il terrore anche solo a
sfiorarlo,
sapeva bene che quella a cui si stava attaccando era una flebile
speranza.
Lo
guardò intensamente
negli occhi verdi, per un istante le parve di rivedere
l’Arren che aveva
conosciuto e di cui si era perdutamente innamorata. “Voglio
che sia vero” gli
disse avvicinandosi lentamente con il nasino
all’insù.
“è
vero sia” Arren
l’attirò a sé stringendola forte tra le
braccia e quando congiunsero le loro
labbra fu come il primo bacio.
Aveva
dimenticato tutto,
la messa in scena per lasciarla, il destino della sua morte che
incombeva su
lui e Core, persino dove si trovasse; Lei gli faceva sempre
quell’effetto ma
stavolta fu diverso, non si vedevano da settimane e
quell’ultimo bacio era il
sogno che per molti notti aveva fatto, il tanto desiderato bacio
d’addio. Come
fosse il primo era stato da mozzare il fiato, ma la consapevolezza che
fosse
stato l’ultimo era altrettanto dura da accettare.
La
lasciò andare come
fosse travolto da una scossa elettrica. “Addio
Ariel” le aveva detto
semplicemente scappando via. Sperò non fosse troppo tardi,
sperò ardentemente
che lei si sarebbe acquietata e sarebbe andata via, si voltò
appena, sapeva che
voltarsi sarebbe stato un grave sbaglio, sarebbe corso da lei se solo
avesse
potuto, l’avrebbe stretta forte fra le sue braccia, portata
via da quel luogo
infernale, eppure aveva deciso di ferirla lui stesso pur di salvarle la
vita.
Scomparve
dietro la
roccia appena in tempo, si portò una mano alla fronte, se lei avesse visto quelle lacrime che
adesso gli rigavano il volto
come impazzite il suo piano di salvarle la vita sarebbe andato in fumo.
Tutta
quella fatica che aveva fatto, scavando nel profondo per cercare di
dirle tutte
quelle cose che l’avrebbero convinta a lasciarlo da solo
verso il suo destino,
spingendola ad odiarlo, ad andare via per la sua strada sarebbero state
inutili….
Lui le aveva spezzato il cuore, ma preferiva sapere lei e suo figlio in
salvo
piuttosto che vederli morire di una morte lenta e atroce
così come fra poche
ore sarebbe toccato a lui.
L’amava
più della sua
stessa vita, e questo era tutto ciò che contava.
****
Casside
era rimasta in
disparte ma era riuscita comunque a seguire tutta la faccenda, quando
Arren era
rientrato nella grotta Ariel era rimasta di spalle ad osservarlo.
La
compagna di viaggio si
avvicinò per offrirle il suo supporto, Arren
l’aveva lasciata e per di più con
un bambino in arrivo, sarebbe stata distrutta in quel momento. Seppur
prima
avesse fatto di tutto per separarli si sentì meschina e
crudele, Ariel non lo
meritava, nessuno meritava un trattamento del genere, e adesso anche lo
sapeva.
“Ariel”
s’avvicinò piano
lei immaginando il suo dolore, le sue lacrime.
Ed
invece si dovette
ricredere, la rossa si stava asciugando le ultime lacrime con un
sorriso
stampato in faccia.
“Ma
sei diventata
matta?!” esclamò quella vedendola sorridere
così felicemente.
La
sirena si voltò appena
con sguardo furbetto,
“Può
darsi…”
****
Mentre
lo squalo lo
scortava nuovamente nella sua prigione di ghiaccio continuava a
piangere silenziosamente,
due mani familiari si posarono sulle sue spalle mentre la voce di suo
fratello
risuonava nell’eco della grotta. “hai fatto la cosa
giusta nonostante sia stata
la più difficile.”
Arren
si scompigliò i
capelli nervosamente. “l’ho delusa, l’ho
distrutta”
Core
continuò triste,
“vivi le tue ultime ore pensando che le hai salvato la vita,
a lei e al
bambino… un giorno potrebbe persino perdonarti”
“ahahahahahh”
l’urlo
della strega risuonò per tutto il suo antro mentre
continuava a rigirare una brodaglia
nel calderone. “hai firmato il tuo contratto con la
morte”
Arren
e Core sollevarono
lo sguardo carico d’odio verso la strega del mare.
“l’ora
della vostra fine
si avvicina rapidamente, poveri e tristi tritoni innamorati!”
Una
voce di ragazza si diffuse
in tutta la grotta:
“Se
pensavi che mi sarei
arresa così facilmente si vede che non mi conosci ancora
bene, marito mio”
I
due ragazzi guardarono
basiti verso l’ingresso della grotta.
Ariel con gli occhi ancora
un po’ arrossati
dal pianto si ergeva fiera con gli occhi fiammeggianti di rabbia e
un’espressione vittoriosa in volto.
“non
permetterò ad una
strega decrepita di rovinare il mio matrimonio!”