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Autore: Heartless_18    01/10/2015    5 recensioni
Lei: Samantha Jackson, denominata psicopatica disadattata.
Lui: Sven Clark, denominato stronzo di professione.
L'apparenza inganna, e Sam lo sa bene.
Un angelo.
E' questo l'aggettivo che gli ha affibbiato la prima volta che i suoi occhi si sono puntati su di lui.
Peccato che poi questo angelo abbia aperto bocca, rivelando la sua natura da demonio.
Il problema? Per Sam è già troppo tardi, anche se cercherà invano di combattere contro la forza dell'attrazione che la spinge irrimediabilmente verso di lui.
Ma anche Sam sa di non essere un angioletto, quindi quale coppia più perfetta di due diavoli che indossano maschere da angeli?
“Tutto il mio cuore è suo; Gli appartiene e con lui rimarrebbe, anche se il fato destinasse il resto di me a stargli per sempre lontano.”
-Charlotte Brontё, Jane Eye.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Erano ormai passate tre lunghissime settimane da quel giorno.
La situazione non era cambiata,se non in peggio.
Il nostro rapporto si era evoluto fino all’intolleranza più totale,da parte di entrambi.
Nelle sere in cui eravamo costretti a stare insieme,ci ignoravamo fino a quando non arrivava il momento dell’inevitabile scontro.
Due battutine di cattivo gusto,frasi taglienti,e poi ognuno per la sua strada.
Anche gli altri si erano ormai rassegnati all’evoluzione che aveva assunto il nostro rapporto.
Quando prendevamo a litigare come nostro solito,chi ci stava attorno si limitava a sospirare e scuotere la testa rassegnato,per poi tornare a farsi i fatti propri.
Era ormai diventata routine.
Ero ancora sdraiata sul letto,a leggere un libro che mi aveva prestato Dee una settimana prima.
Ero assorta nella lettura,quando il cellulare finito sotto la mia schiena prese a vibrare,facendomi sussultare.
Lo tirai fuori da dov’era finito con gesti frenetici,prima di portarmelo all’orecchio con un sospiro stanco.
“Chi è così insano mentalmente da disturbarmi a quest’ora della mattina?” quello,per me,equivaleva al normale ‘Pronto?’ abitudinario.
“Colei che ti ha messa al mondo.” la voce di mia madre bastò a zittirmi per almeno cinque secondi,presa alla sprovvista.
Effettivamente era un po’ che non la sentivo.
“Ehilà genitrice pazza!” la salutai affettuosa,deridendola anche tramite un telefono.
“Buongiorno a te figlia squilibrata,spero che tu non stia poltrendo sul divano circondata da schifezze e sporcizia ovunque come tuo solito.”
Nel preciso istante in cui mandò un segnale di avvertimento,io mi guardai attorno circospetta,accorgendomi di trovarmi esattamente in quel contesto.
Come diavolo c’era finito un calzino sulla mia pancia?
“No,ma come ti viene in mente? A volte mi chiedo come immagini io svolga il tempo libero all’interno del mio appartamento..” mentii,cercando di essere convincente.
Era mia madre,per quel motivo serviva molta più persuasione affinché credesse alle stronzate che uscivano dalla mia bocca. Non sarei riuscita ad abbindolarla come facevo con gli altri.
“Chissà..ma potrei sempre accertarmene in prima persona.”
Quel suo avvertimento a me suonò di più come una minaccia,ebbi l’impressione di impallidire.
Mi consolai solo quando mi resi conto che sarebbero passati giorni prima che mi annunciasse una sua imminente visita di controllo.
“Già..” risultai troppo tentennante,ma non ebbi il tempo di rimediare al mio errore che il campanello prese a suonare.
Avevo appena trovato una scusa per liberarmi di lei.
“Mamma scusa ma mi suonano alla porta..” feci alla cornetta,mentre mi spolveravo le patatine di dosso e mi riportavo in piedi per andare ad aprire.
“Ci sentiamo non appena ho tempo,magari potrei passare a trovarvi un giorno di questi,eh? Che dici? Ma certo! A presto.” riattaccai senza darle il tempo di ribattere,ma quando aprii la porta quasi mi venne un colpo.
 
“Mi potresti illuminare su cosa sia quell’intruglio verde appiccicato al muro bianco?”
Eravamo nella mia stanza da oltre mezz’ora,e insieme stavamo cercando di capire di quali origini mitologiche fosse quella macchia.
Ero più che sicura che non potesse trattarsi di cibo..
Ma certo,era la mia maschera a base di cetrioli che mi ero fatta la settimana scorsa!
Trent mi aveva  fatto arrabbiare e,nel tentativo di sporcarlo,gliene avevo lanciato contro quanto rimasto nella ciotola.
“Maschera per il viso.” risposi,evadendo subito dopo dal suo sguardo assassino.
Dovevo ammettere che,quella volta,mia madre mi aveva battuto su tutta la linea.
Non mi sarei mai aspettata che avrebbe avuto la faccia tosta di presentarrsi a casa mia così di soppiatto.
Era stata una mossa strategica,quanto terribilmente meschina.. Ero fiera di lei.
Stranamente non era rabbrividita davanti alle condizioni in cui era caduto il mio appartamento. Ero sicura che mi conoscesse abbastanza da non sorprendersi più di nulla.
“Sei un completo disastro, Sam..” sospirò rassegnata,dopo un lungo giro turistico della casa e di ogni suo ambiente.
“Lo so.” ridacchiai,grattandomi la nuca leggermente imbarazzata.
Era scoraggiante sapere di non avere il più minimo approccio con scope,spazzoloni e robe varie.
Si guardò attorno,prima di levarsi il cappotto che ancora indossava e appoggiarlo delicatamente su una delle sedie, stranamente lasciate ancora intatte.
“Sarà meglio darsi da fare.” fece,tirandosi su le maniche pronta per mettersi all’opera.
Mi chiedevo quanto sarebbe durato l’ordine che lei avrebbe riportato,una volta che se ne fosse andata..
 
Solo a metà pomeriggio le pulizie furono concluse,e finalmente potei vedere nuovamente il fondo del lavello della cucina,per non parlare di tutte le cose che avevo ritrovato dopo che ero convinta di averle smarrite,o che me le avessero rubate i folletti..
“Fallo un salto a casa uno di questi giorni,a tuo padre manchi. E senza di te diventa più brontolone del solito.” sorrise benevola.
La accompagnai alla porta,mentre mi lasciavo scappare una risata al ricordo di mio padre. Non era un uomo esattamente facile da sopportare e tenere a bada.
Io ero l’unica capace di farlo,forse perché dopotutto ero molto simile a lui.
“Va bene,te lo prometto. Forse riesco a venire già dopodomani. Quel giorno non avrò lezione,e posso sempre raggiungervi per pranzo..”
“La trovo una buona idea e,in mia mancanza,cerca quantomeno di mantenere in ordine. Non dico pulire,ma cercare di non sporcare diamine!” sbuffò infastidita.
“Ci proverò,ma non ti prometto niente.”
Prima che potessi aprirle la porta di casa per farla uscire,il campanello prese a suonare. E ora chi diamine era?
Era improbabile si trattasse di Trent,dato che era impegnato con la sua,di madre.
E per lui la situazione doveva essere nettamente peggiore rispetto che alla mia.
Aprii la porta,rimanendo di sasso quando vidi la faccia incazzata dell’individuo di fronte a me.
“E tu che diavolo sei venuto a fare qui?” strillai nervosa,diretta verso Sven.
Mia madre si affrettò a salutarmi affettuosamente,prima di sparire oltre la porta dopo aver fatto un cenno di saluto anche all’origine dei miei mali.
Una volta rimasti da soli,si spinse dentro casa,sorvolando la mia presenza.
“Prego,accomodati.” feci ironica,chiudendomi la porta alle spalle con un tonfo.
“Mi sai spiegare perché la mia macchina ha una riga di un metro sulla portiera?” mi aggredì arrabbiato,urlando fino a far pompare la vena che spuntava sul suo collo.
Finsi di guardarmi le unghie interessata,ignorando il suo attacco d’ira.
Se ripensavo a quando,arrabbiata,avevo  afferrato il mio mazzo di chiavi e mi ero diretta verso casa sua con l’obiettivo di rovinare la sua bambina,mi veniva da ridere.
Trattenni a stento una risata,ma riuscì a troncarla solo dopo che ebbi iniziato.
“Lo trovi divertente?” mi sussurrò minaccioso,prima di avvicinarsi pericolosamente a me con un espressione non esattamente confortante.
Era la stessa faccia che usava un serial killer prima di buttarsi sulla sua vittima e tirare fuori un coltello con cui trafiggerle il cuore.
“Trovo sia sempre esilarante vederti incazzato.” incrociai le braccia al petto e alzai il mento fieramente,con espressione divertita in volto.
Il primo passo per non fallire,era ricordarsi di non mostrare la paura al tuo avversario.
Mi afferrò da un braccio con uno scatto,attirandomi a lui e facendomi scontrare contro il suo petto,dentro il quale mi imprigionò.
“Ricordati che a questo gioco si gioca in due.” sussurrò rocamente al mio orecchio,sfiorandomelo impercettibilmente con le sue labbra e con il suo fiato caldo.
Rimasi in sospensione dal resto del mondo,come congelata per un tempo indefinibile.
Non mi accorsi neanche di quando mi lasciò nuovamente da sola,avvertii solo il rumore dalla porta che sbatteva,poi di lui più nessuna traccia.
 
“Mi chiedo come faccia a essere così difficile andare d’accordo,per voi due..” parlò Dee,sedendosi con un balzo sul bancone della cucina,con le gambe a penzoloni.
“Non è difficile Dee,è semplicemente impossibile. Lui non può coesistere nel mio stesso spazio vitale,e io non posso farlo nel suo. Tutto qui.”
Era da mezz’ora che sfogliavo un vecchio ricettario di cucina.
Avevo deciso di portare a casa di mia madre una torta, in modo da mostrarle quanto almeno fossi brava in cucina,cercando di far passare in secondo piano la mia completa mancanza di altre doti casalinghe.
Intanto Dee era comparsa a casa mia insieme a Amy,ed entrambe stavano cercando di mettersi nei ruoli di uno strizza cervelli per capire di risalire al problema dell’odio reciproco tra me e il diavolo.
Io le ascoltavo si e no..in realtà,per sopravvivere a quella conversazione,assimilavo solo alcune parole e cercavo di elaborare una risposta sensata in collegamento a quelle.
Se mi avessero chiesto di spiegare loro quali fossero le cose precise che avessero detto,molto probabilmente sarei rimasta in silenzio.
“A volte potrà essere un po’ spaccone..” intervenne Amy,cercando di alleggerire la fama del fratello.
“Un po’?” le intimai,senza staccare gli occhi dal libro di cucina.
Ma insomma,possibile che non ci fosse nessuna ricetta entusiasmante da sperimentare?
Sentii Amy sospirare,prima di avvicinarsi a me e togliermi dalle mani quel dannato libro,buttandoselo alle spalle.
Rimasi oltraggiata a fissarla,dovendo ancora decidere se staccarle il cranio,o squartarla e vendere i suoi organi al mercato nero.
“E’ inutile continuare a parlare,molto probabilmente ha ascoltato si e no quattro parole messe in croce.” disse Dee,guardandomi storta,prima di scendere dal bancone e buttare il torsolo della mela che aveva precedentemente mangiucchiato.
“Senti,se stai cercando una ricetta per una torta,se vieni da me c’è n’è una di famiglia che non sono mai riuscita a fare a causa della mia più totale incompetenza ai fornelli.”
Entrare nella casa del diavolo con alte probabilità di trovarlo ad aspettarmi?
Non se ne parlava,inoltre non poteva garantirmi nessuno che la mia salute fisica non fosse minacciata nel preciso istante in cui avessi oltrepassato la soglia.
Feci per aprire bocca ed emettere un NO categorico,ma Amy parlò nuovamente prima di me.
“E’ a base di panna e fragole.”
Quelle parole mi zittirono,facendomi pretendere un chiarimento.
Mia madre amava le fragole,e mio padre andava matto per la panna.
“Panna e fragole hai detto?”
 
Era da mezz’ora buona che trafficavo in cucina,e del diavolo nessuna traccia.
Per mia irripetibile fortuna,non doveva trovarsi in casa e,francamente,speravo non avesse fatto presto ritorno.
Dee e Amy mi avevano abbandonato con la scusa di dover andare a cercare un abito adatto per la fantomatica festa, che si sarebbe svolta tra qualche giorno.
Come al solito,l’organizzatrice,era l’immancabile Ashley Roberts.
Era ormai considerata un mito per le sue idee strampalate,l’ultima volta aveva imposto il tema di un night club e,chi aveva deciso di partecipare,avrebbe dovuto adeguare il suo look di conseguenza.
Per le troiette in erba,quella era stata una delle occasioni più irripetibili che potessero capitar loro.
Io mi sarei arrangiata come al solito,e mi sarei affidata al fato per la scelta del vestito.
Onestamente non mi interessava più di tanto,infondo non avevo nessuno su cui mi interessasse far colpo.
Quello che ora mi urgeva di più,era riuscire a preparare quella dannata torta senza rendere un porcile completo la cucina di Amy.
Era arrivato il momento di frullare,ma come diavolo funzionava quel coso?
Ah,ecco il tasto d’accensione!
Non appena lo premetti,ciò che avevo messo al suo interno venne fuori in uno schizzo,sporcando ovunque.
“Merda!” imprecai,mentre spegnevo quell’aggeggio infernale.
Non ero portata per quegli affari moderni,chi diamine sapeva che bisognava prima inserire il tappo?! Ok,forse ci sarebbero arrivati in molti,ma quei ‘molti’,non erano me.
Cercai ovunque,aprii mobili e frugai in tutta la cucina nel tentativo di trovare uno straccio nascosto da qualche parte.
Da qualche parte doveva pur trovarsi,no?!
“Andiamo,vieni fuori..” parlottai tra me,mentre guardavo in ogni angolo.
Non mi accorsi da subito che qualcuno mi stesse fissando divertito.
Quando mi girai per provare ad andare a vedere nel ripostiglio,quasi mi venne un colpo alla vista di Sven appoggiato allo stipite della porta,con le braccia incrociate al petto intento a osservarmi.
Uh signur,e lui da dov’era spuntato?
“Se avevi l’intenzione di farmi morire,potevi farlo in modo diretto senza cogliermi impreparata in un agguato,che tra l’altro credo sia illegale in tutti gli stati.”
Stranamente lui non commentò il mio solito umorismo pungente,limitandosi a camminare tranquillo verso il lavello per sciacquarsi le mani come se nulla fosse.
Solo in quel momento mi resi conto di come fosse vestito,o meglio svestito.
I boxer firmati Calvin Klein,erano l’unico indumento che indossasse.
Rischiai quasi di soffocare nell’osservare i muscoli rigidi del suo addome,i perfetti pettorali,la virilità di ogni sua forma..
Oh diamine Sam,cerca di ritornare con i piedi per terra e non lasciarti abbindolare!
Scossi la testa e mi imposi di non fissarlo,cercando di ricordarmi cosa stessi facendo prima del suo arrivo.
Ah giusto,lo straccio.
Prima che potessi partire nuovamente alla sua ricerca disperata,me ne arrivò uno dritto in faccia.
Feci una smorfia stizzita,e lo ringraziai con un sorriso ironico senza dire nessuna parola di troppo.
Si limitò a fissarmi apatico,forse leggermente assonnato,prima di recuperare una birra dal frigo e ritornarsene nella sua tana.
Ok..il tutto era abbastanza inquietante,non capivo cosa stesse succedendo ma il suo comportamento insolito non mi portava a rilassarmi.
Scossi la testa e scacciai quei pensieri paranoici,avvicinandomi al lavello per inumidire il panno.
Non appena lo aprii,l’acqua schizzò ovunque,bagnandomi.
Ma che diamine? Aprii le ante al di sotto del lavello,trovando una valvola manomessa.
Doveva essersene occupato quando aveva tirato magicamente fuori uno straccio.
Brutto..
Strinsi i pugni e,con le punte dei capelli ancora gocciolanti,mi diressi al piano di sopra.
Non ero mai stata nella sua stanza,quindi le aprii tutte andando alla sua ricerca.
La prima era uno studio,la seconda era quella di Amy,la terza una mini palestra,e la quarta in fondo al corridoio..non poteva che essere la sua.
Aprii la porta della camera senza delicatezza,buttandomi al suo interno e inveendo contro di lui non appena apparve nella mia visuale.
Ebbe appena il tempo di concedersi un sorrisino divertito,prima di strabuzzare gli occhi quando gli saltai addosso.
“Tu e i tuoi scherzetti” pausa,in cui seguì uno scappellotto in testa.
“Potete andare” sfoderai gli artigli per graffiarli il braccio,mentre lui cercava di tenermi ferma sopra di lui.
“A farvi fottere!” urlai in preda all’isteria,mentre continuavo a battere ripetutamente i pugni contro il suo petto.
Mi fermai solo quando fui a corto di energie,rimanendo sopra di lui con il respiro affannato.
Lui dapprima mi fissò con una calma glaciale,per poi afferrarmi repentinamente dalla vita,trascinandomi fino al bagno come un sacco di patate.
Prima che potessi urlare per intimargli di mettermi giù,mi ritrovai catapultata all’interno della doccia.
Non ebbi il tempo di emettere una sola sillaba,che mi ritrovai intermante cosparsa di acqua,bagnata dalla testa ai piedi.
Aprii la bocca in segno di sorpresa,permettendo ad alcune goccioline di entrare al suo interno.
Irrigidii i muscoli,e riuscii a reagire solo una volta resami conto di cosa fosse accaduto.
Molto presto avrei staccato le sue palle a morsi,e le avrei usate come decorazione per il mio futuro albero di Natale.
Si distrasse quando si avvertì il rumore di una porta che si chiudeva,segno che Amy e Dee fossero ritornate.
Approfittai di quel suo momento di distrazione per liberarmi.
“Io ti uccido!” gli urlai contro,gettandomi su di lui.
Perse l’equilibrio e finimmo con il rotolarci a terra,alternando momento in cui dominavo io e momenti in cui era lui a farlo.
In ogni frangente,il mio tentativo era quello di arrivare ai suoi capelli in modo da spulciarlo fino a farlo diventare pelato.
“Se ti metto le mani addosso, ti rovino!” strillai isterica,prima che lui fosse nuovamente sopra di me,a tenermi ferme le mani sopra la testa.
Arduo riuscire a capire come venirne fuori,a quel punto.
Non era gratificante stare in una simile posizione,soprattutto se era lui a trovarsi sopra di me.
Era difficile tenere a bada pensieri poco casti diretti alla sua persona,che comprendevano anche me,un letto,e vestiti sparsi dappertutto per il pavimento.
Oh.mio.Dio.
Se non avessi avuto le mani bloccate,molto probabilmente mi sarei presa a schiaffi da sola,con talmente tanta violenza da dimenticarmi delle idiozie appena pensate.
“E ora come la mettiamo?” sorrise malefico,aumentando la stretta sui miei polsi quando provai a liberarmi.
Ma dove volevo andare!
Fece per parlare nuovamente,molto probabilmente gongolante del fatto che fossi in suo pieno potere,quando il suo sguardo cadde più in basso.
Ero sicura che non fosse la mia faccia quella che stesse osservando.
Vidi il suo viso aprirsi in un sorriso malizioso.
Seguii il suo sguardo confusa,impallidendo quando mi accorsi di cosa stesse fissando.
“Te l’hanno mai detto Jackson che non è raccomandabile indossare intimo nero sotto una canottiera bianca?”
Respirai profondamente,prima di elevare un ginocchio e colpire i suoi genitali.
Approfittai del suo momento di debolezza per svincolare dalla sua presa.
Mi riacciuffò in fretta ma,prima che potessi prendere a elargirgli una lunga lista di complimenti,un rumore poco rassicurante ci fermò.
Volgemmo il nostro sguardo verso la porta,prima di lanciarci un’occhiata d’intesa e correre verso di essa.
Tirai giù la maniglia e..era chiusa.
Quella dannatissima porta era chiusa a chiave!
E avevo anche un’idea di chi potessero essere le responsabili.
Mi spintonò di lato,prima di provare anche lui a fare pressione contro la maniglia.
“Ci hanno chiuso dentro.” sbottò infine,tirando un calcio al legno con cui era rivestita.
“Ma non mi dire!” feci ironica,appoggiando le mani sui fianchi.
Mi guardò torvo,prima di sbuffare e passarsi una mano sul volto.
Avrei voluto ricordargli che neanche per me era esattamente un piacere rimanere chiusa in una stanza con un troglodita come lui.
In quel frangente,pure l’idea di buttarmi dalla finestra mi sembrava allettante.
Presi a camminare nervosamente per la stanza,cercando di trovare un modo per venirne fuori.
Quando dicevo che era impossibile per noi due coesistere nello stesso spazio vitale,non scherzavo.
“Vuoi stare un po’ ferma? Mi stai sgocciolando ovunque!”
Mi girai in sua direzione con sguardo infuocato.
“Ah perché magari adesso è anche colpa mia!” alzai le mani al cielo,in un gesto di esasperazione totale.
Lo sentii imprecare sottovoce,prima di infilare la testa dentro l’armadio e frugare al suo interno.
Ne uscì qualche attimo dopo con una sua felpa lunga e larga,che supponevo avrebbe potuto avvolgermi due volte.
“Tieni,vatti a cambiare!” me la lanciò contro con stizza.
La presi al volo prima che si infrangesse nuovamente contro la mia faccia,per poi guardarlo malamente e dirigermi verso il bagno con passo impettito.
Mi chiusi la porta alle spalle con violenza,venendo subito ripresa da lui.
Feci finta di non averlo sentito e presi a spogliarmi,ripiegando i miei vestiti alla buona.
Tolsi anche il reggiseno,perché completamente zuppo.
Se in quel momento mi fosse capitata un arma contundente a portata di mano,non ci avrei pensato due volte su come utilizzarla.
Indossai quella dannata felpa,assumendo le stesse sembianze di un puffo imbranato e goffo.
Per lo meno era abbastanza lunga da coprirmi interamente il sedere.
Cominciai a frugare un po’ ovunque,cercando di trovare un phon che mi consentisse di asciugarmi i capelli totalmente fradici.
“C’è un maledetto phon in questo dannato bagno?” strillai,mentre sbattevo cassetti e cassettoni come una furia.
La porta alle mie spalle si aprì,facendolo comparire nella mia visuale.
Con passo deciso si diresse verso un punto preciso,prima di girarsi in mia direzione con l’oggetto dei miei desideri tra le mani.
Me lo appoggiò nel lavello di fronte,bruscamente.
Non disse una parola ed uscì dal bagno.
Dovevo ammettere che ultimamente fosse ancora più irascibile del solito.
All’inizio erano solo battutine di poco conto,ma con il tempo era diventato intrattabile.
Da una parte mi sentivo responsabile,ero consapevole che fosse isterico per colpa mia. Non che la cosa mi dispiacesse,anzi..
Era una magra consolazione vedere come non fossi l’unica ad avere i nervi in tensione.
Dopo che ebbi asciugato i capelli, uscii dal bagno.
Non avrei mai voluto farlo,ma ero consapevole di non poter passare il resto della mia vita là dentro solo per colpa di quell’idiota.
Ritornai in camera,trovando lui comodamente sdraiato sul letto,con le braccia incrociate dietro la nuca.
E ora cos’avrei dovuto fare?
Rimasi qualche attimo indecisa,prima di sedermi a terra appoggiando la schiena all’armadio.
Ci fu un silenzio assordante per un tempo indefinibile,tant’è che presi a battere ritmicamente un piede contro il pavimento in modo nervoso.
Che situazione del cazzo.
“Jackson,ti riesce difficile non emettere nessun rumore per almeno cinque minuti?”
“In realtà si,e dovresti ringraziarmi che mi limiti a questo. Avrei un altro modo sicuramente più allettante per fare rumore,che comprende la tua testa e una mazza da baseball..”
“Il consiglio rimane sempre lo stesso: fattela una scopata,almeno sapresti dove sfogare la tua aggressività!”
Ora lo ammazzo.
Quello fu il primo pensiero che registrai,e decisi di ascoltarlo.
“Oppure potrei fare così.”
Mi alzai in piedi e saltai sul suo letto tempestandolo di schiaffi e pugni,alternandoli.
Avevo un’insana voglia di deformargli la faccia!
Non ci mise molto a bloccarmi sul letto,ribaltando le posizioni e portando il suo peso sopra di me.
“Devo ammettere sia eccitante questo tuo lato aggressivo. Dai,mi piace. Vuoi colpirmi ancora?” fece,porgendomi nuovamente il braccio.
La tentazione di rifarlo era forte,ma gli avrei dato solo una soddisfazione.
Lottai con l’istinto,e rimasi ferma a guardarlo minacciosa.
“Ci trovi gusto ad essere così stronzo?”
“Devo ammettere che con te è molto divertente,sì.”
“Non avevo dubbi..” bofonchiai,guardando altrove per non incrociare il suo sguardo.
Era irritante constatare come quella situazione mi stesse mettendo in imbarazzo.
Se non scendeva immediatamente da sopra di me,gli avrei tolto la possibilità di procreare.
“Sei a disagio.” constatò,dopo attimi interminabili di silenzio che sfruttò per osservarmi in ogni mia sfumatura di colore.
Era così surreale per me pensare al fatto che se ne fosse accorto,che non riuscì a spiaccicare una parola fino a quando non assunsi consapevolezza della situazione.
“Che cosa..che cazzo stai dicendo?” borbottai,evadendo ancora una volta dal suo sguardo.
Quando mi accorsi di essere ridicola,per di più passiva tra le sue braccia,reagii.
Lo spinsi dal petto e presi a scalciare nel tentativo di farlo alzare.
La mia principale ambizione in quel momento era respirare,e lui mi stava impedendo di farlo.
Oh mio Dio,presto sarei stata vittima di un attacco d’asma,me lo sentivo!
Fortunatamente non oppose resistenza e si decise a lasciarmi in libertà.
Nella mia testa sentii un coro cantarmi l’Alleluia.
Feci per tirare nuovamente dei calci alla porta nel tentativo di sradicarla,ma quando mi accorsi che ci fossero delle voci dall’altro lato di essa,mi fermai con il pugno a pochi centimetri dalla porta.
Mi attaccai ad essa con l’orecchio,sicura che dall’altra parte ci fossero due pazze intenzionate a fare lo stesso.
“Io ho intenzione di aprire solo quando la smetteranno di litigare..” quella era la voce di Amy,quasi un sussurro impercettibile.
“Credi sia possibile?” Dee.
“Beh,stiamo a vedere.”
Così, le piccole stronzette, si stavano divertendo.
Sperai che l’avrebbero fatto anche quando le avrei inseguite fino a oltre frontiera per infligger loro male fisico e disperdere i cadaveri in mare.
Mi girai verso Sven in preda all’illuminazione,prendendo a gesticolare per fargli capire la situazione.
Ero entusiasta per esser riuscita a trovare un piano per venirne fuori.
Lui mi guardò accigliato,molto probabilmente pensando che fossi completamente impazzita.
Sbuffai,prima di fregargli il cellulare di mano e scrivere un messaggio,che poi gli porsi affinché lo leggesse.
Il suo volto sembrò illuminarsi una volta capito quanto avessi in mente.
Bastava far credere loro che stessimo raggiungendo un punto d’incontro,instaurando un apparente pace e deponendo le armi di guerra.
“In realtà vorrei ancora capire il perché di questa nostra avversione reciproca.” iniziò.
“Suppongo per natura..” borbottai,beccandomi una sua occhiataccia.
Ok,in quel modo non saremmo arrivati da nessuna parte,avrei dovuto impegnarmi.
Mi schiarii la voce. “Voglio dire..credo che siamo semplicemente partiti con il piede sbagliato.”
“Sì,non abbiamo avuto l’occasione di conoscerci senza litigare ogni qual volta ci vedessimo.”
“Esatto,credo che con un piccolo sforzo potremmo concludere un contratto di pace..”
Dentro di me,in realtà,stavo ridendo per l’impossibilità di quel gesto.
L’unica cosa che sarei riuscita a firmare con lui era un contratto che prevedeva di vivere in due stati differenti.
“Lo penso anche io,insomma..penso di non averti fatto niente,no?”
Nonostante sapessi che fosse tutta finzione,riuscii a trovarci uno spruzzo di realtà.
Non mi aveva fatto niente? Mi aveva fatto di tutto,tranne che niente.
Da quando era comparso lui,con la sua odiosa faccia da Dio sceso in terra e il suo ego smisurato,le mie giornate erano diventate uno sfiatamento insopportabile.
I litigi continui mi portavano via un quantitativo di energia che poi non potevo sfruttare per altro,tipo per passare del tempo in compagnia della mia vodka.
Il nostro rapporto sentimentale ne stava risentendo.
Per non parlare del tornado che scatenava dentro di me che,accompagnato dal fuoco,radeva al suolo quel poco di buono presente in me.
E poi la gente si chiedeva perché diventavo ogni giorno più irascibile!
Se solo avessero passato del tempo con lui sarebbero riusciti a capire il mio stato d’animo tormentato e sofferente,e la mia mente che vagava in idee di suicidio.
Risi sarcasticamente,non potendo proprio trattenermi.
“No,non mi hai fatto assolutamente niente. Sono io ad aver reagito male quando ho avuto l’illusione di aver incontrato un angelo e,non appena ha aperto bocca,si è rivelato il diavolo più crudele di tutti. Sono stata io la stupida nell’essermi sentita attratta da te,è colpa mia.”
Ok,non avrei dovuto dirlo.
A quel punto non era più recitazione quella di cui stavo andando avanti,ma stavo permettendo al mio subconscio di fare la sua parte e di rivelarsi.
Rimase inebetito per qualche istante,con espressione vacua.
Aprì bocca per parlare ma la richiuse.
Mi ero appena appropinquata un biglietto verso il baratro,perfetto!
All’improvviso cambiò espressione.
Iniziai ad aver paura di quello che sarebbe successo da lì a breve,ma in quel momento la serratura della porta scattò.
Sussultammo e,in sincrono,ci girammo in sua direzione.
Venni catapultata nuovamente nel mondo reale,e strappata a quello della finzione con forza.
Mi fiondai sulla porta e la spalancai,rivelando le figure di Dee e Amy che correvano giù per le scale,ridendo.
Strinsi lo stipite della porta con forza,prima di fare un respiro profondo e partire all’inseguimento.
“Fossi in voi sarei già scappata in Messico!”
 
Come promesso, eccomi scattante con un altro capitolo!
Da dove posso cominciare..?
Abbiamo avuto modo di vedere il rapporto che Sam ha con la sua altrettanto pazza genitrice, sincero e privo di ogni rigidità.
Dopotutto, sappiamo tutti quanto Sam sia schietta e sincera..tranne forse che con se stessa.
Non aver ammesso prima a se stessa dell'attrazione che la legava a Sven, l'ha messa in una posizione scomoda; tant'è che, cedendo ad essa, ha finito per rivelarglielo.
E ora cosa succederà? Sven non ha avuto modo di dire la sua.. ma se ne avesse avuto il tempo, cosa avrebbe detto?
Sta a voi scoprirlo con il prossimo capitolo, che potrebbe arrivare domani.. o se mi fate capire di stare apprezzando questa storia, forse anche tra una o due orette ;)
Xoxo. Heartless.
  
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