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Autore: PersephoneAm    02/10/2015    1 recensioni
' -Mi fai incazzare!-urlai,-Buonanotte!-.
Mi girai per andarmene, ma lui mi afferrò il polso e lo strinse saldamente.
-Ma quale buonanotte! Tu rimani qui!-. '
PS. Primi tre capitoli in revisione(:
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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«Io vado a comprare la farina per fare i maccheroni per stasera. Ci siete tutti, no?»chiese Carmen, il giorno dopo.

Eravamo a casa di Tommy. Mi ero seduta sul divano con Antonio, per guardare il telegiornale.

«Sisi, per stasera siamo qua, poi domani andiamo da Alex.»rispose Tommy, bevendo il suo caffé. «Ma stasera ci sono anche i nonni?»

«No, vengono domani sera, quindi passa almeno a dar loro gli auguri di natale, domani.»gli raccomandò suo padre.

«Certo, certo.»fece Tommy.

«Allora, sei pronto?»chiese Carmen a Tommy. «Dobbiamo andare, altrimenti troveremo un casino, per le strade.»

Io mi alzai dal divano e detti un bacio ad Antonio, salutandolo. «Ci vediamo più tardi, Tonio.»

«Va bene, bimba.»mi sorrise lui, mentre Carmen prendeva le chiavi della macchina e usciva di casa.

Io misi il giubetto e seguii Carmen di fuori, insieme a Tommy. Salimmo sul BMW di Carmen, dirigendoci verso il suoermercato, dove acquistammo della carne e il necessario per fare la grigliata il giorno successivo a casa di zia Clara.

Mentre stavamo uscendo dal centro commerciale, sentii il telefono di Tommy squillare nella mia borsa, dove il mio ragazzo lo aveva buttato precedentemente.

«Rispondi te, per favore.»mi disse Tommy, mentre caricava la spesa sulla macchina, con sua mamma.

Cercai il suo telefono nella borsa e guardai il display: Monica, sua cognata. «Monny!»risposi io, felice di sentirla. «Come stai?»

«Alli, ma sei tu?»mi chiese, incredula nel sentire la mia voce. «Io sto bene e tu? Che ci fai con il telefono di Tommy?»

«Sta mettendo la spesa in macchina e ti ho risposto io, perché?»

«Visto che mi hai risposto tu, voglio che tu sappi che vorrei chiedere a te e a Tommy di fare da padrini a Smuele.»rispose lei, con tono di voce dolce e gentile.

Non potevo crederci! Aveva veramente espresso il desiderio di farci fare da padrini per suo figlio! Come mi sarei dovuta comportare, da quel momento? Sarebbe stato tutto come era già prima o dovevo essere più presente? Si beh, certo! Sarei dovuta sicuramente essere più presente nella vita di mio nipote, che sarebbe stato anche il mio figlioccio. Un moto di orgoglio mi riempì il petto e sorrisi come un ebete, in direzione di Thomas, il quale aveva un'espressione ancor più dubbiosa e impaurita dal mio entusiasmo. Salii sui sedili posteriori come se fossi stata leggera come una piuma e arrivai addirittura a stendermi sull'ampio sedile, posando le scarpe contro il finestrino.

«Monny, ne parliamo stasera a casa di Carmen, comunque per me va bene!»esclamai.

«Sono contenta!»fece lei. «Sarà sicuramente fantastico per Samuele avere gli zii che gli fanno anche da padrini.»

«Spero di esserne all'altezza.»

«Lo sarai, fidati.»mi rassicurò lei. «Piuttosto, io avevo chiamato Tommy per chiedergli se poteva venire a prendere Samuele, perché devo andare a fare compere e non posso portarlo con me, visto che quel cretino del mio compagno è uscito senza dirmi nulla.»

Scoppiai a ridere. «Tommy, sai per caso dov'è tuo fratello?»

Il mio ragazzo si voltò verso di me, poi tornò a guardare la strada. «A me lo chiedi? Non sono mica il suo segretario.»

«E' mai possibile che quel cretino sia sempre fuori casa?»borbottò Carmen, svoltando a destra, per la via di casa loro.

«Comunque ha chiesto Minica se dopo puoi passare a casa sua.»dissi a Thomas.

«Dille che dobbiamo solo arrivare a casa e poi ci andiamo.»

Io ripetei il tutto alla ragazza. «Dacci un po' e arriviamo.»

Detto questo ci salutammo e terminai la telefonata, rimettendo il cellulare di Tommy nella mia borsa e sdraiandomi di nuovo sui sedili posteriori. Arrivammo a casa di Carmen e Tommy aiutò sua madre a portare su la spesa, poi prese le chiavi della sua macchian e insieme andammo a casa di Monica.

«Alice! Thomas!»ci salutò Monica, sorridente e venendoci incontro, con Samuele in braccio.

Appena Tommy notò che il nipote aveva un cappellino di lana sul capo e il giubbottino addosso, si voltò a guardarmi, mentre io prendevo in braccio il bimbo e lo sbaciucchiavo sulle guance.

«Ma ciao bel pupetto!»esclamai, sentendo il bimbo ridacchiare. «È da tanto che non ci vediamo, vero?»

Monica salutò Tommy, poi chiuse la porta di casa sua e mi porse una borsa blu, quella per bambini dove ci metti dentro di tutto e che pesa ancor di più della borsa di una ragazza. «Ci sono i pannolini e il latte. Quando glielo dai, riscaldalo per pochi secondi nel fornetto, ma non darglielo bollente e ricordati...»

«Monica!»la interruppi, posandole una mano sulla spalla. «Sta tranquilla: so cosa fare.»

La vidi rilassare le spalle e sospirare. «Sto parlando a vanvera, vero? Scusami ma sono nervosa.»

«Perché?»le chiesi, uscendo con lei fuori dal giardino, mentre Tommy prendeva il seggiolino dalla macchina di Monica e lo metteva nella sua. «Cosa è successo?»

«In realtà non devo fare alcuna spesa... Sto andando a fare una visita.»

«Monica, mi stai spaventando.»sussurrai, spaventata.

«Non è nulla di grave, te lo assicuro.»mi disse. «Ti dirò tutto stasera.»

«Posso stare tranquilla?»le chiesi.

Lei annuì e baciò la guancia di Samuele, entrando nella sua macchina e accendendo il motore. Abbassò il finestrino e si sporse fuori. «Ci vediamo stasera da Carmen!»

Annuii e la vidi partire con la macchina, mentre Samuele mi tirava i capelli ed emetteva i tipici urletti dei bimbi piccoli. Mi voltai a guardarlo con un sorriso e lo strinsi a me, avvicinandomi a Tommy, che mi fissava stranito.

«Cosa c'è?»gli chiesi, inarcando un sopracciglio.

«Siete belli, insieme.»disse lui con nonchalance, aiutandomi a mettere Samuele comodo sul seggiolino e allacciandogli bene le cinturine di sicurezza. Sorrisi al sentire quella frase e mi sedetti a fianco del bambino, giocando con lui, facendogli il solletico e baciandolo sulla testolina profumata.

Mangiammo a casa di Carmen a pranzo, visto che poi mio fratello Alex ed io saremmo andati al cimitero. Ad ogni Natale andavamo a portare dei fiori freschi alla tomba dei nostri genitorie, come al solito, la visita alla tomba dei nostri genitori fu di una tristezza incredibile: sapevo che zia Clara passava appena le era possibile per portare dei fiori, ma la pietra marmorea che mi ritrovai davanti, con sopra scritto Francesco Carlo Marra e Giulia Spinzi, era forse quella più spoglia di tutte. Mi inginocchiai davanti alla lastra e la ripulii dalla neve dicembrina e dalle foglie, posando la sola rosa rossa che avevo preso da un fioraio qualche minuto prima, insieme a mio fratello.

«Saremmo dovuti venire più spesso.»sentii mormorare Alex. «Probabilmente non sono contenti del fatto che trascuriamo questo posto...»

«O probabilmente sono felici del fatto che tiriamo avanti, anche se non ci sono più...»dissi io, tornando in piedi e toccando il braccio di mio fratello con un sorriso. «Alex, credimi: sono contenti di qualunque cosa facciamo.»

«Qualunque cosa?»fece lui. «Ti ricordi cosa facciamo io e gli altri?»

Sospirai abbracciandolo. «Se tu fossi un ladro o il miglior calciatore al mondo, saresti sempre mio fratello. Non mi interessa. Questo mondo è corrotto e non possiamo cambiarlo. Quello che fate è una conseguenza di quello che ci circonda, Alex. Non sto tentando di giustificarti, ma è il modo che ho adottato per spiegare a me stessa tutto quanto, prova a pensarla così anche tu. Quando poi vorrete cambiare in meglio, allora sarò ancor più felice!»

Lui sciolse il nostro abbraccio e mi fissò intensamente. «Sei fin troppo saggia, sai? Certe volte mi dai sui nervi!»

Sorrisi, dandogli un bacio sulla guancia e prendendolo per mano. «Ci diamo fastidio a vicenda, fratellone. Vieni, andiamo ora.»

Uscimmo dal cimitero e vidi che Tommy ci stava aspettando nella stessa posizione di quando lo avevamo lasciato lì fuori, appoggiato alla sua macchina, con Samuele in braccio. Era voluto venire anche lui, sarebbe rimasto fuori ad aspettarci, aveva detto.

E così fece.

Gli corsi incontro, abbracciandolo e facendomi stringere al suo petto, mentre Alex girava intorno alla macchina e si sedeva sul sedile anteriore del passeggero. Samuele iniziò a lamentarsi e fummo costretti a sciogliere l'abbraccio, mentre prendevo in braccio il bimbo.

«Questo birbante!»esclamai con un sorriso, cercando di cacciare indietro le lacrime. «Hai freddo, vero?»

«Stai bene?»mi chiese Tommy, cercando il mio sguardo e aprendo la portiera.

«Ora sto meglio.»gli dissi, salendo sui sedili posteriori con Samuele.

«Andiamo a casa va!»saltò su mio fratello. «Ho fame.»

Scoppiammo tutti e tre a ridere e Samuele, con quel fare da bimbo, ci imitò, facendoci ridere ancor di più anche quando oramai eravamo arrivati a casa di Tommy. Aprii la porta di casa e scesi in taverna, seguita da Tommy.

«Cambio solo i vestiti e poi scendiamo, va bene?»dissi a Tommy.

«Fai con calma.»mi rassicurò lui. «Io intanto do un'occhiata a Samuele.»

Mi diressi in bagno, tirando fuori da un sacchetto il vestito nero di pizzo che avevo preso per quella sera: era molto bello, me ne ero innamorata soprattutto per lo spacco abbastanza accentuato sul davanti, che faceva vedere la gamba fino a metà coscia. Il tessuto coprente arrivava da sopra il seno fino all'inizio dello spacco, lasciando scoperte le gambe, le braccia e le spalle. Insomma era strafigo. Indossai un paio di scarpe nere con il tacco e uscii dal bagno. Quella sera saremmo andati al "TheBlok", quindi nonsaremmo rimasti tutta la notte da Carmen.

Quando entrai in camera di Tommy, per poco non scoppiai a ridere a crepapelle: il mio ragazzo aveva la faccia di un pesce lesso, con occhi e bocca spalancati e tutto il resto!

«Devi per forza indossare quel vestito per stasera?»mi chiese, dopo essersi ripreso.

«Perché?»gli dissi, guardandomi e avvicinandomi poi a Samuele per prenderlo in braccio.

«Al "TheBlok" ci sono individui poco raccomandabili, lo sai.»rispose, assottigliando gli occhi e avvicinandomisi.

«Da che pulpito.»lo provocai.

«Tu così non esci.»fece con tono scherzoso, passandomi una mano dietro la schiena e spingendomi verso di lui.

«Tu dici?»

«Si, io dico.»

Ridacchiai quando si avvicinò per darmi un bacio e Samuele si lamentò. Tommy lo prese in braccio e lo mise sul suo letto, tornando a me e dandomi l'agognato bacio dolce e delicato. Sorrisi e lo fissai negli occhi per qualche istante.

«Sei bellissima.»mormorò sulle mie labbra. «E sei mia!»

«Si ma quanto ho dovuto faticare per essere qui, vicino a te.»dissi, baciandolo di nuovo e spostandolo per riprendere Samuele.

«Ma cosa stai dicendo?»scherzò lui. «È tutto merito mio se siamo insieme.»

Risi, uscendo dalla sua camera per scendere da basso. «Sisi, come no!»

Mi bloccai sulle scale e Tommy quasi mi venne addosso. Davanti agli occhi avevo due signori anziani, sulla settantina, che mi studiavano attentamente. La donna era una signora molto distinta, con i capelli e il truccò ben curati, vestita con un completo maglietta e pantaloni scuro. Al collo aveva una catenina d'oro e alle orecchie degli orecchini molto vistosi, dello stesso metallo. L'uomo invece sembrava uno dei tipici patriarchi meridionali, molto simile a mio nonno: baffetti scuri sopra le labbra capelli grigio scuro tirati indietro dal gel e pettinati con cura, sguardo attento e vigile, vestito anche lui con un completo scuro e sotto la giacca una camicia bianca e aperta sul petto, che mostrava una catenina molto più grossa di quella della donna, alla quale era attaccata una croce d'oro.

Sembrava uscito da chissà quale film malavitoso stile Gabriel Garko o simili!

Poi sentii dire una cosa a Tommy che mi fece gelare. «Nonno! Nonna! Ma non dovevate arrivare domani?»

Spalancai gli occhi, preoccupata dalla situazione: e ora come mi avrebbero giudicata, visto il mio vestito di pizzo, che già il nipote aveva giudicato inadatto.

«Ti abbiamo fatto una sorpresa!»esclamò la donna con un lieve accento siculo, avvicinandosi a Tommy e baciandolo sulle guance. Poi si voltò verso di me e mi squadrò nuovamente. «Tu sei la sorella di Alex, giusto? Sei cresciuta parecchio!»

Le sorrisi e mi lasciai baciare sulle guance, come aveva fatto con Tommy. «Si signora, sono Alice! Piacere di conoscerla!»

«Oh ragazza mia! Non darmi del Lei, per favore! Sei la fidanzata di mio nipote: chiamami nonna Lia!«fece lei, passando poi a sbaciucchiare Samuele.

«Va bene.»dissi, sorridendo per la situazione abbastanza comica e surreale.

«Educata e anche bella!»disse il nonno di Tommy, dando delle piccole pacche sulla guancia del nipote. «Te la sei scelta bene, Tommy. Bravo!»

Rimasi basita da quelle parole ed ero ancora incredula, mentre il nonno mi baciava sulle guance. «Mi fa piacere conoscerti, Alice! Io sono Tommaso!»

«Il piacere è mio!»risposi, quasi balbettando.

Li guardai andare in cucina con Samuele, mentre io e Tommy rimanevamo bloccati in sala da pranzo, sbigottiti. Nel momento in cui li avevo visti mi era parso di vedere delle persone rigide e molto ottuse, invece avevo conosciuto due anziani molto dolci e gentili, per nulla cattivi o introversi.

«Beh!»fece Tommy, destandomi dai miei pensieri e prendendo in braccio Darko, che stava guardando ci dal basso con la testa inclinata verso un lato. «Sei piaciuta a tutti e due. Questo è sicuro!»
   
 
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