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Autore: Altair13Sirio    02/10/2015    2 recensioni
Kate è una tredicenne ribelle e solitaria. Ha pochi amici e non va d'accordo con i suoi genitori. Una notte torna a casa dopo una festa, e durante il suo ritorno a casa succedono cose strane... E' una ragazzina coraggiosa, affronta il pericolo a testa alta, ma ha paura... Una grande paura che la opprime nei momenti peggiori.
Kate è seguita da qualcuno, o qualcosa, e sente la sua presenza e la sua influenza farsi sempre più insistenti, e non ha nessuno con cui confidarsi, nessuno a cui appoggiarsi...
Lei è piccola. E' solo una piccola ragazzina che vorrebbe essere grande, e non può nulla contro i pericoli del mondo, ma ci sarà qualcuno, o qualcosa, a proteggerla, alla quale si affezionerà particolarmente, amandolo e desiderandolo, confidandosi con egli, diventando "sua"... Il suo angelo custode.
Genere: Fluff, Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Monster'
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Kate era di nuovo in quel vicolo buio. La Luna illuminava la sua pelle chiara e il freddo pungente non la smuoveva minimamente. Era in piedi, in mezzo all’oscurità. Guardava con un ghigno un angolo del vicolo, e sembrava godere di ciò che vedeva.
C’era nell’aria un forte suono di ansimare. Qualcuno respirava a fatica e cercava di muoversi, di andare via da lì. Non era lei. Era qualcun altro. Qualcuno che sembrava in difficoltà. Quei respiri provenivano dall’oscurità di quell’angolo che la ragazza stava fissando con tanta attenzione. Non si vedeva bene chi fosse, perché la luce della Luna non illuminava in quel punto, ma lei sapeva di chi si trattava.
Lentamente ma con passo deciso, la ragazza si avvicinò a quello, che cercò di sfuggirle strisciando via. Sembrò pregarla di lasciarlo andare, ma lei non ascoltò nemmeno quello che le disse. La ragazzina allungò un braccio e afferrò quella persona dal collo, tirandola a sé e portandola alla luce. Così riuscì a vedere il suo viso, finalmente: era il ragazzo che l’aveva aggredita, era spaventato e disperato. Piangeva in modo patetico, e le sue cicatrici sembravano semplici disegni sul suo viso, che appariva in pessime condizioni a causa della poca luce e del suo corrente stato d’animo.
Quello la supplicò di risparmiarlo, cercò di dire qualcosa, ma la sua voce non uscì dalla sua gola, stretta dalle dita magre di Kate. Lei lo sollevò in aria continuando a sorridere malignamente e lo fissò intensamente, come se volesse leggergli nella mente.
Era patetico. Un uomo più grande di lei non le era mai sembrato tanto ridicolo, e lei non si era mai divertita tanto nel vederlo. Il suo sguardo si fece più cattivo, e dopo aver aumentato la stretta al massimo, lo spinse contro un muro, facendolo gridare di dolore. Quello sembrò piegarsi a metà dopo aver sbattuto con la parete, ma non era ancora finita, né  per lui, né per lei. Lui doveva soffrire ancora, lei doveva divertirsi ancora.
Il ragazzo rimase in piedi, stranamente, mentre la ragazza lasciava andare il suo collo; quello si sentì immediatamente meglio, quando poté tornare a respirare, cercò di riprendere aria velocemente, ma prima che potesse accorgersene, Kate si avventò su di lui conficcandogli le unghie nello stomaco, spingendo con forza sovrumana. Quello gridò e raddrizzò la schiena all’istante, cercando di dimenarsi per liberarsi da quella morsa agghiacciante. Come era possibile che Kate gli stesse facendo così male? Non era tanto forte, non poteva trattare così un adulto! Ma ci stava riuscendo, e la sensazione inebriante che le trasmetteva tutto quello era impagabile.
Come faceva a non riuscire a divincolarsi e sfuggirle in quelle condizioni? Kate non lo stava bloccando, era lì con le dita conficcate nella sua carne e non c'era niente che lo bloccava. Era come se un'altra Kate incorporea lo stesse tenendo attaccato al muro, bloccandogli i polsi e le caviglie, per evitare che si dimenasse.
A un certo punto Kate cominciò a mettere più forza nelle sue dita, cominciò ad allargare la ferita che aveva aperto poco prima conficcando le unghie nella carne dell’uomo. Rise di gusto mentre quello urlava per il dolore e quando vide il sangue zampillare da quella ferita e macchiarle le mani si sentì ancora più determinata ad avanzare. Le sue mani penetrarono nella carne di quell’uomo quasi spontaneamente, facendolo gridare ancora di più e sorprendendo persino Kate.
Un attimo dopo, la ragazza si ritrovò a strappare via la carne del ragazzo, venendo inondata dal suo sangue, che impregnò i suoi abiti del suo colore e odore, macchiandole il viso e dandole un aspetto inquietante. Rise di quella vista, ma fu interrotta dalle urla del ragazzo, che si contorceva cercando di coprire l’enorme ferita con le mani. Infastidita, rivolse un’occhiataccia a quello, prima di dare uno strattone con il braccio, tagliandogli la gola con l’unghia dell’indice e zittendolo istantaneamente.
Il malcapitato si accasciò a terra, e prima che potesse schiantarsi con il pavimento, Kate lo attaccò un’altra volta con le unghie, graffiandogli il viso e facendolo cadere all’indietro. Era morto, non si muoveva più, e una pozza scura si allargava sotto al suo corpo. Kate rideva estasiata, era tutta imbrattata di sangue e la puzza di ferro la circondava, ma a lei non interessava; tutto quello le dava più vita ed ebbrezza. Si sentiva forte per una volta, si sentiva vera per essersi mostrata per come era realmente, e si sentiva viva per avere ucciso.
Le sue risate si confusero in urla, e a poco a poco non riuscì più a distinguerle. Improvvisamente Kate sobbalzò, alzando la testa e gridando disperata.
Era in camera sua, nel suo letto, avvolta dall’oscurità. Non stava sognando, questa volta era vero. Si nascose il viso dietro alle mani e cominciò a piangere. Lentamente le spostò, assumendo una posizione di preghiera e cominciò a singhiozzare.
<< Non sono un’assassina… >> Mormorò ansimando.
<< Non sono un’assassina… >> Cercava di convincere sé stessa della sua innocenza, quando sapeva benissimo di essere colpevole più del peggiore dei serial killer.
<< Non sono un’assassina… >> Era stato così vero, quando aveva ucciso quel ragazzo, nonostante si fosse trattato solo di un sogno; ma lei non aveva fatto niente, era stato Slender Man a uccidere per lei!
<< Non sono un’assassina… >> Per lei aveva ucciso, e non una volta sola. Lei era stata la causa della morte di molte persone in quella città. Ormai vi si era abituata

<< Non sono un’assassina… >> Non ci credeva più nemmeno lei alle sue parole
<< Non sono un’assassina… >> Era un'assassina.
   
 
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