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Autore: Rinalamisteriosa    02/10/2015    2 recensioni
Una breve one-shot semplice semplice, riflessiva, senza troppe pretese, dedicata a un team particolare della new generation.
A Sarada, Boruto, Mitsuki e Konohamaru.
Al significato che il coprifronte ha per ognuno.
Loro formavano una squadra affiatata.
Il team Kohohamaru.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Boruto Uzumaki, Konohamaru, Mitsuki, Sarada Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Nome: Rinalamisteriosa

Titolo: Team Konohamaru ~ Coprifronte

Disclaimer: I personaggi citati non mi appartengono e non ho scritto a scopo di lucro.

 

 

 

*

 

 

 

Lo specchio di fronte a lei rifletteva chiaramente l’immagine di una ragazzina undicenne tranquilla e composta, munita di occhiali dalla montatura rossa, nel suo ordinario modo di vestire, anche se si presentava ai suoi occhi neri un nuovo elemento.

Eccolo, sulla fronte, a trattenere i capelli corvini, il tratto distintivo da esibire a testa alta, con fierezza, serietà e con la consapevole determinazione di aver compiuto il primo passo per raggiungere l’ambizioso obiettivo che aveva stabilito per il proprio futuro, sul quale aveva meditato dopo la scoperta rincuorante di essere davvero figlia dei suoi genitori.

Si sarebbe impegnata per essere il prossimo Hokage di Konoha.

Si infilò uno alla volta i suoi guanti lunghi fino ai gomiti, bucati in corrispondenza delle cinque dita, mentre si voltava appena a controllare l’orologio da parete. Allora Sarada decise che era ora di avviarsi verso il luogo di ritrovo dai suoi compagni di team.

Serena, senza altre preoccupazioni.

 

 

«Imouto-chan, guardami! Non noti niente di diverso in me?» esclamò il ragazzino piazzandosi davanti alla sua sorellina, curioso di sapere se l’avrebbe notato o meno.

«Sì, onii-chan, ti sei messo il coprifronte!» osservò lei, davvero contenta per il suo fratellone, battendo le manine due volte. «Sembri un vero ninja adesso!».

«Sono un vero ninja. Precisamente. Dammi qualche mese e vedrai che tutti riconosceranno il mio valore! Questa nuova generazione ruoterà intorno a me, dattebasa!» si esaltò di prima mattina, atteggiandosi spavaldo.

Luce negli occhi, sorriso birichino, pollice sollevato e puntato su di sé, l’altra mano chiusa sul fianco, la cerniera della felpa aperta e il ciondolo d’argento che ricordava il suo nome poggiato sul colletto della maglietta.

Boruto si sentiva estremamente orgoglioso di sfoggiare in testa quell’oggetto simbolico che ben si sposava alla sua esuberanza e alla sua grandissima voglia di dimostrare al mondo intero chi fosse davvero.

Il ninja che un giorno supererà il suo vecchio e senza alcun bisogno di diventare Hokage per riuscirci!

Accolse l’abbraccio altrettanto entusiasta della piccola Himawari, prima di ricambiare con un affettuoso buffetto sulla guancia, di salutare a gran voce lei e la mamma, di uscire da una finestra aperta balzando giù e allontanandosi correndo.

 

 

Mitsuki si sentiva pienamente soddisfatto di se stesso.

Non solo aveva superato brillantemente l’esame finale e ottenuto un diploma da conservare nel tempo, ma gli era stata consegnata la prova della sua appartenenza al Villaggio.

Era la carta d’identità che stava aspettando con ansia, assieme alla conferma di essere stato assegnato alla stessa squadra di Boruto Uzumaki e Sarada Uchiha.

Pur essendosi trasferito a Konoha da non molto tempo, l’enigmatico ragazzino dai capelli argentei e dagli occhi ambrati aveva avuto modo di sondare attentamente il terreno, di studiare nei minimi dettagli i comportamenti dei suoi coetanei e di stabilire con pignola certezza i perfetti candidati con i quali poter tranquillamente trovarsi in una squadra di tre elementi.

Non per formare un team qualsiasi, ma il migliore di tutti, perché “buon sangue non mente” e “non c’è due senza tre”.

La compagna di squadra l’aveva sorpreso davvero quando, con un sorriso cordiale, aveva affermato che potevano abbandonare ogni formalità e comportarsi da amici - per il bene del gruppo, eh, non per altro -, quindi non si sarebbe affatto offesa se si chiamavano per nome, come già facevano lui e Boruto.

Udendo il cinguettio armonioso di un uccellino, di un piccolo passerotto che, qualche giorno prima, si era ferito all’ala e che lui aveva accudito durante il tempo libero, abbassò la testa e diede una carezza alla sua, minuta e delicata, con un dito.

Quell’esserino stava tranquillamente accovacciato sopra la sua mano sinistra e non pesava nulla, lo stesso poteva dire di sé, seduto su un ramo non tanto robusto, la schiena poggiata sul tronco ruvido, eppure lì vi aveva trovato una stabilità perfetta.

Mitsuki mantenne la sua espressione serafica anche quando non fu più il solo in quel luogo rigoglioso, vicino ai campi di addestramento.

La prima a presentarsi all’appuntamento, oltre a se stesso che già si trovava sul posto da un’oretta, comparve sotto di lui, in un ramo poco più in basso.

«Mitsuki, come sta il passerotto?» lo salutò così Sarada, curiosa di sapere se avrebbe potuto rimetterlo presto in libertà.

«Aspettiamo Boruto e poi vediamo se è pronto a volare di nuovo, Sarada», le riferì con voce carezzevole.

Lei si limitò ad annuire toccandosi gli occhiali e puntando lo sguardo assorto altrove.

Quando, dopo dieci minuti, sopraggiunse anche il suo amico, il terzo elemento del nuovo team, che li salutò allegramente agitando un braccio, atterrarono dinnanzi a lui, che alla vista dell’uccellino convalescente ebbe un’idea fulminante.

«Sarada, Mitsuki, conosco il posto perfetto per farlo volare senza che corra pericoli. Seguitemi!» assicurò Boruto battendo il pugno sul palmo aperto dell’altra mano.

 

 

Il nipote del Terzo Hokage di Konoha, quel piccolo scavezzacollo che andava dietro a Naruto ammirandolo ed emulandolo, ormai cresciuto e diventato un uomo, non lo aveva ancora realizzato in pieno, ma era jonin.

Uno jonin serio a cui di recente era stata affidata una squadra davvero promettente.

E pensare che un tempo detestava intensamente quel ruolo, aveva perso il conto di tutte le volte in cui aveva fatto impazzire o esasperare il povero Ebisu-sensei, eppure adesso gli apparteneva e desiderava tenerselo ben stretto.

Senza contare che quei tre rivelavano una sorpresa dietro l’altra.

Konohamaru Sarutobi levò lo sguardo in un punto molto alto, sulla cima della scalinata che dal monte degli Hokage scendeva e si collegava a una stradina lastricata, la stessa in cui sostava in quel momento.

Ficcò le mani in tasca e osservò divertito i suoi allievi mentre donavano la libertà al passerotto, per poi scendere a un ritmo sostenuto gli scalini e seguirne il volo incerto, tra gli incitamenti spontanei di Boruto, le frecciatine sottili di Sarada – del tipo: “Baka, mica ti capisce, che schiamazzi a fare?!” – e i silenzi rispettosi di Mitsuki.

Il fatto che riuscisse già a immaginarseli capaci di questo e molto altro ancora era forse il segno che si stava abituando al ruolo un tempo tanto odiato?

Scosse il capo e tornò a concentrarsi totalmente sul presente, avviandosi per aspettarli in fondo agli scalini di pietra e per informarli sul da farsi.

Loro formavano una squadra affiatata.

Il team Kohohamaru.

E la fascia da capitano legata e portata con orgoglio intorno al braccio non gli era mai parsa così leggera.

 

 

 

 

 

 

 

_____

Noticina: In un certo senso questa breve one-shot è il seguito di “Simply Friends”, quindi la collocherei dopo il Naruto Gaiden.

Semplice semplice, riflessiva, senza troppe pretese, purtroppo non ho ancora visto il film, inoltre mi sa di aver nuovamente messo in risalto Mitsuki rispetto agli altri :P ma se non lo faccio io mi chiedo chi avrà il coraggio di farlo, lol xD

Spero vi piaccia e grazie a chiunque abbia letto fin qui ^^

 

Baci,

Rina

 

  
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