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Autore: Elsira    03/10/2015    2 recensioni
Capitolo revisionati: Cap. 1 - ... [in corso]
Ed eccomi di nuovo! Gente, ho preso un altro colpo in testa, come voi tutti temevate, e ho proseguito la storia di Kin. E come vedrete dalla serie e in futuro, di colpi ne devo aver presi davvero molti...
Sono passati 9 anni e tra pochi mesi si terrà il Torneo Tenkaichi, l'educazione di Chichi la farà sedere accanto a lei tra il pubblico, o i geni Sayan emergeranno e la spingeranno a combattere sul ring? Aprite e scopritelo, buona lettura ^^
Genere: Azione, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chichi, Goku, Goten, Nuovo personaggio, Trunks | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue del padre e occhi della madre'
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Anno 782

Goten si posizionò in attacco, lo stesso fece C18, entrambi in attesa del via del giudice.

Dovettero attendere pochi istanti, e la bionda si mosse per prima, attaccando il giovane con uno scatto felino e dandogli un calcio al petto; Goten parò il colpo con l'avambraccio destro e con l'altro sferrò un pugno mirando al volto di C18, che con un salto agile all'indietro lo schivò, allontandandosi di un paio di metri.

La donna dagli occhi di ghiaccio sorrise lievemente: «Sei migliorato, complimenti.» Goten contraccambiò il sorriso, restando concentrato: «Già, merito degli allenamenti con mio padre e Trunks.»

Una lieve scintilla attraversò gli occhi del ragazzo, che scattò l'istante dopo verso l'avversaria, tentando di colpirla con un pugno alla bocca dello stomaco. C18 però previde l'attacco e saltò, poggiando la mano sulla testa del giovane sayan e dandosi una spinta per atterrare in piedi dietro di lui; ma Goten fu più veloce e si voltò come una saetta, colpendola in pieno volto con un potente montante, approfittando del fatto che trovandosi in aria per via del salto, non potesse cambiare direzione.

C18, colta di sorpresa, fu così scaraventata in aria, ma dopo pochi metri si riprese e si arrestò. Si passò la manica lunga della maglia a righe sulla bocca, asciugando il rivolo di sangue che le scendeva dalle labbra per via del forte colpo alla mascella appena subito, e guardò in basso il suo avversario. Dovette ammettere che era davvero migliorato moltissimo dall'ultima volta che l'aveva visto.

Scosse la testa e si fiondò verso il ring, utilizzando la lievitazione per aumentare la velocità e con essa la forza d'urto del proprio colpo.

Goten parò il primo potente pugno incrociando le braccia davanti al volto. La forza del colpo fece affondare il ragazzo nel ring di qualche centimetro, spaccando il duro materiale del quale era costituito il tappeto bianco.

Altri pugni arrivarono sul ragazzo ad una velocità inaudita, ma meno potenti del primo, che li parò tutti restando solidamente fermo in quella posizione di difesa.

Il pubblico guardava estasiato lo scontro, e tra loro Kin più fra tutti. Sapeva che suo fratello fosse forte, ma non credeva così forte.

In quel momento si chiese se fosse persino più forte del padre...

«Forza Goten!» Il grido incitatorio della madre riportò Kin al presente. La bimba si rese conto che ancora non sapeva chi fosse quella bella donna che stava combattendo contro il fratello, così lo chiese alla madre.

«È C18. In passato era un cyborg ed è stata uno dei nemici di tuo padre e tutti gli altri, insieme a suo fratello C17. Morì venendo assorbita da Cell, battuto infine da Gohan. Ma tra Krilin e C18 scoccò qualcosa che gli fece desiderare al drago Shenlong di farla tornare in vita come essere umano. I due si sono poi sposati e hanno messo su famiglia; la loro figlia, Marion, ha pressapoco l'età di Goten e Trunks.» Le spiegò infine con un sorriso, per poi tornare a guardare l'incontro.

Kin abbassò un attimo lo sguardo, riflettendo. Si ricordava del racconto che Gohan e poi suo padre le avevano fatto sull'avventura contro Cell, degli allenamenti nella Stanza dello Spirito e del Tempo, della trasformazione di Gohan in super sayan, della sua rabbia per la morte di C16 e poi del padre, dopo che si era sacrificato nel tentativo di eliminare Cell. Ricordò anche, che le era stato raccontato che sua madre aveva ricevuto in dono Goten nella sua pancia proprio durante l'attesa del Torneo di Cell.

Questa cosa della nascita dei bambini non le era mai stata molto chiara in effetti: la madre le aveva detto che dentro di lei era germogliato un semino che, crescendo, era diventato la prima volta Gohan, la seconda Goten e infine lei, e che poi la cicogna una mattina lo aveva prelevato e fatto uscire da lei, donando i figli ai due genitori che li aspettavano da nove mesi, ovvero il tempo di maturazione passato da ognuno dei tre nella pancia della mamma.

Questa spiegazione le era sempre sembrata assurda: come faceva la cicogna a sapere quando il germoglio era pronto, per estrarlo e consegnare il bimbo ai genitori? E poi, che cos'era che faceva germogliare il seme nella pancia della mamma?

Che fine faceva il resto della pianta quando la cicogna prendeva il bambino? E se ce l'avevano tutte le femmine, allora anche lei aveva dei semi all'interno della pancia? Bleah, solo l'idea le faceva effetto.

Che avrebbe fatto se uno dei suoi semi fosse germogliato senza che lei si fosse fatta prima una famiglia? La mamma le aveva detto che non doveva preoccuparsi, perché non sarebbe mai successo, ma Kin invece si era preoccupata eccome quando era venuta a sapere di quella storia, tant'è che aveva smesso di mangiare verdure per un mese intero, per evitare che qualcuna potesse dare inizio alla germogliazione dentro di lei e trovarsi una mattina la cicogna battere il becco alla finestra, con un pargoletto nel lenzuolo azzurro o rosa.

Un grido di dolore rieccheggiò nell'aria e Kin alzò gli occhi, per impallidire subito dopo. Suo fratello era in preda ai pugni della donna, che adesso lo aveva preso per il gin e gli stava per dare il colpo di grazia.

«Mi spiace Goten, sarà per il prossimo Torneo.» Gli disse con un piccolo sorriso. Il ragazzo la guardò tra le ferite, mentre lei caricava il colpo, e rise appena.

C18 lo guardò per un attimo basita, non capendo il perché di quella risatina, ma poi sferrò il colpo. Solo che colpì l'aria.

Sbarrò gli occhi, non capendo dove potesse essere sparito il ragazzo che teneva in pugno fino ad un attimo prima.

Si guardò attorno, poi ne percepì l'aurea e guardò in alto, sopra di lei.

«Kame...» Goten spostò il dorso di lato, tirando le mani indietro, che iniziarono a splendere di una leggera luce azzurrognola. «...Hame...» La luce azzurra divenne più nitida, formando il contorno di una sfera d'energia tra le mani del ragazzo. C18 si preparò a respingere il colpo, conscia che non poteva schivarlo. «...Ha!» Goten portò di colpo le mani in avanti e da esse partì la sfera di energia ad una velocità crescente, diretta verso il terreno e, più precisamente, verso C18.

La donna scagliò a sua volta una sfera d'energia gialla, nel tentativo di fermare la kamehameha del sayan, ma fu presto inghiottita dalla luce azzurra, che si infranse poi su di lei.

L'aria fu immersa dalla luce blu della sfera durante l'impatto e nei lunghi secondi successivi.

Appena diminuì la sua intensità, tutti guardavano il ring con gli occhi sbarrati, nel tentativo di scorgere qualcosa all'interno della nuvola di polvere che aveva preso il posto della luce azzurra.

Goten scese lentamente, per posare poi i piedi in quello che rimaneva del ring, con un fiatone evidente.

«Oh mio dio... L'ha uccisa...» Sussurrò Chichi tremante, le mani a coprirle la bocca e gli occhi fissi sul ring.

Kin osservò meglio l'interno della nuvola di polvere, poi disse con voce ferma e in un piccolo sorriso: «No, non l'ha fatto. Guarda meglio mamma.»

La polvere si diradò completamente e da essa uscì C18, ancora in piedi. Respirava a fatica, era quasi indenne non fosse stato per i vestiti in parte strappati e le innumerevoli ferite, seppur superficiali, del corpo.

Goten si mise nuovamente in posizione d'attacco. Inspirò ed espirò profondamente, aiutandosi così a tornare ad avere un ritmo respiratorio regolare, e guardò concentrato l'avversaria.

Lei si teneva un braccio ed era leggermente ricurva da un lato; fece due passi barcollanti verso di lui, poi cadde a terra stremata dall'ultimo colpo subito.

Goten non cambiò posizione, conscio che avrebbe potuto alzarsi da un momento all'altro e attaccarlo, buttandolo magari fuori dal ring.

Il giudice, dopo essersi assicurato che la donna respirasse ancora e averle controllato il battito, iniziò a contare. «10... 9... 8...»

Kin guardava la scena con il fiato sospeso, così come il resto del pubblico. Era calato un silenzio incredibile, rotto solo dalla voce del giudice di gara che gridava il conteggio nel microfono. «7... 6... 5... 4...»

Le membra di C18 si mossero impercettibilmente, ma la donna non riusciva a rimettersi in piedi o a muoversi abbastanza per far interrompere il conto alla rovescia.

«3... 2... 1... Il vincitore del primo match è Son Goten!» Il silenzio si ruppe in un istante, con le grida di esultazione del pubblico.

Goten si rilassò e si guardò un attimo intorno, ancora non realizzando di aver vinto.

Chichi applaudì, esclamando: «Quello è mio figlio!» Anche Kin si unì alle grida entusiaste della madre. Goten si voltò verso di loro e le salutò alzando il braccio, cosa che produsse ancora più confusione tra gli spalti.

Mentre un'ufficiale segnava la vittoria del sayan sul cartellone degli incontri, questi si diresse verso C18 e le porse la mano per aiutarla a rialzarsi. «Sarà per il prossimo Torneo.» Le disse con un sorriso raggiante.

Lei alzò appena la testa e con le ultime forze gli sorrise a sua volta, senza rancore per la sconfitta, prima di prendere la mano del ragazzo e accettarne l’aiuto, sussurrando: «Sarà per il prossimo Torneo...» Goten la fece rialzare e se la issò sulla schiena, dato che non riusciva a camminare.

I due si diressero così verso l'arco di muratura, accompagnati dalle acclamazioni del pubblico, il quale accolse il gesto del ragazzo con un ulteriore applauso e altre grida di apprezzamento verso il giovane e l'incontro che entrambi avevano offerto.

Kin si spellò quasi le mani da quanto applaudì forte, orgogliosa di poter chiamare Goten suo fratello, di quell'ultimo atto di sportività e per l'incontro che le aveva mostrato.

Quando i due oltrepassarono l'arco, il giudice avvertì il pubblico che tra circa un’ora sarebbero riniziati gli incontri, perché vi era bisogno di tempo per sistemare il ring, quasi completamente distrutto.

La gente si calmò mettendosi a sedere, impiegando il tempo parlando con il vicino, commentando l'incontro e piena di aspettative per i successivi match. Alcuni restarono ai loro posti, mentre altri si diressero al chiosco per rifocillarsi, approfittando così di quell'ora di pausa.

Kin si mise a sedere al suo posto, ancora piena dell'emozione che le aveva trasmesso quell'incontro. Le prudevano le mani. Voleva combattere. Non vedeva l'ora di salire sul ring e dimostrare a tutti la propria forza, soprattutto alla madre.

Si voltò e la guardò sedersi accanto a lei, con gli occhi che le brillavano. Trasudava orgoglio da ogni poro. Kin desiderava tremendamente che avesse quel bellissimo aspetto anche per lei, vedendo lottare lei.

E così un'idea le attraversò la mente. In fondo, perché doveva aspettare domani per rivelarle della sua iscrizione? Non era forse peggio se sua madre fosse venuta a sapere tutto all'ultimo, che fosse venuta a conoscenza delle belle novità dopo che lei le avesse mentito per un ulteriore giorno?

Si ricordò della reazione che aveva avuto quella mattina, quando era venuta a sapere dopo cinque mesi ciò che lei e suo padre aveva fatto di nascosto.

Al solo ripensarci la guancia le tornava a dolere ed il cuore a tremare di paura. Non l'aveva mai vista così arrabbiata e mai avrebbe voluto rivederla.

«Mamma senti... Io dovrei dirti una cosa...» Iniziò Kin, un poco impaurita ma decisa a rivelarle tutto. Almeno così, non si sarebbe arrabbiata e magari le avrebbe dato lo stesso appoggio che stava donando adesso a Goten.

Chichi guardò la figlia interrogativa, ma curiosa. La bambina abbassò lo sguardo sulle proprie gambe e iniziò ad intrecciarsi le dita delle mani, nel tentativo di trovare le parole. «Ecco io... Il fatto è che... Io e papà...»

La madre la guardò con un sorriso e uno sguardo dolce. Le poggiò una mano sulla spalla, e le disse con tono incoraggiante: «Avanti dimmi tutto Kin, non ti mangio mica.»

La bimba alzò lo sguardo e vide la dolcezza dei suoi occhi. Chiuse i propri e disse, quasi urlò, tutto d'un fiato: «Mi sono iscritta al Torneo giovanile di arti marziali!»

Silenzio.

Fu come se le due fossero state teletrasportate di colpo in un'altra dimensione. Tutti i suoni e le voci attorno a loro svanirono nel nulla, e Kin non riuscì a percepire nulla se non quell'assordante silenzio e la stretta della madre sulla propria spalla stringersi, fino quasi a farle male.

La bimba poggiò una mano su quella della madre, per cercare di fermare la presa sempre più stretta. «Mamma... Per favore... Mi fai male...» Disse a mezza voce.

Chichi mollò la presa e si alzò. Si allontanò di qualche posto e si rimise a sedere senza degnare la figlia di un solo sguardo o una sola parola.

Kin sbatté un paio di volte le palpebre, mentre si strusciava la spalla dolorante, guardandola smarrita.

Scese dalla propria sedia e si avvicinò alla madre, per mettersi nuovamente a sedere accanto a lei, ma la sua voce glaciale la fermò a quando le era a pochi passi: «Vattene via.»

Kin la fissò impaurita e con lo sguardo di un cucciolo che era appena stato picchiato dal suo amato padrone, senza che ne potesse comprendere il motivo.

Cercò di alzare la mano verso di lei, in un disperato tentativo di raggiungerla in qualche modo, qualsiasi modo. Tentando di poter vedere di nuovo sul suo viso quello sguardo orgoglioso della scorsa sera, o quello affettuoso di poco prima.

Ma non vi riuscì. Chichi aveva lo sguardo fisso sui lavori di riparazione che venivano fatti in fretta sul ring, ma in realtà si vedeva che ciò che fissava era oltre il ring, forse persino oltre quel mondo.

La bimba sentì la paura montarle, mentre la sua manina si avvicinava poco a poco alla gonna della madre.

«Mamma...» Sussurrò. Chichi si voltò di scatto verso di lei, e Kin si preparò a ricevere lo schiaffo come quella mattina, ma ciò che arrivò fu per ancora peggio. «Non chiamarmi mamma! Io non ho più intensione di essere tua madre! Ho fatto di tutto in questi nove anni per renderti una bambina come si deve, e adesso tu hai mandato tutto all'aria! E per che cosa? Per seguire quello sciagurato di tuo padre? Va' da lui allora, visto che tieni più a lui che a me! Non avresti potuto fare cosa per deludermi di più, Kin! Stammi lontana adesso, non voglio avere niente a che fare con chi mi pugnala alle spalle!» Gridò Chichi, con le lacrime agli occhi.

Quelle parole ferirono molto la bimba, più di qualunque schiaffo o colpo avrebbe mai potuto.

Aveva deluso sua madre, l'aveva pugnalata alle spalle facendo l'unica cosa che le avesse mai davvero proibito. Aveva fallito come figlia.

D'improvviso fu come se non riuscisse più a sentire il proprio cuore. Si era fermato, letteralmente; era stato colpito in pieno da quelle parole dolorose e si era trasformato in polvere, lasciando nel suo petto l'aridità del deserto dove si era allenata per cinque lunghi mesi.

Di colpo, la voglia di lottare svanì completamente nel nulla.

Kin abbassò la mano e si allontanò dalla madre, tornando a sedere al proprio posto, dove pianse in silenzio, lontana da lei.

Gohan arrivò con Pan sulla schiena che rideva. Appena raggiunse la madre e la sorella, vide in che condizioni fosse il ring, oramai quasi terminato, e abbassò le spalle dispiaciuto. «Accidenti, mi sono perso il primo match…»

Sua madre gli si rivolse in un sorriso. «Sta' tranquillo, potrai vedere Goten nelle semifinali.» Si alzò, allungò le braccia e prese la piccola Pan in collo, facendole i complimenti e dicendole che stava crescendo proprio bene, mentre Gohan si mise a sedere nel posto accanto alla sorellina, che intanto aveva smesso di piangere, e la salutò con un abbraccio, per poi chiederle: «Allora, com’è andato il nostro ragazzo?» Lei gli sorrise fiera, cercando il più possibile di nascondere il dolore che probabilmente le stava stravolgendo ancora il volto. «È stato bravissimo!»

Gohan notò gli occhi gonfi e la voce tremante, ma decise di sorvolare per il momento: l’avrebbe presa da parte dopo e si sarebbe fatto raccontare tutto.

«Mi dispiace non aver potuto assistere all’incontro, Videl sta ancora male purtroppo e preparare Pan è stato più arduo del previsto…» Disse, ancora dispiaciuto. Kin rispose con un sorriso di comprensione, mentre Chichi gli disse, mettendo a sedere la nipotina sulle sue gambe e pettinandole i capelli con le dita: «Non preoccuparti, stai facendo un ottimo lavoro. Sei diventato un adulto di tutto rispetto, almeno tu.» Gohan la guardò interrogativo, non notando l’effetto che le ultime parole avevano sollevato nella sorellina.

Chichi continuò, senza staccare gli occhi dai corti capelli scuri della bimba di sei anni di fronte a lei. «Tu si che mi rendi orgogliosa.» Kin si sentì andare via tutte le poche forze rimastele. Ricordava ancora benissimo il bel sorriso che la madre le aveva fatto solo la sera prima, e ora era certa che non ne avrebbe più ricevuto nemmeno uno. Tutto per colpa di quel Torneo.

«Ecco, ora sì che sei bellissima!» Esclamò Chichi, ammirando il bel lavoro che aveva fatto. Gohan la ringraziò con una mano dietro la testa, come era solito fare suo padre: «Grazie mamma, non riuscirò mai a pettinarla come si deve!» Disse sollevato. Intanto, nessuno dei tre si era accorto che la piccola sayan si era allontanata dalla tribuna.

Kin si diresse verso il retro del ring, dove si trovavano coloro che erano in attesa di combattere.

Un ufficiale del Torneo la fermò, esclamando con gentilezza: «Ehi piccola, dove vai? Di qua è riservato ai combattenti del girone adulti, torna dai tuoi genitori.»

In quel momento Trunks, che passava di lì e si stava dirigendo alla solita meta della bimba, la vide e si avvicinò. Posò amichevolmente una mano sulla spalla dell’ufficiale e gli parlò in un sorriso: «Tranquillo, lei è con me.»

«Signorino Brief… Ah, d’accordo allora. Ma stia attento che non si cacci nei guai.» Si raccomandò l’uomo. Trunks fece cenno d'okay e un largo sorriso in volto, poi porse la mano alla bimba. «Vieni Kin.» Lei la strinse con un sorriso e i due si avviarono assieme verso il retro del ring.

Mentre camminavano, Trunks chiese alla sayan cosa ci facesse lì. «Volevo fare i complimenti a Goten e dare l’imbocca al lupo a papà.» Rispose lei, dopo un attimo di esitazione. Non voleva dirgli che ad averla spinta ad allontanarsi dagli spalti erano state le parole della madre.

Trunks le disse in un sorriso dei suoi: «Sai che sarò io l’avversario del tuo papà, vero?»

Lei lo guardò interrogativa, non capendo il significato della frase. Il ragazzo tornò a fissare avanti, assumendo un’aria leggermente preoccupata. «Perciò… Non fargli troppi auguri, altrimenti temo dovrò subire una sconfitta troppo schiacciante e umiliante...»

Lei gli rivolse un sorriso dolce, di quelli che di solito riservava solo ai suoi fratelli. «Tranquillo, sono certa che combatterai benissimo. Papà mi ha detto tante volte che sei migliorato tantissimo. E poi, sei il figlio del Principe dei sayan, non dimenticarlo.» Lui la guardò sorpreso per un attimo da quelle parole rassicuranti, che non si aspettava. Sorrise un po’ rincuorato e sussurrò un flebile ringraziamento, pochi secondi prima di svoltare l'angolo e scorgere così il gruppo di combattenti.

Krilin osservò ancora il nome del suo avversario sul cartellone di fronte a sé, nella vana speranza di riuscire a cambiarlo con la forza del pensiero. Piccolo gli si rivolse senza distogliere gli occhi dal ring, al quale stavano venendo effettuati gli ultimi ritocchi per poter ospitare l'incontro successivo. «Continuare a fissarlo non lo farà cambiare.»

«Oh ma andiamo! Gente non è possibile, ma proprio Vegeta doveva capitarmi? Al primo turno, oltretutto?» Chiese lui, tra lo sconsolato e l'esasperato.

Il Principe fece una smorfia. «Guarda che non è una bella notizia nemmeno per me, nanerottolo.» Gli dette la schiena e si diresse verso il ring, richiamato dalla voce del giudice che annunciò l'inizio del secondo match. «Perciò vediamo di finire presto quest'incontro e cerca di non farmi perdere altro tempo.»

«Te lo faccio vedere io il nanerottolo!» Esclamò Krilin dirigendosi anche lui verso il quadrato bianco, conscio di non avere possibilità ma deciso a fargli sudare il più possibile quella vittoria.

 
 
 

Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^

   
 
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