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Autore: Tony Stark    03/10/2015    3 recensioni
Preferiva la solitudine agli altri.
E tutto per una leggenda che lui nemmeno conosceva e che gli aveva distrutto la vita e continuava a farlo
Genere: Angst, Avventura, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Herobrine, Notch, Steve
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  Un-justified Hate
  Capitolo 5:  Nether(ish) Nightmares
(or demon's memories?)

"Per qualche istante intorno a lui c'era il nulla.

Nero.

Non c'era né terra, né cielo.

Poi fu come cadere...

E cadere...

E cadere...

Era spaventato, terrorizzato. Non sapeva cosa stesse succedendo.

L'ultima cosa che ricordava era la cella e la sentinella bionda che si assicurava che lui non fuggisse.

E ora stava cadendo, cadendo da nemmeno lui sapeva dove.

E il nero divenne gradualmente arancione, un forte arancione.

L'aria era densa di zolfo e calda.

Il terreno su cui era "arrivato" era simile alla cobblestone solo che era incandescente e solforosa.

A pochi passi da lui vi era un immensa distesa di lava, che scorreva placidamente fondendo pian piano le rocciose rive.

Era tutto silenzioso, calmo.

Un ombra oscurò ogni cosa, lui alzò lo sguardo. Un enorme essere translucido e biancastro con tentacoli che erano grandi quanto il tronco di un albero della giungla.

L'essere lo fissò, la sua espressione sofferente che cambiava d'improvviso in un espressione ostile. Gli occhi prima grigi ora rossi spalancati e fissi su di lui.

E sputò fuoco contro di lui.

E quando quel calore infernale sembrava abbastanza vicino da sciogliergli anche la pelle, tutto si oscurò di nuovo.

Nulla.

Vuoto.

Silenzio.

E poi una parete di mattoni rosso scuro, si deliniò di fronte a lui e finalmente poteva muoversi.

Un corridoio si apriva dietro di lui ed era lugubramente illuminato da torce di Redstone fissate alla parete da sostegni rossastri, simili ad anelli di rubino.

Il corridoio terminava in una grande sala.

Una sala del trono.

Essa era illuminata da un grande lampadario di cristalli di Redstone.

Ai lati del trono d'oro bruciavano alte fiamme rosse.

Si guardò intorno. Non vedendo nulla, anche il corridoio da cui era arrivato era sparito.

Oscurità.

Vuoto.

E poi pioggia, una tempesta, lampi e fulmini che gli volteggiavano intorno come stringhe luminose.

Si sentiva debole, stanco.

La pioggia fitta gli impediva di vedere chi aveva davanti ma vedeva un ombra.

<< Mi dispiace, fratello, ma mi hai costretto a farlo >> disse una voce.

E poi una luce bianca lo avvolse.

Era come se fosse immerso in qualcosa e bruciava come fuoco.

E quel doloroso bagliore gli si muoveva intorno.

<< Non avrei voluto farlo >> disse ancora quella voce

<< Mi dispiace, He... >> non riuscì a sentire ciò che disse in seguito.

Che quel bagliore divenne come solido. Sentì come se qualcosa gli venisse strappato via...

Era insopportabile.

Basta...

Fermati!
"

Steve aprì gli occhi di scatto. Prima di rendersi conto di essere ancora nella cella, solo che non era più incatenato alla parete.

E la sentinella bionda era accanto a lui, poteva quasi vedere un po' di preoccupazione nei suoi occhi.

<< Per Notch... >> sussurrò la sentinella. << Va tutto bene, adesso? >> chiese poi.

Steve stava per rispondere quando...

<< Jeremy Oakwood! >>; quella voce... Era Carlson, che si avvicinava col suo passo di marcia pesante e metallico. << Avevo pensato che non eri abbastanza forte per questo, Oakwood. Ma arrivare a farti ammaliare da questo demonio? Sul serio? >> il tono di Carlson era sarcastico.

Jeremy ignorò Carlson quando vide che il demone perse nuovamente i sensi.

Jeremy aveva sempre voluto conoscere il grande demone, perché nonostante avesse fatto solo del male, l'aveva sempre incuriosito il fatto che la leggenda evitasse di dire cosa il divino Notch aveva fatto prima di esiliarlo.

"Era di nuovo in quel luogo infernale, ma non poteva muoversi.

Poteva solo guardare intorno a sé.

Si sentiva svuotato.

Il calore di quelle rocce contro la sua pelle era insopportabile.

<< Notch! Quando mi libererò, farò crollare l'Aether è una promessa! >>;Fu lui a dirlo ma quella non era la sua voce. Non era lui.

<< oeleD mageL, otnacnI etiniF1>> fu il suo sussurro. Continuò a ripetere quelle parole all'infinito come una cantilena, in una lingua sconosciuta.

Ma non succedeva nulla, non riusciva ancora a muoversi.

Se una delle creature che abitava quel luogo l'avesse attaccato non si sarebbe potuto difendere.

<< mertarF sueM, eT oevoveD2>> sussurrò dopo, con un tono quasi sconfitto.

Poi d'improvviso lo spuntone di roccia incandescente in cui si trovava crollò. E lui cominciò a cadere verso un lago di ribollente roccia fusa.

Poté solo fissare quel lago che si avvicinava sempre di più.

E poi nulla solo un perpetuo dolore avvolgente, continuo. Lui continuava ad affondare in quella densa roccia fusa.

Ma non riusciva a morire, perché? Cos'aveva fatto per meritare questo supplizio?

"Me la pagherai, Notch, fratello mio!" fu il suo pensiero, ma non era davvero il suo pensiero.
"

Steve non capiva cosa gli stava succedendo... Era come se i ricordi di qualcuno si riversassero in lui e le emozioni che gli provocavano erano distruttive... Erano un miscuglio che gli provocava una furia bianca, accecante.
 
Che lo spingeva ad uccidere chiunque fosse vicino a lui... Ma questo non era lui.




E il demone intanto sceglieva i ricordi da mostrare al giovane Steven, volendogli mostrare quant'erano simili. Quanto le sofferenze che avevano provato erano uguali e egualmente ingiuste.

Ciò che voleva fare era macchiare l'animo incontaminato di quel giovane.
Renderlo il suo guerriero infernale.






Ma, chissà amici miei, se l'essere del Limite era d'accordo con il piano del Sovrano del Nether.







Note dell'Autore

Ringrazio Thanos 05 e Mattalara per aver recensito il capitolo precedente.
So che questo capitolo potrebbe sembrare "sconclusionato" ma è l'inizio del cambiamento di Steve.

Piccole note:

1) = "oeleD mageL, otnacnI etiniF", "finite incanto, legam deleo" è latino e significa " spezzo l'incantesimo, elimino i blocchi".

2)="mertarF sueM, eT oevoveD ", "Devoveo te, meus fratrem"è latino e significa "Ti maledico, fratello mio".

-Anthony Edward Stark
   
 
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