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Autore: Shayleene    03/10/2015    0 recensioni
Anche se si cerca di sfuggire dal passato, esso in qualche modo riuscirà sempre a ripresentarsi davanti ai nostri occhi. Lo capirà anche l'ormai adulto Harry Potter, che davanti alla curiosità del figlio James sarà costretto a riportare alla memoria un evento che lo fa ancora soffrire moltissimo nonostante tutti gli anni trascorsi.
La morte di un amico prezioso e leale.
La morte di Dobby, l'elfo libero.
Genere: Drammatico, Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dobby, Ginny Weasley, Harry Potter, James Sirius Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Past never dies


La luce calda dello splendente sole estivo filtrava soffusa attraverso le tende arancioni dell'unica finestra della soffitta, creando un'atmosfera misteriosa e accogliente che aveva affascinato il bambino fin dalla prima volta che ci aveva messo piede insieme a suo padre. Da quel giorno era diventato il suo rifugio, un piccolo angolo di mondo in cui sognare aspettando che giungesse il momento in cui anche lui, al pari dei suoi genitori, sarebbe salito sull'Hogwarts Express diretto alla prestigiosa scuola di Magia e Stregoneria.
Nel frattempo James Sirius Potter doveva accontentarsi di curiosare tra i numerosi oggetti che i suoi genitori avevano ammassato alla rinfusa quando si erano stabiliti lì e che non avevano più messo in ordine. Passava ore ad ammirare meravigliato tutti i disegni e le foto dei libri sui quali riusciva a mettere le mani. Uno in particolare, "Gli animali fantastici: dove trovarli", l'aveva letto e sfogliato talmente tante volte che le pagine si erano quasi consumate. L'animale che lo attraeva più di tutti era indubbiamente il drago, che con la sua aria fiera era molto più interessante del Quidditch, uno sport che suo padre aveva tentato di fargli apprezzare con risultati piuttosto pessimi.
 Quando l'aveva fatto montare in groppa ad una scopa volante per la prima volta dopo nemmeno cinque minuti si era rotto il naso, e sua madre aveva sgridato entrambi prendendosi però amorevolmente cura di lui subito dopo. La piccola scopa era stata sistemata in un angolo della soffitta e lì era rimasta, riempiendosi di polvere e ragnatele.
Tuttavia quel pomeriggio, probabilmente a causa del caldo soffocante proveniente dall'esterno, non aveva alcuna voglia di esplorare la soffitta e lanciava una pallina con delle piccole ali simile a un boccino - ovviamente un regalo del padre - contro il muro. Dal piano inferiore provenne un rumore improvviso che lo fece sobbalzare, e la pallina finì dritta verso un muro di scatoloni rimbalzando però contro il nulla. James sgranò gli occhi e si avvicinò carponi al punto in cui la pallina era stata respinta.
Allungò con cautela la mano, percependo sotto le dita un tessuto quasi impalpabile. Il bambino lo strinse tirando verso di sè, e con sua grande sorpresa vide che sotto quel telo magico c'era un vecchio baule nero che con la sua aria consunta e logora fece immediatamente scattare la sua immaginazione. Fu solo con grande fatica che riuscì a spostarlo al centro della stanza, sedendovisi accanto sfinito e osservandolo come avrebbe fatto un archeologo babbano con una nuova scoperta. Ne studiò la liscia superficie nera tastandola con le dita. Arrivato vicino alla maniglia si bloccò di colpo, sentendo qualcosa di ruvido. In piccolo vi erano state incise due iniziali con una calligrafia che avrebbe riconosciuto ovunque: H.P.
-Papà! Mamma! Venite a vedere, presto!- esclamò esaltato saltando in piedi come una molla. Nel giro di qualche secondo Ginny e Harry entrarono nella stanza, entrambi con un espressione allarmata che svanì non appena videro il motivo per cui il figlio li aveva chiamati. Ginny si sedette con un sospiro di sollievo su uno scatolone, posandosi le mani sul grosso pancione nel quale un altro bambino attendeva pazientemente di venire al mondo rallegrando l'intera famiglia. Harry invece si sedette accanto al figlio, osservando l'espressione curiosa di quest'ultimo mentre apriva la valigia che aveva accompagnato il padre durante tutti gli anni di studio ad Hogwarts.
James si tuffò immediatamente in quel paradiso di ricordi e oggetti curiosi che erano sicuramente serviti a suo padre per le lezioni. In un angolino trovò un paio di guanti di cuoio consumati avvolti attorno ad un Boccino, il quale si rivelò essere il primo catturato dal padre agli albori della sua breve carriera da cercatore.Venne poi la volta dei numerosi  libri di materie delle quali aveva solo sentito parlare il Natale scorso quando alcuni studenti di Hogwarts erano tornati a casa per trascorrere un periodo di vacanza. Divinazione, Pozioni, Incantesimi, Trasfigurazione, Erbologia, Cura delle Creature Magiche... quest'ultima in particolare attirava tutta la sua attenzione. Spostò una vecchia uniforme da Grifondoro tutta spiegazzata, ritrovandosi con in mano un calzino logoro.
-Ma papà, che schifo!- esclamò fingendo un'espressione disgustata. -Certo che eri proprio disordinato... guarda qui, c'è ancora un calzino puzzolente!-
Si aspettava che suo padre iniziasse a fargli il solletico come tutte le volte in cui lui lo prendeva in giro, ma sul volto di Harry comparve un velo di tristezza che lo rese quasi irriconoscibile ai suoi occhi. James lanciò uno sguardo interrogativo alla madre, che nel frattempo si era avvicinata al marito posandogli una mano sulla spalla.
Harry aveva sempre cercato di evitare in qualsiasi modo di evocare i ricordi relativi a quel periodo della sua vita. Non perchè non meritassero di essere riportati alla mente, ma perchè suscitavano in lui un dolore così forte da diventare quasi insopportabile. Sentì una mano calda posarsi sulla spalla, e in quell'istante capì che era giunto il momento di riaprire una ferita che non si era ancora cicatrizzata del tutto. 
-Lo sai- esordì con un sorriso tirato per rassicurare il figlio, -che è anche grazie ad un calzino come quello che sono riuscito a superare parecchie difficoltà?-
Il bambino aggrottò la fronte con aria scettica, scrutando il padre con i suoi occhi bruni. -Non ci credo, com'è possibile?-
-Perchè è proprio grazie ad esso che ho potuto liberare uno dei miei amici più forti e coraggiosi dalla schiavitù.- rispose Harry con semplicità. Il tono di voce era tranquillo, ma Ginny capì subito come si sentiva dalla rigidità della sua postura.
James is avvicinò rapidamente al padre mettendogli le mani sulle ginocchia. -E chi è? Un mago potentissimo? Un gigante? Un grande auror? Dimmelo, ti prego!-
Lui gli sorrise e gli scompigliò i capelli con affetto. -Era un elfo domestico di nome Dobby.- Allontanò lo sguardo da quello incuriosito del figlio, sentendosi formare un nodo alla gola. Sapeva che non sarebbe stato facile, ma aveva sperato di riuscire a resistere un po' di più.
-Era... vuol dire che non c'è più?- chiese sottovoce il bambino che aveva percepito la profonda tristezza del padre e temeva di farlo stare peggio.
Harry si alzò in piedi afferrando con delicatezza la sua mano. -Tieniti forte, devo mostrarti una cosa.- gli disse soltanto, scambiando un ultimo sguardo d'intesa con la moglie prima di smaterializzarsi.
Quando James riaprì gli occhi dopo qualche attimo di confusione in cui si era sentito in preda alla nausea si ritrovò in un luogo che non aveva mai visto, una specie di dolce pendio vicino al mare sulla cui sommità vi era un'enorme casa. Una brezza leggera gli scompigliò i capelli, facendogli desiderare per un attimo di essere ancora nella sua soffitta. Si affrettò a seguire il padre, che nel frattempo si era avviato con passo lento, quasi fosse stremato dalla fatica, verso una piccola conca poco lontana dal punto in cui si erano materializzati.
Una semplice lapide di pietra si ergeva sulla sabbia fine. Sulla sua superficie, poche parole gli spiegarono in un solo istante tutto ciò che doveva sapere.

 
"Qui giace Dobby, un elfo libero."
-Sai- mormorò Harry guardando con aria assente davanti a sè, -la prima volta che l'ho incontrato fu quando vivevo ancora dai Dursley e dovevo iniziare il secondo anno ad Hogwarts. Quella sera ero rinchiuso in camera mia come al solito e lui è comparso dal nulla, dicendomi che non dovevo assolutamente tornare a scuola. Non puoi immaginare quante ne abbia combinate per fare in modo che non riuscissi a prendere l'Hogwarts Express.- Un sorriso amaro si dipinse sul suo volto pallido. -Pensa che aveva persino incantato un Bolide in modo che mi colpisse e venissi così riportato a casa.-
Mentre il padre parlava, James riusciva quasi a vedere davanti a sè la partita di Quidditch in corso, gli studenti che tifavano per la propria casa e un giovane grifondoro mingherlino volteggiare nell'aria a cavalcioni della sua scopa alla ricerca del Boccino.
-Inizialmente lo odiavo.- proseguì Harry, la voce poco più di un sussurro che quasi si confondeva con lo scroscio delle onde. -Sembrava che facesse quasi apposta a danneggiarmi facendomi finire persino nei guai, capisci? Senza contare che Hermione continuava a difenderlo a spada tratta come se fossi io il cattivo.- Fece una lunga pausa durante la quale cercò di trovare dentro di sè la forza per continuare. Il senso di colpa non l'aveva mai abbandonato del tutto.
-Ho compreso solo troppo tardi che tutto ciò che Dobby mi aveva fatto puntava a salvarmi la vita. Sono stato così stupido, così cieco davanti all'evidenza! Nonostante fosse costretto a servire i Malfoy faceva qualsiasi cosa possibile per aiutarmi, finendo persino col farsi del male perchè in tal modo disobbediva ai suoi padroni.- Nei suoi occhi verdi comparvero le prime lacrime. 
Il bambino si strinse a lui in silenzio, colpito dalla sofferenza di un uomo che aveva sempre ritenuto così forte. "No" si corresse subito, rendendosi conto dell'enorme errore che aveva appena fatto. "Piangere non è un segno di debolezza, ma di umanità."
-Persino dopo averlo liberato, persino quando avrebbe potuto finalmente vivere in tranquillità non ha mai smesso di proteggermi e guardarmi le spalle. E' stato lui ad aiutarmi a superare una fase del Torneo Tremaghi, è stato lui a raccontarmi della stanza delle Necessità, è stato lui a pedinare Malfoy, suo ex padrone, perché glielo avevo chiesto io!- Il dolore era tornato, una fitta lancinante al petto che lo dilaniava, lasciandolo senza fiato. Perché era stato così egoista da non ordinare a Dobby di restare al sicuro? Perché?
Le sue parole erano ridotte ad un sussurro strozzato quando disse:-E' stato lui a sacrificare la sua vita per salvare la mia.- Strinse i pugni, gli occhi offuscati dalle lacrime. -Mi riteneva un suo amico, ma l'unica cosa che sono stato capace di fare è stata tenerlo tra le mie braccia mentre moriva!- gridò, battendo i pugni a terra.
-Dopo tutto quello che aveva fatto per me non ho neppure potuto ringraziarlo, l'ho visto andarsene per sempre davanti ai miei occhi senza salvarlo!- Il suo cuore era di nuovo in mille pezzi, proprio come quando aveva visto gli occhi dell'elfo diventare vitrei e il suo respiro fermarsi per sempre.
-E lo sai quali sono state le sue ultime parole? "Dobby è felice perchè ora sta con il suo amico... Harry Potter." Persino poco prima di morire non ha pensato a sè stesso, ma a me.-
Cadde un silenzio che esprimeva quasi meglio delle parole quella tempesta che Harry aveva dentro di sè. Nel cielo luminoso i gabbiani volavano alti emettendo i loro versi striduli, ignari di ciò che stava accadendo sulla terraferma. Per un istante Harry rivide la gracile figura di Dobby  che lo guardava con i suoi occhi chiari e pieni di rispetto.
Harry Potter.
Il suo nome era stata la prima e l'ultima cosa che l'elfo aveva pronunciato.
Improvvisamente sentì delle braccia esili attorno al collo, e il viso di suo figlio si affiancò al suo. -Non preoccuparti papà, ti proteggerò io d'ora in poi.- disse James. Harry si girò, prendendolo in braccio e stringendolo forte a sè.
-E' ora di tornare a casa, la mamma si starà preoccupando.- sussurrò, preparandosi a smaterializzarsi. 
Il bambino non lo raccontò mai a nessuno, ma poco prima di trovarsi nuovamente nella soffitta alzò lo sguardo per un'ultima volta sulla lapide, e vide che ai suoi piedi erano sbocciati dal nulla alcuni fiori selvatici.
   
 
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